giovedì 24 gennaio 2008

Strage di Erba: deputato dei Verdi in visita al Bassone racconta come vivono Olindo e Rosa


Mercoledì 23-01-2008 16:41

Due celle uguali in tutto e per tutto. Compresi i pochi metri quadrati a disposizione. Un letto, un armadio, una specie di libreria. Per il resto un abisso. La prima, quella che da mesi è diventata la casa di Olindo, è buia, maltenuta. In quella di Rosa invece c'è ordine, pulizia, quasi serenità. Stiamo parlando ovviamente dei centimetri di spazio in cui i due imputati per la strage di Erba attendono l'apertura dell'aula del processo che tutta l'Italia attende. Roberto Poletti, deputato dei Verdi, lunedì scorso ha fatto visita ai detenuti del Bassone, 440 carcerati in tutto (fra cui 48 donne), potendo dunque incrociare lo sguardo e scambiare due parole con i coniugi accusati dalla procura di essere i mostri di via Diaz, a Erba. «Il carcere di Como è ben tenuto - commenta - molto meglio di altre strutture che ho visto in giro per la Penisola. Anche se pure qui c'è il solito problema dell'organico ridotto degli agenti e dei turni massacranti». L'incontro più atteso, ovviamente, è con Rosa e Olindo. Lei sta in una cella, la prima sulla destra dell'ala femminile. Pochi libri, ma tantissime lettere tenute in una scatola di cartone. In ordine, come il resto della cella. «I giornali non li leggo - dice la donna a Poletti - e anche quando parlano della strage alla televisione cambio canale. Dicono cose non vere. Se esci di qui e ti capita di parlare di noi fai sapere a tutti che non mi riconosco in quello che i giornali scrivono di me». Sui muri non c'è appeso niente. Ha pulito anche quelli. E infatti la cella non comunica tristezza. Nell'angolo c'è la scatola con le lettere. All'inizio piene zeppe di insulti, poi piano piano di persone più amichevoli. «Le ricevo da gente che ho conosciuto, magari in vacanza. Prendono le mie difese». Rosa è molto controllata, il sorriso è stampato in volto, continuo. Conosce Poletti, lo vedeva in televisione, anche di recente a 'Buona Domenica', su Canale 5. «In passato ho anche provato a telefonarle per parlare con lei», dice al deputato salutandolo. Olindo invece ha la barba lunga, ben tenuta, ed è dimagrito. È molto diverso dalle immagini che i giornali e le televisioni ripropongono. Lui gli articoli sulla strage li legge, eccome. «Sono ottimista sull'esito del processo», dice. «Se avessi voluto, sarei potuto scappare in Svizzera». Qui la cella è scura, non trasmette serenità come nel caso di Rosa. Gli occhi di Olindo però sono vispi, brillanti, nonostante l'oscurità. Attende il giovedì, il giorno dell'incontro breve con la moglie. «Mi avete descritto come un mostro, ma non sono così», è il commiato di Olindo. Poletti si allontana, saluta i secondini che controllano la cella 24 ore su 24. Quella cella che tra sei giorni si aprirà per la prima udienza del processo dell'anno.
Corriere di Como -Mauro Peverelli

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