Reuters - da 57 minuti
COMO (Reuters) - di Ilaria Polleschi
Il processo iniziato oggi a Como contro Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due coniugi accusati della strage di Erba in cui, nel dicembre 2006, morirono quattro persone, proverà la loro colpevolezza perché "sui cadaveri c'è la vera e propria firma dei due imputati".
Lo ha detto oggi in aula il pubblico ministero Massimo Astori, precisando che l'accusa fornirà la scansione cronologica dei fatti, in cui "nulla è rimasto oscuro e non c'è nulla di non costruito".
Astori ha detto oggi che l'accusa proverà la premeditazione e "la responsabilità dell'esecuzione materiale degli omicidi e la piena equiparazione dei ruoli" di Olindo e Rosa, il loro "movente, che si annidava nell'ossessione per i vicini".
"Vi fu una piena e consapevole confessione", ha detto in aula il magistrato. "La tardiva e inverosimile ritrattazione", avvenuta in fase di udienza preliminare, "fu dettata in parte da condizionamenti, con abbagli di promesse di campagne stampa innocentiste".
In aula, i due imputati -- che ora si dichiarano innocenti dopo aver più volte confessato la strage durante le indagini -- hanno ascoltato quasi impassibili, talvolta con un sorriso di sufficienza sulle labbra, i capi di imputazione a loro carico: quattro omicidi di cui tre premeditati, un tentato omicidio, incendio e tentata distruzione di cadavere tramite incendio.
Olindo e Rosa, arrivati sullo stesso cellulare stamani poco prima delle nove, sono rimasti seduti per tutta la giornata uno accanto all'altra nella stessa gabbia, osservati da vicino da 60 persone del pubblico e 33 giornalisti, per quello che si annuncia come un nuovo processo ad alto tasso mediatico.
Il giudice ha autorizzato le telecamere della trasmissione di Rai3 "Un giorno in pretura" a riprendere tutto il procedimento, considerato "particolarmente rilevante socialmente", a patto che i filmati vadano in onda dopo il pronunciamento della sentenza.
Rosa, capelli scuri corti e maglioncino bianco, ha tentato più volte di nascondere il volto alle telecamere e ai fotografi. Si è scambiata parole e tenerezze con il marito Olindo, in camicia jeans sotto una maglia beige, tenendolo per mano.
Nella strage di Erba, la sera dell'11 dicembre 2006, morirono -- colpiti da coltellate e sprangate -- la 30enne Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, di due anni, sua madre Paola Galli, di 57, e una vicina di casa, Valeria Cherubini.
Il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, rimase invece gravemente ferito ed è ora il testimone chiave contro Olindo e Rosa, i vicini di casa di Raffaella accusati degli omicidi e di aver appiccato il fuoco all'appartamento della giovane, contro la quale da anni covavano rancori a causa di beghe di vicinato.
Oggi la difesa ha detto di voler provare che la "testimonianza di Frigerio è inattendibile, perché offrì ai magistrati il riconoscimento di una persona che lui non conosceva".
La difesa ha chiamato a testimoniare anche l'avvocato di Frigerio, Manuel Gabrielli, che segnalò alla Procura le prime dichiarazioni del suo assistito. La richiesta ha però incontrato la ferma opposizione sia del pm che delle altre parti civili.
I DIFENSORI: NESSUNO COLPEVOLE FINO A PROVA CONTRARIA
"Vogliamo dimostrare che nessuno è colpevole fino a prova contraria", ha detto ai giornalisti Enzo Pacia, uno dei difensori dei coniugi Romano, che hanno presentato eccezioni di nullità -- respinte dalla corte -- relativamente ad alcuni interrogatori e ad una presunta violazione dei diritti della difesa.
La corte ha invece autorizzato l'acquisizione di alcune prove non ripetibili effettuate nel corso dell'indagine dai carabinieri del Ris.
Frigerio -- che oggi non si è presentato in aula, al contrario dei figli Andrea ed Elena -- si è costituito insieme alla famiglia parte civile, così come la famiglia Castagna e il tunisino Azouz Marzuk, marito di Raffaella e padre di Youssef.
Marzuk, in carcere da dicembre per spaccio di droga, ha chiesto oggi di sedersi accanto al suo legale, Roberto Tropenscovino, e non nella gabbia che avrebbe dovuto ospitarlo, vicino a quella dei due imputati.
Castagna e Marzouk si sono scambiati una stretta di mano arrivando in tribunale. "Questo smentisce chi dice che tra i due i rapporti non siano buoni", spiega Tropenscovino, precisando poi che il suo assistito ha preferito non guardare in faccia "quelli che ritiene gli assassini della sua famiglia".
In qualità di teste, Marzouk non potrà partecipare alla fase dibattimentale del processo, fino a che non sarà ascoltato.
Nelle prime ore dopo la strage, i sospetti ricaddero proprio sul tunisino -- da poco uscito dal carcere grazie all'indulto -- in quel momento però nel suo paese d'origine. Le indagini si diressero poi su Olindo e Rosa Romano, fermati l'8 gennaio 2007.
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