In ventitré pagine le motivazioni del tribunale di Riesame: uomo violento e pericoloso
Gabriella De Matteis
I giudici spiegano perché hanno respinto il ricorso. Credibile il racconto del ragazzo che ha visto Ciccio e Tore con il padre
«Il fatto è gravissimo, inquietante ed espressione di un indole violenta, incapace di domare i propri istinti ed abituata a risolvere con la violenza i problemi familiari». Parlano di Filippo Pappalardi i giudici del tribunale del Riesame. Della scomparsa di Francesco e Salvatore. Lo fanno in un provvedimento di 23 pagine che spiega il perché l´unico indagato debba rimanere in carcere. Filippo Pappalardi è il 27 novembre è stato arrestato dalla polizia con l´accusa di aver ucciso i figli Ciccio e Tore. Il tribunale del Riesame al quale si era rivolta la difesa hanno detto no alla richiesta di scarcerazione. E adesso spiegano le ragioni della loro decisione. «Il collegio - scrive il giudice relatore Alessandra Piliego - ritiene che a carico del ricorrente sussista una costellazione di indizi che, valutati in maniera globale ed organica, consentono dimostrato l´assunto accusatorio». Si parte dai testimoni, dai tre ragazzini che hanno raccontato di aver giocato, la sera della scomparsa, insieme a Francesco e Salvatore. Per i giudici sono «attendibili», perché, ragionano, «appare inverosimile che gli stessi abbiano potuto concordare preventivamente una falsa ricostruzione degli eventi e sostenerla con determinazione davanti agli inquirenti in più occasione». E anche «le rilevate imprecisioni su alcuni aspetti appaiono fisiologiche se rapportate alla qualità dei dichiaranti (trattasi di ragazzi in età preadolescenziale), alla tensione scaturente dalla formalità delle escussioni nonché al decorso di circa tre mesi dal fatto». I giudici citano il supertestimone, il bambino che ha raccontato di aver giocato, la sera del 5 giugno, con Francesco e Salvatore e di aver incontrato, in piazza Quattro Fontane, nel centro storico di Gravina, anche il padre di quest´ultimi. E poi fanno riferimento alla frase pronunciata da Filippo Pappalardi mentre, alla guida della sua auto, si recava a Bari per essere ascoltato in procura.«... In mezzo all´arco stava... proprio il figlio di quello» disse l´autotrasportatore, pensando a piazza Quattro Fontane e al supertestimone. «Quel soliloquio, apparentemente irrilevante - spiega il Tribunale del Riesame - si colora di significato univocamente indiziante alla luce del racconto del ragazzino la cui attendibilità risulta suggellata, secondo i canoni dettati dalla Suprema Corte, dallo stesso Pappalardi». Il collegio, presieduto dal giudice Angela Rosa Nettis, richiama l´attenzione anche su altri particolari: Filippo Pappalardi era stato informato della presenza di Francesco e Salvatore, la sera della scomparsa, in piazza Quattro Fontane, eppure ha informato la polizia solo «tardivamente». E poi ci sono gli inviti alla cautela nel parlare al telefono, rivolti alla compagna Maria Ricupero, l´assenza di un alibi. L´autotrasportatore ha raccontato di essere uscito, poco dopo le nove, per aver girato per l paese, ma fa notare il Tribunale del Riesame, «appare assolutamente inverosimile che un padre, alla ricerca disperata dei figli, per le vie del centro di Gravina, non si fermi a raccogliere qualsivoglia utile notizie dai commercianti della zona i quali, effettivamente, hanno dichiarato che, pur avendo quella sera le rispettive botteghe ancora aperte non avevamo visto né il Pappalardi né la sua convivente». Per il Riesame non ci sono «interpretazioni alternative a quelle accusatorie», il padre di Ciccio e Tore può contare «sulla complicità non solo di stretti familiari» e soprattutto può compiere «ulteriori atti di violenza». Ma la difesa, rappresentata dall´avvocato Angela Aliani, annuncia battaglia ed un ricorso in Cassazione. «Non è stato mai dimostrato che effettivamente sia stato commesso il sequestro di Ciccio e Tore o che i bambini siano morti o che la morte sia stata provocata o determinata dal comportamento di Pappalardi» dice l´avvocato Angela Aliani. E anche Filippo Pappalardi, in carcere, appare tranquillo. «Si tratta di un errore e se ne accorgeranno» ha ripetuto anche ieri.
( La Repubblica Bari 11 gennaio 2008)
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