domenica 6 gennaio 2008

Cronache Il giallo di Garlasco «Le immagini copiate e poi divulgate sulla Rete»

Video pedofili pc, i Poggi attaccano Stasi
La famiglia: scaricati per errore? Inverosimile. Dieci filmati e 15 foto con «minori nudie in atti sessuali»

Alberto Stasi (Ansa)
GARLASCO (Pavia) — Per primi erano stati i genitori di Chiara. Con quella risposta che, un paio di mesi dopo l'omicidio della loro figlia, fece capire ad Alberto Stasi che le sue telefonate non erano più gradite: «Le nostre strade hanno preso direzioni diverse. Per favore, non chiamare più». All'inizio fu forse più una questione di opportunità che una vera e propria mancanza di fiducia. Da genitori, Rita e Giuseppe Poggi, si chiedevano quanto fosse conveniente continuare ad avere contatti con il ragazzo sospettato di avergli massacrato la figlia. Prudenza che, di lì a poco avrebbe lasciato il posto ai primi veri dubbi.
Ora che da quel 13 agosto (quando Chiara Poggi venne uccisa a 26 anni nella sua villetta di Garlasco), di mesi ne sono passati quasi cinque, non c'è più alcuna prudenza a segnare le distanze tra mamma Rita, papà Giuseppe e Alberto Stasi. A cambiare le cose è arrivata quella nuova accusa, contestata poco più di una settimana fa dalla Procura di Vigevano, detenzione e divulgazione di materiale pedopornografico, che ha acceso scontro aperto tra la difesa di Alberto e la parte civile. Le schermaglie passano per bocca degli avvocati, con il professor Angelo Giarda da una parte (difensore di Stasi insieme a Giulio e Giuseppe Colli) e il legale di parte civile dall'altra, Gian Luigi Tizzoni. Irritato per l'individuazione di un possibile movente del delitto di Chiara proprio nelle immagini pedopornografiche (complessivamente 10 filmati e 15 fotografie di «minori nudi » e «in atti sessuali con altri minorenni e/o con adulti») trovate sul computer di Alberto, il professor Giarda precisa che «quel materiale è vecchio almeno di un anno» e, oltre a non avere «alcuna attinenza con l'inchiesta per omicidio», sarebbe stato «scaricato per errore sul pc del mio assistito».
Incidenti che «possono capitare a chiunque navighi di continuo su Internet, come accade per la maggior parte dei ragazzi di oggi». Non la pensa così l'avvocato Tizzoni: «Incappare in certe immagini non è poi così facile— ribatte —. In secondo luogo, se un file viene scaricato per errore, non è normale salvarselo su una chiavetta». Il riferimento è a quei cinque filmati che, secondo la contestazione della Procura, sono stati rintracciati nella memoria dell'hard disk Usb Compass di Alberto. «L'errore a questo punto è stato triplice — continua il legale dei Poggi —. Per prima cosa l'indagato ha scaricato i file pedopornografici, poi li ha divulgati su Internet (mettendoli in condivisione attraverso il software "e-mule", ndr) e infine li ha memorizzati sulla chiavetta... Una versione che mi pare inverosimile ».

La difesa di Stasi affiderà nei prossimi giorni l'incarico ad un consulente informatico per una controperizia del computer. Oggetto dell'analisi non saranno solo le fotografie hard di bambini, ma anche gli orari di utilizzo del pc la mattina del 13 agosto. Orari che, secondo l'accusa, non coinciderebbero con la versione fornita da Alberto.
Erika Camasso31 dicembre 2007
(Corriere.it ultima modifica: 01 gennaio 2008)

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