"Oggi a colloquio con la mia vita (Angela Rosa Bazzi, ndr), mi ha raccontato che sono alcune notti che vede Raffaella davanti alla sua branda, come quella sera, con il sangue che le scende sul volto e i colpi che io le ho inferto quando la uccidemmo. Le ha detto che abbiamo fatto bene a uccidere". Sono le frasi scritte da Olindo Romano nei suoi "pizzini", trovati in una Bibbia e ora nelle mani del pm che cura l'inchiesta sulla strage di Erba.
Materiale detenuto dal sostituto procuratore Massimo Astori, che si prepara all'apertura del processo prevista per il 29 gennaio. "Raffaella vaga tra i due mondi"In uno di quei messaggi, l'uomo descrive l'incubo che sua moglie avrebbe raccontato nel maggio scorso. "Raffaella vaga tra i due mondi nel vento finché anche lei non troverà la sua pace. Noi ti sentiamo. Ti abbiamo perdonato. Siamo pentiti anche se non completamente. Un giorno ti perdoneremo con tutto l'amore dei nostri cuori. Ci hai rovinato la vita e il resto della nostra esistenza. Dicci cosa vuoi, noi te lo daremo affinché tu possa trovare la pace. Avevi tutto e ci hai rovinato. Che cosa vuoi ancora da noi che stiamo scontando le nostre pene per causa tua e della tua famiglia? Anche per noi verrà la morte e avrà i tuoi occhi, Raffaella"."Il piccolo Youssuf è già in cielo"Riferendosi, poi al piccolo Youssuf. Olindo scrive: "E' stato battezzato e, come sua nonna (Paola Galli), ha ricevuto l'estrema unzione. Loro sono già nel regno dei cieli". In aprile aggiunge: "Voi da lassù in cielo, noi qui in terra sappiamo quanto sia grande il nostro pentimento, lo abbiamo già manifestato, ma nessuno se n'è accorto". Olindo cerca una giustificazione al suo gestoIn quei pizzini cerca di trovare una sorta di giustificazione al massacro, anche attraverso immagini suggestive come quella del contadino che "ciò che semina raccoglie. Noi non abbiamo raccolto ciò che abbiamo seminato, bensì abbiamo partecipato portati dall'odio e dall'esasperazione al raccolto che altri hanno seminato nel tempo volontariamente. La cosa è diversa".Sospetti e negazionePoi, il tenore di quelle note cambia a fine estate, quando il loro difensore Pietro Troiano lascia il posto ai colleghi Luisa Bordeaux di Lecco e Fabio Schembri di Milano. Romano adombra il sospetto che quella macchia di sangue di Valeria Cherubini (una delle vittime) sia stata messa da qualcuno sull'auto dei coniugi Romano. Critica gli investigatori, in particolare gli uomini del Ris, "praticamente nessuno ha finito il lavoro cominciato". Descrive il suo disagio in carcere perché "questo non è il nostro posto. Sono dieci mesi quasi che siamo qui per le loro comodità. A rimetterci siamo io e la Rosa, fisicamente e psicologicamente". In settembre nega l'aggressione a Valeria e al marito Mario Frigerio perché "quella sera nè io nè mia moglie avevamo il tempo materiale per uccidere i coniugi Frigerio. Altrimenti non avremmo avuto il tempo necessario per salire in auto e uscire dal cortile senza essere visti". "Non accetto il perdono di nessuno"In uno degli ultimi "pizzini" Olindo rivolge il pensiero a Carlo Castagna, papà di Raffaella: "Non accetto il perdono di nessuno", dice, e accusa: "Sapeva tutto e non ha mai fatto nulla per evitare una strage già annunciata. Per quanto riguarda i coniugi Frigerio, dovevano farsi i fatti loro. Chiunque li ha uccisi ha fatto bene".
Tg Com 19 gennaio 2008
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