martedì 4 dicembre 2007

Olindo su Azouz: dovevate pensarci prima

Questa mattina a Vigevano l'interrogatorio di Marzouk che si avvarrà della facoltà di non rispondere
Poche parole dal carcere dove sono detenuti i coniugi Romano



Non è saltato alcun tappo di spumante, nelle celle dove dall'8 gennaio scorso Rosa e Olindo osservano - in assoluta solitudine - il tempo scorrere. Contrariamente a quanto si potesse ipotizzare, i coniugi Romano non hanno né esultato, né festeggiato per l'arresto del loro grande «nemico». Di quell'uomo che, per stessa ammissione dei due presunti killer di via Diaz, ha «rovinato loro la vita». Da quanto è trapelato dal Bassone, infatti, il solo commento affidato a terze persone ha il sapore amaro della beffa: «Avreste dovuto farlo prima». È Olindo Romano a lasciarsi andare a uno sfogo contenuto e colmo di gelida rabbia, dopo aver avuto - sabato mattina - la notizia del clamoroso blitz delle fiamme gialle. E commenti avari arrivano anche da uno dei legali dei coniugi di Erba: «A prescindere da quello che noi pensiamo sul provvedimento, non è il caso di dire nulla» si limita a dire l'avvocato Fabio Schembri.
Anche se per voce dello stesso capo della Procura cittadina gli arresti di sabato scorso non hanno nulla a che vedere con la strage di Erba, è inevitabile che molti abbiano piazzato i due fascicoli su due binari paralleli. Lo hanno fatto, ad esempio, i figli dell'unico superstite di via Diaz, Mario Frigerio. La famiglia di quello che sarà il supertestimone dell'accusa nel processo del 29 gennaio, ieri, ha chiesto al legale: «Cambia qualcosa ai fini dal processo'». La risposta di Manuel Gabrielli, l'avvocato, è stata decisa: «No». Il professionista con studio a Seregno tiene a precisare come la notizia non abbia «sorpreso o sconvolto» i familiari di Frigerio. «Hanno semplicemente preso atto della vicenda - ribadisce l'avvocato - chiedendomi se un episodio simile possa spostare qualcosa nel processo per i fatti di via Diaz. Ho risposto di no. D'altronde, la famiglia Frigerio non ha mai avuto contatti con Azouz Marzouk. E il processo che attendiamo è un altro, non certo quello del signor Marzouk».
oggi l'interrogatorio
Sarà il giudice delle indagini preliminari Giulia Pravon, la stessa che ha scarcerato Alberto Stasi pochi giorni dopo il suo arresto con l'accusa di essere l'assassino di Garlasco, a interrogare stamane alle 10.30 nel carcere di Vigevano Azouz Marzouk. Quasi certamente, però, sarà un interrogatorio molto breve.
Il legale del 27enne tunisino ha già annunciato che il suo assistito si avvarrà della facoltà di non rispondere. L'appuntamento servirà probabilmente allo stesso avvocato, il penalista lecchese Roberto Tropenscovino, per presentare istanza di remissione in libertà. In ogni caso su questo punto la decisione non compete al magistrato che mandò libero il presunto omicida di Chiara Poggi, bensì al gip di Como, Luciano Storaci, firmatario dell'ordinanza di custodia cautelare.
Il difensore di Azouz Marzouk insiste, in ogni caso, sull'assoluta estraneità del vedovo di via Diaz alle accuse ipotizzate a suo carico. «Lui ha già pagato - attacca il legale, riferendosi all'arresto e alla condanna del 2005 - In Italia è impossibile processare una persona per gli stessi reati. Infatti tutti i possibili reati da commissione fattiva ipotizzati a carico di Azouz risalgono al periodo precedente al suo arresto e per quelli ha già pagato. Tutto quello che c'è adesso riporta soltanto a indizi che riguardano, eventualmente, un ruolo passivo da parte del mio assistito».
All'uscita dal carcere di Vigevano, dove Tropenscovino ieri ha incontrato Marzouk, il legale ha aggiunto: «Mi è apparso tranquillo. Non molto loquace, ma va capito il suo stato d'animo di queste ore. Cosa mi ha detto' Si è limitato a ribadire ancora una volta la sua innocenza e che si tratta di un clamoroso abbaglio. Si dice sicurissimo di poter dimostrare l'inconsistenza delle accuse che effettivamente, almeno per quanto lo riguarda, non reggono».


Andrea Bambace / Paolo Moretti

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