domenica 2 dicembre 2007

Condannata maestra brindisina

Cinque mesi di reclusione (pena sospesa) e 65mila euro di risarcimento inflitti per botte inflitte ai bimbi in una scuola materna della Toscana agli inizi del 2001

FIRENZE – Cinque mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena e non menzione, e un risarcimento di 65 mila euro da dividere tra le cinque parti civili. È questa la sentenza emessa oggi dal Tribunale di Firenze nei confronti di una maestra di scuola materna che era sotto processo con l’accusa di abuso di mezzi di correzione e lesioni aggravate per essere ricorsa anche a schiaffi e sculaccioni con i bambini che in classe non le ubbidivano. I fatti risalgono al periodo tra gennaio e febbraio del 2001. La maestra - 40 anni, originaria della provincia di Brindisi, sposata e con tre figli - aveva ottenuto una supplenza in una scuola materna elementare di Campi Bisenzio. Dopo pochi giorni i genitori dei piccoli erano andati dalla direttrice per protestare contro l’insegnante per presunte botte date ai bimbi. La supplente si mise in malattia e non fu preso alcun provvedimento disciplinare nei suoi confronti. Partirono però le denunce dei genitori, sfociate poi nel processo. La conferma che l’insegnante aveva usato metodi bruschi per imporre la disciplina in classe fu data anche da alcuni bambini, ascoltati nel corso di un incidente probatorio nel 2005, ottenuto dopo che il giudice Dania Mori si era dovuta rivolgere prima alla Corte costituzionale, che aveva respinto la richiesta avanzata, e poi alla Corte di giustizia europea, che aveva invece accolto l’istanza. La vicenda ha persino fatto giurisprudenza come “caso pupino”: un incidente probatorio con bambini piccoli vittime non soltanto di violenza sessuale, come invece dettava il Codice di procedura penale italiano.

La Gazzetta del Mezzogiorno 30/11/2007

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