domenica 2 dicembre 2007

Azouz e l'inseguimento del lusso:"La strage rovina i miei affari"


CRONACA
I dialoghi di Marzouk a pochi giorni dalla tragedia riportati nell'ordinanza del Gip

"Voglio auto potenti per sembrare un pascià". "Voglio capi griffati"


Azouz Marzouk

Aveva progetti ambiziosi Azouz Marzouk. Già a pochi giorni dalla morte del piccolo Youssuf e di Raffaella non faceva mistero di quello che sembra essere il suo chiodo fisso, la 'bella vita', e di voler tornare in Tunisia anche con una di quelle auto di lusso che gli piacevano tanto, "per sembrare un pascià".

Sono alcuni passaggi dei dialoghi sintetizzati dagli investigatori e riportati nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal gip di Como Luciano Storaci. Dialoghi da cui emerge anche la "rabbia" per quello che era accaduto a moglie e figlio perché risultavano "compromessi i suoi affari".

Ecco allora che il 2 gennaio di quest'anno Azouz, in macchina con Bilel Ben Amor Hamdi - altro arrestato - gli racconta "di posti di lusso", come Port El Kantoui e Hammamet "dove passa le serate quando va in Tunisia". I due concordano nel dire anche che '''la bianca' non ti dà tanta soddisfazione".
Tre giorni dopo, il 5 gennaio, Azouz è in macchina a Milano con altri due extracomunitari: accennano a "qualcosa da portare via in maggio" e "dicono anche che vorrebbero migliorare la loro condizione per non essere derisi quando torneranno in Tunisia".

Marzouk, a proposito del'Italia, afferma "che tutto sommato gli piace la vita qui", in quanto è più evoluta rispetto al suo Paese, "ma che gli italiani sono in genere inaffidabili". E poi, in sintonia con il personaggio che aveva fatto breccia nei media dopo la strage di Erba, una confidenza: gli piacciono "i capi di abbigliamento griffati e la vita agiata".

Lo stesso giorno, dopo essere stato al consolato tunisino, con un altro immigrato si sfoga: "odia Milano" dove "c'è molta gente sporca" e lui "si sente a disagio". Insomma "non si fida di Milano, non gli piace". Dopo di che "si lamenta del fatto che gli altri arabi vanno in giro con macchine brutte, invece", a lui "piacciono solo le Audi, le Bmw, le Porsche e dice che vorrebbe tornare in Tunisia con una di queste macchine per sembrare un pascià".

E non è tutto perché tra le confidenze c'è anche quella di un "progetto di comprare un terreno", nel suo paese. Ma in seguito a quel che gli è accaduto ha "rabbia". E la sua rabbia "è riferita solo ed esclusivamente al fatto che sono stati compromessi i suoi affari". Il discorso prosegue: ancora "affari" e "problemi per vendere delle automobili, parla di Bmw e che quando vede delle belle auto non capisce più niente".

Nell'ordinanza emessa nell'ambito dell'inchiesta coordinata dalla Procura di Como e condotta dalla Gdf - che oggi ha effettuato ancora una serie di perquisizioni - il gip fa anche alcune considerazioni sui "tunisini di Merone", gruppo composto in prevalenza dai fratelli Marzouk e dai loro cugini Hamdi: si tratta "di un gruppo di spacciatori di lungo corso, ben radicato sul territorio e ben conosciuto" dai consumatori e dagli acquirenti e che aveva "costituito un vero e proprio ipermercato degli stupefacenti dai ritmi di vendita elevatissimi".
Un gruppo in cui i ruoli sarebbero stati intercambiabili, per così dire, e dove i compiti non erano distribuiti rigidamente. E lo dimostra un'altra intercettazione ambientale dell'scorso 15 aprile in cui Azouz, a bordo della sua Fiat Marea con la zia e uno dei connazionali arrestati ieri, viaggia per le campagne in cerca di cocaina nascosta tra i boschi: "Io che lo vendo, mi tocca di cercarla... dì ti ricordi? Siete passati dal benzinaio?".

(La Repubblica 2 dicembre 2007)

Nessun commento:

VIAGGI

Partenza:
Camere:
Adulti:
Ritorno: