sabato 15 dicembre 2007

Un anno fa la strage di Como. Da allora altre vittime

Corriere di Como 15 dicembre 2007

I precedenti

Le coltellate che giovedì sera, a Como, a una dozzina di giorni di distanza dal Natale, hanno ucciso Fredy Smith, crollato in una pozza di sangue all'interno del suo appartamento, rimandano immediatamente alla strage di Erba. Perché anche in quel caso le vittime furono uccise a coltellate, perché anche allora si trattò di un delitto compiuto fra le quattro mura di un condominio, ma soprattutto perché anche allora - era la sera dell'11 dicembre del 2006 - nelle strade già brillavano le luminarie che annunciavano il Natale.Le similitudini, però, si fermano qui. La strage che sconvolse non soltanto la Brianza e il Lario, ma l'intera Penisola - per la quale sono stati rinviati a giudizio i coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano - fu infatti il tragico epilogo, almeno questa è la ricostruzione fatta dagli inquirenti, di liti frequenti fra vicini di casa. Senza dimenticare che un anno fa le vittime furono addirittura quattro: Raffaella Castagna, il piccolo Youssef, la madre della donna, Paola Galli, e Valeria Cherubini.Per il delitto di Tavernola, invece, ancora si devono delineare con chiarezza i contorni, ancora si deve far luce sul movente, dunque nulla si può dire. Ancora non si sa se il rancore sia anche in questo caso il tragico filo conduttore delle coltellate sferrate a una manciata di giorni dal Natale.Resta il fatto che, a un anno di distanza, il sangue torna a scorrere nel Comasco. Una provincia che, nei dodici mesi intercorsi fra la strage nel cortile di via Diaz a Erba e le coltellate mortali sferrate in via Polano a Tavernola, ha registrato, per fortuna, un numero limitato di omicidi. Due.Il primo all'inizio di quest'anno, il 4 gennaio, quando nella casa di riposo della 'Divina Provvidenza' in via Tommaso Grossi a Como un pensionato di 72 anni ha ucciso, mettendogli un cuscino sulla faccia, un altro ospite della struttura, Ernesto Pagani, di 78 anni, suo vicino di stanza.Il secondo fatto di sangue è avvenuto a Camnago Faloppio, nella notte fra il 23 e il 24 febbraio scorsi. La vittima è Mourad Yedaye, 35enne tunisino, convivente della figlia di Giuseppe Caccia, operaio frontaliere di 48 anni accusato di avere ucciso l'immigrato con due colpi di fucile sparati a distanza ravvicinata.Da gennaio a oggi, tuttavia, il Lario ha dovuto piangere un'altra vittima della violenza. Tamara Monti, 38 anni, nativa di Cantù e cresciuta a Olgiate, il 2 febbraio è stata uccisa a coltellate da un vicino di casa mentre rientrava nella sua abitazione a Riccione, dove si era trasferita per seguire la sua passione: addestrare i delfini.

Marcello Dubini

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