mercoledì 12 dicembre 2007

Una storia di pedofilia messicana e il coraggio di una giornalista

di Ilaria Maccaroni

12/12/2007

In Messico il legame tra crimine e istituzioni locali e federali sembra piuttosto evidente e sottile quando si tratta di abusi a sfondo sessuale. Ne è la prova, oltre alla tristemente famosa Ciudad Juarez (la città in cui da anni le donne vengono fatte scomparire e massacrate sotto gli occhi inerti della polizia e delle istituzioni), la storia di Lydia Cacho, giornalista messicana ed attivista dei diritti delle donne e dei bambini che da diverso tempo è costretta a girare con la scorta fornitale dallo stato per tutelare la propria incolumità. Motivo?Lydia ha svolto un'inchiesta su una rete di pedofili nella quale risultano coinvolti influenti personalità della politica e delle istituzioni messicane. La sua testimonianza sui responsabili ultimi della rete criminale sono state raccolte in un libro dal titolo "Memorias de una Infamia" (Memorie di un'infamia - Random House Mondadori) in cui la giornalista espone chiaramente nomi di politici e governatori locali coinvolti. "Ho scritto questo libro" si legge nell'introduzione " affinché non prevalga, come solitamente accade, la versione dei potenti, dei perenni vincitori. Non hanno potuto annientarmi ma hanno provato - e continueranno a farlo - a distruggere la mia immagine pubblica". In effetti molti network messicani si sono rifiutati di mandare in onda interviste o confessioni di Lydia Cacho sui fatti in questione, tanto da trasformare la giornalista in una persona inesistente della quale è meglio tacere onde evitare situazioni scomode. Lo scandalo scoppiò dopo la proiezione di un film al festival del documentario a Città del Messico intitolato "Los demonios del edén" e ispirato all'ultimo libro di Cacho in cui saltava fuori il nome di un certo Jean Succur Kuri, 63 anni, di nazionalità algerina e da anni immigrato (illegalmente) in Messico. Il tale era conosciuto a Cancún come imprenditore ed alberghiere ed era solito estorcere da famiglie povere, generalmente provenienti dagli Stati Uniti, le figlie minorenni con le quali si faceva fotografare nudo e si faceva toccare le parti intime. Per più di dodici anni Succar Kuri ha abusato sessualmente di minorenni nell'impunità più assoluta. Risulta che il pederasta avesse amicizie molto influenti in ambito politico che gli avrebbero assicurato una copertura completa, tra cui l'ex presidente della repubblica José Lopez Portillo ed Emilio Gamboa Patrón, attuale segretario del PRI, il Partido Revolucionario Institucional. La prova schiacciante che lo inchioderebbe è una registrazione di una conversazione intercorsa tra il pederasta e una delle sue vittime, Edith Encalada, ora ventenne, in cui risulta che lui stesso le avesse parlato del suo "vizzietto antico" quello di stuprare bambine di poco più di 4 anni indifese e facili da sedurre. Dopo le accuse schiaccianti Succar Kuri sembrava non avere scampo. E invece, grazie ai suoi avvocati e alle sue amicizie influenti, è passato rapidamente all'offensiva per quanto recluso nel penitenziario di massima sicurezza dell'altopiano di Toluca. Molte vittime o ex-vittime del carnefice sono state minacciate e hanno ritrattato o semplicemente sono scomparse. Ma fu Lydia a vivere l'incubo peggiore. Il 16 dicembre 2005 la giornalista, per ordine giudiziaria del governatore dello Stato di Puebla e membro del PRI Mario Martín, fu fermata e sequestrata di fronte al CIAM, il centro per le donne maltrattate da lei fondato e trasportata in un veicolo per circa 1500 Km lungo un percorso attraverso ben 5 stati messicani fino a Puebla. L'intento, secondo quanto riportato la mattina seguente dal quotidiano La Jornada mediante la pubblicazione di alcune conversazioni intercorse tra Martín e Kemal Nacif (il secondo imputato implicato nel caso) era quello di rinchiudere la giornalista nel carcere di detenute lesbiche affinché venisse "picchiata" e "stuprata". Ma l'intento fortunatamente non riuscì dal momento che il suo sequestro già aveva fatto notizia sui giornali e Lydia era diventata famosa in tutta la Repubblica Federale.Martín è ora indagato dalla Procura Federale e rischia una condanna per crimini politici oltre che la sospensione dell'immunità di governatore mentre Kemal Nacif è indagato per tentato omicidio, stupro e attentato ai danni di Lydia Cacho. Il problema, come in ogni Stato criminale che si rispetti, è che la procura non ha aperto nessuna inchiesta contro Nacif mentre Lydia Cacho, che ora è la giornalista più famosa del Messico, continua a vivere nella paura di essere uccisa da un momento all'altro. È piena di debiti fino al collo che ha dovuto contrarre per pagare gli avvocati e tutti gli spostamenti in aereo che l'anno portata da una parte all'altra del paese, ed ora è veramente provata. La sua unica consolazione è che con la pubblicazione del suo ultimo libro e la registrazioni delle conversazioni dei politici coinvolti, lo Stato si decida a far luce sul caso. Ma questo è sperare troppo. Come sappiamo i legami tra crimine e politica sono troppo forti, difficilmente smascherabili sebbene una giornalista ci sia riuscita in un'improbabile lotta tra un Davide debolissimo e un Golia potentissimo.Per saperne di più:Lydia Cacho
Fonte www.rivistaonline.com

Nessun commento:

VIAGGI

Partenza:
Camere:
Adulti:
Ritorno: