lunedì 27 dicembre 2010
YARA: TUTTE LE PISTE SEGUITE DAGLI INQUIRENTI
La casa, la palestra e il cantiere:tutte le piste per ritrovare YaraI genitori annunciano che faranno un appello. Nessuna ipotesi prelave sulle altre
C'è solo un elenco sempre più lungo di luoghi battuti per le ricerche della ragazza
dal nostro inviato DAVIDE CARLUCCI
BREMBATE SOPRA (Bergamo) - I primi minuti d'ansia, quando il telefonino di una figlia tredicenne non rispondeva più, sono diventate ore, e poi giorni, notti, settimane. E adesso è un mese che Fulvio Gambirasio e Maura Panarese non rivedono la loro Yara, avvistata per l'ultima volta dal padre di un'amica alle 18,42 del 26 novembre all'uscita del centro polisportivo di Brembate Sopra, dove era solita allenarsi per la ginnastica ritmica. L'apprensione di due genitori si è diluita in un'angoscia persistente, sottofondo costante di una quotidianità che si alimenta di preghiere e che serve soprattutto a dare ai due fratelli più piccoli della ragazza una parvenza di Natale.
domenica 19 dicembre 2010
Sanremo, Gioca gli stessi numeri tutta la notte e sbanca il casinò
Il casinò di Sanremo
SANREMO - E' riuscito a un cinquantenne francese. Con il 2, il 33 e il 5 ha puntato ininterrottamente su 6 tavoli fino a vincere 200mila euro.
IMPERIA - Ha giocato ininterrottamente per otto ore alla roulette francese, vincendo ben duecentomila euro. L'impresa è riuscita a un giocatore del casinò di Sanremo che ha giocato dalle sei alle due di notte, puntando sempre sugli stessi numeri: 2-33-5. Sono usciti più di una volta sui sei tavoli su cui ha giocato ininterrottamente. Riguardo all'identità del giocatore, il casinò lascia sapere solo che è un signore francese sulla cinquantina, calmo, pacato e freddo.
http://www.tg1.rai.it/dl/tg1/2010/articoli/ContentItem-a82e44b6-b81d-4ed6-a2e5-707bbfda1310.html
giovedì 9 dicembre 2010
YARA, SONO IN DUE AD AVERLA VISTA VICINO ALLA MACCHINA ROSSA
YARA,IN CAMPO FORZE SPECIALI. SI INDAGA SUI MOLESTATORI
SEGNALATI IN PAESE -
http://www.leggo.it/articolo.php?id=95267&sez=ITALIA
Le parole del 19enne Enrico Tironi, che rivelò per primo di aver visto la 13enne parlare con due uomini, trovano conferma. Un altro testimone, poco tempo dopo la scomparsa della 13enne, ha detto alla polizia di averla vista, a pochi metri dal palazzetto dello sport, vicino a una Citroen rossa.
Proseguono senza sosta le ricerche di Yara Gambirasio, tanto che adesso entrano in scena le forze speciali. Adesso al caso lavorano anche il Reparto prevenzione crimine e il Servizio centrale operativo diretto da Gilberto Caldarozzi, protagonisti nella risoluzion di casi importanti come l'omicidio del piccolo Tommy e la cattura di Provenzano. Adesso gli inquirenti stanno setacciando ogni angolo della vita di Yara, parlando con conoscenti, parenti, amici, compagni di scuola e chiunque altro possa aver avuto un contatto, anche minimo con la tredicenne scomparsa. Addirittura la polizia ha provato a percorrere in borghese, le strade e le vie che la piccola percorreva ogni giorno, per andare a scuola o in palestra, cercando possibili indizi o tracce.
LE DUE IPOTESI Le due piste che stanno seguendo gli investigatori sono quelle dei maniaci di Brembate e dei conoscenti. Infatti, prima della scomparsa di Yara, erano stati segnalati due tentati rapimenti, da parte di presunti molestatori. Ad Almè, vicino Brembate, un uomo aveva tentato di far salire sulla propria auto una bambina, all'uscita di una scuola elementare, cosa potrebbe essere successa a Yara, almeno secondo la testimonianza di un giovane compaesano della ragazza. La pista dei conosenti viene battuta perchè secondo la polizia la ragazza avrebbe potuto conoscere la persona che l'ha fatta salie in macchina, così si cerca tra il diario e il cellulare di Yara, per capire se ci sia o no, un personaggio sospetto tra le sue conoscenze.
RICERCHE SUL TORRENTE Le ricerche di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso, riprese stamani nella zona di Brembate Sopra (Bergamo) sono proseguite in mattinata anche nel greto di un torrente. Si tratta del torrente Silena, che scorre tra Mapello (Bergamo) e Brembate Sopra in un greto costellato di arbusti e rovi, che alcuni agenti del Reparto prevenzione crimine hanno ispezionato lungo entrambe le sponde. Il punto in cui le forze dell'ordine stanno ispezionando il torrente si trova nei pressi di una zona dismessa, la cascina Silena, appunto, abituale rifugio per la notte di extracomunitari. Anche nella cascina sono entrati gli agenti. Le ricerche, nel corso della mattinata, sono state effettuate anche nel grande cantiere del centro commerciale di Mapello, dove sono stati ispezionati dei tombini e in alcuni campi sempre tra Mapello e Brembate Sopra dove vigili del fuoco e polizia si spostano di continuo per controllare invasi, canali, scavi e rogge.
CONOSCEVA L'AGGRESSORE Yara conosceva il suo aggressore. Questa la pista più battuta dagli investigatori nelle ultime ore. La conosceva e si fidava. Questo perché, è evidente, la piccola promessa della danza, dopo aver consegnato uno stereo a una delle sue istruttrici, lascia la sua palestra a Via Morlotti, distante 700 metri da casa, prendendo un'uscita opposta alla direzione abituale, quella che porta verso la sua abitazione. I tre cani specializzati utilizzati in quest'operazione puntano tutti su quell'uscita. Nessuno nota Yara mentre si allontana dalla palestra, ma è chiaro che, se avesse urlato, tutti avrebbero potuto sentirla. Chi la conosceva, è disposto a giurare che la ragazzina non si sarebbe mai allontanata da sola con uno sconosciuto. Nessun amore adolescenziale nascosto, niente segreti nel computer o nella rubrica del cellulare, se Yara ha scelto di uscire da una porta inconsueta, deve esserci un motivo, si ripetono gli investigatori. La risposta che trapela è sempre una: Yara conosceva chi l'ha aggredita.
CELLULARE, TRACCE FINO AL CANTIERE Alle 18.49 il telefonino della 13enne aggancia la cella di Mapello, dove è in costruzione un grande centro commerciale e dove lavora come operaio il 22enne marocchino scarcerato ieri. Un'area isolata distante circa tre chilometri dal punto di partenza e dove le tracce di Yara si perdono. Chi ha spento il cellulare, pochi minuti dopo, non si è limitato, probabilmente, a quello: ha tolto la batteria impedendo finora il ritrovamento. L'ultima certezza arriva, anche in questo caso, dai cani addestrati: tutti fiutano le tracce della 13enne fino al cantiere. Impossibile che Yara abbia percorso da sola quelle strade buie e isolate, improbabile che abbia accettato un passaggio da uno sconosciuto per percorrere i 700 metri che la separavano da casa. Accantonata la pista di Fikri, ieri i carabinieri del Racis, il raggruppamento investigazioni scientifiche di Roma, hanno incontrato i genitori di Yara nella caserma di Ponte San Pietro. Il colloquio, con la madre Maura e papà Fulvio, è durato alcune ore. I genitori hanno ricostruito i contatti della 13enne, studentessa modello e giovane campionessa sportiva. L'obiettivo è quello di ricostruire i legami con parenti e conoscenti per capire se ci sia un possibile sospetto. Prende di nuovo vigore, dopo il rilascio di Fikri pronto a ripartire per il Marocco e a dimenticare l'esperienza del carcere, la pista che ad agire siano stati due uomini. Le parole del 19enne Enrico Tironi, che rivelò per primo di aver visto la 13enne parlare con due uomini, trovano conferma. Un altro testimone, poco tempo dopo la scomparsa della 13enne, ha detto alla polizia di averla vista, a pochi metri dal palazzetto dello sport, vicino a una Citroen rossa. La seconda testimonianza dà peso a quanto visto dal giovane, che ritrattò quanto detto, ma a quasi due settimane dalla scomparsa questa pista non ha portato a nessuna svolta.
SEGNALATI IN PAESE -
http://www.leggo.it/articolo.php?id=95267&sez=ITALIA
Le parole del 19enne Enrico Tironi, che rivelò per primo di aver visto la 13enne parlare con due uomini, trovano conferma. Un altro testimone, poco tempo dopo la scomparsa della 13enne, ha detto alla polizia di averla vista, a pochi metri dal palazzetto dello sport, vicino a una Citroen rossa.
Proseguono senza sosta le ricerche di Yara Gambirasio, tanto che adesso entrano in scena le forze speciali. Adesso al caso lavorano anche il Reparto prevenzione crimine e il Servizio centrale operativo diretto da Gilberto Caldarozzi, protagonisti nella risoluzion di casi importanti come l'omicidio del piccolo Tommy e la cattura di Provenzano. Adesso gli inquirenti stanno setacciando ogni angolo della vita di Yara, parlando con conoscenti, parenti, amici, compagni di scuola e chiunque altro possa aver avuto un contatto, anche minimo con la tredicenne scomparsa. Addirittura la polizia ha provato a percorrere in borghese, le strade e le vie che la piccola percorreva ogni giorno, per andare a scuola o in palestra, cercando possibili indizi o tracce.
LE DUE IPOTESI Le due piste che stanno seguendo gli investigatori sono quelle dei maniaci di Brembate e dei conoscenti. Infatti, prima della scomparsa di Yara, erano stati segnalati due tentati rapimenti, da parte di presunti molestatori. Ad Almè, vicino Brembate, un uomo aveva tentato di far salire sulla propria auto una bambina, all'uscita di una scuola elementare, cosa potrebbe essere successa a Yara, almeno secondo la testimonianza di un giovane compaesano della ragazza. La pista dei conosenti viene battuta perchè secondo la polizia la ragazza avrebbe potuto conoscere la persona che l'ha fatta salie in macchina, così si cerca tra il diario e il cellulare di Yara, per capire se ci sia o no, un personaggio sospetto tra le sue conoscenze.
RICERCHE SUL TORRENTE Le ricerche di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa il 26 novembre scorso, riprese stamani nella zona di Brembate Sopra (Bergamo) sono proseguite in mattinata anche nel greto di un torrente. Si tratta del torrente Silena, che scorre tra Mapello (Bergamo) e Brembate Sopra in un greto costellato di arbusti e rovi, che alcuni agenti del Reparto prevenzione crimine hanno ispezionato lungo entrambe le sponde. Il punto in cui le forze dell'ordine stanno ispezionando il torrente si trova nei pressi di una zona dismessa, la cascina Silena, appunto, abituale rifugio per la notte di extracomunitari. Anche nella cascina sono entrati gli agenti. Le ricerche, nel corso della mattinata, sono state effettuate anche nel grande cantiere del centro commerciale di Mapello, dove sono stati ispezionati dei tombini e in alcuni campi sempre tra Mapello e Brembate Sopra dove vigili del fuoco e polizia si spostano di continuo per controllare invasi, canali, scavi e rogge.
CONOSCEVA L'AGGRESSORE Yara conosceva il suo aggressore. Questa la pista più battuta dagli investigatori nelle ultime ore. La conosceva e si fidava. Questo perché, è evidente, la piccola promessa della danza, dopo aver consegnato uno stereo a una delle sue istruttrici, lascia la sua palestra a Via Morlotti, distante 700 metri da casa, prendendo un'uscita opposta alla direzione abituale, quella che porta verso la sua abitazione. I tre cani specializzati utilizzati in quest'operazione puntano tutti su quell'uscita. Nessuno nota Yara mentre si allontana dalla palestra, ma è chiaro che, se avesse urlato, tutti avrebbero potuto sentirla. Chi la conosceva, è disposto a giurare che la ragazzina non si sarebbe mai allontanata da sola con uno sconosciuto. Nessun amore adolescenziale nascosto, niente segreti nel computer o nella rubrica del cellulare, se Yara ha scelto di uscire da una porta inconsueta, deve esserci un motivo, si ripetono gli investigatori. La risposta che trapela è sempre una: Yara conosceva chi l'ha aggredita.
CELLULARE, TRACCE FINO AL CANTIERE Alle 18.49 il telefonino della 13enne aggancia la cella di Mapello, dove è in costruzione un grande centro commerciale e dove lavora come operaio il 22enne marocchino scarcerato ieri. Un'area isolata distante circa tre chilometri dal punto di partenza e dove le tracce di Yara si perdono. Chi ha spento il cellulare, pochi minuti dopo, non si è limitato, probabilmente, a quello: ha tolto la batteria impedendo finora il ritrovamento. L'ultima certezza arriva, anche in questo caso, dai cani addestrati: tutti fiutano le tracce della 13enne fino al cantiere. Impossibile che Yara abbia percorso da sola quelle strade buie e isolate, improbabile che abbia accettato un passaggio da uno sconosciuto per percorrere i 700 metri che la separavano da casa. Accantonata la pista di Fikri, ieri i carabinieri del Racis, il raggruppamento investigazioni scientifiche di Roma, hanno incontrato i genitori di Yara nella caserma di Ponte San Pietro. Il colloquio, con la madre Maura e papà Fulvio, è durato alcune ore. I genitori hanno ricostruito i contatti della 13enne, studentessa modello e giovane campionessa sportiva. L'obiettivo è quello di ricostruire i legami con parenti e conoscenti per capire se ci sia un possibile sospetto. Prende di nuovo vigore, dopo il rilascio di Fikri pronto a ripartire per il Marocco e a dimenticare l'esperienza del carcere, la pista che ad agire siano stati due uomini. Le parole del 19enne Enrico Tironi, che rivelò per primo di aver visto la 13enne parlare con due uomini, trovano conferma. Un altro testimone, poco tempo dopo la scomparsa della 13enne, ha detto alla polizia di averla vista, a pochi metri dal palazzetto dello sport, vicino a una Citroen rossa. La seconda testimonianza dà peso a quanto visto dal giovane, che ritrattò quanto detto, ma a quasi due settimane dalla scomparsa questa pista non ha portato a nessuna svolta.
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SARAH: FORSE STRANGOLATA IN CASA, SPOSTATA L'ORA DI ARRIVO A CASA MISSERI
Sarah strangolata in casa, La procura in cerca delle prove
TARANTO (9 dicembre) - Nuove deposizioni per concludere la settimana e per agganciare agli atti dell’indagine sul delitto di Sarah altri tasselli. Sono tasselli che porteranno la procura, una volta definita l’inchiesta, a «retrocedere» di circa venti minuti, mezz’ora, l’arrivo della quindicenne nell’abitazione dei Misseri.
A quel punto, per Michele Misseri e per la figlia Sabrina, secondo gli orientamenti degli inquirenti, sarà difficile reggere l’urto dell’accusa per rimpallarsi una responsabilità che, allo stato, li vede appollaiati su sponde opposte. L’uno chiama in causa l’altra nel delitto; l’altra, cioè Sabrina, rimanda verso il padre la piena responsabilità nell’aggressione mortale. «Mio padre è pazzo, io non c’entro», continua a dire la ventiduenne.
Secondo la prospettazione dell’accusa, però, l’arrivo di Sarah Scazzi in casa Misseri intorno alle 14, e non intorno alle 14,30, modificherebbe - e di molto - l’intero scenario. Il luogo del delitto tornerebbe ad essere, così come sempre sospettato dagli inquirenti, non la cantina-garage della famiglia Misseri ma l’interno della loro abitazione, con implicazioni che - allo stato - sono soltanto immaginabili.
TARANTO (9 dicembre) - Nuove deposizioni per concludere la settimana e per agganciare agli atti dell’indagine sul delitto di Sarah altri tasselli. Sono tasselli che porteranno la procura, una volta definita l’inchiesta, a «retrocedere» di circa venti minuti, mezz’ora, l’arrivo della quindicenne nell’abitazione dei Misseri.
A quel punto, per Michele Misseri e per la figlia Sabrina, secondo gli orientamenti degli inquirenti, sarà difficile reggere l’urto dell’accusa per rimpallarsi una responsabilità che, allo stato, li vede appollaiati su sponde opposte. L’uno chiama in causa l’altra nel delitto; l’altra, cioè Sabrina, rimanda verso il padre la piena responsabilità nell’aggressione mortale. «Mio padre è pazzo, io non c’entro», continua a dire la ventiduenne.
Secondo la prospettazione dell’accusa, però, l’arrivo di Sarah Scazzi in casa Misseri intorno alle 14, e non intorno alle 14,30, modificherebbe - e di molto - l’intero scenario. Il luogo del delitto tornerebbe ad essere, così come sempre sospettato dagli inquirenti, non la cantina-garage della famiglia Misseri ma l’interno della loro abitazione, con implicazioni che - allo stato - sono soltanto immaginabili.
martedì 7 dicembre 2010
YARA: DUE INDAGINI PARALLELE FRA CANI INFALLIBILI E TESTIMONIANZE ATTENDIBILI
Di Wildgreta
Dopo la scarcerazione dell'operaio marocchino, nessuno vuole credere che le indagini debbano ricominciare daccapo.Ci sono infatti due piste parallele che qualche giornale definisce opposte, ma che a mio avviso potrebbero essere invece parallele.Infatti nel pomeriggio sono usciti alcuni articoli in cui si dice che la polizia d'ora in poi affiancherà la questura e la Guardia Forestale ha richiamato anche uomini in congedo.Tornano in auge i due uomini visti da Tironi parlare con Yara, ma penso che se nessuno se ne fosse occupato fino adesso sarebbe veramente grave.
Due piste opposte: i cani dicono centro commerciale, Enrico parla di 2 uomini
dal nostro inviato Nino Cirillo
BREMBATE SOPRA (7 dicembre) - Cani contro Enrico, Enrico contro i cani. Chi vince, avrà scoperto la verità su Yara, forse l’avrà riportata a casa viva. Chi perde, potrà dire solo di averla giocata questa folle partita, potrà solo ricoprirsi di vergogna per aver indicato la strada sbagliata,per aver fatto perdere del tempo prezioso.Già, i cani. Quegli splendidi Bloodhound, capitanati da un certo Jocker, arrivati quatti quatti dalla vicina Svizzera, subito pronti a drizzare il muso verso il cantiere di Mapello.
Cani molecolari come li chiamano, perché avvertono anche le molecole dell’odore, che li avesse avuti anche Sarah, ad Avetrana, non osiamo dire dove ora saremmo.
Dopo la scarcerazione dell'operaio marocchino, nessuno vuole credere che le indagini debbano ricominciare daccapo.Ci sono infatti due piste parallele che qualche giornale definisce opposte, ma che a mio avviso potrebbero essere invece parallele.Infatti nel pomeriggio sono usciti alcuni articoli in cui si dice che la polizia d'ora in poi affiancherà la questura e la Guardia Forestale ha richiamato anche uomini in congedo.Tornano in auge i due uomini visti da Tironi parlare con Yara, ma penso che se nessuno se ne fosse occupato fino adesso sarebbe veramente grave.
Due piste opposte: i cani dicono centro commerciale, Enrico parla di 2 uomini
dal nostro inviato Nino Cirillo
BREMBATE SOPRA (7 dicembre) - Cani contro Enrico, Enrico contro i cani. Chi vince, avrà scoperto la verità su Yara, forse l’avrà riportata a casa viva. Chi perde, potrà dire solo di averla giocata questa folle partita, potrà solo ricoprirsi di vergogna per aver indicato la strada sbagliata,per aver fatto perdere del tempo prezioso.Già, i cani. Quegli splendidi Bloodhound, capitanati da un certo Jocker, arrivati quatti quatti dalla vicina Svizzera, subito pronti a drizzare il muso verso il cantiere di Mapello.
Cani molecolari come li chiamano, perché avvertono anche le molecole dell’odore, che li avesse avuti anche Sarah, ad Avetrana, non osiamo dire dove ora saremmo.
YARA: A STUDIO APERTO LIVE TANTE SEGNALAZIONI
Di Wildgreta
Ora che l'operaio marocchino sembra avviato ad uscire di scena per mancanza di indizi, non si sa se le indagini debbano ricominciare d'accapo o gli inquirenti stiano seguendo altre piste.Ad indagare , infatti, ci sono i carabinieri e la squadra mobile di Bergamo che, come qualche giornale ha scritto, seguono piste diverse. Stasera, nella lunga diretta sul caso di Yara, a Studio Aperto Live di italia Uno, sono arrivate diverse segnalazioni.Sono in tanti a segnalare la presenza di una macchina bianca con due persone di mezza età a bordo, vista nelle vicinanze della zona in cui è scomparsa Yara.
Ora che l'operaio marocchino sembra avviato ad uscire di scena per mancanza di indizi, non si sa se le indagini debbano ricominciare d'accapo o gli inquirenti stiano seguendo altre piste.Ad indagare , infatti, ci sono i carabinieri e la squadra mobile di Bergamo che, come qualche giornale ha scritto, seguono piste diverse. Stasera, nella lunga diretta sul caso di Yara, a Studio Aperto Live di italia Uno, sono arrivate diverse segnalazioni.Sono in tanti a segnalare la presenza di una macchina bianca con due persone di mezza età a bordo, vista nelle vicinanze della zona in cui è scomparsa Yara.
Una segnalazione parla di una macchina bianca con due uomini a bordo che una mattina alle cinque usciva da una strada sterrata e piena di sterpaglie. Un'altra parla di due uomini a bordo, sempre di un'auto bianca , che avrebbe cercato di portare via una bambina davanti alle scuole elementari. Un'altra ancora cita sempre un'auto bianca con due uomini a bordo che avrebbe infastidito le ragazzine per strada.Per il caso della bambina che avrebbero cercato di portare via, sembra sia stata sporta denuncia.
lunedì 6 dicembre 2010
Sarah: indagato avvocato Sabrina per tentato favoreggiamento
l'avv. Galoppa, entrato nel cuore di tutti, tranne che in quello dei parenti di Michele Misseri.
Assieme a collega voleva far cambiare difensore a zio Michele
06 dicembre, 20:56
(ANSA) - TARANTO, 6 DIC - Avrebbero tentato di far nominare un legale di fiducia a Michele Misseri, 'scalzando' l'allora difensore d'ufficio Daniele Galoppa, per convincerlo a ritrattare la chiamata in correita' nei confronti della figlia Sabrina per l'uccisione di Sarah Scazzi. E' questa l'ipotesi in base alla quale la Procura di Taranto ha iscritto nel registro degli indagati due avvocati del foro jonico, Vito Russo, difensore di Sabrina Misseri, e Gianluca Mongelli. Il reato ipotizzato e' tentativo di favoreggiamento personale. (ANSA).
Yara, pm: niente carcere per l'operaio marocchino.Intercettazione mal tradotta
Mal tradotta intercettazione telefonica
Al termine dell'udienza di convalida del fermo del marocchino Mohamed Fikri indagato per la scomparsa di Yara Gambirasio, il pm Letizia Ruggeri non ha chiesto la custodia cautelare in carcere in quanto, con il passare delle ore, non vi sarebbero più indizi di gravità tale da richiedere la custodia cautelare. Il pm ha comunque chiesto la convalida del fermo. A far cambiare idea al magistrato una nuova traduzione dell'intercettazione telefonica.
Si profila, pertanto, la scarcerazione del marocchino nelle prossime ore. Il gip di Bergamo, Vincenza Maccora, si era riservato di decidere nelle prossime ore sulla convalida del fermo di Fikri. Il pm avrebbe comunque difeso l'opportunità di fermare il giovane asserendo che c'era una situazione indiziaria tale da richiedere 48 ore per valutare l'esistenza di indizi a carico di Fikri.
Mal tradotta l'intercettazione telefonica
A determinare la scelta del pm di non chiedere la custodia in carcere del marocchino, a quanto si è saputo, vi sarebbe stata anche una nuova traduzione della frase, in arabo, intercettata dagli investigatori, che inizialmente suonava come: "Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io". Alla luce della nuova traduzione la frase sarebbe invece stata una sorta di imprecazione slegata dal caso della ragazza scomparsa. Pare che nella telefonata Fikri avesse imprecato perché la persona che stava chiamando non era raggiungibile.
Al termine dell'udienza di convalida del fermo del marocchino Mohamed Fikri indagato per la scomparsa di Yara Gambirasio, il pm Letizia Ruggeri non ha chiesto la custodia cautelare in carcere in quanto, con il passare delle ore, non vi sarebbero più indizi di gravità tale da richiedere la custodia cautelare. Il pm ha comunque chiesto la convalida del fermo. A far cambiare idea al magistrato una nuova traduzione dell'intercettazione telefonica.
Si profila, pertanto, la scarcerazione del marocchino nelle prossime ore. Il gip di Bergamo, Vincenza Maccora, si era riservato di decidere nelle prossime ore sulla convalida del fermo di Fikri. Il pm avrebbe comunque difeso l'opportunità di fermare il giovane asserendo che c'era una situazione indiziaria tale da richiedere 48 ore per valutare l'esistenza di indizi a carico di Fikri.
Mal tradotta l'intercettazione telefonica
A determinare la scelta del pm di non chiedere la custodia in carcere del marocchino, a quanto si è saputo, vi sarebbe stata anche una nuova traduzione della frase, in arabo, intercettata dagli investigatori, che inizialmente suonava come: "Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io". Alla luce della nuova traduzione la frase sarebbe invece stata una sorta di imprecazione slegata dal caso della ragazza scomparsa. Pare che nella telefonata Fikri avesse imprecato perché la persona che stava chiamando non era raggiungibile.
Yara Gambirasio: sensitivo, violentata e uccisa ma non e' stato il marocchino
Caso Yara: sensitivo, violentata e uccisa ma non e' stato il marocchino
06 dicembre, ore 12:47
Milano, 6 dic. (Adnkronos) - Il 22enne marocchino fermato ieri ''non e' il responsabile diretto della morte della piccola Yara'', ma ad ucciderla e' stato ''un pedofilo che gia'da parecchio tempo l'aveva adocchiata''. La 'rivelazione' arriva da Mario Allocchi il sensitivo che gia' il 3 dicembre scorso aveva anticipato all'Adnkronos che la 13enne bergamasco scomparsa da Brembate il 26 novembre scorso era stata uccisa.
PARLA IL PADRE DI YARA: CI PREOCCUPA CHE QUALCUNO PERDA LA CALMA
Yara Gambirasio, il padre: “Non abbiamo nulla da rimproverarci”
Stavolta risponde il papà: «Non vorremmo sbilanciarci, aspettiamo notizie» dice. Il tono di voce di Fulvio Gambirasio che giovedì era confuso, venerdì esasperato e sabato teso come una protezione attorno ai resti della propria intimità, ieri era fermo: «Non abbiamo qualcosa di cui rimproverarci o su cui riflettere come genitori. Ci vengono rivolte domande alle quali non sappiamo ancora cosa rispondere. È presto per qualunque pensiero, commento, frase» spiega il babbo di Yara, al decimo giorno della scomparsa di sua figlia. Il nono di una ricerca che, ogni giorno, sembra ricominciare daccapo: la Polisportiva di via Locatelli, i dintorni di Ponte San Pietro, il centro commerciale in costruzione a Mapello, fino ad Ambivere dov’è un altro impianto sportivo che ora sembra aver incuriosito gli eclettici segugi dei carabinieri.
Stavolta risponde il papà: «Non vorremmo sbilanciarci, aspettiamo notizie» dice. Il tono di voce di Fulvio Gambirasio che giovedì era confuso, venerdì esasperato e sabato teso come una protezione attorno ai resti della propria intimità, ieri era fermo: «Non abbiamo qualcosa di cui rimproverarci o su cui riflettere come genitori. Ci vengono rivolte domande alle quali non sappiamo ancora cosa rispondere. È presto per qualunque pensiero, commento, frase» spiega il babbo di Yara, al decimo giorno della scomparsa di sua figlia. Il nono di una ricerca che, ogni giorno, sembra ricominciare daccapo: la Polisportiva di via Locatelli, i dintorni di Ponte San Pietro, il centro commerciale in costruzione a Mapello, fino ad Ambivere dov’è un altro impianto sportivo che ora sembra aver incuriosito gli eclettici segugi dei carabinieri.
domenica 5 dicembre 2010
Yara, tunisino intercettato: "Allah mi perdoni ma non l’ho uccisa io".Forse coinvolte altre persone
05 dicembre 2010
I tg nazionali non hanno escluso il coinvolgimento di altre persone, anche se nulla trapela dagli inquirenti. Nel frattempo,
le ricerche per ritrovare il corpo di Yara Gambirasio si stanno concentrando dietro al centro sportivo di Ambivere, dove c'è una collina da cui si diparte una strada sterrata. Gli inquirenti avrebbero fatto arrivare un'idrovora.I mezzi e i volontari impegnati nella ricerca di Yara si sono diretti, improvvisamente, come a seguito di una segnalazione, nei boschi sulla collina in territorio del comune di Ambivere, a pochi chilometri da Brembate. Le forze dell’ordine hanno sbarrato le stradine di campagna, nei pressi di un centro sportivo, e hanno cominciato a perlustrare i prati e i campi di granoturco. Al momento non si è riusciti a sapere se in questa area le ricerche siano state dirette da una nuova segnalazione.
«Che Allah mi perdoni, ma non l’ho uccisa io». Secondo indiscrezioni, sarebbe stata questa frase, intercettata al telefono, a convincere i Carabinieri che investigavano sulla scomparsa di Yara Gambirasio della responsabilità del magrebino sottoposto a fermo per sequestro di persona, omicidio e ora anche occultamento di cadavere. Pare che i sospetti fossero indirizzati nei suoi confronti quando l’uomo si è assentato dal lavoro nei giorni successivi alla scomparsa di Yara.
I tg nazionali non hanno escluso il coinvolgimento di altre persone, anche se nulla trapela dagli inquirenti. Nel frattempo,
le ricerche per ritrovare il corpo di Yara Gambirasio si stanno concentrando dietro al centro sportivo di Ambivere, dove c'è una collina da cui si diparte una strada sterrata. Gli inquirenti avrebbero fatto arrivare un'idrovora.I mezzi e i volontari impegnati nella ricerca di Yara si sono diretti, improvvisamente, come a seguito di una segnalazione, nei boschi sulla collina in territorio del comune di Ambivere, a pochi chilometri da Brembate. Le forze dell’ordine hanno sbarrato le stradine di campagna, nei pressi di un centro sportivo, e hanno cominciato a perlustrare i prati e i campi di granoturco. Al momento non si è riusciti a sapere se in questa area le ricerche siano state dirette da una nuova segnalazione.
«Che Allah mi perdoni, ma non l’ho uccisa io». Secondo indiscrezioni, sarebbe stata questa frase, intercettata al telefono, a convincere i Carabinieri che investigavano sulla scomparsa di Yara Gambirasio della responsabilità del magrebino sottoposto a fermo per sequestro di persona, omicidio e ora anche occultamento di cadavere. Pare che i sospetti fossero indirizzati nei suoi confronti quando l’uomo si è assentato dal lavoro nei giorni successivi alla scomparsa di Yara.
YARA GAMBIRASIO, FERMATO UN TUNISINO E UN ITALIANO IN VIAGGIO PER TANGERI
Yara Gambirasio, su una nave
fermati un tunisino e un italiano
Il traghetto Berkane
La scomparsa di Yara Gambirasio è sempre avvolta nel mistero, ma in tarda serata forse la svolta decisiva alle indagini. Su una nave diretta da Genova a Tangeri sono stati fermati un tunisino e un italiano che dovrebbero essere trasferiti a Bergamo nella notte per l'interrogatorio.
Rai News è stata la prima a dare la notizia con un flash: «Tunisino fermato su nave. Trasferito a capitaneria Sanremo». Il lancio è stata presto ripreso dai vari organi d'informazione. E dopo le prime indiscrezioni e le prime logiche imprecisioni, il quadro si sta delineando. I fermati sono due, che risulterebbero implicati nella scomparsa di Yara, ma non si sa ancora a che livello.
fermati un tunisino e un italiano
Il traghetto Berkane
La scomparsa di Yara Gambirasio è sempre avvolta nel mistero, ma in tarda serata forse la svolta decisiva alle indagini. Su una nave diretta da Genova a Tangeri sono stati fermati un tunisino e un italiano che dovrebbero essere trasferiti a Bergamo nella notte per l'interrogatorio.
Rai News è stata la prima a dare la notizia con un flash: «Tunisino fermato su nave. Trasferito a capitaneria Sanremo». Il lancio è stata presto ripreso dai vari organi d'informazione. E dopo le prime indiscrezioni e le prime logiche imprecisioni, il quadro si sta delineando. I fermati sono due, che risulterebbero implicati nella scomparsa di Yara, ma non si sa ancora a che livello.
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Giallo Gradoli: madre e figlia scomparse forse divorate dai cinghiali
L'ipotesi del comandante dei carabinieri che indagò sul caso.Il processo in Corte d'Assise a Viterbo il compagno e l'amante
ROMA (4 dicembre) - I cadaveri di Tatiana Ceoban, 36 anni, e della figlia Elena di 13, scomparse da Gradoli, in provincia di Viterbo, il 30 maggio 2009, potrebbero essere stati divorati da cinghiali o comunque animali selvatici. Sarebbe questa la ragione per cui non sono mai stati ritrovati. È l'ipotesi avanzata oggi in Corte d'Assise da uno dei testimoni dell'accusa, il comandante della stazione carabinieri di Latera Claudio Sterbini, che collaborò alla ricerca dei corpi.
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sabato 4 dicembre 2010
Yara,forse rapita da chi la conosce.Nessuna lettera del padre alla veglia di stasera
(la casa di Yara)
Indagini strette sul suo"piccolo mondo"
Si battono ancora tutte le piste, dallo squilibrato incontrato per caso, alla banda organizzata nel molestare le ragazzine. Ma gli inquirenti stringono sempre più le indagini attorno al mondo di Yara, quello di cui si fidava, la palestra, la strada verso casa, i conoscenti. "Dalla polisportiva può essere stata portata via solo da qualcuno di cui si è fidata, oppure che ha incontrato subito fuori", dice un investigatore impegnato da giorni nella ricerca della studentessa di 13 anni scomparsa il 26 novembre, verso le 18.30.
Prende sempre più consistenza l'ipotesi che qualcuno che Yara conosceva e di cui evidentemente si è fidata si sia offerto di accompagnarla verso casa, dirigendosi poi chissà dove e con tutt'altre intenzioni.
Archiviata da subito l'ipotesi della fuga volontaria, l'altra possibilità, a parte la persona conosciuta, è un rapimento da parte di uno o più sconosciuti. Ma dove? Non certo nella Cittadella dello Sport, dove all'ora in cui la ragazza è sparita l'attività è al massimo e vanno e vengono decine di persone.
Sarah, la zia è andata in banca? Destino Cosima in una firma
Il destino di Cosima in una firma
Il destino di Cosima Serrano passa da due firme. Una delle due è vera, l'altra evidentemente contraffatta. Secondo la versione raccontata agli inquirenti dalla donna stessa, la mamma di Sabrina Misseri la mattinata 26 agosto - quando Sarah Scazzi fu uccisa - era al lavoro, regolarmente fino a mezzogiorno.
Poi stando alla testimonianza di un impiegato, la donna si sarebbe recata in banca per depositare del denaro. Lì, davanti all'impiegato, la zia di Sarah avrebbe fimato una quietanza. Cosima ha sempre negato, motivando la sua versione con la distanza tra il posto di lavoro e la filiale della sua banca.
Chi dice la verità? Sicuramente lo si può stabiliare analizzando la firma che appare in calce alla ricevuta di versamento, chiaramente diversa da quella che Cosima ha fatto davanti ai carabinieri.
Clicca sull'immagine per ingrandire e sulla photogallery per nuovi dettagli
Chi dice la verità? Sicuramente lo si può stabiliare analizzando la firma che appare in calce alla ricevuta di versamento, chiaramente diversa da quella che Cosima ha fatto davanti ai carabinieri.
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Sarah Scazzi/Michele Misseri chiede essere ascoltato senza legali , ma la procura respinge
La Procura respinge l'inusuale richiesta
Taranto, 4 dic. (Apcom) - Nei giorni scorsi Michele Misseri ha chiesto alla Procura della Repubblica di Taranto di essere ascoltato senza i suoi difensori di fiducia, Daniele Galoppa e Francesco De Cristoforo. Ma questa richiesta è stata respinta dai giudici tarantini. Cosa volesse dire Michele Misseri ai magistrati non è dato a sapere, quel che è certo è che questa inusuale richiesta getta pesanti ombre sul giallo di Avetrana che a questo punto potrebbe riservare altre sorprese. Michele Misseri è lo zio di Sarah Scazzi, la ragazza scomparsa il 26 agosto da Avetrana e ritrovata cadavere il 7 ottobre dopo la confessione dello stesso Misseri. Il 15 ottobre Misseri chiamò in correità per questo delitto la figlia Sabrina e il 5 novembre addossò tutte le responsabilità a lei. Nel corso dell'incidente probatorio del 19 novembre confermò tutto davanti al gip distrettuale ritrattando persino il vilipendio di cadavere di cui si era autoaccusato. La richiesta di essere ascoltato senza legali lascia presupporre che Michele sia ora pronto a ritrattare tutto quello che ha confessato fino ad ora.
fonte
YARA, ARRIVANO DUE CANI SPECIALI PER CERCARLA
Per trovare Yara gli investigatori reclutano Emma e Bo
Con i loro istruttori di Rosignano i cani saranno a Brembate di Sopra, nel Bergamasco, per aiutare gli investigatori a trovare , la tredicenne ginnasta scomparsa da una settimana
cani, persone scomparse
ROSIGNANO. Quel sottilissimo filo di speranza che resta è legato anche a loro. Ma è una missione davvero difficile quella in cui sono stati chiamati Emma e Bo i due segugi del Hbdd ((Human blood detection dogs), la squadra di punta dell'unità cinofila che viene addestrata al campo macerie di Rosignano per scovare tracce e resti umani.
Stamani, coi loro istruttori, Emma e Bo saranno a Brembate di Sopra, nel Bergamasco, per aiutare gli investigatori a trovare Yara Gambriasio, la tredicenne ginnasta scomparsa da una settimana dopo essere stata alla seduta di allenamenti non lontano da casa.
Yara sembra essersi volatilizzata nel nulla e le speranze di trovarla in vita, man mano che passa il tempo, si affievoliscono. Poche, frammentarie, tutte da verificare le indicazioni e le testimonianze (alcune rese e poi smentite) sugli ultimi momenti in cui sarebbe stata vista la ragazzina. E è andato a vuoto anche il tentativo fatto da Joker, un segugio svizzero messo a disposizione dalla polizia cantonale, che 74 volte su 100 ha fatto centro nelle sue «ricerche molecolari», ma che stavolta - a parte fiutare a lungo in un cantiere edile vicino ad un supermercato - non ha portato a risultati.
Ecco allora che da stamani i due cani saranno al lavoro a Brembate, a disposizione dei carabinieri. Emma e Bo fanno parte Gruppo Cinofilo Livornese e del Centro di addestramento di Rosignano. Emma è un meticcio di spinone di Hannover, Bo è un segugio di razza DraHanno quattro anni zo e insieme agli istruttori Vincenzo Scavongelli, 29 anni e Giacomo Micheli (31) costituiscono una squadra affiatata di un Un progetto nato quasi per caso sette anni fa quando Micheli, che è addestratore nel cento di Rosignano (dove si allenano anche i cani da macerie, utilissimi per trovare le persone dopo i terremoti), conosce Vincenzo e la sua cagnolina Emma.
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venerdì 3 dicembre 2010
YARA GAMBIRASIO:DIVERSE MAMME PARLANO DELL'UOMO COL FURGONE BIANCO
Yara, unico appiglio il racconto di Enrico
03 dicembre 2010
I detective stanno molto attenti a non creare la “sindrome del furgone bianco”, però ora c’è un’altra mamma che racconta come la figlia minorenne, giovedì scorso, il giorno precedente alla sparizione di Yara Gambirasio, sia stata avvicinata da un uomo alla guida di un camioncino in un comune vicino. Lui l’ha fissata, le ha fatto un gesto, la bambina è scappata impaurita. Racconto si somma a racconto e può anche darsi che la suggestione dilaghi.
giovedì 2 dicembre 2010
SENSITIVO MARIO ALOCCHI:L'APPELLO PER SARAH IL 7 SETTEMBRE
APPELLO DEL 7 SETTEMBRE 2010
COSA HA DETTO MARIO ALOCCHI SULLA SCOMPARSA DI YARA:
(30 novembre 2010 http://www.ternimagazine.it/33047/il-fatto/scomparsa-di-yara-il-sensitivo-mario-alocchi-e-caduta-in-una-trappola.html
mercoledì 1 dicembre 2010
SENSITIVI, MARIO ALOCCHI SU SARAH SCAZZI:AVEVO PREVISTO TUTTO
IL SENSITIVO MARIO ALOCCHI: “AVEVO PREVISTO TUTTO CON LA RADIOESTESIA, STESSO PRESENTIMENTO PER BARBARA CORVI”
2 ottobre 2010
ECCO L’ARTICOLO PUBBLICATO GIORNI FA (IL 30 OTTOBRE 2010) DA TERNI MAGAZINE:
Il sensitivo di Civitavecchia Mario Alocchi, 40 anni, (NELLA FOTO), famoso per essersi occupato in passato di altri casi di persone scomparse, dichiara di essere stato uno dei primi ad aver scoperto, attraverso le sue tecniche, l’atroce destino che aveva coinvolto Simona Melchionda, la donna di Novara uccisa dal carabiniere Luca Sainaghi. «Le mie carte avevano visto una divisa, mi avevano dato l’immagine del killer». Alocchi rivela ciò che poche ore prima avrebbe scoperto su Scara Scazzi, la 15enne di Avetrana scomparsa nel nulla da alcuni giorni. «Vorrei poter aiutare la famiglia, le forze dell’ordine, dice, non sono una persona che gioca e specula sul dolore altrui. Sono un professionista serio poi ognuno è libero di crederci». Alocchi è certo di ciò che dice. Da esperto di esoterismo ritiene di non avere dubbi, da uomo invece si augura di avere sbagliato. «Sara si trova nella zona di Uggiano Montefusco, dice, una località tra Avetrana e Manduria. Prima ho usato la radioestesia, la tecnica che attraverso un pendolino e la fotografia della persona scomparsa ci fa capire se colei che cerchiamo è ancora in vita. Purtroppo sia la radioestesia sia le carte mi hanno confermato che Sara avrebbe fatto una tragica fine». Alocchi continua: «E’ stata tratta in inganno, le forze dell’ordine indaghino perciò su una giovane donna, parente della ragazzina. Forse una cugina. Ha mentito a tutti, ai carabinieri, agli amici, alla famiglia. L’hanno attirata in un tranello, perciò Sara si è allontana di sua volontà con delle persone che poi le hanno fatto del male. Ripeto c’è qualcuno che mente, che non sta dicendo la verità. Fate presto, dice ancora Alocchi. So che spesso i sensitivi vengono giudicati dei ciarlatani, ma io ho a cuore il destino di Sara come quello di tante altre persone. Molto spesso noi sensitivi abbiamo collaborato al ritrovamento di gente scomparsa, lavoriamo al fianco dei giornalisti. Posso solo dire che ciò che ho visto mi fa male come uomo, e spero con tutto il cuore che questa volta le carte e la radioestesia mi abbiano tratto in inganno».
2 ottobre 2010
ECCO L’ARTICOLO PUBBLICATO GIORNI FA (IL 30 OTTOBRE 2010) DA TERNI MAGAZINE:
Il sensitivo di Civitavecchia Mario Alocchi, 40 anni, (NELLA FOTO), famoso per essersi occupato in passato di altri casi di persone scomparse, dichiara di essere stato uno dei primi ad aver scoperto, attraverso le sue tecniche, l’atroce destino che aveva coinvolto Simona Melchionda, la donna di Novara uccisa dal carabiniere Luca Sainaghi. «Le mie carte avevano visto una divisa, mi avevano dato l’immagine del killer». Alocchi rivela ciò che poche ore prima avrebbe scoperto su Scara Scazzi, la 15enne di Avetrana scomparsa nel nulla da alcuni giorni. «Vorrei poter aiutare la famiglia, le forze dell’ordine, dice, non sono una persona che gioca e specula sul dolore altrui. Sono un professionista serio poi ognuno è libero di crederci». Alocchi è certo di ciò che dice. Da esperto di esoterismo ritiene di non avere dubbi, da uomo invece si augura di avere sbagliato. «Sara si trova nella zona di Uggiano Montefusco, dice, una località tra Avetrana e Manduria. Prima ho usato la radioestesia, la tecnica che attraverso un pendolino e la fotografia della persona scomparsa ci fa capire se colei che cerchiamo è ancora in vita. Purtroppo sia la radioestesia sia le carte mi hanno confermato che Sara avrebbe fatto una tragica fine». Alocchi continua: «E’ stata tratta in inganno, le forze dell’ordine indaghino perciò su una giovane donna, parente della ragazzina. Forse una cugina. Ha mentito a tutti, ai carabinieri, agli amici, alla famiglia. L’hanno attirata in un tranello, perciò Sara si è allontana di sua volontà con delle persone che poi le hanno fatto del male. Ripeto c’è qualcuno che mente, che non sta dicendo la verità. Fate presto, dice ancora Alocchi. So che spesso i sensitivi vengono giudicati dei ciarlatani, ma io ho a cuore il destino di Sara come quello di tante altre persone. Molto spesso noi sensitivi abbiamo collaborato al ritrovamento di gente scomparsa, lavoriamo al fianco dei giornalisti. Posso solo dire che ciò che ho visto mi fa male come uomo, e spero con tutto il cuore che questa volta le carte e la radioestesia mi abbiano tratto in inganno».
SCOMPARSA YARA, IL SENSITIVO:LA CHIAVE DEL MISTERO E' NELLA PALESTRA
(Mario Alocchi)
Caso Yara: il sensitivo, uccisa da uomo pericoloso che ne era ossessionato
01-12-2010 - 18:30
Milano, 1 dic. - (Adnkronos) - Uccisa da chi ne era ossessionato. Yara Gambirasio, la 13enne bergamasca scomparsa venerdi' scorso da Brembate Sopra, e' stata ammazzata da una persona pericolosissima con qualche disturbo mentale che si era innamorato di lei.
Non una persona di famiglia, ma un uomo di una certa età che la giovane consoceva e che in passato ha avuto un attrito con la madre di Yara.Non ha dubbi Mario Alocchi, il sensitivo che aveva scoperto la tragica fine di Sarah Scazzi e che in passato si è occupato di altri casi di persone scomparse.Un verdetto che l'esperto annuncia all'Adnkronos dopo aver usato la tecnica della radioestesia.Il quarantenne consulente esoterico di Civitavecchia, da giorni studia la scomparsa di Yara Gambirasio, giovane studentessa. E mette in guardia gli inquirenti:"La chiave del mistero è nella palestra.Chi ha ammazzato Yara era in palestra.Bisogna ripartire da lì".
ARTICOLI CORRELATI: http://wildgreta.blogspot.com/2010/12/sensitivi-mauro-alocchi-sulla-scomparsa.html
YARA GAMBIRASIO: LA CALZAMAGLIA NON E' SUA.INTERROGATO IL RAGAZZO CHE DISSE DI AVERLA VISTA
I CANI PUNTANO UN CENTRO COMMERCIALE IN COSTRUZIONE, PROPRIO DAVANTI ALLA DITTA DEL PADRE DEL GIOVANE
Tracce in un cantiere, ma Yara non c'è.I cani delle unità cinofile puntavano dritti verso un cantiere che è stato perlustrato in ogni minimo dettaglio, Interrogato il ragazzo che aveva detto di averla vista con due adulti
FABIO POLETTI
INVIATO A BREMBATE (Bg)
Ci vuole la fede di don Corinno, il parroco di Brembate, per sperare che dopo quattro giorni e quattro notti di buio assoluto, possa arrivare ancora il lieto fine nella storia di Yara la bambina che non c'è più: «Se la trovano viva, suono le campane a festa, anche se è mezzanotte». C'è chi spera e c'è chi prega da venerdì notte. Mamma Maura blindata nella villetta di mattoni rossi di via Rampin al parroco chiede ancora una messa: «Preghiamo, preghiamo tutti ancora, don Corinno...». Ieri sera i carabinieri hanno interrogato a lungo il 19enne che domenica mattina aveva raccontato di avere visto la ragazzina all'ora della scomparsa parlare con due uomini a fianco di una Citroen rossa con le quattro frecce accese. Una circostanza che in seguito aveva ammesso essere falsa, e per la quale il giovane (che conosce bene Yara e la sua famiglia) era stato denunciato per procurato allarme e falso ideologico.
Ieri però i carabinieri si sono resi conto di una coincidenza: i cani che hanno seguito la pista della ragazza scomparsa li hanno condotti al cantiere di un centro commerciale, lungamente ispezionato, che si trova proprio davanti alla ditta di proprietà del padre di quel ragazzo. Al termine del lunghissimo colloquio, il ragazzo è uscito visibilmente provato. Intanto nel piazzale davanti al palazzetto dello sport dove hanno visto Yara l'ultima volta ci sono i cani delle unità cinofile, il soccorso alpino, la protezione civile, carabinieri e sommozzatori. «Solo qui siamo in settanta almeno. Fino adesso abbiamo fatto solo buchi nell'acqua», ammette sconfortato Giovanni Valsecchi della Protezione civile. «Non stiamo seguendo una pista. Stiamo facendo delle battute. Ci piacerebbe non trovarla, perché se la troviamo noi...», guarda in faccia al peggio del peggio Giovanni Martinelli, coordinatore nazionale delle unità cinofile dell'Associazione nazionale alpini, venticinque anni a cercare uomini sepolti sotto le valanghe, ma questa è tutta un'altra storia. Dove non arrivano gli uomini che battono il terreno centimetro dopo centimetro in un raggio di dieci chilometri dal paese, dove captano il niente anche i macchinari più sofisticati come le sonde che analizzano la diversa densità del terreno, ci provano i cani specializzati nella ricerca delle persone scomparse. Attorno a Brembate ce ne saranno una decina al lavoro.
Tre di loro puntano nella stessa direzione. Wallace e Joker, un Bloodhound messo a disposizione dalla polizia di Lugano, puntano verso Mapello. Piergiorgio, un Bordercollie bergamasco, è sulle stesse tracce. A Mapello alle 18 e 49 di venerdì scorso si è spento il cellulare di Yara. Attorno a Mapello ci sono campi coltivati e incolti, cascine dismesse e questo gigantesco centro commerciale in costruzione, piloni di cemento fino al secondo piano, rete di recinzione di plastica, che potrebbe essere il set di un film dell'orrore - immerso nel niente del buio, circondato da stradine deserte - ora che nessuno riesce ad immaginare altri film. Joker il Bloodhound punta il muso sicuro. Gli operai al lavoro venerdì scorso giurano di aver visto niente. Lunedì hanno colato il cemento per fare la soletta di base al pavimento. In un angolo ci sono brandelli di un paio di leggins come quelli che indossava Yara l'altro giorno.
martedì 30 novembre 2010
YARA, RICERCHE PROSEGUONO CON LE TORCE E ARRIVANO I RIS
Ore 17.30 - La mamma di Yara è uscita di casa scortata da due personeLa mamma di Yara Gambirasio, Maura, è uscita di casa poco dopo le 17.30 scortata da due uomini, non si sa se carabinieri in borghese o amici di famiglia. Il terzetto si sarebbe diretto verso il centro sportivo dove Yara è stata vista l'ultima volta lo scorso 26 novembre.
Ore 16.45 - Si continua a cercare nonostante il buio. Arriva la «Scientifica» dell'Arma Nonostante l'oscurità, gli inquirenti hanno deciso di proseguire con le torce le ricerche all'interno del cantiere dell'ex Sobea, dove è in corso la realizzazione di un centro commerciale. Sul posto sono arrivati anche i carabinieri della Scientifica dell'Arma, con le loro tute bianche al seguito. Due fattori - il proseguo delle ricerche nonostante il calar della sera e l'arrivo dei carabinieri della Scientifica - che fanno pensare che gli inquirenti devono aver trovato tracce di una certa rilavanza all'interno del cantiere. Tutta l'area è setacciata in ogni angolo sempre con l'ausilio dei cani molecolari.
Yara, ricerche concentrate su cantiere di Mapello Sulle tracce della 13enne il cane svizzero Joker
di Redazione
Nel cantiere dell’ex Sobea, dove è in costruzione un centro commerciale, però, le tracce della minorenne sembrano sparire nel nulla. E' qui che il fiuto dei cani specializzati, oggi è stato impiegato anche il cane svizzero Joker, porta da due giorni gli inquirenti
Bergamo - Si concentrano in un cantiere a Mapello, comune al confine con Brembate Sopra, le ricerche della 13enne bergamasca Yara Gambirasio. Nel cantiere dell’ex Sobea, dove è in costruzione un centro commerciale, però, le tracce della minorenne sembrano sparire nel nulla. E' qui che il fiuto dei cani specializzati, oggi è stato impiegato anche il cane svizzero Joker, porta da due giorni gli inquirenti. Lo stesso percorso tracciato oggi da Joker è stato fatto, indipendentemente, da altri due cani specializzati.
Indagine serrata in paese Se gli inquirenti non escludono nessuna pista e mantengono il massimo riserbo, il fiuto canino dunque traccia sempre lo stesso percorso. Yara dal centro sportivo si sarebbe diretta verso via Caduti dell’Aeronautica, dalla parte opposta rispetto alla direzione di casa. Difficile capire se dovesse incontrare qualcuno o se è stata costretta a cambiare percorso. L’ultimo sms, delle 18.44, aggancia secondo indiscrezioni una cella di Mapello, pochi minuti dopo verrà spento. Da questa mattina, le ricerche di carabinieri, protezione civile e vigili del fuoco si concentrano in questo piccolo lembo di terra, tra il cimitero e un campo di granturco, che circonda il cantiere in fondo a via Marconi. Anche con il buio le luci del cantiere e quelle alogene aiutano i soccorritori.
La sonda "life detector" Inutile finora l’utilizzo della sonda "life detector", usata anche in caso di terremoti e capace di trovare i dispersi sepolti dalle macerie. Dopo quattro giorni dalla scomparsa non hanno portato nessun risultato neanche le ricerche nei campi circostanti dove trovano rifugio, in casolari di fortuna, alcuni extracomunitari. Zone già setacciate a poche ore dalla scomparsa di Yara, ma che i soccorritori continuano a scandagliare alla ricerca di un elemento utile per trovare la 13enne con la passione per la ginnastica ritmica.
Il paese: "No al circo mediatico" La strada che porta alla villa dei Gambirasio i non residenti possono percorrerla solo a piedi. Un’automobile della polizia locale sbarra l’accesso: i camper delle televisioni per le dirette satellitari e i mezzi di giornalisti e fotografi devono restare rigorosamente parcheggiati a distanza. Calma e silenzio davanti la casa di Yara, dove il dolore dei genitori e dei fratelli resta chiuso nella più assoluta riservatezza. "Non vogliono che il loro dramma si trasformi nello spettacolo di Avetrana - dicono i vicini di casa - qui a Brembate non lo vuole a nessuno". A Brembate tutti si sono stretti attorno alla famiglia di Yara (nome di etimologia atzeca che significa primavera), ma in modo silenzioso, quasi timoroso. Un modo di stare vicino nei momenti dolorosi, tipico di questa terra, la Valle Brembana, contadini e lavoratori, muratori, gente al lavoro anche di notte, se serve. Nessuno ha voluto però invadere la tragedia della famiglia. Se si tratta di dare una mano praticamente, allora si muovono in tanti, a partire dal sindaco, Diego Locatelli, che sta prendendo parte direttamente alle ricerche. Anche stamani era infatti al cantiere dove si è concentrata per alcune ore l’attenzione. Con il viso scuro e chiuso non ha voluto parlare con stampa.
http://www.ilgiornale.it/interni/yara_ricerche_concentrate_cantiere_mapello_sulle_tracce_13enne_cane_svizzero_joker/cronaca-yara-brembate_sopra-ricerche-joker-mapello/30-11-2010/articolo-id=490553-page=0-comments=1
Ore 16.45 - Si continua a cercare nonostante il buio. Arriva la «Scientifica» dell'Arma Nonostante l'oscurità, gli inquirenti hanno deciso di proseguire con le torce le ricerche all'interno del cantiere dell'ex Sobea, dove è in corso la realizzazione di un centro commerciale. Sul posto sono arrivati anche i carabinieri della Scientifica dell'Arma, con le loro tute bianche al seguito. Due fattori - il proseguo delle ricerche nonostante il calar della sera e l'arrivo dei carabinieri della Scientifica - che fanno pensare che gli inquirenti devono aver trovato tracce di una certa rilavanza all'interno del cantiere. Tutta l'area è setacciata in ogni angolo sempre con l'ausilio dei cani molecolari.
Yara, ricerche concentrate su cantiere di Mapello Sulle tracce della 13enne il cane svizzero Joker
di Redazione
Nel cantiere dell’ex Sobea, dove è in costruzione un centro commerciale, però, le tracce della minorenne sembrano sparire nel nulla. E' qui che il fiuto dei cani specializzati, oggi è stato impiegato anche il cane svizzero Joker, porta da due giorni gli inquirenti
Bergamo - Si concentrano in un cantiere a Mapello, comune al confine con Brembate Sopra, le ricerche della 13enne bergamasca Yara Gambirasio. Nel cantiere dell’ex Sobea, dove è in costruzione un centro commerciale, però, le tracce della minorenne sembrano sparire nel nulla. E' qui che il fiuto dei cani specializzati, oggi è stato impiegato anche il cane svizzero Joker, porta da due giorni gli inquirenti. Lo stesso percorso tracciato oggi da Joker è stato fatto, indipendentemente, da altri due cani specializzati.
Indagine serrata in paese Se gli inquirenti non escludono nessuna pista e mantengono il massimo riserbo, il fiuto canino dunque traccia sempre lo stesso percorso. Yara dal centro sportivo si sarebbe diretta verso via Caduti dell’Aeronautica, dalla parte opposta rispetto alla direzione di casa. Difficile capire se dovesse incontrare qualcuno o se è stata costretta a cambiare percorso. L’ultimo sms, delle 18.44, aggancia secondo indiscrezioni una cella di Mapello, pochi minuti dopo verrà spento. Da questa mattina, le ricerche di carabinieri, protezione civile e vigili del fuoco si concentrano in questo piccolo lembo di terra, tra il cimitero e un campo di granturco, che circonda il cantiere in fondo a via Marconi. Anche con il buio le luci del cantiere e quelle alogene aiutano i soccorritori.
La sonda "life detector" Inutile finora l’utilizzo della sonda "life detector", usata anche in caso di terremoti e capace di trovare i dispersi sepolti dalle macerie. Dopo quattro giorni dalla scomparsa non hanno portato nessun risultato neanche le ricerche nei campi circostanti dove trovano rifugio, in casolari di fortuna, alcuni extracomunitari. Zone già setacciate a poche ore dalla scomparsa di Yara, ma che i soccorritori continuano a scandagliare alla ricerca di un elemento utile per trovare la 13enne con la passione per la ginnastica ritmica.
Il paese: "No al circo mediatico" La strada che porta alla villa dei Gambirasio i non residenti possono percorrerla solo a piedi. Un’automobile della polizia locale sbarra l’accesso: i camper delle televisioni per le dirette satellitari e i mezzi di giornalisti e fotografi devono restare rigorosamente parcheggiati a distanza. Calma e silenzio davanti la casa di Yara, dove il dolore dei genitori e dei fratelli resta chiuso nella più assoluta riservatezza. "Non vogliono che il loro dramma si trasformi nello spettacolo di Avetrana - dicono i vicini di casa - qui a Brembate non lo vuole a nessuno". A Brembate tutti si sono stretti attorno alla famiglia di Yara (nome di etimologia atzeca che significa primavera), ma in modo silenzioso, quasi timoroso. Un modo di stare vicino nei momenti dolorosi, tipico di questa terra, la Valle Brembana, contadini e lavoratori, muratori, gente al lavoro anche di notte, se serve. Nessuno ha voluto però invadere la tragedia della famiglia. Se si tratta di dare una mano praticamente, allora si muovono in tanti, a partire dal sindaco, Diego Locatelli, che sta prendendo parte direttamente alle ricerche. Anche stamani era infatti al cantiere dove si è concentrata per alcune ore l’attenzione. Con il viso scuro e chiuso non ha voluto parlare con stampa.
http://www.ilgiornale.it/interni/yara_ricerche_concentrate_cantiere_mapello_sulle_tracce_13enne_cane_svizzero_joker/cronaca-yara-brembate_sopra-ricerche-joker-mapello/30-11-2010/articolo-id=490553-page=0-comments=1
Yara Gambirasio, Indizi importanti.Sgombrata area dell'ex Sobea.
Sono le ore del terrore per Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni sparita da venerdì. Un supercane proveniente dalla Svizzera, di nome Joker che vanta una percentuale di successi del 70%, ha fiutato qualcosa al confine del comune di Mapello. E' bastato agli inquirenti per blindare un'area piuttosto vasta che comprende un campo aperto e un centro commerciale in costruzione con data di consegna 2011. I carabinieri avrebbero rinvenuto anche un paio di collant neri o di leggins. Proprio a Mapello si sarebbe agganciata la cella telefonica del cellulare di Yara in uno degli ultimi istanti in cui è rimasto acceso.
Ore 14,15 - Attenzione massima in un cantiere
Il cane «molecolare» svizzero Joker si è diretto nel cantiere dell'ex Sobea dove è in corso di realizzazione un centro commerciale. È in campagna al confine tra Brembate Sopra, Locate e Mapello ma in territorio di Mapello. Sarebbe stato individuato qualcosa di significativo, tanto che è arrivato un consistente spiegamento di forze dell'ordine con i vertici in prima fila. Gli operai che stavano lavorando lì sono stati fatti uscire. Sembra che ci siano importanti indizi.
MAESTRE ASILO PINEROLO: "SIAMO STATE ETICHETTATE COME STREGHE"
Roma, 29 nov. - (Adnkronos) - ''Tutte le illazioni contro di noi sono totalmente false. Siamo state minacciate ed etichettate come streghe. Contro di noi ci sono solo le accuse delle nostre ex dipendenti, non ci sono prove oggettive''. Lo hanno affermato le maestre dell'asilo di Pinerolo, accusate di maltrattamenti dsui bambini in un'intervista a 'Mattino Cinque', programma televisivo trasmesso da Canale 5. Le maestre potrebbero tornare all'asilo gia' domani a seguito della decisione del Tribunale della Liberta' del dissequestro dell'asilo di Pinerolo.
Yara Gambirasio, ricerche sospese. I cani puntano verso Tresolzio
Yara Gambirasio, ricerche sospese:I cani puntano verso Tresolzio
29 novembre 2010 Cronaca
Per Yara Gambirasio al setaccio il centro sportivo
Non ha dato alcun esito il massiccio sopralluogo che le forze dell'ordine hanno effettuato lunedì pomeriggio, 29 novembre, al centro sportivo di Brembate di Sopra, passato interamente al setaccio alla ricerca di Yara Gambirasio o di qualche traccia che potesse far risalire alla ragazzina 13enne che manca da casa dal tardo pomeriggio di venerdì 26 novembre. La ragazza, infatti, sarebbe stata vista uscire dalla palestra ma non dal centro sportivo, un complesso che racchiude al suo interno anche una piscina e una pista di atletica.
Nel corso del sopralluogo sono stati utilizzati anche i cani «molecolari», capaci cioè di seguire tracce quasi inesistenti. Uno di loro avrebbe trovato una traccia di Yara Gambirasio sopra un maniglione antipanico della palestra, mentre le tracce successive avrebbero portato i cani non nella direzione dell'abitazione della ragazza, ma nella direzione opposta.
Un cane in particolare, per tre volte consecutive, ha sempre puntato con insistenza verso via Caduti e Dispersi dell'Aeronautica, nella zona industriale (verso la sede della Nolan, per chi conosce la zona), a destra uscendo dal centro sportivo, mentre per tornare a casa Yara avrebbe invece dovuto svoltare a sinistra.
Proseguendo lungo quella direzione, dopo poche centinai di metri, si arriva nelle campagne della frazione di Tresolzio, peraltro già setacciate dai carabinieri sia nei giorni scorsi sia nella mattinata di lunedì 29. In serata, con il sopraggiungere dell'oscurità, le ricerche sono state sospese e riprenderanno martedì mattina 30 novembre.
I cani avrebbero fiutato le tracce fino alla Briantea - tra Locate di Ponte San Pietro, Ambivere e Mapello - per poi fermarsi lì. Lo stesso sostituto procuratore che coordina le indagini, Letizia Ruggeri, ha percorso a piedi il tragitto, insieme agli investigatori. La zona è battuta palmo a palmo, ma senza esiti.
Lunedì sono stati trovati anche un paio di fuseax neri in un cestino, ma i familiari di Yara hanno escluso che si trattassero di quelli indossati dalla figlia, così come un cellulare di marca Lg - la stessa di quello di Yara - trovato a Bonate. quello era bianco, quello di Yara nero.
Esaminati anche il computer e i diari della ragazza, ma tra le cose di Yara non è stato trovato nulla che possa aiutare gli investigatori nelle indagini.
Lunedì pomeriggio le ragazze della Ginnastica ritmica di Brembate Sopra si sono ritrovate in palestra. «Maura, la mamma di Yara, ha voluto che l'attività continui - dice l'istruttrice Daniela Rossi - . Abbiamo parlato con loro, risposto a domande, discusso e poi le atlete hanno sostenuto un leggero allenamento. Inutile dire che lo smarrimento e il dolore per la loro compagna si leggeva chiaramente nei loro occhi. È stato difficile ma è positivo che si vada avanti, pensando che la nostra Yara ritorni a volteggiare e a ballare nei palazzetti dello sport di tutta Italia. Il mio pensiero, come quello delle atlete e dei loro genitori, è costantemente rivolto a Yara e ora per me la notte è ancora più angosciosa».
http://www.ecodibergamo.it/stories/Cronaca/349372/
domenica 28 novembre 2010
Loano, Condannate per maltrattamenti le maestre dell’asilo Stella Grossi
5 novembre 2010 12:58
5 novembre 2010 12:58
di VALERIA ROSSI – Condannate entrambe, ieri, le maestre accusate di maltrattamenti nel caso dell’asilo nido di Loano sul quale avevamo pubblicato un’ampia intervista all’allora Presidente Emanuele Caglieris.
Ora che la giustizia ha assodato le responsabilità delle dirette interessate, però, sarebbe importante che anche la politica si assumesse le sue: a partire dal sindaco Vaccarezza che parrebbe aver fatto il possibile per insabbiare la vicenda.
Ma non è tutto qui, perché Emanuele Caglieris, che ci ha chiamato ieri dal Sudamerica in cui è andato a vivere, sospetta che ci siano state irregolarità anche nella gara di appalto relativa alla gestione dell’asilo, tanto che “I documenti sono stati fatti sparire – sostiene - non si sa bene da chi. La versione ufficiale è che ci sia stato un misterioso furto nei locali, durante il quale, guarda caso, sono stati rubati proprio quei documenti. E’ stato anche ventilato che fossi proprio io l’autore (o almeno il mandante del furto): cosa che ovviamente non mi avrebbe portato alcun vantaggio. Anzi, quei documenti sarebbero stata un’ulteriore prova a favore di chi sospetta che in quell’asilo i maltrattamenti non fossero l‘unico problema, pur essendo il più grave”.
Ovviamente di tutti questi retroscena non si trova traccia sui giornali di oggi, nei quali le maestre sono uniche protagoniste.
Ma non ci sono solo loro: c’è anche chi ha permesso che tutto questo accadesse e c’è chi ha fatto i salti mortali perché questi crimini (e forse altri) restassero celati all’opinione pubblica, “per non ledere l’immagine della città” (questa è stata la scusa ufficiale di cui ci ha parlato Caglieris quando ci ha raccontato della reazione di Angelo Vaccarezza alla sua denuncia).
C’è stato chi ha chiesto ai genitori dei bambini di “non fare denunce, perché avrebbe aggiustato tutto lui”.
C’è il fatto che la maestre oggi condannate siano state nuovamente impiegate in mansioni che avevano a che fare con i bambini, senza la minima preoccupazione.
Tutto questo ha precise responsabilità e ci piacerebbe, almeno, che se ne parlasse anziché trincerarsi dietro ai “no comment” e alla complicità di chi non fa domande.
Evidentemente il “quieto vivere politico”, e l’interesse che ne deriva, contano anche più della salute fisica e mentale dei bambini.
Ma continuiamo pure a farci del male e a farne ai nostri figli: non sia mai che qualcuno si offenda troppo perché gli abbiamo pestato un delicato piedino.
Ora che la giustizia ha assodato le responsabilità delle dirette interessate, però, sarebbe importante che anche la politica si assumesse le sue: a partire dal sindaco Vaccarezza che parrebbe aver fatto il possibile per insabbiare la vicenda.
Ma non è tutto qui, perché Emanuele Caglieris, che ci ha chiamato ieri dal Sudamerica in cui è andato a vivere, sospetta che ci siano state irregolarità anche nella gara di appalto relativa alla gestione dell’asilo, tanto che “I documenti sono stati fatti sparire – sostiene - non si sa bene da chi. La versione ufficiale è che ci sia stato un misterioso furto nei locali, durante il quale, guarda caso, sono stati rubati proprio quei documenti. E’ stato anche ventilato che fossi proprio io l’autore (o almeno il mandante del furto): cosa che ovviamente non mi avrebbe portato alcun vantaggio. Anzi, quei documenti sarebbero stata un’ulteriore prova a favore di chi sospetta che in quell’asilo i maltrattamenti non fossero l‘unico problema, pur essendo il più grave”.
Ovviamente di tutti questi retroscena non si trova traccia sui giornali di oggi, nei quali le maestre sono uniche protagoniste.
Ma non ci sono solo loro: c’è anche chi ha permesso che tutto questo accadesse e c’è chi ha fatto i salti mortali perché questi crimini (e forse altri) restassero celati all’opinione pubblica, “per non ledere l’immagine della città” (questa è stata la scusa ufficiale di cui ci ha parlato Caglieris quando ci ha raccontato della reazione di Angelo Vaccarezza alla sua denuncia).
C’è stato chi ha chiesto ai genitori dei bambini di “non fare denunce, perché avrebbe aggiustato tutto lui”.
C’è il fatto che la maestre oggi condannate siano state nuovamente impiegate in mansioni che avevano a che fare con i bambini, senza la minima preoccupazione.
Tutto questo ha precise responsabilità e ci piacerebbe, almeno, che se ne parlasse anziché trincerarsi dietro ai “no comment” e alla complicità di chi non fa domande.
Evidentemente il “quieto vivere politico”, e l’interesse che ne deriva, contano anche più della salute fisica e mentale dei bambini.
Ma continuiamo pure a farci del male e a farne ai nostri figli: non sia mai che qualcuno si offenda troppo perché gli abbiamo pestato un delicato piedino.
SARAH, MICHELE HA DETTO LA VERITA' SOLO AL PARROCO DEL CARCERE
Misseri usa ancora il plurale, la verità solo al parroco del carcere
AVETRANA – «Il pozzo era pieno d’acqua?», chiede il giudice. «C’era acqua dentro. Ora, quando “siamo andati” l’ultima volta, era un mare piccolo: non si poteva entrare più». Ancora una volta Michele Misseri parla al plurale per raccontare l’omicidio della nipote Sarah Scazzi. A provocare l’ambigua risposta durante l’incidente probatorio del 19 ottobre, è l’avvocatessa Emilia Velletri che vuole sapere perché Michele ha deciso di spogliare la nipote prima di immergerla nella cisterna. «Senta: ma lei non ha voluto buttare i vestiti nel pozzo perché, secondo lei, si consumavano dopo il cadavere…», chiede la legale. «I vestiti non li ho messi – spiega Michele – perché quando piove là, che si riempie, escono tutti fuori (…) e possono essere trovati». Il contadino accusato di avere ucciso la nipote in concorso con la figlia Sabrina, spiega come tornando sul luogo della sepoltura, lui e qualcun altro («quando siamo andati l’ultima volta»), hanno trovato la superficie completamente sommersa dall’acqua piovana. Già altre volte Misseri è scivolato sulla stessa declinazione al plurale.
sabato 27 novembre 2010
Michele Misseri: "Sarah a Sabrina facevano giochi pericolosi"
"Sarah a Sabrina facevano giochi pericolosi"
Viterbo - 27 novembre 2010 - ore 16,25
- "Mia moglie potrebbe chiedere il divorzio".
E' l'ipotesi che Michele Misseri, accusato di aver ucciso la nipote Sarah Scazzi, ha fatto davanti ai magistrati titolari dell'inchiesta sull'omicidio della 15enne di Avetrana.
Misseri, nell'ambito del confronto coi pm in sede di incidente probatorio, avrebbe escluso che la moglie Cosima sapesse della morte di Sarah.
Lei, ha detto Misseri, credeva, come tutti, che la sua nipotina fosse scomparsa. Mai avrebbe potuto immaginare un coinvolgimento del marito o della figlia Sabrina nella vicenda.
Misseri ha anche spiegato i motivi per i quali ha ritrattato la sua prima confessione. Quella dell'interrogatorio fiume della notte del 7 ottobre, quando l'uomo ammise di aver strangolato Sarah e di averla gettata in una cisterna.
"Perché dovevo fare tanti anni di carcere se una cosa io non l'ho fatta?", ha spiegato ai magistrati. Da qui, la chiamata in correità della figlia Sabrina. Che, però, Misseri, tenta ancora di giustificare.
L'accusato ha infatti ipotizzato che la morte di Sarah possa essere stata un incidente. Lei e Sabrina, infatti, come spiegato da Misseri, erano solite fare "giochi pericolosi", con corde e cinture.
http://www.tusciaweb.it/notizie/2010/novembre/27_29n_scazzi.htm
Viterbo - 27 novembre 2010 - ore 16,25
- "Mia moglie potrebbe chiedere il divorzio".
E' l'ipotesi che Michele Misseri, accusato di aver ucciso la nipote Sarah Scazzi, ha fatto davanti ai magistrati titolari dell'inchiesta sull'omicidio della 15enne di Avetrana.
Misseri, nell'ambito del confronto coi pm in sede di incidente probatorio, avrebbe escluso che la moglie Cosima sapesse della morte di Sarah.
Lei, ha detto Misseri, credeva, come tutti, che la sua nipotina fosse scomparsa. Mai avrebbe potuto immaginare un coinvolgimento del marito o della figlia Sabrina nella vicenda.
Misseri ha anche spiegato i motivi per i quali ha ritrattato la sua prima confessione. Quella dell'interrogatorio fiume della notte del 7 ottobre, quando l'uomo ammise di aver strangolato Sarah e di averla gettata in una cisterna.
"Perché dovevo fare tanti anni di carcere se una cosa io non l'ho fatta?", ha spiegato ai magistrati. Da qui, la chiamata in correità della figlia Sabrina. Che, però, Misseri, tenta ancora di giustificare.
L'accusato ha infatti ipotizzato che la morte di Sarah possa essere stata un incidente. Lei e Sabrina, infatti, come spiegato da Misseri, erano solite fare "giochi pericolosi", con corde e cinture.
http://www.tusciaweb.it/notizie/2010/novembre/27_29n_scazzi.htm
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SARAH SCAZZI, MICHELE MISSERI: IL 26 AGOSTO NON ANDAI IN BANCA
Taranto, 27 nov. (Adnkronos) - ''Voglio sapere questo: quella mattina ti ricordi se sei andato in banca a fare qualche operazione?'', chiede il pm della Procura della Repubblica di Taranto Mariano Buccoliero a Michele Misseri durante l'interrogatorio dell'incidente probatorio svoltosi lo scorso 12 novembre nel carcere della citta' jonica nell'ambito dell'inchiesta sul delitto di Sarah Scazzi. ''Banca? No'', risponde Michele Misseri.
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venerdì 26 novembre 2010
Michele Misseri: verbali incidente probatorio (testo integrale)
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Omicidio Sarah Scazzi: come mai nessuno ha tentato di telefonarle?
SARAH SCAZZI / le NON telefonate al cellulare di Sarah. Ambiguo anche Ivano
Omicidio SARAH SCAZZI. Ultime notizie: il mistero delle NON telefonate al cellulare di Sarah. Comportamento sospetto anche per Ivano - Avetrana - Tra i molti punti oscuri della vicenda Sarah Scazzi c'è senz'altro anche quello relativo alle non chiamate fatte verso il cellulare di Sarah da parte di alcuni dei personaggi coinvolti in questa storia.
Come mai nei giorni successivi alla scomparsa della ragazza, avvenuta il 26 agosto scorso, nessuno tra Sabrina, Cosima e Michele ha provato a chiamare il numero di Sarah sperando magari che trillasse?
Verrebbe da sospettare che il tentativo era ritenuto inutile in quanto a loro era ben chiaro che mai e poi mai dall'altra parte avrebbe potuto rispondere qualcuno.
Inquietante, in tal senso, è anche la posizione del famoso Ivano.
Anche lui non ha mai provato a chiamare il numero di Sarah, forse conosceva la verità anche lui?
Va ricordato che nelle due ora successive alla scomparsa di Sarah, Sabrina Misseri e Ivano hanno avuto qualcosa come una quarantina di contatti tra telefonate e sms. Per dirsi cosa?
http://www.unonotizie.it/12520-sarah-scazzi-le-non-telefonate-al-cellulare-di-sarah-ambiguo-anche-ivano.php
Omicidio SARAH SCAZZI. Ultime notizie: il mistero delle NON telefonate al cellulare di Sarah. Comportamento sospetto anche per Ivano - Avetrana - Tra i molti punti oscuri della vicenda Sarah Scazzi c'è senz'altro anche quello relativo alle non chiamate fatte verso il cellulare di Sarah da parte di alcuni dei personaggi coinvolti in questa storia.
Come mai nei giorni successivi alla scomparsa della ragazza, avvenuta il 26 agosto scorso, nessuno tra Sabrina, Cosima e Michele ha provato a chiamare il numero di Sarah sperando magari che trillasse?
Verrebbe da sospettare che il tentativo era ritenuto inutile in quanto a loro era ben chiaro che mai e poi mai dall'altra parte avrebbe potuto rispondere qualcuno.
Inquietante, in tal senso, è anche la posizione del famoso Ivano.
Anche lui non ha mai provato a chiamare il numero di Sarah, forse conosceva la verità anche lui?
Va ricordato che nelle due ora successive alla scomparsa di Sarah, Sabrina Misseri e Ivano hanno avuto qualcosa come una quarantina di contatti tra telefonate e sms. Per dirsi cosa?
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SARAH,MEDICO LEGALE: ASSENZA DI CIBO DIPENDE DA MOLTI FATTORI
Taranto, 26 nov. (Adnkronos) - ''Il fatto che non siano stati trovati residui di cibo nel corpo di Sarah puo' dipendere da tanti fattori: o non ha mangiato proprio o ha dato solo un morso o ha mangiato molto tempo prima di quanto si e' detto. Potrebbe anche aver mangiato qualcosa vomitandola successivamente. C'e' poi la possibilita' che abbia mangiato poco e abbia bevuto un bicchier d'acqua subito dopo e quindi il cibo si sia diluito lasciando piccoli residui nel liquido''. E' quanto ha affermato, parlando con l'ADNKRONOS, il professor Luigi Strada, medico legale incaricato dalla Procura della Repubblica di Taranto, a proposito del delitto di Sarah Scazzi, uccisa il 26 agosto ad Avetrana. Strada conferma di aver trovato ''un liquido torbido di 20 cc nell'intestino della vittima''.
giovedì 25 novembre 2010
Sarah Scazzi, cosa nasconde Cosima? Al vaglio il suo alibi
AVETRANA - Emergono dei dubbi sulla posizione di Cosima Serrano, la moglie e madre di Michele e Sabrina Misseri, entrambi in carcere per l'omicidio della quindicenne Sarah Scazzi. Gli inquirenti stanno vagliando un "buco" di due ore nell'alibi della donna per il 26 agosto scorso, quando venne uccisa la nipote. Gli investigatori sospettano che quella mattina la donna possa essere stata testimone di episodi importanti ai fini del movente del delitto.
La moglie del contadino di 57 anni ha sempre riferito di essere andata a lavorare la mattina dell'omicidio della nipote, accompagnata in campagna da un pulmino. Ma la sua versione non combacia con alcune testimonianze. Tra queste c'è quella
del marito, che ha riferito che Cosima era ancora a casa quella mattina intorno alle 8.30, e non, quindi, in campagna. Inoltre l'uomo ha riferito che alle 9 circa non c'erano più né lei né la sua Opel Astra. Dai movimenti bancari, inoltre, risulta che la donna abbia eseguito un versamento dal Credito cooperativo di Avetrana alle 12.18, orario incompatibile con l'eventuale sua giornata lavorativa in campagna.
Dai riscontri effettuati sui tabulati telefonici del cellulare di Cosima, gli investigatori hanno scoperto che intorno alle 10 del 27 agosto scorso la donna, lasciata Avetrana, telefonò poco dopo e per tre volte all'altra figlia, Valentina, residente a Roma, e che la cella telefonica utilizzata dalla «rete» è quella che garantisce il segnale proprio nelle campagne in contrada "Mosca", dove Michele aveva occultato in un pozzetto il corpo della nipote Sarah.
25 Novembre 2010 - 21.34
http://www.romagnaoggi.it/cronaca/2010/11/25/178890/
mercoledì 24 novembre 2010
CONDANNA DON MAURO STEFANONI, LA DIFESA: ATTACCHI ALLA CHIESA HANNO INFLUITO
Nuova condanna per don Mauro. Confermati gli 8 anni in Appello
Ribadita la sentenza già pronunciata a Como. La famiglia della vittima: «Giustizia è fatta»
«Otto anni». Nessuno sconto. Una condanna pesantissima pure in secondo grado. Don Mauro Stefanoni è stato dichiarato colpevole anche dal collegio d’Appello di Milano, a cui aveva fatto ricorso contro la sentenza rimediata di fronte ai giudici del tribunale di Como. Per sei giudici - tre di primo grado, tre di secondo - è colpevole del reato di violenza sessuale ai danni di un ragazzo dell’oratorio di Laglio che, all’epoca dei fatti contestati dall’accusa, era minorenne. La sentenza è stata letta ieri nel primo pomeriggio, poco dopo le quattordici, al termine di una camera di consiglio breve, protrattasi per circa un’ora. Una simile decisione, per la verità, era nell’aria.
Soprattutto dopo l’esito della perizia chiesta dal collegio meneghino - composto di sole donne - a tre medici, per meglio analizzare la patologia di don Mauro e verificarne, di conseguenza, le possibilità di compiere gli atti sessuali raccontati dal ragazzino che nel frattempo è diventato maggiorenne.
I professori Sergio Cosciano Cunico, Francesco De Ferrari e il dottor Giovanni Stocovaz, nominati dai giudici, con il loro lavoro hanno messo fine, in pratica, al processo sentenziando che i guai fisici del parroco canturino, 41 anni, «di per sé non rappresentano una situazione anatomica tale da rendere impossibile qualunque tipo di rapporto sessuale».
Ribadita la sentenza già pronunciata a Como. La famiglia della vittima: «Giustizia è fatta»
«Otto anni». Nessuno sconto. Una condanna pesantissima pure in secondo grado. Don Mauro Stefanoni è stato dichiarato colpevole anche dal collegio d’Appello di Milano, a cui aveva fatto ricorso contro la sentenza rimediata di fronte ai giudici del tribunale di Como. Per sei giudici - tre di primo grado, tre di secondo - è colpevole del reato di violenza sessuale ai danni di un ragazzo dell’oratorio di Laglio che, all’epoca dei fatti contestati dall’accusa, era minorenne. La sentenza è stata letta ieri nel primo pomeriggio, poco dopo le quattordici, al termine di una camera di consiglio breve, protrattasi per circa un’ora. Una simile decisione, per la verità, era nell’aria.
Soprattutto dopo l’esito della perizia chiesta dal collegio meneghino - composto di sole donne - a tre medici, per meglio analizzare la patologia di don Mauro e verificarne, di conseguenza, le possibilità di compiere gli atti sessuali raccontati dal ragazzino che nel frattempo è diventato maggiorenne.
I professori Sergio Cosciano Cunico, Francesco De Ferrari e il dottor Giovanni Stocovaz, nominati dai giudici, con il loro lavoro hanno messo fine, in pratica, al processo sentenziando che i guai fisici del parroco canturino, 41 anni, «di per sé non rappresentano una situazione anatomica tale da rendere impossibile qualunque tipo di rapporto sessuale».
Argentina: abusa della figlia per 30 anni, nati 10 figli.La Polizia:abituali gli abusi in famiglia nella zona
ARGENTINA: UOMO ABUSA DELLA FIGLIA PER 30 ANNI – Un uomo di 62 anni è stato arrestato oggi a Santa Fe, circa 300 chilometri da Buenos Aires, dopo essere stato accusato dalla figlia 43enne di aver abusato di lei per almeno tre decenni, periodo in cui ha dato alla luce 10 figli. Lo hanno reso noto i media locali. La famiglia risiede in una zona rurale di Santa Fe e già lo scorso giugno la donna aveva effettuato una denuncia in tal senso alla giustizia. In dichiarazioni alle radio locali, il gip della cittadina di Reconquista, Virgilio Palud ha specificato che con il test del Dna è stato possibile accertare che almeno otto dei ragazzi, 27 anni il più grande e sette il più piccolo, sono figli dell’uomo. «Lui nega tutto in modo cinico, ma, al di là dei test, le perizie psicologiche confermano che è conscio degli abusi commessi», ha assicurato il magistrato. Il gip, comunque, ha anche precisato che gli abusi sessuali nell’ambito familiare «sono del tutto abituali» nella zona rurale circostante, tanto che «nella prigione della città di Vera, hanno dovuto creare un padiglione speciale apposta per loro».
Fonte: Ansa
23 novembre 2010
Fonte: Ansa
23 novembre 2010
OMICIDIO ELIANA FEMIANO: DUE ARRESTI PER FAVOREGGIAMENTO
Luigi faccetti, foto Il Messaggero
Giugliano (NA) - Omicidio Femiano, due arresti per favoreggiamento 2. A pagare per la morte di Eliana Femiano, oltre allex fidanzato Luigi Faccetti, probabilmente ci saranno anche due persone arrestate poco fa dai carabinieri di Giugliano. Due cugini che hanno accompagnato la donna all'appuntamento e che ora sono accusati di favoreggiamento personale. Secondo quanto ricostruito dai militari, Eliana e Luigi si erano riavvicinati attraverso Facebook. Poi lincontro a casa di lui che era ai domiciliari per aver accoltellato la donna un anno fa.
RAGAZZA UCCISA DA EX FIDANZATO:FORSE LE E' STATA TESA UNA TRAPPOLA
Uccide a coltellate l’ex ragazza, ci aveva già provato un anno fa
L’uomo scontava ai domiciliari 8 anni per il tentato omicidio
L’aveva colpita al collo ed era fuggito, quindi si era costituito presso il carcere di Secondigliano. La ragazza lo temeva, non voleva più vederlo stando a quanto raccontano i familiari dopo la tragedia, ma l’altra sera è arrivata fino all’appartamento in centro dove lui era ai domiciliari. Doveva essere un tentativo di “chiarimento”, l’ennesimo. Una lite, forse, la discussione degenerata e poi un grosso coltello da cucina sferrato più volte sul corpo e sul viso di Emiliana. Decine di fendenti e, ancora una volta, la fuga. Verso casa, a Napoli, ma una mano sanguinante l’ha costretto a fermarsi in ospedale a Giugliano in Campania. Ha detto ai medici di essersi ferito accidentalmente, ma i sanitari non gli hanno creduto e hanno chiamato i carabinieri. Stavolta non c’è stato bisogno di costituirsi: di fronte ai militari il giovane avrebbe ammesso subito le proprie responsabilità, addirittura dicendo «ci avevo già provato l’anno scorso».
L’uomo scontava ai domiciliari 8 anni per il tentato omicidio
di GIOVANNI DEL GIACCIO
e DANIELE SPERLONGAL’aveva colpita al collo ed era fuggito, quindi si era costituito presso il carcere di Secondigliano. La ragazza lo temeva, non voleva più vederlo stando a quanto raccontano i familiari dopo la tragedia, ma l’altra sera è arrivata fino all’appartamento in centro dove lui era ai domiciliari. Doveva essere un tentativo di “chiarimento”, l’ennesimo. Una lite, forse, la discussione degenerata e poi un grosso coltello da cucina sferrato più volte sul corpo e sul viso di Emiliana. Decine di fendenti e, ancora una volta, la fuga. Verso casa, a Napoli, ma una mano sanguinante l’ha costretto a fermarsi in ospedale a Giugliano in Campania. Ha detto ai medici di essersi ferito accidentalmente, ma i sanitari non gli hanno creduto e hanno chiamato i carabinieri. Stavolta non c’è stato bisogno di costituirsi: di fronte ai militari il giovane avrebbe ammesso subito le proprie responsabilità, addirittura dicendo «ci avevo già provato l’anno scorso».
martedì 23 novembre 2010
SARAH,IN UNA VECCHIA INTERVISTA A COSIMA SERRANO PARTICOLARI INTERESSANTI
Intervista alla zia di Sarah Scazzi dell'8 settembre 2010
"Ma se avesse deciso di fuggire da Avetrana, mia nipote avrebbe potuto dire alla madre, già al mattino, che sarebbe venuta da Sabrina. In questo modo avrebbe avuto tutto il tempo di allontanarsi, e non destare sospetti almeno fino a sera”. Qual è l’idea che si è fatta riguardo alla scomparsa di sua nipote? “E’ una domanda che ci poniamo noi familiari ogni giorno che passa, ma non riusciamo a darci ancora una spiegazione plausibile. Ci chiediamo in continuazione: perché è stata rapita? E da chi?”"
(di Marco D’Errico) AVETRANA Cosima Serrano, zia di Sarah Scazzi e mamma della cugina Sabrina Misseri, ribadisce l’estraneità della figlia riguardo la sparizione della 15enne. La donna, intervistata da Senzacolonne ieri mattina, ha ricostruito gli ultimi giorni di Sarah, prima di quel tragico 26 agosto quando, tra le 14 e 40 e le 14 e 42, la ragazzina è svanita nel nulla. Sabrina Misseri, di 22 anni, sarebbe ritenuta dagli inquirenti una delle persone più informate circa gli amici che frequentava assieme alla cugina scomparsa. Per questo i carabinieri di Avetrana la continuerebbero a convocare ripetutamente presso la caserma, e avrebbero avviato un filone delle indagini sulla base delle sue dichiarazioni. Sabrina avrebbe dichiarato che Sarah, nei giorni trascorsi dalla cugina a San Pancrazio Salentino, sarebbe stata adocchiata da qualcuno, che poi l’avrebbe rapita ad Avetrana. Cosa ne pensa di questa ipotesi? “Se qualcuno l’abbia notata quando è andata al mercato con la cugina Antonella, poiché non passava inosservata per il colore biondo dei capelli, io non posso saperlo.
Ma durante il soggiorno da mia sorella Salvatora, Sarah non è stata mai da sola. Ha incontrato il padre, che si trovava anche lui in paese, e poi ha trascorso gran parte del tempo in casa davanti al computer e, con l’aiuto di Antonella, ha creato un profilo su Facebook con il nickname di “Buffy”.
Sarah Scazzi, Riesame: “Sabrina può uccidere ancora. E la madre ha mentito”
DEPOSITATE LE MOTIVAZIONI CON CUI IL RIESAME HA RESPINTO LA RICHIESTA DI SCARCERAZIONE
Sabrina «abile e scaltra» nel depistare, «sleale», «traditrice» della fiducia di Sarah. Sabrina che uccide «sotto la spinta immediata del rancore giunto al culmine nel corso di un ennesimo litigio» per la gelosia verso Ivano, del quale lei è «fortemente innamorata», anzi «ossessionata». E ancora: Sabrina che forza il lucchetto del diario segreto di Sarah e si ferma sull’appunto del 28 luglio: «Ciao mi chiamo Sarah, in questo periodo sono molto legata ad 1 ragazzo che ha 27 anni, io ne ho solo 15 ma lui è dolcissimo con me e mi coccola sempre, si chiama Ivano, e lui piace anche a mia cugina Sabrina ma io non capisco se mi piace o se gli voglio solo bene come 1 amico…». Sabrina è messa all’angolo, con i suoi mille «gravissimi comportamenti» dai quali «emerge il concreto e attuale pericolo che costei c ommetta delitti del l a stessa specie di quello per cui si procede». E poi Sabrina e la sua «insoddisfazione per il proprio aspetto fisico» che aveva «trasformato l’inconsapevole Sarah, in una sua antagonista».
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