martedì 30 giugno 2009

G8,ALLARME SCOSSE:NESSUNO CREDE A GIULIANI, MA E' PRONTO UN PIANO DI EVACUAZIONE IN ELICOTTERO

G8: l’Italia si prepara
di Riccardo Renda

Dal 28 giugno, con la sospensione in Italia del Trattato di Schengen e il ripristino dei controlli alle frontiere sino al 15 luglio, entra nel vivo l'operazione sicurezza per il G8 che si svolgerà a L’Aquila dall’8 al 10 luglio.

Come noto, a fine aprile la sede è stata trasferita da La Maddalena a L’Aquila su iniziativa del Presidente del Consiglio, suscitando diverse perplessità (tra cui quelle del Ministro Matteoli e parte dell’opposizione) ma anche evidenti consensi (in particolare, da parte delle autorità della città abruzzese).

Indubbiamente forte è il valore simbolico della scelta, a sottolineare la rinascita della città duramente colpita dal sisma del 6 aprile, ponendola sotto i riflettori dell’intero pianeta.

Le perplessità emerse riguardano, soprattutto, le esigenze di ordine pubblico. Un’isola come La Maddalena avrebbe senza dubbio consentito geograficamente un controllo completo e una migliore organizzazione dell’apparato di sicurezza. Le autorità coinvolte, tuttavia, in primis il prefetto dell’Aquila Franco Gabrielli, sono convinte che la città, nelle attuali condizioni, possa offrire una maggiore garanzia di tutela date le carenze logistiche conseguenti al sisma, costituendo veri e propri disincentivi fisici a problemi quali il rischio di azioni terroristiche o di protesta.

Intanto, sono state annunciate le prime manifestazioni. Il 6 luglio una fiaccolata per ricordare le vittime del terremoto nel capoluogo abruzzese. Il 7 un comitato di accoglienza, non sappiamo quanto “caloroso”, darà il benvenuto ai grandi della Terra agli aeroporti di Roma. I due giorni successivi saranno caratterizzati da azioni di disturbo e forum in tutto il territorio abruzzese. Il culmine sarà la manifestazione di protesta annunciata per il 10 luglio nel capoluogo ad opera dei No Global e dei Cobas. Tra parentesi, tale manifestazione è duramente osteggiata dai comitati aquilani (tra cui il noto movimento 3e32, promotore della protesta a Roma contro il decreto del Governo sulla ricostruzione), timorosi che essa finisca con l’essere strumentalizzata, bloccando le legittime ragioni di protesta dei terremotati.

Il dispiegamento previsto di forze, al fine di garantire la massima tutela ai capi Stato e di governo partecipanti, nonché alle rispettive delegazioni è, come prevedibile, notevole: 15.000 unità.

Le maggiori preoccupazioni, tuttavia, sono emerse dall’aver scelto quale sede un’area a forte rischio sismico, come peraltro confermato dalla scossa di lunedì, la cui magnitudo di 4,6 ha creato un certo allarmismo. Al proposito, rassicurazioni sono giunte direttamente dal commissario Guido Bertolaso, avendo scelto quale base logistica degli ospiti e del summit la caserma-scuola della Guardia di Finanza di Coppito, una delle poche strutture di provata resistenza sismica del capoluogo abruzzese. Per la cronaca, Giampaolo Giuliani - il famigerato ricercatore che studia i livelli di gas radon quale elemento sismico previsionale - negli ultimi giorni ha rilevato un livello superiore alla media, proprio nell’area di Coppito. Che si creda o meno alle sue dichiarazioni, è sintomatico il fatto che dietro pressioni della delegazione statunitense, sia stato predisposto un imponente piano di evacuazione a mezzo di elicotteri, da attuare in caso di pericolo.

Al di là delle valutazioni sull’opportunità, il Governo vanta di risparmiare ben 220 milioni di euro dal trasferimento sede dalla mondana e lussuosa Sardegna al più parco Abruzzo. Peraltro, non si capisce come si possa giungere a tali cifre, soprattutto dopo che lo stesso Berlusconi ha rassicurato i vertici amministrativi della Sardegna sulla realizzazione dei lavori inizialmente previsti per il summit sardo (la realizzazione della Sassari-Olbia e l‘opera di bonifica e riconversione civile dell’ex arsenale militare). Inoltre, alla luce di tale politica del risparmio, non si vede come debbano essere valutate iniziative quali la realizzazione di un campo di basket per il sollazzo personale del Presidente Obama.

Di certo, le popolazioni colpite dal sisma sono piuttosto perplesse sulla scelta abruzzese. Consapevoli che possa rivelarsi una semplice manovra propagandistica: un’attenzione mondiale che rischia di concentrarsi esclusivamente sull’organizzazione del summit, ignorando di fatto i reali problemi dell’Abruzzo ferito dal terremoto.

Tra polemiche e perplessità, il G8 low-cost e solidale è comunque pronto a partire.

Difficile prevedere i risultati cui condurrà il summit.

Berlusconi ha annunciato che al centro dell’analisi vi saranno il predisporre nuove regole sul buon funzionamento degli affari mondiali, il rilancio dei negoziati Doha round sul commercio multilaterale, il pacchetto climatico e il programma sulla sicurezza alimentare.

Sarebbe auspicabile che i dibattiti si focalizzassero proprio sui temi sui quali si gioca il futuro del pianeta, da sempre disattesi. In realtà, l’agenda dei lavori, come rivelato da alcune fonti Farnesina con una punta polemica, sarà imposta dalla delegazione Obama e non dalla Presidenza del G8, italiana. Si teme, in particolare, che l’unico risultato di rilievo possa essere un via libera al passaggio al G20 per il prossimo summit di Pittsburgh in settembre.

Speriamo vivamente che tutto non si risolva nella consueta foto ricordo di gruppo.

Il recente G8 allargato di Trieste, ne è un esempio. Nonostante l’annuncio di “una nuova azione coordinata nei confronti dell’Afghanistan da parte di tutti i Paesi interessati alla stabilizzazione della regione”, è mancato il vero colpo di reni. La dura denuncia dell’operato del governo di Teheran annunciata dal Ministro Frattini, difatti, si è tradotta in una linea morbida, testimoniata dal mero “invito al governo iraniano affinché ricerchi soluzioni pacifiche alla crisi in atto” e in una frase sibillina dello stesso Ministro (“Se dovessi dire oggi con certezza chi sia il vincitore delle elezioni, non potrei dirlo perché non ho in mano gli elementi che hanno in mano le autorità iraniane”), unico “garbato” riferimento alla poco chiara regolarità della recente tornata elettorale in Iran.

Il calendario dei lavori prosegue il 29 giugno a Napoli, con la presentazione ufficiale del summit a bordo di una nave da crociera dall’emblematico nome di “MSC Fantasia”.

Da un punto di vista strettamente organizzativo, sembrerebbe tutto in ordine.

Quando si parla di G8, però, per una inevitabile associazione di idee, la mente va a Genova. Agli scontri che condussero alla morte di Carlo Giuliani, alla furia distruttrice dei black bloc, all’assalto insensato alla Diaz.

Il nostro paese si gioca una fetta pesante di credibilità sul piano internazionale. Sulla riuscita dell’evento, in particolare, si basa la futura reputazione ed il prestigio del Presidente Berlusconi, lanciato più che mai a riconquistare un ruolo centrale nello scacchiere politico.

I recenti G8 nazionali (ambiente a Siracusa, economia a Lecce, politica estera a Trieste), si sono comunque svolti regolarmente, lasciando la porta aperta ad un cauto ottimismo.


Imola: maltrattava la madre, ecco perchè il 19enne ha ucciso il giovane padrino

Di Wildgreta

Davvero stranissima questa storia. Due agenti erano di spalle, e non si sono accorti che il 19enne ha preso il machete e ha ucciso il patrigno. Ma era stato proprio il ragazzo a chiamare il 112, dopo l'ennesima lite.Come mai, visto che l'articolo riferisce che il patrigno era fuori di sè, non lo si è immobilizzato? E come mai i due agenti erano di spalle, proprio alle due persone oggetto della chiamata? I misteri della cronaca...

IMOLA - Non c'è la faceva più a vedere dalla madre esser picchiata e maltrattata dal padrino nove anni più giovane di lui, che lei, 40 anni, aveva sposato. L'ennesimo episodio di violenza si è trasformato in tragedia. Insofferente agli insulti di quell'uomo che poco sopportava, ha preso per mano un machete che aveva in casa e lo ha colpito a morte al capo. L'omicida è Nicolas Fini, 19 anni. La vittima è Emiljan Kece, un albanese di 27 anni che faceva il muratore.


L'episodio si è consumato a Imola poco dopo le 3 in una palazzina di via I Maggio, al civico 29. La vittima era indagata per maltrattamenti in famiglia oltre che per guida in stato d'ebbrezza. Sembra che l'albanese tutte le volte che tornava a casa ubriaco perdesse il controllo delle sue azioni, minacciando e maltrattando la donna che aveva sposato qualche anno fa.


E probabilmente il clima di paura che serpeggiava tra le quattro mura di quell'abitazione di via I Maggio ha spinto il 19enne ad armarsi di un machete. Nella nottata tra domenica e lunedì l'ennesima lite. La discussione tra i tre è iniziata in strada per poi proseguire in casa. La situazione è precipitata ed il giovane ha ritenuto opportuno chiedere l'intervento del ‘112'.


Sul posto sono intervenuta una pattuglia con due militari per un normale intervento di lite in famiglia. Gli uomini dell'Arma hanno fatto uscire di casa il 27enne completamente fuori di sé. Poi ha cominciato a rivolgersi in malo modo al 19enne. Il quale, accecato dalla rabbia, si è armato di machete ed è uscito sfogando tutto il suo rancore con tre colpi al capo del rivale. I militari, girati di spalle, non si sono accorti di nulla.


Qui hanno estratto la pistola e sparato un colpo in aria. Il giovane si è bloccato. Mentre l'albanese è stato trasportato in condizioni disperate all'ospedale ‘Maggiore' di Bologna, dove è deceduto alcune ore più tardi. Il 19enne, accusato di omicidio volontario, dopo esser stato interrogato in caserma, è stato rinchiuso alla ‘Dozza' di Bologna.

fonte

PEDOFILIA: VIOLENTA BIMBO IN SPIAGGIA A PALERMO, ARRESTATO


(AGI) - Palermo, 30 giu. - Un uomo di 29 anni, Maurizio Ferrara, e' stato fermato a Palermo dalla polizia con l'accusa di aver violentato per due volte un dodicenne sulla spiaggia di Vergine Maria. A Ferara, senza fissa dimora e con precedenti specifici, agenti della sezione Reati sessuali ed in danno di minori della Squadra Mobile hanno notificato un provvedimento di fermo, emesso dal sostituto procuratore Caramanna e gia' convalidato dal gip. I due episodi contestati all'indagato sarebbero avvenuti, a distanza di pochi giorni, su un lembo della spiaggia di Vergine Maria dove il ragazzino si dedicava alla sua passione per la pesca e dove l'arrestato si era accampato con una tenda. Ferrara aveva cosi' avvicinato il dodicenne, ne aveva conquistato la fiducia e lo aveva convinto a seguirlo in un posto piu' isolato, dicendogli che li' la pesca sarebbe stata migliore. Una trappola, finita con la prima violenza sessuale poi seguita da minacce al dodicenne perche' non raccontasse nulla a familiari e conoscenti, minacciandolo di violenze ancor piu' brutali.Ferrara aveva anzi dato al piccolo il suo cellulare e lo aveva costretto a chiamare casa e tranquillizzare i familiari per il suo ritardo. Pochi giorni dopo, il ragazzino e' tornato a pescare sulla stessa spiaggia ed e' stato nuovamente afferrato e stuprato da Ferrara dentro la sua tenda. Questa volta la vittima appena liberata ha parlato con i familiari ed e' stata presenbtata una denuncia alla polizia. Il minore e' stato ascoltato da un'equipe di poliziotti, magistrati e psicologi e ha ricostruito con lucidita' gli abusi subiti, fornendo riscontri particolareggiati e riconoscendo il pedofilo in fotografia.

Pedofilia femminile: madre violenta il figlioletto in diretta internet

Violenza su un bimbo ad opera della madre on line

Donna abusa del figlio e si “esibisce” in cam

La trent’enne inviava i file a un diciott’enne inglese arrestato per possesso di materiale pedopornografico

In diretta via internet avrebbe abusato di suo figlio, condividendo il materiale con un diciott’enne inglese. Arrestata una donna di trent’anni madre di quattro figli, residente negli Stati Uniti. A lei la polizia è arrivata dopo che le autorità del West Midlands, in Gran Bretagna, hanno arrestato il 18enne per possesso di materiale pedopornografico: hanno rintracciato il video e, grazie alla collaborazione con la polizia statunitense, sono risaliti all’identità della donna.
Nel video la donna, madre di 4 figli, avrebbe abusato di uno di questi, ed è stata perciò incarcerata ed incriminata per violenza sessuale ai danni di minore: rischia almeno 20 anni di carcere.
Questa orribile storia porta ancora all’ordine del giorno la necessità di regolamentazione sull’utilizzo della rete, che per la maggioranza è utilizzata in maniera seria e attenta in tutto il mondo.
Il lavoro degli inquirenti è far si che la minoranza che utilizza internet per commettere reati di qualsiasi tipo sia sempre più una minoranza.
Nonostante ciò un problema etico si pone che per ora appare del tutto impossibile da risolvere senza andare a intaccare la libertà del singolo.
La Voce-giugno 2009

lunedì 29 giugno 2009

Berlusconi: "Il governo è stabile, opposizione un morto che cammina"

Il presidente del Consiglio parla di crisi economica, G8, terremoto e spazzatura
"37 miliardi in meno per l'erario e il rapporto deficit/pil sarà al 5% nel 2009"

Nuovo attacco a Repubblica: "Solo invenzioni"

Berlusconi: "Il governo è stabile Opposizione? Morto che cammina"

Silvio Berlusconi


NAPOLI - "Il mio governo è il più stabile dell'Occidente". Silvio Berlusconi, durante la conferenza di presentazione del G8, tenta di spazzare così il campo dalle voci che lo dipingono in difficoltà, con lo spettro delle dimissioni che aleggia. Non è così, giura il premier. Che torna ad attaccare Repubblica: " "L'Italia è con me, ho il 62% dei consensi, ovunque io vada si fermano le strade. Repubblica e altri giornali si inventano le cose, non credete alle loro invenzioni". Poi uno stringato commento all'appello di Napolitano che ha invocato un freno alle polemiche politiche in vista del G8: "Speriamo che venga accolto". Ma un attimo dopo dalla bocca del premier esce una nuova stoccata: "L'opposizione è un cadavere che cammina".

Crisi economica. "Per la crisi prevediamo un danno di entrate per l'erario di 37 miliardi e se se non cambierà nulla, il rapporto deficit/pil sarà al 5% nel 2009". Previsioni che, però, non spaventano Berlusconi. Che torna a legare la crisi economica ad un fattore psicologico. Colpa dei giornali che parlando della crisi e creano "sfiducia e paura, nel pubblico di consumatori, che così indugiano in comportamenti di risparmio invece che di spesa". Poi gli immancabili sondaggi dai quali si evincerebbe che i cittadini hanno cambiato abitudini per colpa del disfattismo. Berlusconi aggiunge: "Con la fiducia possiamo uscire presto e bene da questa crisi. La crisi ha sfogato la sua massima forza, oggi non ci sono più situazioni che possano giustificare una continuazione della crisi. Perciò dal vertice ci deve essere un messaggio di fiducia. Non si deve continuare a parlare di una crisi profonda, chi lo fa porta nei consumatori una paura che modifica le abitudini degli acquisti. Da qui si verifica la regressione negli ordini delle aziende".


Rifiuti.
'Napoli e' tornata a quel livello di civiltà che si merita" dice Berlusconi parlando dell'emergenza rifiuti in Campania. "Adesso la città è pulita, La spazzatura che era ricomparsa a maggio era, come avevo detto, solo spazzatura elettorale". Tra l'altro, assicura il premier, la situazione della Campania dal punto di vista dei rifiuti "è molto migliore di quanto sta accadendo in altre regioni, come la Sicilia, ma anche il Lazio e la Liguria, dove le discariche sono in fase di esaurimento e mancano impianti di incenerimento".

Terremoto.
Entro la fine di settembre non ci sarà più nessuno nelle tende annuncia Berlusconi. Ed ancora le strutture di alloggio realizzate nella scuola della Guardia di Finanza dopo il vertice del G8 saranno destinate a ospitare gli sfollati che non riusciranno a tornare nelle proprie abitazioni. 'Subito dopo il vertice abbiamo la possibilita' di ospitare tutte quelle persone che fra agosto e dicembre non potessero tornare alle loro abitazioni - dice Bertolaso - possiamo ospitare un numero abbastanza significativo di terremotati".


G8. "Non si è mai visto un G8 così esteso per numeri di Paesi: più del 90% dell'economia mondiale vi sarà rappresentato". Il premier parla così del G8 che si terrà a L'Aquila. Un summit dove si parlerà di crisi e dove si dovra' varare "un codice di norme per il mondo della finanza, per il mondo dell'economia, dove non siano previsti paradisi fiscali, dove non ci siano i prodotti derivati, i cosiddetti asset tossici, dove ci siano regole precise da osservare e anche modi e organismi di controllo''. Poi toccherà alla politica estera: il Medio Oriente, l'Afghanistan, l'Iraq, l'Iran e tutte le altre situazioni africane e sudamericane che sono sulla scena internazionale. Altro problema che sara' al centro dei lavori, ha sottolineato Berlusconi, ''e' quello della fame in cui sono cadute intere popolazioni''. Per le first lady, infine, è stata chiesta una udienza
privata con il Papa".

(la repubblica 29 giugno 2009)

Bari, parla il trans: "Patrizia mi disse: o Silvio mi aiuta o lancio la bomba"

29/6/2009 (7:6) - INTERVISTA

Patrizia D'Addario posa insieme a Manila Gorio










Manila Gorio, amica della D'Addario:
«Riferirò al pm del ricatto al premier»
GRAZIA LONGO
BARI
E’ stata eletta «Miss Trans» e si vede. Sorriso smagliante, occhi verdi, fisico da sballo, Manila Gorio, da 10 anni amica del cuore di Patrizia D’Addario è impegnata su una spiaggia di Trani (poco distante da Bari) a coordinare un gruppo di belle ragazze per il suo reality su Teleregione. In mezzo a queste aspiranti showgirls in passato c’era anche Barbara Montereale, ospite del premier Berlusconi sia a Palazzo Grazioli sia a Villa Certosa. «Ma solo come accompagnatrice, a Patrizia gliel’ho presentata proprio io. E sempre io ho messo in contatto altre ragazze immagine con Nicola D., detto Nick o Fashion, che poi le portava da Giampaolo Tarantini. Giampi si affidava un sacco a Fashion (il quale, secondo indiscrezioni giudiziarie sta per ricevere un avviso di garanzia per detenzione di sostanze stupefacenti a fine di spaccio, ndr)».

Patrizia le ha raccontato della notte trascorsa a Roma nella camera da letto del premier a Palazzo Grazioli?
«Certo che sì. Siamo, anzi è meglio dire eravamo, amiche come sorelle. Ognuna conosce i segreti dell’altra. E posso dire che Patrizia non ha ancora detto tutta la verità».

E che cosa secondo lei avrebbe omesso di dire quando è stata interrogata?
«La molla che ha scatenato tutto sto’ pandemonio intorno a Berlusconi. Perché è vero che lei si è infilata nel suo letto per i 2 mila euro che le ha dato Tarantini. Altrettanto vero è che ha videoregistrato momenti di intimità col presidente del Consiglio. Lo ha fatto perché è furba e già a novembre, quando è stata Roma, pensava di poter sfruttare la situazione. Ma non è stata sua l’idea di denunciare la cosa alla Procura».

E’ convinta che gliel’ha suggerito qualcuno di rivolgersi alla magistratura?
«Non proprio: è stata direttamente lei a chiedere aiuto a dei politici pugliesi spiegando il materiale bomba che aveva tra le mani».

Questa confidenza gliel’ha fatta direttamente Patrizia?
«Mi ha raccontato tutto per fila e per segno. Io l’ho sconsigliata perché mi pareva una follia, ma lei non ha voluto darmi retta».

A chi si è rivolta? A politici di sinistra, avversari di Berlusconi?
«A questa domanda preferisco non rispondere».

E’ disponibile a raccontare quanto sa ai magistrati?
«In qualsiasi momento. Anzi, le dirò di più: non riesco a capire perché mai il pm Giuseppe Scelsi non mi abbia ancora contattata. Anche solo come persona informata dei fatti. I giornali hanno parlato più volte di me e dell’amicizia con Patrizia. Eppure niente. E allora io adesso lancio un appello. Posso?».

Prego.
«Dottor Scelsi mi interroghi, perché ho cose interessanti da raccontarle».

Lei crede che Patrizia D’Addario complotti con politici nemici del premier?
«Ripeto: lo dirò solo al giudice, ma Patrizia mi aveva annunciato che se Berlusconi non l’avesse aiutata per quella storia della licenza edilizia sul terreno dove vuole fare il Bed and Breakfast, sarebbe andata a parlare con alcuni esponenti politici».

Eppure Patrizia si è candidata con il Popolo della libertà.
«Avrà avuto i suoi motivi. Di sicuro non è una di destra e poi non ha fatto un minimo di campagna elettorale: ha preso solo 7 voti».

Manila, perché negli ultimi giorni ha maturato la decisione di farsi assistere da un legale?
«Voglio tutelarmi dalle sorprese di Patrizia. Lei sa che io so. E io ho paura. L’avvocato Michele Cianci (di fronte al quale si svolge questa intervista, ndr) mi assicura la protezione di cui ho bisogno. Anche perché sembra che il fatto che io possa screditare l’immagine di Patrizia dia molto fastidio».

Si riferisce a qualche episodio in particolare?
«Qualche giorno fa da Londra sono venuti due reporter del settimanale “News of the world”, di proprietà di Murdoch, grande rivale di Berlusconi. Mi hanno intervistato e fotografato per oltre due ore. Era presente un loro collega italiano, perché io l’inglese non lo parlo bene: mi hanno chiesto mille volte se ero stata anch’io ai festini a luci rosse da Berlusconi. Io ho detto di no, ho spiegato che Patrizia s’è decisa di fare il casino che ha fatto dopo aver parlato con qualcuno. E sa com’è finita?».

No, mi dica lei come è andata a finire la storia della sua intervista.
«Che non è uscita una riga. Persino l’avvocato Cianci c’è rimasto di sasso».

Le hanno chiesto anche dell’uso della cocaina?
«A voglia! Ma lo ribadisco anche a lei: Patrizia non ha mai sniffato e neppure ha visto gente sniffare da Berlusconi. Me lo ha detto lei in persona».

Le ha confessato di essersi divertita a Palazzo Grazioli?
«Macché divertita, lei è una escort professionista. Solo che ora è diventata famosa. Ancora più famosa di Noemi. Non ho ancora capito se si è montata la testa o se ha paura di me, ma da due settimane evita di parlare con me come se avessi la peste».

Crede davvero che sia possibile?
«Come no! Non mi risponde neppure più al cellulare».

la stampa 29 giugno 2009

Michael Jackson: L'avidità altrui, i farmaci, le liti per l'eredità

Giallo sull’eredità, alcuni consulenti finanziari parlano di due testamenti

E Michael disse: «Sono un uomo finito»

L’ex tata dei figli: costretta a fargli lavande gastriche per liberarlo dai farmaci

NEW YORK (USA) — Misteri, lacri­me e fango. Quattro giorni do­po la morte di Michael Jackson schiere di suoi ex impiegati si fanno avanti per consegnare— alcuni dietro compenso — sconcertanti rivelazioni sul suo conto, che il Re del Pop non po­trà mai confermare né smenti­re. L’ultima macchia alla memo­ria viene dall’ex tata dei suoi tre figli, la 42enne ruandese Grace Rwaramba, che in un’intervista al Times di Londra afferma di avergli «effettuato più volte del­le lavande gastriche per rimuo­vere pericolosi mix di medicina­li che aveva assunto». «Dovevo ripulirgli spesso lo stomaco — spiega la donna, che sarà interrogata dagli inqui­renti —. Prendeva tantissimi farmaci e c’erano giorni in cui stava così male che impedivo ai bambini di vederlo». Un giorno la tata avrebbe chiamato la ma­dre e la sorella del cantante per costringerle ad intervenire, «convincendo Michael ad ab­bandonare la sua dipendenza dai medicinali». Questa cosa lo fece infuriare al punto che Jack­son la licenziò, dopo 17 anni al suo servizio, accusandola di «tradimento».

Al tabloid britannico News of the World la bambinaia dice di essere stata contattata poche ore dopo la morte del cantante da uno dei suoi familiari, la cui unica morbosa domanda era: «sai dove nascondeva i soldi?». «In realtà Michael era talmente al verde — puntualizza la Rwa­ramba — che spesso dovevo usare la mia carta di credito per comperare regali e palloncini per i compleanni dei suoi figli». La sua improvvisa scompar­sa adesso rischia, paradossal­mente, di aiutare i tre eredi a colmare la montagna di debiti lasciati dal padre. Anche se ano­nimi ex consulenti finanziari di Jackson citati dalla stampa in­glese affermano sibillini che «potrebbe aver lasciato non uno, ma due testamenti». Intan­to la raccolta dei suoi maggiori successi, «Number One», ha già scalato l’hit parade inglese, piazzandosi al primo posto. E secondo gli addetti ai lavori il miracolo si ripeterà nel resto del mondo. Un destino a dir poco ironi­co, per un artista che a detta del reporter investigativo Ian Hal­perin «non era neppure più in grado di cantare» perché «fisi­camente e psicologicamente al capolinea». Una settimana pri­ma di morire Jackson avrebbe rivelato di considerarsi «un uo­mo finito». «Jackson è stato uc­ciso dall’avidità», punta il dito Halperin, che ha vissuto cinque anni tra il suo entourage, men­tre preparava un libro e un do­cumentario su di lui. «Se non fosse per i banchieri, agenti, dottori e consiglieri che l’han­no costretto a imbarcarsi nella massacrante tournee inglese», accusa, «sarebbe ancora vivo». <

Le polemiche sono destinate a durare mesi. Ieri la famiglia è tornata all’attacco contro il Dr. Conrad Murray, il cardiologo personale di Jackson, che è usci­to da tre ore di colloquio con gli investigatori, nel weekend, non come una persona sospet­ta ma da «semplice testimone della tragedia». Una fonte vici­na ai familiari della star ha bol­lato come «prematura» questa conclusione. «I risultati dell’au­topsia porteranno ad un’inchie­sta criminale», ha assicurato ie­ri alla Cnn il reverendo Jesse Jackson, portavoce del clan. Che definisce Murray «un in­competente » per aver praticato il massaggio cardiaco tenendo­lo sul letto, invece che su una superficie rigida come ogni me­dico dovrebbe sapere. Ieri anche il presidente Ba­rack Obama ha scritto una lette­ra personale di condoglianza al­la famiglia, mentre l’annuale Oscar nero organizzato ad Hol­lywood veniva trasformato in un tributo alla memoria di Jacko. «Michael sarà ancora più grande da morto che da vivo— ha detto il patriarca Joe Jackson alla FoxTv —. Vorrei tanto che potesse vedere il diluvio di af­fetto scatenato dalla sua mor­te .Alessandra Farkas

corriere della sera 29 giugno 2009

Meredith, Udienza 27 giugno: tutti gli articoli

Meredith, la madre di Amanda: abbiamo
ipotecato casa per stare qui al processo

PERUGIA (26 giugno) – Ha consumato tutte le ferie, adesso è senza stipendio e ha anche ipotecato la casa: tutto per stare il più possibile vicino alla figlia Amanda Knox, accusata dell'omicidio a Perugia della studentessa inglese Meredith Kercher. Edda Mellas ha viaggiato già almeno dieci volte dagli Usa all'Italia, in una sorta di staffetta con l'ex marito Curt e l'attuale compagno Chris. «Ci siamo impegnati tutto, abbiamo ipotecato anche la casa per poterci riuscire» ha detto Edda Mellas al termine dell'udienza di oggi davanti alla Corte d'assise di Perugia.

Dopo avere deposto come teste della difesa nel processo alla figlia, la donna ogni volta che è a Perugia prende posto in aula. Rimane a pochi metri da Amanda come prevede il regolamento e con lei si scambia solo qualche sorriso o cenno d'intesa. Edda Mellas non parla l'italiano e per questo ha quasi sempre accanto qualcuno che le spiega cosa accade. Anche gli avvocati Luciano Ghirga, Carlo Dalla Vedova e Maria Del Grosso, i difensori della giovane americana, le si avvicinano spesso. «Niente è più normale, niente più quotidianità...» ha detto la Mellas ripensando al giorno dell'arresto della figlia, il 6 novembre del 2007.

A Seattle la donna lavora come maestra elementare e ha spiegato di avere «già utilizzato tutte le ferie per stare vicino ad Amanda». «Ora sto rinunciando allo stipendio - ha aggiunto - per essere qui. Tutte le volte mi fermo infatti dalle due alle sette settimane. Pur di stare vicino ad Amanda abbiamo impegnato anche la casa».

Quando sono a Perugia la Mellas, il marito Chris e Curt, il padre di Amanda, vivono in un appartamento alle porte della città. È qui che la donna passa la maggior parte del tempo, leggendo libri e utilizzando il pc, in attesa di andare in carcere a trovare la figlia. Chris riesce a seguire il suo lavoro di ingegnere informatico tramite Internet e lo stesso faceva Curt Knox che però recentemente - ha rivelato la ex moglie - ha perso il lavoro non avendo accettato il trasferimento da Seattle a San Francisco che gli era stato proposto dalla catena di grandi magazzini della quale era dipendente.

A Seattle Amanda ha una sorella, Deanna. «È stata qui due o tre volte - ha spiegato Edda Mellas - e per il resto cerca di concentrarsi sugli studi di biologia alla Western Washington University». Dell'Italia e di Perugia Edda Mellas ha detto: «la gente è carina e amichevole, pronta ad aiutarti». «E adesso che stiamo sentendo i testimoni della difesa - ha concluso Edda Mellas abbozzando un sorriso - cominciamo a stare tutti un po' meglio».
il messaggero 27 giugno 2009

OMICIDIO MEREDITH: IN AULA AMICA DI AMANDA, E' STUDIOSA E COSCIENZIOSA

Perugia, 27 giu. - (Adnkronos) - "Amanda prima di venire in Italia ha fatto tre lavori per mettere da parte soldi, e' molto studiosa e coscienziosa". Lo ha affermato un'amica di college di Amanda Knox, imputata insieme a Raffaele sollecito nel processo per omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher nell'udienza di oggi.

"A scuola aveva il massimo dei voti, ama scrivere e leggere - ha continuato l'amica nella testimonianza - e che scelse di venire a Perugia perche' voleva immergersi nella cultura di questo paese e imparare l'Italiano. Mi disse che la casa doveva viveva le piaceva e che andava d'accordo con le sue coinquiline''. Il processo, che oggi si era aperto con la testimonianza anche della direttrice dell'asilo di Milano dove alla fine di ottobre 2007 la polizia trovo' a dormire Rudy Guede, riprendera' venerdi' prossimo.

27-06-09 MEREDITH: TESTI DIFESE PER 'SPIEGARE' PERSONALITA' DEI DUE IMPUTATI

(ASCA) - Perugia, 27 giu - Amanda Knox e Raffaele Sollecito sono due giovani del loro tempo, normali, incapaci di essere violenti, pronti a nuovi rapporti con i coetanei, impegnati negli studi; lei per apprendere la cultura e la lingua italiana (ha pure lavorato in America per guadagnarsi un po' di soldi), lui per laurearsi in informatica ed affermarsi nel lavoro. La trentunesima udienza del processo per l'omicidio di Maredith Kercher, la studentessa inglese uccisa con una coltellata alla gola e strangolata nella sua casa di via della Pergola a Perugia la notte tra il 1 e il 2 novembre 2007, si e' aperta stamane con la testimonianza di Maria Antonietta Salvatore del Prado Titone, direttrice dell'asilo di Milano, dove venne trovato Rudy Guede (l'ivoriano 22enne gia' in carcere, condannato con rito abbreviato per quell'omicidio in concorso, a 30 anni) che aveva li' compiuto un furto. La donna ha detto di aver visto un'ombra, ''di questo giovane (non ha detto il nome) che mi e' venuto incontro in un corridoio stretto, il 27 ottobre''.

La circostanza era gia' stata verbalizzata e la polizia aveva gia' svolto accertamenti di rito. La deposizione del teste e' stata breve; la corte (presidente Giancarlo Massei) voleva appunto conoscere, su domande della difesa di Amanda Knox, quella circostanza. In aula come sempre i due imputati; presenti anche il padre di Sollecito e la madre.

Successivamente e' stata la volta di un conoscente di Amanda, un greco gia' venuto nel capolugo nel 1999 con i genitori e poi studente di agraria, dopo aver frequentato l'Universita' per Stranieri per apprendere la lingua italiana. Anche lui ha ricostruito i rapporti amichevoli che aveva intrattenuto con Amanda, invitata ''piu' volte - 4 o 5 ha detto - a prendere un caffe''', dopo averla conosciuta in un Cafe' Internet-poit del centro di Perugia, dove si recava per ''parlare'' (attraverso internet) con il suo ragazzo americano. ''Io gli sistemavo la web-cam che delle volte aveva problemi - ha detto il giovane greco''. Ha anche raccontato di essere stato a casa sua, in via della Pergola per ascoltare la giovane americana suonare la chitarra. In quella occasione, conobbe per pochi minuti Meredith Kercher che poi si chiuse in camera. L'inglesina e' stata incontrata alcuni giovani dopo dal giovane greco, con sue amiche e poi sulle scalette del Duomo, insieme ad Amanda, ma nulla piu'.

''Io, con mia sorella e alcuni amici - ha detto il ragazzo greco - poiche'andavamo alla festa di Hallowen, ho invitato a venire Amanda. Andavamo in bus, mentre solo dopo, ho saluto che Amanda era tornata in auto con un amico italiano (appunto il Sollecito - ndr-) che aveva conosciuto ad un concerto alla 'stranieri', una quindicina di giorni prima, quindi attorno a meta' ottobre''. Varie sono state le domande dei legali di Amanda (Ghirga e Dalla Vedova) anche sul testo degli SMS inviati e ricevuti, tra Amanda e il ragazzo greco. Un'amica americana chiamata a testimoniare (assistita dall'interprete) ha spiegato che ''Amanda era una giovane molto brava, studiava con profitto e che aveva fatto tre lavori per venire in Italia ed imparare la lingua''.

Anche per la prossima udienza, a fine della prossima settimana, sono stati citati testi dalle difese, per spiegare alla corte le personalita' dei due giovani accusati di omicidio in concorso. Stamane, diversamente da altre giornate, nella piazza antistante il Tribunale, non c'erano i mezzi per i collegamenti Tv, segno evidente della minor importanza dei testi e del fatto che l'interesse mediatico del processo, sta diminuendo.

red/sam/ss

MEREDITH:IN AULA DIRETTRICE ASILO DOVE FU SORPRESO GUEDE

Si e' aperta con la testimonianza della direttrice della scuola materna di Milano dove il 27 ottobre 2007 venne sorpreso Rudy Hermann Guede, l'udienza di oggi davanti alla Corte d'assise di Perugia nell'ambito del processo che vede imputati Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l'omicidio di Meredith Kerher. La donna ha riferito in aula di essersi recata al mattino, intorno alle 9.15, all'asilo dove aveva un appuntamento con un fabbro che avrebbe dovuto svolgere dei lavori in giardino. "Quando entrai vidi che dal mio ufficio stava uscendo un ragazzo che poi si rivelo' essere Guede (il giovane ivoriano condannato a 30 anni di carcere per l'omicidio di Meredith Kercher, ndr)- ha spiegato la direttrice della scuola. - Mi sembro' molto tranquillo e sereno. Mi disse che era di Perugia, che era arrivato a Milano in treno la sera precedente e che, alla stazione, un ragazzo gli aveva detto per 50 euro che avrebbe potuto dormire li'". La donna ha ricordato di aver trovato l'armadio e la cassetta dei soldi aperta. Da questa ultima, in particolare, mancavano pochi spiccioli. La direttrice ha infine spiegato di aver chiamato la polizia che, una volta sul posto, fece aprire a Guede il suo zaino. "Ricordo che all'interno c'era uno dei nostri coltelli da cucina che solitamente la cuoca usava per tagliare la carne - ha riferito.


(27 giugno 2009)

giovedì 25 giugno 2009

D'Addario, nuova intervista:"Silvio sapeva tutto di me". Dopo i trans, anche le escort lesbiche

La verità di Patrizia sulla notte a Palazzo Grazioli: "Le ragazze lo chiamavano Papi"
"Indossavamo abiti neri corti, tranne due in pantaloni. Erano escort lesbiche che lavoravano in coppia"

"Silvio sapeva tutto di me ecco perché
non può dire di avermi dimenticata"

"Mi rimase la sensazione di un harem. Ma qua esisteva solo lo sceicco"
di CONCHITA SANNINO e CARLO BONINI


"Silvio sapeva tutto di me ecco perché non può dire di avermi dimenticata"

Patrizia D'Addario

BARI - Patrizia D'Addario infila la mano nella borsa. Ne estrae il registratore più noto d'Italia. Ha un sorriso teso: "Se registrate voi, registro anch'io...". "Io lo faccio sempre. Grazie a questo registratore ho potuto vedere condannato l'uomo che abusava di me. Io non ricatto. Dico la verità. Ma nella vita, spesso, per farti credere servono delle prove". Patrizia accetta di parlare con Repubblica a una condizione. "Eviterò di affrontare i dettagli dell'inchiesta".

Il presidente del Consiglio dice: "Quella donna? Ne ignoravo il nome e non ne avevo in mente il viso".
"Se avessi voglia di scherzare, direi che non ricorda perché girano troppe ragazze che mi somigliano tra Palazzo Grazioli e, a leggere i giornali, Villa Certosa. Invece io la faccia di quell'uomo me la ricordo bene. L'ho avuta troppo vicina per dimenticarne i dettagli. Ma non ho voglia di scherzare. Mi stanno massacrando".

Lei stessa ha detto di essere una escort.
"Avrei potuto continuare a fare quella vita senza svelarmi e prendermi le buste del presidente con 10 mila euro. Io, invece, quando ho capito di essere stata ingannata, ho deciso di ribellarmi. Io sono l'unica che ha il coraggio di dire il mestiere che fa. Le altre tacciono, frequentano Papi, incassano le buste, fanno carriera e chiedono rispetto".

Partiamo dall'inizio. Lei ha detto che a presentarla a Gianpaolo Tarantini è stato un amico comune, tale "Max". E' Massimiliano Verdoscia?
"Non lo so. Io lo conoscevo come Max".

Può chiarire quanti soldi ha avuto in totale per i due incontri a Palazzo Grazioli?
"Mille euro. Li ho avuti solo la prima volta per partecipare alla cena a Palazzo Grazioli. La seconda volta, quando sono rimasta tutta la notte, non ho avuto nulla. Se non la promessa che sarei stata aiutata a costruire finalmente quel residence per il quale ho le carte in regola e ho pagato già per ben quattro volte gli oneri di edificabilità".

Andiamo alla prima volta a palazzo Grazioli. Metà ottobre 2008.
"Io, a differenza di Silvio Berlusconi, ricordo ogni dettaglio. Quando arrivai saranno state le 22. Presi l'ascensore. Attraversai un lungo corridoio che si apriva in un salone dove trovai già molte ragazze. Altre arrivarono dopo. In totale saremo state una ventina".

Ne conosceva qualcuna?
"Alcune ricordavano dei volti televisivi. In realtà, mi colpì un altro particolare".

Quale?
"Mentre la gran parte di noi, come ci era stato detto, indossava abiti neri corti - il mio era di Versace - e trucco leggero, due ragazze che stavano sempre vicine, avevano pantaloni lunghi. Ho saputo, ascoltando quello che dicevano in pubblico, che erano due escort lesbiche che lavoravano sempre in coppia".

C'erano ragazze minorenni?
"Non mi misi a chiedere le età".

C'erano ragazze straniere?
"Mi sembrarono tutte italiane. E tutte mostravano, a differenza mia, una grande familiarità con la casa e il presidente. Lo chiamavano tutte Papi".

Lei non lo chiamava Papi?
"Io lo chiamavo Silvio. Mi disse di getto: "Come sei carina". Aveva una camicia nera. Quando si sedette notai i tacchi delle scarpe. Volle che mi sedessi accanto a lui nel salone con divani, dove proiettarono un lunghissimo video. Si vedevano i suoi incontri con i leader internazionali, i comizi, una folla che cantava "Meno male che Silvio c'è". Tutte le ragazze, a quel punto, fecero la "ola"".

E lei?
"Ero distratta da un barboncino bianco che leccava i miei piedi e quelli del presidente. Lui lo chiamava Frufrù e mi disse che glielo aveva regalato la moglie di Bush".

Quanto durò il video celebrativo?
"Fu lunghissimo. Il Presidente si alzava per chiedere champagne e focaccine. Poi, finalmente andammo in sala da pranzo. Un tavolo lunghissimo su cui volteggiavano tantissime farfalle. Di tulle, carta velina e altro materiale. Di vari colori. Farfalle ovunque, attaccate ai centro tavola e ai candelabri. Ho fatto indigestione di farfalle. La cena andò avanti fino all'alba. Ma non una cena da gourmet. Bresaola con sottaceti. Tagliatelle ai funghi. Cotolette con le patate. Torta di yogurt, che poi fu la cosa che mi piacque di più. Ne presi tre porzioni. Era morbida, come quelle della nonna".

Una cena così non può finire all'alba.
"Ci si interrompeva continuamente. Per canti, balli, barzellette. Berlusconi usò anche una storiella per parlare di me. Mi fissava e diceva. "Conosco una ragazza che non crede più agli uomini. La farò ricredere. La andrò a prendere con il mio jet privato". Poi, con il Presidente ballai. Un lento suonato dal pianista della casa. Era "My way". Ballammo molto vicini. Non si ricorda il mio volto?".

Quando lei andò via, qualcuna delle ragazze rimase?
"Non posso rispondere. Posso solo dire che era quasi mattina".

Il presidente dice: "Mi è stato insegnato a non andare a dormire se c'è anche un solo documento di cui occuparsi sulla scrivania". Lei ricorda se il presidente si è assentato per esaminare qualche dossier? Per rispondere a qualche telefonata?
"Il presidente ci parlava di molte cose del suo lavoro. Ma si è alzato soltanto per prendere i regalini. Ci teneva a distribuirli lui. Noi aprivamo e c'era l'obbligo di indossarli. Le solite farfalline, tartarughine, bracciali, collanine, anelli".

Che sensazione le rimase di quella sera?
"Un harem. Anzi. Gli harem sono una cosa seria che io conosco bene. Perché sono stata tre volte a Dubai. Gli sceicchi, a modo loro, rispettano le loro mogli. Se ne circondano, le precedono, ma le mostrano con orgoglio. Quello che vidi, invece, non mi piaceva. Esisteva solo lo sceicco: lui".

Ha mai sentito parlare di Noemi Letizia?
"Dopo la nota vicenda, sì. Ma non posso entrare nei dettagli. In generale, ripensando a quella storia, posso solo dire che non ho parole".

Lei tornò a palazzo Grazioli la sera del 4 novembre. Tarantini disse "lui vuole te".
"Evidentemente si ricordava di me".

E' la sera in cui resta l'intera notte. La notte dell'elezione di Obama, durante la quale, inutilmente si cerca di tirare fuori dalla stanza il presidente. Almeno fino alla colazione.
"Su quella notte non posso dire".

Ma è vero che lui la invitò a rimanere per la colazione?
"Sì. Non in sala da pranzo. Fu una cosa più intima".

La accusano di aver ordito un complotto a pagamento. La definiscono una "ricattatrice".
"E' ridicolo. In questa storia non ho mai preso un soldo da nessuno. Ho deciso di parlare il 31 maggio. Quando capii di essere stata ingannata. Che nessuno mi avrebbe aiutato nel mio progetto di vita: la costruzione del residence. Il premier era a Bari. Mi riconobbe e mi salutò. Poi, mi fece bloccare dalla scorta, nonostante fossi una delle sue candidate. Per altro, riconobbi chi mi fermò. Uno degli uomini della scorta che avevo visto a palazzo Grazioli fare altre cose".

Cosa?
"Guardarmi la sera del 4 novembre mentre il presidente, seduto su divano, mi accarezzava esplicitamente".

Quindi decise quel giorno?
"Fu l'ultima goccia. Parlai subito con un fotoreporter di Oggi. Ma c'era già stato dell'altro".

Il furto nel suo appartamento?
"Stranissimo furto. Avvenne in maggio. Pochi giorni dopo che avevo confidato a un amico che ero in possesso delle registrazioni dei miei incontri con il presidente".

L'amico era Gianpaolo Tarantini?
"No. E non ne posso fare il nome".

Cosa rubarono?
"Computer, cd musicali, tutta la biancheria intima, i miei vestiti di Versace, compreso quello che avevo indossato a Roma. Mi spaventai e cominciai a capire".

Per questo motivo cercò un avvocato?
"Cercai un avvocato per l'intervista che volevo fare con Oggi. Poi non se ne fece nulla e il mio avvocato rimase accanto a me quando, con mia grande sorpresa, l'8 giugno venni convocata come testimone dal pm".

L'inchiesta ha accertato festini organizzati in cinque residenze con esponenti politici locali.
"Non ho mai partecipato".

Ha frequentato il vicepresidente della Regione, il Pd Sandro Frisullo?
"Non so chi sia".

(la repubblica 25 giugno 2009)

mercoledì 24 giugno 2009

CROTONE: MASSONERIA A SCUOLA E APPALTI IRREGOLARI

Massoneria a scuola
La Procura di Crotone, nell'ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità negli appalti per la fornitura di materiale ad alcune scuole del crotonese, ha avviato accertamenti su materiale massonico trovato a casa di un indagato. Nel corso delle perquisizioni, che hanno interessato i locali di quattro società, dieci scuole e le abitazioni dei 20 indagati, i militari della guardia di finanza hanno trovato, a casa di Luigi Leone, di 67 anni, di Catanzaro, ex responsabile del Centro servizi amministrativi, oggi Ufficio scolastico provinciale, di Crotone, materiale e documentazione riconducibili ad una loggia massonica, compresa una lista di nomi. Gli investigatori intendono adesso accertare se si tratti di una loggia regolare o se fosse segreta.
IL MANIFESTO 19 GIUGNO 2009

SCUOLA/ Appalti irregolari. Dieci perquisizioni in Calabria

mercoledì 17 giugno 2009

Perquisizioni in dieci scuole di Crotone e della provincia sono in corso da parte della guardia di finanza nell'ambito di un'inchiesta della Procura crotonese su presunte irregolarità negli appalti per la fornitura di materiale.

Nell'inchiesta sono indagate una ventina di persone tra le quali un dirigente dell'Ufficio scolastico regionale; tre imprenditori, tra cui un parente del dirigente; alcuni presidi e personale delle scuole.

Le accuse ipotizzate nei decreti di perquisizione e sequestro e nei contestuali avvisi di garanzia vanno, a vario titolo, dall'associazione per delinquere alla truffa, alla turbativa d'asta e al peculato.

IL SUSSIDIARIO 17 GIUGNO 2009

Umberto I,Montaguti: "Contro di me poteri forti e massoneria"

di Paolo G.Brera
La battaglia del Policlinico è alla resa dei conti: «Ho taciuto per quattro anni - prepara le polveri il direttore generale, Ubaldo Montaguti - ma non ce la faccio più a stare zitto. Nel Policlinico c´è la massoneria. È presente ed è forte. Parliamo di poteri forti, una struttura trasversale interna al Policlinico».

Eccolo, secondo il direttore generale del più grande ospedale europeo, il nido di serpi che paralizza l´Umberto I: «Qualcuno ci sta dicendo che non possiamo muovere un mattone senza chiedere il permesso a qualcun altro. Io non ce l´ho con la massoneria: il mio maestro, Mario Zanetti, era massone. Ma registro che Antonio Sili Scavalli (il segretario regionale del sindacato dei medici universitari Fials, ndr) è massone e va oltre ogni legittimo confronto. Si nasconde dietro una sigla sindacale ma va avanti a colpi di diffide, non usando contrattazione e mediazione. Ho pacchi di sue diffide, e non è solo: quando è esploso un tubo nel tunnel lo ha saputo prima di noi. Sono stanco, fa parte di un gruppo organizzato e potente».

«Io massone? No comment - replica Sili Scavalli - ma il problema non è la massoneria: sono gli atti. Hanno previsto di spendere 13 milioni per due chilometri di gallerie che dovranno in parte abbattere, perché passano sotto tre padiglioni (il 4°, il 5° e il 6°) che demoliranno e ricostruiranno. Ma come si fa? Ho mandato a Montaguti, Battaglia e Nieri una serie di diffide chiedendo prima la revoca della gara, inesatta e incompleta; poi di non aggiudicarla, visto che non erano state seguite le procedure di legge. Non ho mai avuto risposte. Perché Montaguti non mi querela, se pensa che siano attacchi gratuiti?».

Intanto il Pdl impallina il dg con raffiche di richieste di dimissioni, e invoca il presidente della Regione, Piero Marrazzo, per revocargli l´incarico. Per uscire dalle secche, Marrazzo propone un tavolo con governo e università: «Do la mia disponibilità a collaborare», garantisce. «Questa vicenda sarà gestita nel clima di totale collaborazione», assicura il viceministro Ferruccio Fazio.

E il rettore Luigi Frati, avverte: «Per il Policlinico sono stati stanziati i soldi da 8 o 9 anni, e non sono stati utilizzati: bisogna voltare pagina e includere la ristrutturazione nelle "Grandi opere", con la nomina di un commissario. Voglio vedere i malati in camere a due letti con bagni. Mi sono proprio stufato, chiaro? Anche di chi fa la vittima: il Policlinico fu sequestrato a fine anni ‘90 per rifare l´antincendio, e ora leggo che Montaguti dice che per l´antincendio servono 170 milioni: ma con quei soldi si rifà per tutta Roma! Bisogna lavorare di più, e chiacchierare meno».

«Pronto a fare le valigie, se Frati me lo chiede», replica Montaguti. E subito contrattacca: «Tra i mille medici dell´ospedale ce ne sono 300 che non dovrebbero stare neppure al nosocomio di Rocca Priora: non fanno ricerca, non fanno didattica e neppure assistenza. Dovrebbero trarre da soli le conclusioni: sono in esubero, non ci servono tutti questi medici». Il sequestro di numerose cartelle cliniche e documentazione sanitaria è stato eseguito dai carabinieri del Nas, nei giorni scorsi, presso la casa di Cura San Raffaele di Velletri, di proprietà del gruppo Tosinvest della famiglia Angelucci. L´acquisizione delle cartelle cliniche, secondo quanto si è appreso, riguarda pazienti della struttura riabilitativa ricoverati dal 2006 al 2009. Il provvedimento è stato deciso nell´ambito dell´inchiesta della procura di Velletri per una presunta maxi truffa al sistema sanitario.
(la repubblica 24 giugno 2009)

Meredith, un testimone: "Nessun urlo dalla casa la notte dell'omicidio"

Amanda Knox e Raffaele Sollecito in aula (Ansa)
Amanda Knox e Raffaele Sollecito in aula (Ansa)

Cronaca

23 giugno 2009. Nell'udienza è stato fornito un dato di fatto inoppugnabile, dalle 22.30 alle 23.30 del primo novembre del 2007 non è successo assolutamente nulla di particolare in via della Pergola": a dirlo è stato al termine dell'udienza l'avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Raffaele Sollecito. "Nulla di strano - ha sottolineato il legale - è stato visto o sentito. Altra cosa importante è che è sia stato chiarito come la casa dove viveva Raffaele aveva dei grossi problemi allo scarico della cucina, tanto che sono andati due idraulici a sistemare il guasto". Sulla stessa linea l'avvocato Carlo Dalla Vedova, uno dei difensori di Amanda Knox. "Testimoni positivi - ha sottolineato il legale - i quali hanno confermato che quella sera dalle 22.30 per almeno un'ora un'ora e mezza li davanti non è passato nessuno. Non hanno visto Amanda Knox. Quindi, tre testimoni a nostro favore".
Legale Kercher: testi non chiariscono - Hanno "confermato ancora una volta che dopo le 23.15 del primo novembre del 2007 nessuno era più vicino alla casa di via della Pergola e quindi non si può sapere cosa è avvenuto all'interno dell'abitazione" i testimoni, secondo l'avvocato Serena Perna che rappresenta i familiari della studentessa inglese. Per il legale gli occupanti dell'auto fermata da un guasto appena uscita dal parcheggio antistante il casolare del delitto hanno confermato che la vettura si era rotta intorno alle 22.30 e quindi erano rimasti lì per 30-40 minuti. "Quello che è successo dopo - ha proseguito la Perna - non siamo in grado di dirlo. Questo è compatibile con l'evolversi della situazione, come rappresentato anche da un altro dei testimoni che, tra l'altro, ha parlato - ha concluso l'avvocato Perna - della presenza dei ragazzi nella piazzetta in quell'orario".
Il testimone: "Nessun urlo la notte dell'omicidio" - La notte in cui Meredith Kercher venne uccisa, un turista rimasto in panne con la sua auto nei pressi della casa del delitto tra le 22.30 e le 23 non notò alcunché di strano e non sentì urlare. La vettura di Pasqualino Coletta venne fermata da un guasto appena uscita dal parcheggio di Sant'Antonio e fu poi portata via da un carro attrezzi. Rispondendo a una domanda dell'avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Sollecito, l'uomo ha spiegato che la sua attenzione "non venne attirata da alcunché di particolare". Poi al pm Giuliano Mignini ha detto di non avere sentito rumore "di vetri infranti".
La testimonianza del vicino di casa di Metz - Ha testimoniato Marco Marzan, uno degli studenti che vivevano nella casa sottostante a quella del delitto, il quale ha sostenuto di "non avere mai saputo di frizioni" tra la Kercher e le sue coinquiline, tra cui la stessa Knox. Ha inoltre parlato delle due volte in cui Rudy Guede, già condannato per il delitto, si era recato in casa loro, addormentandosi anche sul water.
Sentita anche la proprietaria di casa - Davanti alla Corte è comparsa anche Sara Boccali, la proprietaria dell'appartamento dove Sollecito aveva vissuto fino al giorno dell'arresto. Ai giudici ha spiegato di non avere mai avuto problemi con il giovane.
tiscali notizie 23 giugno 2009

martedì 23 giugno 2009

Garlasco: nuovo esame dei pedali della bici a Torino con i Ris di Parma

20/06/2009



L'analisi dei pedali della bicicletta sequestrata ad Alberto Stasi, il giovane sotto processo a Vigevano per l’omicidio della sua fidanzata Chiara Poggi, sarà al centro del nuovo incontro in calendario lunedì prossimo tra uno dei periti nominati lo scorso 30 aprile dal gup Stefano Vitelli e i consulenti di parte.
Dopodomani, nel laboratorio del dipartimento di medicina legale dell’università di Torino, si riuniranno il professor Lorenzo Varetto, incaricato dal giudice e il capitano Alberto Marino del Ris di Parma, i professori Marzio Massimilano Capra e Francesco Maria Avato, rispettivamente consulenti di accusa, parte civile e difesa, per proseguire le operazioni relative alla perizia medico-legale, una delle quattro disposte dal giudice. Il lavoro, tra l’altro, riguarderà l’analisi dei pedali della bici da uomo bordeaux, marca Umberto Dei Milano, sulla quale, in base alle indagini della Procura e l’esame del prof. Capra, erano state rinvenute microtracce di Dna riconducibili, a differenza della tesi della difesa, al sangue di Chiara. Gli esperti genetisti, in particolare dovranno rilevare se sui pedali sono rimaste ancora tracce di Dna (già nel corso dei primi esami era in quantità molto ridotta) per poi, eventualmente, analizzarle e individuarne la natura.
Un’altra tappa dei nuovi accertamenti ordinati dal giudice è prevista per sabato 27 giugno: ancora un sopralluogo da parte dei medici legali – periti e consulenti di parte – nella villetta dei Poggi a Garlasco, dove il 13 agosto del 2007 Chiara venne brutalmente uccisa. Oltre a un’ispezione della scena del crimine, i genitori della ragazza consegneranno i certificati medici e alcuni indumenti della figlia al fine di individuare il suo peso corporeo, elemento importante per determinare l’ora esatta della morte (punto su cui si sono scontrate accusa, parte civile e difesa).
Inoltre verranno acquisiti i campioni di alcune piastrelle, identiche a quelle del pavimento del pian terreno dove Chiara venne assassinata, che serviranno per individuare il tempo di coagulazione del sangue. Dato questo che verrà incrociato con l'esame sull'idrorepellenza delle scarpe indossate da Stasi quando ha ritrovato il corpo senza vita della fidanzata e capire come mai non si è macchiato le suole.

gazzetta di parma 20 giugno 2009

Orrore davanti ad un asilo milanese accoltellata con il bimbo in braccio

Un quarantenne ha colpito la compagna di 33 anni con un coltello da cucina
mentre stava accompagnando il piccolo nella scuola. E' in gravissime condizioni

Alla scena hanno assistito anche mamme e bambini. L'uomo è ricercato dai carabinieri


Orrore davanti ad un asilo milanese accoltellata con il bimbo in braccio
MILANO - Ha accoltellato la propria compagna davanti ad un asilo nido, dove la donna, Monica M. di 33 anni, stava accompagnando suo figlio. E' accaduto stamane alle 8,40 in via Cova, zona Monforte, a Milano.

L'uomo, che ha circa 40 anni, ha ferito la donna con quattro coltellate, di cui due al petto, mentre quest'ultima aveva il piccolo in braccio. Tutto è avvenuto davanti ad altre mamme e ad alcuni bambini che si trovavano davanti all'asilo.

Il quarantenne ha usato un coltello da cucina, che ha abbandonato prima di scappare a piedi. Ora è braccato dai carabinieri del Norm di Milano. La donna è stata ricoverata ricoverata d'urgenza al San Raffaele in arresto cardiocircolatorio, i medici hanno deciso per un intervento chirurgico in atto in questo momento.

(la repubblica 23 giugno 2009)

Valeria K., la mutilatrice seriale ossessionata dai ragni

La donna, una 32enne russa, drogava gli uomini e poi li molestava. A qualcuno ha anche tagliuzzato il pene


MOSCA 22/06/2009 - Odiava gli uomini, Valeria K., 32 anni, la "donna ragno". Li abbordava nei bar, li portava a casa sua e offriva loro da bere. Li drogava e poi abusava di loro. A qualcuno ha tagliuzzato il pene, ad altri ha strappato i testicoli con una pinza. Al termine di una lunga e complessa indagine, la polizia di Tambov, cittadina a 500 chilometri dalla capitale russa, la donna è stata arrestata.

Le vittime di Valeria erano uomini tra i 25 e i 35 anni. La donna, studentessa universitaria fuori corso, collezionava ragni e insetti di ogni tipo, e adorava guardare film dell'orrore. Film a cui, molto probabilmente, si è ispirata. Attirato il maschio di turno nella sua tela e dopo averlo addormentato, la giovane si scatenava nei confronti della vittima che aveva tra le mani. Dieci le vittime. Più una: un uomo che, sentito dalla polizia non si è lamentato affatto dei trattamenti ricevuti. "Anzi - ha detto - ho trovato la cosa molto piacevole"
cronaca qui 22 giugno 2009

Airbus, captato segnale da scatole nere

23/6/2009

PhotoGallery

Airbus caduto, mostrata foto del relitto

Brasile, captato da battelli ricerche

Un segnale, molto debole, inviato dalle scatole nere dell'Airbus dell'Air France precipitato il primo giugno al largo del Brasile, è stato captato dai battelli della Marina francese impegnati nelle ricerche. Lo scrivono i siti internet di Le Monde e Le Figaro. Il batiscafo Nautile della società Ifremer si era immerso lunedì per cercare di raggiungere le scatole nere, su un fondale molto accidentato che arriva a 5mila metri di profondità.

L'Air France non ha ancora confermato la notizia. Le speranze di poter recuperare le scatole nere sono affidate tutte ai mezzi dell'Ifremer, l'istituto francese per l'esplorazione del mare. Il debole segnale è stato captato dal mini-sottomarino Nautile durante un'ispezione sul fondo dell'oceano. Il segnale può essere captato nel raggio di due chilometri. Fra i battelli francesi inviati per le ricerche ci sono un sottomarino nucleare con sofisticati sonar e una nave oceanografica attrezzata con batiscafi.

Proprio dai registratori di volo potrebbero essere estratte preziose informazioni sulla dinamica del disastro aereo, ma per gli esperti si tratta di una vera e propria corsa contro il tempo. Le scatole nere, infatti, dispongono ancora di solo otto giorni di vita, prima di spegnersi. Il fondale marino del tratto di mare interessato dalla ricerche, inoltre, è molto agitato e recuperare i registratori di volo sarà un'impresa molto difficile.

tgcom 23 giugno 2009

sabato 20 giugno 2009

Inchiesta Bari, Tarantini: «Mai pagato ragazze»

mi facevo accompagnare per fare bella figura e mettermi in evidenza»


L'imprenditore pugliese ribatte alle dichiarazioni delle testimoni: «Rimborsavo spese di viaggio e soggiorno»

Gianpaolo Tarantini
Gianpaolo Tarantini
MILANO - «Non ho mai corrisposto soldi a chi mi accompagnava se non per rifondere le spese di viaggio e di soggiorno». Gianpaolo Tarantini, l'imprenditore pugliese tirato in ballo dalle ragazze che hanno raccontato di aver partecipato alle feste di Silvio Berlusconi, nega di averle pagate, come invece sostenuto sia da Patrizia D'Addario che da Barbara M. «Avendo ricevuto inviti da parte del presidente Silvio Berlusconi ho ritenuto di farmi accompagnare da alcune mie amiche per fare bella figura e mettermi in evidenza» spiega Tarantini, riferendosi alle feste a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa citate dalle testimoni nell'ambito dell'inchiesta avviata dalla Procura di Bari.

SCUSE A BERLUSCONI - «Non c'è nessuna verità nelle ricostruzioni dei fatti accreditate da certi giornali - prosegue l'imprenditore - con il palese ed esclusivo intento di denigrare il presidente del Consiglio al quale voglio chiedere pubblicamente scusa per averlo involontariamente danneggiato».


Corriere della Sera 20 giugno 2009

MEREDITH: SIMULATO IN AULA IL MOMENTO DELL'OMICIDIO


(AGI) - Perugia, 20 giu. - Una ricostruzione della dinamica dell'omicidio di Meredith Kercher e' stata proposta oggi in aula durante la deposizione del consulente della difesa Sollecito, il medico legale Francesco Introna, avvalendosi dell'aiuto di due collaboratori che hanno simulato il momento dell'assassinio immedesimandosi nelle figure di Meredith Kercher e del suo aggressore. Secondo la ricostruzione del consulente, che prevede la presenza di un unico soggetto sulla scena del delitto, al momento dell'aggressione Meredith dava le spalle al suo assasino ed era svestita dal bacino in giu'.
L'omicida impugnava un coltello con la mano destra, e la sinistra avrebbe occluso le vie respiratorie della vittima nel tentativo soffocare le sue urla per poi, sempre sotto minaccia del coltello, afferrarle il collo. Quindi, sempre secondo la ricostruzione fornita in aula, l'aggressore scaravento' Meredith a terra facendola finire a carponi per poi, posizionandosi sopra di lei, bloccarle il volto e quindi accoltellarla alla gola. Mez cade quindi a terra battendo la testa. Secondo il medico legale Francesco Introna 'il primo fine dell'aggressore era quello a sfondo sessuale''. Alla ricostruzione in aula ha assistito anche Amanda Knox che, apparsa impressionata dalla scena, si e' portata piu' volte la mano al volto.

Meredith, la difesa di Sollecito: "E' Guede l'unico aggressore"


Meredith, la difesa di Sollecito: "E' Guede l'unico aggressore"

Un solo aggressore con un solo coltello uccise Meredith Kercher per il consulente medico-legale della difesa di Raffaele Sollecito. "Rudy Guede", il nome fatto a fine giornata dell'avvocato Luca Maori, uno dei difensori del giovane

E per dimostrare questa tesi due collaboratrici dei legali hanno anche simulato la possibile dinamica del delitto, ritenuto a sfondo sessuale, davanti alla Corte d'assise di Perugia che processa Sollecito e Amanda Knox. Una ricostruzione che però non ha convinto nè i pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi, secondo i quali i responsabili dell'omicidio sono tre, nè il legale della famiglia Kercher Francesco Maresca, che rilevato come continuino ad aumentare "contraddizioni e tentennamenti" della linea difensiva di Sollecito. "Per salvarsi sparano su Rudy, nonostante le evidenze dicano si sia trattato di un omicidio plurisoggettivo" il commento degli avvocati Valter Biscotti e Nicodemo Gentile, i difensori dell'ivoriano già condannato a 30 anni di reclusione con il rito abbreviato ma che continua a dirsi innocente. Per dimostrare l'estraneità di Sollecito al delitto, il medico-legale Francesco Introna, consulente della difesa del giovane, ha deposto per quasi sei ore. Esaminando gli atti dell'inchiesta, ha ritenuto che "tutto è compatibile con un solo aggressore e un solo coltello" (e secondo l'esperto le lesioni riscontrate a una mano di Guede sono compatibili con l'avere afferrato un manico di un'arma bianca). Che non è - secondo la sua versione - con quello da cucina sequestrato in casa di Raffale. Secondo Introna le ferite sul collo di Mez sono state infatti provocate da una lama di circa otto centimetri, mentre quella su cui sono state isolate tracce del Dna della vittima e della Knox era di poco più di 17 centimetri. Se fosse stato utilizzato il coltello indicato dall'accusa avrebbe trapassato il collo della Kercher ha ritenuto il consulente che allo scopo di provarlo ha ripetuto la possibile manovra utilizzandone uno analogo e una testa in polistirolo. Per il medico-legale le lesioni riscontrate sul corpo di Meredith non sono da afferramento ma legate a una caduta su dei vetri. Nella camera di via della Pergola teatro del delitto non c' era spazio per quattro persone, ha aggiunto contestando i rilievi della scientifica in particolare per le misurazioni di un armadio e di una mensola. Rispondendo ai pm, Introna ha comunque spiegato di non avere visionato di persona il locale o esaminato il cadavere per valutarne il peso (uno degli elementi utilizzati per collocare l'aggressione tra le 23.30 e le 22 del primo novembre del 2007, invece che intorno alle 23 come ha ritenuto il consulente della procura).

L'UNIONE SARDA

giovedì 18 giugno 2009

Disastro aereo, trovata cucina dell'Airbus


Marina Brasile, recuperati anche vari bagagli
(ANSA) - BRASILE, 18 GIU - La Marina militare brasiliana ha ripescato oggi la 'cucina' dell'Airbus Air France precipitato due settimane fa nell'Atlantico. Si tratta di un grande frammento, curiosamente abbastanza intatto: i carrelli con il cibo sono ancora al loro posto, appena uno sembra essere slittato fuori dal suo cassetto. Il nuovo ritrovamento si aggiunge cosi' agli oltre 400 frammenti dell'Airbus ripescati finora. Sono stati recuperati anche vari bagagli dell'aereo scomparso.

mercoledì 17 giugno 2009

Pedofilia, Processo don Ruggero Conti: Comune di Roma assente, poi ci ripensa


di Marino Bisso

Una lettera del sindaco nega la costituzione di parte civile
Il Comune non si costituisce parte civile nel processo per pedofilia contro don Ruggero Conti, ex testimonial del sindaco Alemanno. Poi, ci ripensa e rimuove un dirigente comunale. Dopo il "no" del sindaco Alemanno, ieri mattina, si è costituito come parte lesa un semplice cittadino. La richiesta presentata da Mario Staderini, esponente dei Radicali, è stata accolta per la prima volta dal presidente del Tribunale in base a una norma prevista dello statuto del Comune. È cominciata con una grande bagarre la prima udienza del processo contro don Ruggero Conti, 56 anni, ex parroco della chiesa Santissima Natività, a Selva Candida. Il sacerdote è accusato di abusi e atti sessuali con minorenni.

La polemica è scoppiata dopo che il presidente della sesta sezione Luciano Pugliese ha letto una lettera del sindaco di Roma Gianni Alemanno nella quale si spiegavano le motivazione della mancata richiesta legate, tra l'altro, alla «non completa conoscenza degli atti processuali» e che «la legittimazione alla costituzione di parte civile riconosciuta al Comune di Roma per i reati di violenza sulle donne, non appare automaticamente trasferibile alla violenza sui minori». La lettera firmata il 4 giugno da Alemanno ha scatenato proteste tra i genitori delle presunte vittime del sacerdote. Ma piazzale Clodio c'è anche un centinaio di parrocchiani, ragazzi e i loro genitori, della chiesa di Selva Candida. Alcuni indossavano t-shirt su cui era stampata la scritta «Don Ruggero ti vogliamo bene». In aula, seduto tra due agenti di polizia penitenziaria, c'era anche don Ruggero. Per il pm Francesco Scavo il sacerdote è responsabile di abusi su una decina di ragazzi.

Don Ruggero invece nega: ha sempre sostenuto di essere vittima di un complotto. Ma la vicenda giudiziaria di don Conti, ex testimonial per la famiglia durante la campagna elettorale del 2008 del sindaco Alemanno, diventa un caso politico che mette sotto accusa il Campidoglio. Dopo la mancata costituzione di parte civile, il Comune è costretto a fare dietro front e in un comunicato annuncia di voler essere presente al processo al fianco delle presunte vittime. Ma è troppo tardi. Nel pomeriggio una nuova nota del Campidoglio annuncia la rimozione di una dirigente comunale dalla quale sarebbe dipesa la mancata decisione di costituirsi parte civile. Alemanno annuncia anche l'apertura di un'indagine amministrativa. Resta il giallo. Francesco Storace, capogruppo de La Destra accusa: «È vergognoso. Il Comune ha fatto una figura barbina per proteggere un grande elettore accusato di un reato infamante. Alemanno non esponga la città a questa pessima figura»
L'Espresso 17 giugno 2009

Patrizia D’Addario, Intervista Corriere della Sera:"Sono stata usata"

Il racconto

«Incontri e candidatura. Ecco la mia verità»

Patrizia D’Addario in lista alle Comunali

Patrizia D’Addario
Patrizia D’Addario

DAL NOSTRO INVIATO
BARI — Patrizia D’Addario è candidata nelle li­ste di «La Puglia prima di tutto», schieramento inse­rito nel Popolo della Libertà alle ultime elezioni co­munali a Bari. Ha partecipato alle prime settimane di campagna elettorale al fianco del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto e degli altri politici in corsa per il Pdl. Ma adesso ha deciso di rinunciare perché vuole raccontare un’altra verità. La D’Addario ha cercato il Corriere e registriamo, con la massima cautela e il beneficio d’inventario, la sua versione, trattandosi di una candidata alle am­ministrative.

«Mi hanno messo in lista — afferma — perché ho partecipato a due feste a palazzo Grazioli. Ho le prove di quello che dico e voglio raccontare che co­sa è successo prima che decidessi di tirarmi indie­tro. Il mio nome è ancora lì, ma io non ci sono più».

Cominciamo dall’inizio. Quando sarebbe anda­ta a palazzo Grazioli?
«La prima volta è stato a metà dello scorso otto­bre ».

Chi l’ha invitata?
«Un mio amico di Bari mi ha detto che voleva far­mi parlare con una persona che conosceva, per par­tecipare a una cena che si sarebbe svolta a Roma. Io gli ho spiegato che per muovermi avrebbero dovu­to pagarmi e ci siamo accordati per 2.000 euro. Allo­ra mi ha presentato un certo Giampaolo».

Qual era la proposta?
«Avrei dovuto prendere un aereo per Roma e lì mi avrebbe aspettato un autista. Mi dissero subito che si trattava di una festa organizzata da Silvio Ber­lusconi ».

E lei non ha pensato a uno scherzo?
«Il mio amico è una persona di cui mi fido cieca­mente. Ho capito che era vero quando mi hanno consegnato il biglietto dell’aereo».

Quindi è partita?
«Sì. Sono arrivata a Roma e sono andata in taxi in un albergo di via Margutta, come concordato. Un au­tista è venuto a prendermi e mi ha portato all’Hotel de Russie da Giampaolo. Con lui e altre due ragazze siamo entrati a palazzo Grazioli in una macchina con i vetri oscurati. Mi avevano detto che il mio no­me era Alessia».

E poi?
«Siamo state portate in un grande salone e lì ab­biamo trovato altre ragazze. Saranno state una venti­na. Come antipasto c’erano pezzi di pizza e champa­gne. Dopo poco è arrivato Silvio Berlusconi».

Lei lo aveva mai incontrato prima?
«No, mai. Ha salutato tutte e poi si è fermato a parlare con me. Ho capito di averlo colpito perché mi ha chiesto che lavoro facessi e io gli ho parlato subito di un residence che voglio costruire su un terreno della mia famiglia. Ci ha mostrato i video del suo incontro con Bush, le foto delle sue ville, ha cantato e raccontato barzellette.

Lei è tornata subito a Bari?
«Era notte, quindi sono andata in albergo e Giam­paolo mi ha detto che mi avrebbe dato soltanto mil­le euro perché non ero rimasta».

C’è qualcuno che può confermare questa sto­ria?
«Io ho le prove».

Che vuole dire?
«Che quella non è stata l’unica volta. Sono torna­ta a palazzo Grazioli dopo un paio di settimane, esat­tamente la sera dell’elezione di Barack Obama».

Vuol dire che la notte delle presidenziali degli Stati Uniti lei era con Berlusconi?
«Sì. Nessuno potrà smentirmi. Ci sono i biglietti aerei. Anche quella volta sono stata in un albergo, il Valadier. Con me c’erano altre due ragazze. Una la conoscevo bene. È stato sempre Giampaolo a orga­nizzare tutto».

E che cosa è accaduto?
«Con l’autista ci ha portato nella residenza del presidente, ma quella sera non c’erano altre ospiti. Abbiamo trovato un buffet di dolci e il solito piani­sta. Quando mi ha visto, Berlusconi si è ricordato subito del progetto edilizio che volevo realizzare. Poi mi ha chiesto di rimanere».

Si rende conto che lei sostiene di aver trascor­so una notte a palazzo Grazioli?
«Ho le registrazioni dei due incontri».

E come fa a dimostrare che siano reali?
«Si sente la sua voce e poi c’erano molti testimo­ni, persone che non potranno negare di avermi vi­sta ».

Scusi, ma lei va agli incontri con il registrato­re?
«In passato ho avuto problemi seri con un uomo e da allora quando vado a incontri importanti lo por­to sempre con me».

E lei vuol far credere che non è stata controlla­ta prima di entrare nella residenza romana del premier?
«È così, forse sono stata abile. Ma posso assicura­re che è così».

E può anche provarlo?
«Berlusconi mi ha telefonato la sera stessa, appe­na sono arrivata a Bari. E qualche giorno dopo Giam­paolo mi ha invitata a tornare. Ma io ho rifiutato».

A noi la sua versione sembra poco credibile...
«Lo dicono i fatti. Berlusconi mi aveva promesso che avrebbe mandato due persone di sua fiducia a Bari per sbloccare la mia pratica. Non ha mantenuto i patti ed è da quel momento che non sono più volu­ta andare a Roma, nonostante i ripetuti inviti da par­te di Giampaolo. Loro sapevano che avevo le prove dei miei due precedenti viaggi».

E non si rende conto che questo è un ricatto?
«Lei dice? Io posso dire che qualche giorno dopo Giampaolo ha voluto il mio curriculum perché mi disse che volevano candidarmi alle Europee».

Però lei non era in quella lista?
«Quando sono cominciate le polemiche sulle veli­ne, il segretario di Giampaolo mi ha chiamata per dirmi che non era più possibile».

Quindi la candidatura alle Comunali è stata un ripiego?
«A fine marzo mi ha cercato Tato Greco, il nipote di Matarrese che conosco da tanto tempo. Mi ha chiesto un incontro e mi ha proposto la lista 'La Pu­glia prima di tutto' di cui era capolista lo zio. Io ho accettato subito, ma pochi giorni dopo ho capito che forse avevo commesso un errore».

Perché?
«La mia casa è stata completamente svaligiata. Mi hanno portato via cd, computer, vestiti, bianche­ria intima. È stato un furto molto strano».

Addirittura? Ma ha presentato denuncia?
«Certamente. Ma ho continuato la campagna elet­torale. È andato tutto bene fino al giorno in cui Ber­lusconi è arrivato a Bari per la presentazione dei can­didati del Pdl. Io lo aspettavo all’ingresso dell’Hotel Palace. Lui mi ha guardata, mi ha stretto la mano ed è entrato nella sala piena. Io ero in lista, quindi l’ho seguito. Ma all’ingresso della sala sono stata blocca­ta dagli uomini della sicurezza e del partito che mi hanno impedito di partecipare all’evento».

È il motivo che adesso la spinge a raccontare questa storia?
«No, avrei potuto continuare a fare campagna elettorale e trattare con loro nell’ombra. La racconto perché ho capito che mi hanno ingannata. Avevo chiesto soltanto un aiuto per un progetto al quale tengo molto e invece mi hanno usata».

Fiorenza Sarzanini
Corriere della Sera 17 giugno 2009

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