l sindacato dei poliziotti: risponderà delle sue accuse
La ragazza chiamò la madre due ore prima che la polizia scoprisse l’omicidio: a Seattle erano le tre del mattino
PERUGIA — Amanda Knox ha telefonato a sua madre negli Stati Uniti il giorno del ritrovamento del cadavere di Meredith Kercher, il 2 novembre 2007: ma lo ha fatto due ore prima che la polizia scoprisse l’omicidio, quando a Seattle erano le tre del mattino. «È solita chiamare casa nel cuore della notte? », le ha chiesto il giudice. E lei: «Suppongo di aver chiamato perché ero andata in casa e avevo trovato la porta aperta, ma non ricordo questa telefonata».
Sia pure con molti «non ricordo», l’americana ha risposto, per cinque ore, alle domande del pubblico ministero Giuliano Mignini. Dopo le accuse di venerdì — «la confessione mi è stata suggerita da pm e polizia, gli agenti mi hanno colpito due volte, insultata e minacciata, sconsigliandomi di chiamare un avvocato» — la procura ha ipotizzato di trasmettere gli atti per valutare il reato di calunnia, e il sindacato di polizia Sap ha difeso i colleghi perugini: «Le dichiarazioni di Amanda non restino impunite».
E però Amanda Knox ha sostanzialmente ribadito quanto affermato nell’udienza di venerdì, ogni accusa. Aggiungendo anche dettagli: «L’agente che mi ha colpito aveva i capelli lunghi e castani». Ci sono stati momenti di tensione, in aula, tra gli avvocati difensori dell’americana — Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova — e i pm Giuliano Mignini e Manuela Comodi. Amanda Knox ha giustificato alcuni sui comportamenti: «Perché facevo ginnastica in questura dopo la morte della mia amica? Ognuno affronta le tragedie a modo proprio ».
Alessandro Capponi
Corriere della Sera 14 giugno 2009
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