domenica 14 giugno 2009

Amanda e il «non ricordo» sulla telefonata nella notte

l sindacato dei poliziotti: risponderà delle sue accuse

La ragazza chiamò la madre due ore prima che la poli­zia scoprisse l’omicidio: a Seattle erano le tre del mattino

PERUGIA — Amanda Knox ha telefonato a sua ma­dre negli Stati Uniti il giorno del ritrovamento del cadave­re di Meredith Kercher, il 2 novembre 2007: ma lo ha fat­to due ore prima che la poli­zia scoprisse l’omicidio, quando a Seattle erano le tre del mattino. «È solita chiama­re casa nel cuore della not­te? », le ha chiesto il giudice. E lei: «Suppongo di aver chia­mato perché ero andata in ca­sa e avevo trovato la porta aperta, ma non ricordo que­sta telefonata».

Sia pure con molti «non ricordo», l’ameri­cana ha risposto, per cinque ore, alle domande del pubbli­co ministero Giuliano Migni­ni. Dopo le accuse di venerdì — «la confessione mi è stata suggerita da pm e polizia, gli agenti mi hanno colpito due volte, insultata e minacciata, sconsigliandomi di chiamare un avvocato» — la procura ha ipotizzato di trasmettere gli atti per valutare il reato di calunnia, e il sindacato di po­lizia Sap ha difeso i colleghi perugini: «Le dichiarazioni di Amanda non restino impu­nite».

E però Amanda Knox ha sostanzialmente ribadito quanto affermato nell’udien­za di venerdì, ogni accusa. Aggiungendo anche dettagli: «L’agente che mi ha colpito aveva i capelli lunghi e casta­ni». Ci sono stati momenti di tensione, in aula, tra gli avvo­cati difensori dell’americana — Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova — e i pm Giulia­no Mignini e Manuela Como­di. Amanda Knox ha giustifi­cato alcuni sui comportamen­ti: «Perché facevo ginnastica in questura dopo la morte della mia amica? Ognuno af­fronta le tragedie a modo pro­prio ».

Alessandro Capponi
Corriere della Sera 14 giugno 2009

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