sabato 11 aprile 2009

Suicida a 13 anni, l'accusa al padre camorrista per la morte del fratello


La morte del giovanissimo fratello, ucciso quattro anni fa per vendicare un tentativo di rapina, l'aveva segnato indelebilmente. Ieri Antonio, un nome convenzionale, si è tolto la vita a soli 13 anni: si è impiccato in casa, a Villaricca (Napoli), approfittando dell'assenza dei genitori. Come biglietto d'addio, una lettera colma di rancore verso il padre: quel genitore, ritenuto dagli investigatori legato a un potente clan camorristico, che Antonio probabilmente riteneva responsabile della condotta criminale del fratello Sebastiano e quindi della sua uccisione, compiuta in un contesto sociale di estremo degrado da un branco di aggressori, tra cui vari minorenni, che voleva così «punire» la tentata rapina di un motorino.

Al loro arrivo nella casa del suicidio, i carabinieri della compagnia di Giugliano hanno trovato acceso il computer di Antonio. Era ancora attivo il programma di Messenger, una chat tra le più note e frequentate sul web. Da qui l'ipotesi che il tredicenne avesse annunciato il suo gesto agli interlocutori virtuali, e che magari qualcuno di loro abbia inutilmente provato a dissuaderlo. Un'ipotesi che i militari accerteranno esaminando il computer, che è stato sequestrato, alla ricerca di tracce che possano gettare ulteriore luce sui motivi del gesto disperato di Antonio.

Una cosa comunque sembra certa: il ragazzino, che aveva appena 9 anni quando il fratello maggiore Sebastiano fu ammazzato, non era mai più ritornato sereno dopo quella tragica morte, avvenuta il 10 marzo 2005. Il fratello di Antonio venne ucciso a 14 anni (ne avrebbe compiuti 15 due mesi dopo l'omicidio) a Mugnano, alle porte di Napoli, con un colpo di pistola alla nuca.

L'omicidio nacque per «vendicare» una tentata rapina compiuta da Sebastiano. Quello stesso giorno, infatti, il quattordicenne aveva tentato di rapinare il motorino ad un ragazzo a Mugnano, senza riuscirci. La vittima della tentata rapina aveva chiamato un gruppo di amici che avevano inseguito Sebastiano fino a raggiungerlo in una strada isolata: lì lo avevano aggredito in dieci, picchiandolo e poi finendolo con un colpo di pistola alla nuca. Il 15 marzo la polizia arrestò cinque persone, tra le quali tre minorenni, accusate di aver partecipato all'omicidio, mentre altri due membri del branco si costituirono nei giorni immediatamente successivi. Sebastiano era già stato segnalato l'8 marzo 2004, quando era ancora tredicenne, ai carabinieri per rapina e detenzione di coltello. Un esordio precoce sulla strada della criminalità, di cui Antonio evidentemente incolpava il padre camorrista.

l'unità.it 11 aprile 2009

11 aprile 2009

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