giovedì 2 aprile 2009

Curia di Siena nella bufera per il "prete in Ferrari"

LA CURIA ARCIVESCOVILE DI SIENA NELLA BUFERA

Dalle intercettazioni trapela il fatto che don Acampa pensava di godere una sorta di impunità «extraterritoriale», aveva preteso dal Procuratore capo di Siena che intervenisse per addolcire l'inchiesta e lo aveva persino offeso.

Dice il prete all'archivista della Curia Nardi: "Stai tranquillo, tanto non hanno indizi e brancolano in alto mare. [...] Devono chiudere.



Duomo di Siena(27/03/2009) - Nella Arcidiocesi di Siena, Colle di Val d'Elsa e Montalcino, guidata dal 2001 da Mons. Antonio Buoncristiani, 65 anni, perugino, laureato in Diritto canonico e in Scienze politiche, licenziato in Teologia e in Scienze sociali, e Segretario di Nunziatura in Costa Rica, Zambia, e Malawi, si è creato sulla stampa un caso di un certo rilievo che ha fatto discutere tutta Siena: quello di don Giuseppe Acampa, 40 anni, economo diocesano e pupillo dell'Arcivescovo Buoncristiani. L'Arcidiocesi ha solo 117 preti, 186 parrocchie, e 10 diaconi per cui non risulta difficile andare sulla stampa specie se uno è un prete sui generis. In questa città comanda da 60 anni il vecchio Partito Comunista, c'è l'istituzione del Monte dei Paschi, il Palio di Siena, molti giornalisti assunti in RAI, la massoneria guidata dal giornalista Stefano Bisi direttore responsabile del Corriere di Siena, e una magistratura corretta e responsabile rappresentata dal nuovo procuratore capo e dal magistrato Alessandra Chievegatti ora a Catania che ha rinviato a giudizio i vertiici dell'Università e del Policlinico di Siena. Una donna coraggiosa che però preferisce stare a Catania che a Siena. Ma vediamo perchè oltre che sulla stampa don Acampa è finito nel libro "La casta di Siena".

L'inchiesta giudiziaria di Siena muove i suoi primi passi il 2 aprile del 2006, quando alle 11,20 di quella domenica, don Acampa chiama i Vigili del fuoco: «Venite, c'è un incendio....». L' incendio era in realtà divampato una ventina di minuti prima e il reverendo, che si trovava nella Curia, la prima telefonata la fa stranamente ad una impiegata dell'economato. I vigili del fuoco e la Scientifica, nella loro perizia, hanno dimostrato che l' incendio è stato innescato in contemporanea all'arrivo di don Acampa nella Curia. Ma questo lo si accerterà nel corso delle indagini. Alle sue prime battute, don Acampa, sentito dagli investigatori, accusa il povero archivista (e per questo sarà indagato poi per calunnia), il professore Franco Nardi, che finisce come il sospettato numero uno e che adesso aspetta che la sua denuncia contro il Vescovo Buoncristiani (per averlo licenziato per non aver ritrattato le sue accuse) faccia il suo corso. L' incendio aveva distrutto «solo» gli uffici dell' economato con quello di prezioso che c' era: computer, documentazione, lasciti testamentari. Nel prosieguo delle indagini, infatti, una volta che i sospetti si sono concentrati sull' economo, anche perché ad accusarlo sono stati diversi preti di Siena, i telefoni di don Acampa sono stati intercettati e sono emersi presunti rapporti omosessuali tra l' economo e due sacerdoti. La sua immagine ne esce a pezzi.

E c'è il sospetto che qualche ricatto sia girato anche per questo. Dalle intercettazioni trapela il fatto che don Acampa pensava di godere una sorta di impunità «extraterritoriale», aveva preteso dal Procuratore capo di Siena che intervenisse per addolcire l'inchiesta e lo aveva persino offeso. Pensava di essere «protetto» e invece l'inchiesta della Procura di Siena ha accertato almeno un caso in cui don Acampa - e per questo è accusato di truffa - aveva venduto a un imprenditore veneto, Fernando René Caovilla, a prezzi stracciati (un milione e 250 mila euro), un complesso immobiliare di proprietà per il50% della Curia e per l'alto 50% della Associazione della Mise Curia, a ridosso di Porta Tufi, ricevendo in cambio dall'imprenditore una fiammante Audi A3 del valore di 27 mila euro. Pare che un'altra delle ragioni dell'incendio siano le vendite immobiliari di beni noti come 'il commendone' ed il palazzo di Santa Teresa. Sopratutto quest'ultima, parte del patrimonio della Curia, aveva lasciato perplessi riguardo la grande differenza fra la prima stima di un miliardo ed ottocento mila lire di valore ed il prezzo pagato dal comune di Siena (per farne case popolari), di circa 3 milioni di euro.

Un'altra vicenda emersa è quella di un'anziana signora della nobiltà senese, che aveva lasciato tutti i suoi beni all'arcidiocesi con il mandato di venderli e dividere poi il ricavato tra cinque beneficiari: uno di questi, però, il Collegio missionario del Sacro Cuore di Gesù di Andria, prima dell'apertura delle indagini, dalla Curia di Siena non aveva ancora visto un soldo e, anzi, ignorava del tutto l'esistenza dell'eredità. Nel frattempo la procura mette sotto controllo il telefono di don Acampa. Dice il prete all'archivista della Curia Nardi: "Stai tranquillo, tanto non hanno indizi e brancolano in alto mare. [...] Devono chiudere." Questa brutta storia -come abbiamo scritto - comincia tutto il 2 aprile del 2006 quando un rogo divampa nella sede dell’Economato della Curia di Siena. Don Acampa accusa un archivista che lavora in Curia da 35 anni di aver appiccato l’incendio, ma gli accertamenti della polizia delineano un quadro diverso. E alla fine è proprio lui a finire indagato. Secondo i magistrati avrebbe dato alle fiamme l’ufficio «con l’unica finalità di distruggere documenti attinenti operazioni finanziarie promosse dalla diocesi attraverso la Curia». Gli affari curati dal sacerdote vengono analizzati attraverso accertamenti bancari e patrimoniali. Alla fine di giugno arriva la svolta. Le intercettazioni telefoniche e ambientali svelano i tentativi che sarebbero stati fatti dall’arcivescovo di Siena per convincere i testimoni a ritrattare.

Qualche giorno dopol'Arcivescovo Buoncristiani viene sospettato di aver indotto numerose persone «anche con mirate pressioni» a fornire una versione diversa da quella verbalizzata davanti ai pubblici ministeri. Nei suoi confronti verranno fatti gli accertamenti. Eppure mons. Buoncristiani avrebbe avuto molto da spiegare: le intercettazioni, ad esempio, pubblicate dai giornali, in cui don Acampa e il segretario del vescovo, don Andrea Bechi, parlano di rivolgersi al ministro della Giustizia Clemente Mastella per "tappare" l'inchiesta. Tramite per arrivare al ministro sarebbe il presidente della Misericordia di Siena, Mario Marzucchi. D'altra parte, Mastella è stato l'ospite d'onore, lo scorso maggio, delle Feste internazionali cateriniane, con cui l'arcidiocesi ha celebrato la sua santa più illustre. Don Acampa e Bechi - secondo quanto emerso dalle intercettazioni - avrebbero anche pensato di rivolgersi al procuratore Nino Calabrese, che non avrebbe vigilato a sufficienza sul suo sostituto responsabile dell'indagine, Nicola Marini: sorprendentemente, infatti, malgrado fosse ancora ufficialmente parte lesa, sembra che don Acampa fosse interessato ad una rapida archiviazione delle indagini più che alla scoperta del colpevole. Calabrese, d'altra parte, ha un 'debito di riconoscenza' nei confronti della Curia, perché sua figlia ha in affitto, a un buon prezzo, una casa in pieno centro di proprietà dell'arcidiocesi. Ci sono poi le voci di intimidazioni, da parte dell'Arcivescovo e di don Acampa, nei confronti di quei preti che si sono macchiati della 'colpa' di aver collaborato con le indagini: si parla di velate allusioni a trasferimenti nelle parrocchie più 'scomode', di minacce di rimozioni da incarichi; si ripete anche la storia dell'anziano parroco di Vagliagli, don Mino Marchetti, che si sarebbe all'improvviso visto sospendere da parte dell'arcidiocesi la pubblicazione di un'opera storica a cui lavorava da dieci anni. D'altra parte, discutendo con un altro influente amico, Giuseppe Mussari, presidente del Monte dei Paschi di Siena, don Acampa (il cui padre era un importante funzionario della banca) aveva promesso di mettere alle corse i "preti nemici giurati" che sarebbero, secondo lui, all'origine della svolta delle indagini: "Io penso che sia un gruppo di affari politico-pretonzolo", aveva detto. L'arcivescovo


Buoncristiani avrebbe anche preteso - senza ottenerla, malgrado numerose pressioni - una dichiarazione pubblica di sostegno ad Acampa da parte del clero dell'arcidiocesi. Tra i preti di Siena, comunque, l'aria che si respira è pesante: "Questo vescovo non è né un padre né un maestro", ha detto un sacerdote che vuol restare anonimo; "tante cose", aggiunge un altro, "non tornavano nella gestione degli affari della diocesi". Destava sospetti la delega pressoché illimitata per la gestione dei beni della Curia concessa nel 2004, senza alcuna consultazione del clero, da mons. Buoncristiani a don Acampa. L'economo, si racconta, si faceva vedere spesso per le strade di Siena a bordo di una Ferrari. Gli si contestava spesso la gestione squisitamente "affaristica" dei beni della Chiesa: ad esempio, appena nominato arciprete di Colle Val d'Elsa (una delle due ex-diocesi incorporate, assieme a quella di Montalcino, nell'arcidiocesi di Siena) aveva subito avviato la vendita di vari appartamenti di proprietà della Curia, ordinato la riduzione del numero delle messe e chiuso agli studiosi il palazzo vescovile, in vista forse di qualche progetto di sviluppo.

Il PM Marini rinvierà a giudizio don Acampa, ma poi verrà assolto. E tutte le accuse: incendio doloso, truffa aggravata, calunnia ( don Acampa aveva accusato l'archivista della Curia per l'incendio doloso) verranno a cadere. Don Acampa, il prete della fiammante automobile Audi A3, il prete che veste abiti eleganti, ricercati e firmati, il prete accusato da intercettazioni di aver avuto frequentazioni omosessuali con due sacerdoti (anche se ciò non è motivo di reato), il prete delle transazioni finanziarie è stato assolto con formula piena. E noi rispettiamo la sentenza. Però riteniamo che un ministro di Dio, un alter Christus, un sacerdote che ha fatto precetti di castità, povertà ed obbendienza non può condurre una vita lussuosa, un tenore di vita elevato, e una vita sessuale disordinata senza attuare nè il Decalogo nè il Discorso della montagna. Sull'obbedienza sorvoliamo essendo il pupillo dell'Arcivescovo Buoncristiani a cui deve per altri cinque anni l'incarico di economo diocesano. Questo prete moderno si deve domandare come mai a Siena molti suoi colleghi sono sconcertati e disorientati. Il popolo di Dio, don Acampa, ha bisogno di modelli di riferimento, di Pastori credibili, e di guide autorevoli. Non è pensabile che la gente viva questi scandali con l'indifferenza generale di chi è preposto a dare una risposta efficiente ed efficace. Pena: l'allontanamento dalla S. Messa, dai Sacramenti e dall'ora di religione cattolica di giovani e meno giovani. E poi il compito del Vescovo in una Diocesi è quello di vigilare, di sanzionare e, se del caso, di sospendere a divinis o di ridurre alla stato laicale preti che dovessero rivelarsi indegni dell'abito che portano con la loro ortoprassi. "La Chiesa - lo ripetiamo - è santa e immacolata, senza macchia nè ruga". (San Paolo, Efesini 5,25-27)

Alberto Giannino
a_gi@live.it

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