venerdì 30 novembre 2007

Gravina:"Occultamento dei corpi perfetto"

Secondo la ricostruzione solo il padre
aveva capacità e interesse a nascondere
i cadaveri in modo così accurato


(g. d. m.)
Investigatori pessimisti. Le pressioni di Pappalardi sui familiari
"Nell´uccidere ha agito d´istinto, e senza l´aiuto di nessuno"
"Ha una perfetta conoscenza del territorio sul quale si è mosso quella notte" Quello dei corpi di Francesco e Salvatore fu «un occultamento eseguito
in maniera perfetta» da una persona che conosceva
bene le campagne della Murgia.
All´indomani dell´arresto di Filippo Pappalardi,
gli investigatori non nascondono il loro pessimismo
sulla possibilità di ritrovare i corpi dei due fratellini.
Il ragionamento, contenuto nell´ordinanza di custodia
cautelare, è chiaro. «Ciò che ha dato maggiormente da
pensare agli inquirenti è la accuratezza con cui i loro
corpi sarebbero stati immediatamente dopo nascosti.
In altri termini, se ad uccidere i due fratellini fossero
stati degli amici, per un gioco finito male, o dei balordi,
magari anche per motivi sessuali, non vi era alcuna necessità
di nascondere tanto bene i loro corpi, bastava occultarli
quel tanto che bastava a guadagnare il tempo
strettamente necessario ad allontanarsi indisturbati
dal luogo del misfatto».
Riflettendo su queste considerazioni, il sostituto procuratore
Antonino Lupo ha puntato l´indice contro l´autotrasportatore,
chiedendo e ottenendo l´arresto. «Pappalardi, accecato dall´ira
- ricostruisce il magistrato - ha agito di impulso
senza il concorso di qualcuno e, nel punire i figli,
ha utilizzato modalità tali da cagionare la morte: purtroppo
i mezzi che hanno cagionato la morte non sono noti. Solo la
conoscenza perfetta del territorio (l´indagato ha anche fatto il pastore)
poteva agevolare l´occultamento dei cadaveri rendendo vane
le ricerche sin qui operate in un luogo impervio
come quello della Murgia ricca di gravine e pozzi».
Filippo Pappalardi è in carcere da martedì. E solo sabato potrà
incontrare i parenti più stretti. Maria Ricupero, prima di tutto,
la compagna che, anche se indirettamente, nella brutta storia
di Ciccio e Tore, ha avuto un ruolo, prima picchiando
i due fratellini, considerandoli figli di serie B e poi,
intuendo, scrive la polizia, «quanto accaduto» e custodendo il segreto. Dell´ambiente familiare dell´autotrasportatore parla la squadra mobile nell´informativa, depositata il primo ottobre in procura.
Dice la polizia: «Filippo Pappalardi non prova rimorso,
non vuole andare in prigione ed ha lanciato una sfida agli
investigatori perché immagina di potersela cavare.
Vive protetto dal limbo cucitogli intorno dalla famiglia
d´origine e dalla Ricupero». Sulle figlie della convivente
l´autotrasportatore esercita pressioni. Lo fa più volte,
questo, almeno, documenta l´indagine della procura.
«Fai finta di essere scema... stai immobile» suggeriva
ad una delle due ragazze che doveva essere ascoltata
dagli investigatori. E poi, ancora,
rivolgendosi alla più piccola, quella che, secondo
il supertestimone, era con lui in macchina quando,
in piazza Quattro Fontane, fece salire Francesco e Salvatore:
«Allora hai capito il fatto com´è? Tu non ha visto
niente... che c... me ne frega. Tu cosa ne sai?». E lei annuiva:
«Che ne so io?». Filippo Pappalardi avrebbe esercitato pressioni
anche sul fidanzato di una delle due figliastre che dalla ragazza
aveva raccolto una confidenza sulla sera della scomparsa.
La polizia, coordinata dal dirigente Luigi Liguori, ha cominciato ad
indagare anche su alcuni tentativi di condizionamento sul testimone
chiave, il ragazzino che ha raccontato di aver visto l´uomo insieme
ai figli la sera della scomparsa. "Indagini difficili", quelle
sulla scomparsa dei fratellini, condotte, scrivono gli agenti
della mobile, «con dedizione e con l´intento di rafforzare l´accusa
ed escludere qualsiasi ipotesi alternativa. A costo di essere tacciati
persino di immobilismo ed inefficienza, anche da rappresentanti
delle istituzioni territoriali che hanno chiesto ("la rimozione dei
responsabili delle indagini") e del clero che, anche in occasione
del primo anniversario della scomparsa, al cospetto di un Pappalardi
contrito ed affranto, dal look rinnovato ma ugualmente simbolo e
metafora del male che si sta accanto, hanno pregato affinché il
signore "illumini gli investigatori ad imboccare la strada giusta"».
( La Repubblica 30 novembre 2007)

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