La lettera di Olindo a Mario Frigerio
"Ci chiedevamo come facevano a raggirare, manipolare le persone. Sino quando poi è toccato a noi essere manipolati, usati da chi smaschera questi truffatori. Eppure non ha esitato a usare i loro stessi metodi, con noi e con lei Signor Frigerio". A scrivere, dal carcere, è Olindo Romano: in una lettera che News Mediaset ha ottenuto in esclusiva ribadisce di non essere lui il colpevole della strage di Erba.
"Lei sa che non sono io il suo aggressore. Non sono io che ha visto quella sera", prosegue Olindo nella missiva, scritta di suo pugno e indirizzata a Mario Frigerio, unico superstite del massacro e principale accusatore dei coniugi Romano. Continua Olindo: "In quel periodo drammatico della sua vita - in buona fede - senza rendersene conto - contro la sua volontà - il maresciallo Gallorini le ha fatto dire ciò che lui voleva che lei dicesse, il mio nome, Olindo". Il riferimento è al maresciallo dei carabinieri Enrico Gallorini, il primo a fare il nome di Olindo Romano a Mario Frigerio che, ancora ricoverato in ospedale, non riusciva a riconoscere il proprio aggressore. Pochi giorni dopo, iniziata la lenta ripresa, la testimonianza di Frigerio incastrò i coniugi.
"Poi col tempo si capisce - conclude Olindo -. Non è mai troppo tardi. Noi ci siamo rialzati. Lo faccia anche lei - solo così si può arrivare alla verità. Non quella che da tre anni alcuni vogliono far apparire come tale. Si è mai chiesto cosa c’è dietro tanti errori e indagini mal fatte?". Mercoledì i coniugi Romano, in carcere ormai da tre anni, torneranno in aula per l'ennesima udienza del processo. E, ancora una volta, protesteranno la propria innocenza.
"Lei sa che non sono io il suo aggressore. Non sono io che ha visto quella sera", prosegue Olindo nella missiva, scritta di suo pugno e indirizzata a Mario Frigerio, unico superstite del massacro e principale accusatore dei coniugi Romano. Continua Olindo: "In quel periodo drammatico della sua vita - in buona fede - senza rendersene conto - contro la sua volontà - il maresciallo Gallorini le ha fatto dire ciò che lui voleva che lei dicesse, il mio nome, Olindo". Il riferimento è al maresciallo dei carabinieri Enrico Gallorini, il primo a fare il nome di Olindo Romano a Mario Frigerio che, ancora ricoverato in ospedale, non riusciva a riconoscere il proprio aggressore. Pochi giorni dopo, iniziata la lenta ripresa, la testimonianza di Frigerio incastrò i coniugi.
"Poi col tempo si capisce - conclude Olindo -. Non è mai troppo tardi. Noi ci siamo rialzati. Lo faccia anche lei - solo così si può arrivare alla verità. Non quella che da tre anni alcuni vogliono far apparire come tale. Si è mai chiesto cosa c’è dietro tanti errori e indagini mal fatte?". Mercoledì i coniugi Romano, in carcere ormai da tre anni, torneranno in aula per l'ennesima udienza del processo. E, ancora una volta, protesteranno la propria innocenza.
fonte tgcom 14 aprile 2010
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