Alberto Stasi è colpevole per i genitori di Chiara Poggi indignati per l’intervista a Matrix
CARLOTTA REBAUDY - 13/04/2010
Chissà se Alberto Stasi, assolto con formula dubitativa dall’accusa di aver ucciso la sua fidanzata Chiara Poggi, avrebbe fatto bene a non andare in Tv, come aveva fatto precedentemente finchè è durato il processo. Se non si fosse lasciato intervistare, la settimana scorsa, a Matrix da Alessio Vinci, non avrebbe scatenato con le sue dichiarazioni di assoluta innocenza le reazioni dei genitori Poggi che senza mezzi termini, con molta durezza, hanno precisato che per loro «Alberto era e resta il colpevole dell’omicidio di Chiara».
La Televisione, infatti, specie nei casi di gialli irrisolti, può aiutare, a volte, nella ricerca del colpevole, come si sta verificando relativamente alla tragica vicenda di Elisa Claps, la sedicenne di Potenza il cui cadavere è stato ritrovato dopo diciassette anni nel sottotetto di una chiesa, (una tragedia, ricordiamolo, riaperta dalla trasmissione «Chi l’ha visto?») o, al contrario,può peggiorare la situazione di un imputato come è accaduto per Anna Maria Franzoni, la mamma di Cogne.
Per i genitori di Chiara Alberto resta colpevole
Forse ad Alberto Stasi, il biondino di Garlasco, apparso in Tv assai freddo e controllato, sarebbe convenuto rinunciare ad un’esposizione simile anche se si può capire che chi ritiene di essere estraneo ad un così feroce delitto (diamogli il credito dell’innocenza fino a prova contraria) avverta la necessità, dopo due anni e otto mesi di travaglio, di proclamare al mondo la propria incolpevolezza ora che è stato assolto in primo grado. Ma doveva aspettarsi la reazione dei Poggi, sapendo del ricorso in appello. Cosa ha pensato? Di poterli riavvicinare attraverso il piccolo schermo? Il padre della povera ragazza, il signor Giuseppe che ha gli stessi occhi celesti della figlia è invece andato giù duro nei suoi confronti, affermando: «Sia chiaro che per noi la sentenza di assoluzione e le motivazioni non hanno cambiato nulla. Noi non abbiamo assolto Alberto anche se c’è chi tenta di far passare un messaggio diverso.
Per i genitori di Chiara Alberto resta colpevole
Forse ad Alberto Stasi, il biondino di Garlasco, apparso in Tv assai freddo e controllato, sarebbe convenuto rinunciare ad un’esposizione simile anche se si può capire che chi ritiene di essere estraneo ad un così feroce delitto (diamogli il credito dell’innocenza fino a prova contraria) avverta la necessità, dopo due anni e otto mesi di travaglio, di proclamare al mondo la propria incolpevolezza ora che è stato assolto in primo grado. Ma doveva aspettarsi la reazione dei Poggi, sapendo del ricorso in appello. Cosa ha pensato? Di poterli riavvicinare attraverso il piccolo schermo? Il padre della povera ragazza, il signor Giuseppe che ha gli stessi occhi celesti della figlia è invece andato giù duro nei suoi confronti, affermando: «Sia chiaro che per noi la sentenza di assoluzione e le motivazioni non hanno cambiato nulla. Noi non abbiamo assolto Alberto anche se c’è chi tenta di far passare un messaggio diverso.
E’ vero che dissi che secondo me quel ragazzo non era il colpevole ma era il 14 agosto del 2007. Mi avevano appena ammazzato una figlia, quel giorno non sapevo nemmeno più da che parte voltarmi. Comunque non vorrei che si creassero equivoci. Lo dico una volta per tutte: su Alberto noi non la pensiamo più così da tempo. È stato un percorso travagliato, difficilissimo, graduale. Fra quelle parole e oggi c’è un abisso e noi ora siamo convinti del contrario. Lui ha detto in Tv che adesso le cose si sono chiarite. Ed invece non si è chiarito niente. Altrimenti perché faremmo appello se non fossimo convinti. Non ci sarà alcun riavvicinamento con lui. Lo escludo nel modo più assoluto. Non si può ricorrere in appello e nel frattempo stringere la mano al ragazzo accusato di aver ucciso tua figlia».
Il signor Giuseppe ribadendo il suo convincimento, ha detto di più nell’intervista che ha rilasciato a Giusi Fasano. Ha puntato il dito sulla freddezza di Stasi ricordando che quando gli è stato chiesto quale fosse stato per lui il momento peggiore «io mi sarei aspettato che parlasse di quando ha trovato sulle scale la mia ragazza ed invece ha parlato si sé. Ha detto che il momento peggiore è stato quando l’hanno portato in carcere. Lui è qui a raccontarci quel momento. Chiara non c’è più. E in nessuna delle tante carte, intercettazioni e via dicendo che abbiamo esaminato, Alberto esprime un pensiero o un ricordo di Chiara, nemmeno quando parla con i suoi amici. Non ho letto una sua frase in difesa di Chiara quando è stato gettato fango su di lei». Gli viene in soccorso la moglie Rita: «Ci hanno fatto molta impressione gli argomenti di quegli articoli che Chiara ha salvato sulla sua chiavetta. Pedofilia.
Il signor Giuseppe ribadendo il suo convincimento, ha detto di più nell’intervista che ha rilasciato a Giusi Fasano. Ha puntato il dito sulla freddezza di Stasi ricordando che quando gli è stato chiesto quale fosse stato per lui il momento peggiore «io mi sarei aspettato che parlasse di quando ha trovato sulle scale la mia ragazza ed invece ha parlato si sé. Ha detto che il momento peggiore è stato quando l’hanno portato in carcere. Lui è qui a raccontarci quel momento. Chiara non c’è più. E in nessuna delle tante carte, intercettazioni e via dicendo che abbiamo esaminato, Alberto esprime un pensiero o un ricordo di Chiara, nemmeno quando parla con i suoi amici. Non ho letto una sua frase in difesa di Chiara quando è stato gettato fango su di lei». Gli viene in soccorso la moglie Rita: «Ci hanno fatto molta impressione gli argomenti di quegli articoli che Chiara ha salvato sulla sua chiavetta. Pedofilia.
Perché? E perché salvare quelle cose sui delitti irrisolti? Lei non si interessava di gialli, omicidi, cose di questo genere». «Comunque», conclude Giuseppe «anche il giudice non deve essere convinto dell’innocenza di Alberto altrimenti non lo avrebbe assolto con la formula dubitativa». «Formula dubitativa», cioè assoluzione con il secondo comma: via d’uscita giuridica per assolvere una persona quando la prova è «insufficiente » o «contraddittoria», come nel caso di Alberto.
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