Lo sfogo del padre di Mattia
ma per la procura il caso è chiuso: niente autopsia
Per la Procura di Ivrea, la morte di Federica Forcella e quella del piccolo Mattia di 8 anni, sono un caso chiuso. I motivi che hanno spinto la donna a trascinare con sé il figlio, gettandosi giovedì, poco prima dell'alba, nel canale di una centrale idroelettrica a Quassolo, sono annegati con loro per sempre, cancellati nelle acque fredde e scure, in una notte d'aprile.
Eppure, i dubbi che ora tormentano Roberto Razzano, il papà del piccolo Mattia ed ex marito della donna, restano vivi e forti: «Vorrei capire cos'è successo - si è sfogato ieri con il padre Antonio -, come è stato possibile che un bambino di 8 anni non si sia in qualche modo ribellato e abbia seguito così, senza fiatare la mamma». Forse, questi dubbi, rappresentano semplicemente il tormento di un uomo che non riesce ad avere una risposta certa, davanti ad un dolore devastante. «
E' difficile comprendere, è difficile accettare, nessuna parola ti può rassicurare davanti ad una simile tragedia, Roberto è un uomo distrutto. Tutti siamo distrutti dal dolore» racconta Antonio Razzano, nonno del piccolo Mattia. Il pm che ha in mano l'indagine, Elena Daloiso non ha disposto l'autopsia sui due corpi: essendo morto il reo, di fatto, si estingue il reato. Lunedì, alle 15, 30 a Tavagnasco, ci saranno i funerali. «Però vorrei capire - si era sfogato, ancora ieri mattina con i suoi famigliari, il papà del bambino - vorrei che venisse fatta chiarezza, che si andasse fino in fondo».
A Tavagnasco dove abitavano Federica e il piccolo Mattia, ieri la gente si è risvegliata con l'incubo della tragedia ancora vivo. Chiunque si incontrasse per strada, tra i vicoli, nei pochi negozi e nell'unico bar trattoria di questo paese ai confini con la Valle d'Aosta, dove le case dalla pianura si stringono come un pugno verso le pendici della montagna, mostrava volti ancora segnati e increduli. «Cercare di capire? E come? - dice Simona Franchino, la migliore amica di Federica - i nostri due figli erano nati lo stesso giorno dello stesso anno, erano legatissimi, due fratelli. Come potrò spiegare ad un bambino di 8 anni che il suo amichetto del cuore non c'è più?».
La scuola elementare del paese è chiusa per le vacanze di Pasqua. Lunedì le porte si riapriranno e nell'aula al primo piano uno dei banchi sarà vuoto. «Dovremo cercare di spiegare ai bambini cosa è successo - dice Patrizia Racchio, una delle insegnanti di Mattia -, anche se qualcosa hanno letto sui giornali e hanno sentito in televisione. Non sarà facile». C'è chi pensa ad intitolare la scuola proprio a lui: «Sarebbe un bel gesto, un modo per ricordare quel bambino generoso e solare - dicono le maestre -, quella sua voglia di aiutare sempre gli altri compagni, di non tirarsi indietro mai, anche nelle difficoltà».
Dolore e dubbi, però, si mischiano e a volte si sovrappongono nelle parole di chi abita tra queste case e ha condiviso con Federica tanti momenti: dalle attività nella pro loco del paese, dove lei era vicepresidente, alle iniziative per il Comune. «Chissà cose l'è scattato in testa - si chiede ancora la sua migliore amica, Simona - chissà cosa la turbava». Eppure, Federica poche ore prima di decidere di farla finita per sempre, trascinando con sé il piccolo Mattia nelle acque di quel canale a tre chilometri da casa, aveva cenato con l'ex marito: «Siamo stati bene, abbiamo giocato col bimbo, poi ci siamo salutati e mi sembrava serena» ha raccontato l'uomo ai carabinieri.
Nella vita della donna qualcosa però deve essere successo, qualcosa che l'aveva sconvolta al punto da spingerla a farla finita. C'è chi, in paese, continua a parlare di un rapporto interrotto bruscamente tre mesi fa, con Alberto, un bancario di Ivrea col quale lei raccontava d'aver intrecciato una relazione: «Federica ed io - dice ora l'uomo - non avevamo nessuna storia, ci si scambiava solo qualche messaggio, io ho solo fatto l'errore d'essere gentile con lei». L'unico suo momento di sconforto lo aveva concesso poche ore prima di morire a Marco, un uomo, dicono i carabinieri, vicino alla famiglia. Un breve sms, diceva: «Sono nei guai, non so che fare».
http://www3.lastampa.it/torino/sezioni/cronaca/articolo/lstp/184252/
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