martedì 11 agosto 2009

CHIARA POGGI: DUE ANNI DOPO NELLA VILLETTA TUTTO E' FERMO

"Sono sempre stata fiduciosa - dice mamma Rita all'ANSA -: la giustizia prima o poi arriverà, bisogna solo avere pazienza".

Abiti, libri, pupazzi
Il tempo immobile in camera di Chiara

Nella villetta di Garlasco, due anni dopo Il papà: ogni mattina sento la sua voce

I genitori sono tornati a vivere nella casa del delitto. La mamma: non ho toccato nulla nella stanza di mia figlia, ho solo rifatto il letto

 Chiara Poggi aveva 26 anni quando venne uccisa nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007. Il corpo della ragazza, in una pozza di sangue, venne rinvenuto sulle scale che portano alla cantina
Chiara Poggi aveva 26 anni quando venne uccisa nella sua casa di Garlasco il 13 agosto 2007. Il corpo della ragazza, in una pozza di sangue, venne rinvenuto sulle scale che portano alla cantina
GARLASCO (Pavia) — Già sul l’uscio ti sembra che Chiara sia lì, da qualche parte. Sorride da una fotogra fia enorme, sul tavolo. Eppure non è quella la Chiara che vedi. L’immagi ne di una ragazza che chiude gli oc­chi per sempre su chissà quale detta glio di questa stanza — quella sì — prende forma. Fa venire i brividi. Co sa sarà stato quel dettaglio? Il mobi letto del telefono che è ancora al suo posto sotto la scala? Le tende bian che ricamate della finestra vicino al camino? Oppure le cornici con le fo to- ricordo su una mensola? Tutto colpisce, nel soggiorno di ca sa Poggi. Perché si distinguono parti colari che non ci sono più ma che so no stati raccontati, descritti, visti (sulla carta) così tante volte, in que sti due anni di «caso Garlasco», da di ventare quasi incancellabili. Il muro e il pavimento negli angoli dove peri ti e carabinieri immortalarono san gue, per esempio. Tutto è lindo, cer to. A patto di non ripensare alle sce ne riprese dagli inquirenti subito do po il delitto.

Gli spazi nei quali l'assas sino si è mosso sembrano molto più stretti di quanto sia mai appar so da filmati o scatti dell'indagi ne. La porta chiusa, in mezzo al corridoio, nasconde i gradi ni che portano giù, in canti na. Nei fascicoli dell'in chiesta gli scalini, il mu ro, lo stipite si vedono insanguinati: Chiara è lì, senza più re spiro, dove la sca la curva a sini stra. Ma è il 13 agosto di due an ni fa, appunto. Era un lunedì mat tina. La procura di Vigeva no dice che quel giorno Alber to Stasi, fidanzato di Chiara Poggi e all’epoca laureando alla Bocconi, la uccise «con crudeltà» colpendola ri petutamente alla testa. Fu «un'esplo sione di violenza e un accanimento che trovano spiegazione solo in un coinvolgimento personale diretto che doveva legare vittima e colpevo le » ricostruisce il pubblico ministero Rosa Muscio davanti al giudice dell' udienza preliminare Stefano Vitelli. La pm parla di Alberto come di un ra gazzo dalla «propensione maniacale per la pornografia», ipotizza che a scatenare la furia omicida possa esse re stato il rifiuto di Chiara davanti al la «pretesa di qualcosa di più o di più particolare rispetto ai loro rapporti intimi».

E accusa il ragazzo anche per la detenzione di materiale pedopor nografico, con un processo diviso da quello per omicidio ma che segue lo stesso calendario di udienze. Un'infi nità di udienze. Ce ne sono fissate fino a dicembre. E ci sono al lavoro 22 consulenti per chiudere una volta per tutte una guer ra di perizie e controperizie andata avanti finché il gup non ha azzerato tutto: indagini «incomplete», da rifa re. Consegna delle consulenze fissata al 30 settembre. Poi si ricomincia con le udienze. Con Alberto in aula, attento a co gliere ogni minimo dettaglio che pos sa fargli capire che direzione prende rà la sua vita. «Non può che assolver mi, sono innocente» ripete lui. E stu dia ogni virgola del caso come nem meno il più interessato degli avvoca ti si impegnerebbe a fare. «È in gioco la sua esistenza, è chiaro che vuole andare a fondo di ogni cosa» dice il professor Angelo Giarda che lo difen de assieme ai fratelli Giuseppe e Giu lio Colli. Tanto meticoloso, Alberto, da analizzare ad uno ad uno anche i particolari più tecnici delle perizie: quelli informatici sulla memoria del computer o quelli medico-legali sul la presunta macchia di sangue trova ta sui pedali della sua bicicletta. Chi no sulle carte, a leggerle e rileg gerle, a cercare i punti deboli dell'accusa. Salvo brevi pause al mare con gli amici, il biondi no di Garlasco studia il processo e decide ogni passo.

A cominciare dalla scelta del rito abbreviato che ha voluto chiedere personalmente al giudice. Suo padre dice che «il mio ragazzo finora ha avuto solo fango e bugie», che «arriverà il momento in cui diremo quel che c'è da dire». Pochi isolati più in là, nella villetta del delitto, Giuseppe e Rita Poggi pe scano ricordi da album buttati alla rinfusa sul divanetto del portico. So no vacanze appartenute a molte esta ti fa. «Qui siamo in Austria», «ecco, qui in Alto Adige». Chiara ha 15-16 anni, tenuta montanara e capelli lun ghi, il più delle volte abbraccia suo fratello Marco, oggi ventenne. Rita e Giuseppe parlano come incantati dal la bellezza dei loro ricordi. Lei raccon ta di quando un imprenditore la mi se in imbarazzo, al bar, dicendole da vanti a tutti che sua figlia era una ra gazza straordinaria. Lui è sul punto di piangere ogni volta che ripensa a lei. «Chissà perché - si ostina a chie dersi - mi viene in mente spesso la sua voce, al mattino presto, quando bisticciava con Marco perché lui tar dava a vestirsi...». Rita confessa che andare in canti na o fermarsi in camera di sua figlia «all'inizio è stato durissimo».

Quan do il suo avvocato, Gian Luigi Tizzo ni, le ha detto che avevano disseque strato la casa lei si è or ganizzata perché altri pulissero le tracce dell' omicidio. Il resto l'ha fatto da sé. Ha lavato tutto ciò che era stato di Chiara e l'ha rimes so esattamente dov' era e com'era. «Ho fat to il letto, ecco. Non ho toccato nient'al tro ». La camera di Chiara è una specie di scrigno che custodisce un tesoro preziosissi mo: la memoria dei suoi piccoli gesti quoti diani. Giacche, vestiti, biancheria, libri, i pe louche, il cuscino con la foto del gatto, le car toline appese al muro. Perfino cre me, profumi e spazzole, in bagno, so no ancora tutti dove Chiara li ha la sciati. La signora Rita non si è mai nemmeno chiesta se usare qualcosa o no. Anche quando le si è rotto l'oro logio ha preferito comprarne uno nuovo piuttosto che usare quello di Chiara. «Sono cose sue e sue restano. Così è come sentirla più presente, più vicina». Suo marito dice spesso che «indietro non si può tornare». Certo che no. Eppure certe volte Rita guarda i suoi oggetti, chiude gli oc chi e comincia a fantasticare «magari rientra da un momento all'altro...«.

Erika Camasso Giusi Fasano
CORRIERE DELLA SERA 11 agosto 2009

GIALLO GARLASCO: MAMMA RITA, GIUSTIZIA ARRIVERA'
di Francesca Brunati

GARLASCO (PAVIA) - Un mazzo di rose bianche e una messa. Rita e Giuseppe Poggi vogliono ricordare così la loro Chiara, la figlia che il 13 agosto di due anni fa è stata brutalmente uccisa nella loro villetta, a Garlasco. Sono trascorsi due anni dall'omicidio e l'assassino di Chiara, chiunque esso sia, è ancora libero. E comunque, nonostante Alberto Stasi, il fidanzato, sia finito sotto processo, nessun verdetto, finora. Anzi la riapertura delle indagini con un supplemento istruttorio e quattro perizie.

"Sono sempre stata fiduciosa - dice mamma Rita all'ANSA -: la giustizia prima o poi arriverà, bisogna solo avere pazienza". La signora pensa sia necessario "lasciare del tempo" ancora, e fare in modo che "il precorso giudiziario vada avanti. Bisogna permettere alla magistratura o quant'altri facciano quel che devono fare. Noi - aggiunge - chiediamo solo di sapere la verità" . In questi giorni la famiglia Poggi vorrebbe accantonare un poco quella che è la vicenda processuale che riprenderà ad ottobre, il 21. Per adesso nulla vuole sapere del lavoro dei periti nominati dal giudice e che anche in questi giorni sono al lavoro: ci sono stati incontri per mettere a punto l'esperimento semivirtuale per riprodurre in uno dei laboratori dell'Istituto Don Gnocchi di Milano il percorso compiuto da Alberto all' interno della villetta la mattina in cui trovò il cadavere senza vita della fidanzata. Esperimento, su cui c'é il più stretto riserbo, che servirà per come sia stato possibile che non si sia sporcato le scarpe di sangue. Il desiderio dei Poggi è quello di dedicarsi solo a Chiara e di pensare non tanto al processo ("ci ripenseremo in autunno") ma solo a loro figlia. Come sempre sulla tomba "porteremo" i suoi fiori preferiti, un mazzo di rose bianche, e la sera del 13 agosto nella parrocchia di Garlasco si terrà una messa. "E' aperta a tutti - precisa Rita Poggi - ma non ai fotografi e alle telecamere, per favore. E' una cosa privata, nostra. Certo è ben accetto solo chi vuole ascoltare e dire una preghiera con noi" . Poi il discorso ritorna alla sua adorata Chiara: "Quando ti muore una figlia a 26 anni, è dura trovare un ricordo più bello dell'altro, uno che prevalga su un altro. Sono tutti ugualmente belli e io non ho dimenticato nessuno dei momenti vissuti insieme a lei". Inevitabilmente ritorna a galla quel dolore straziante che le parole non possono spiegare. Quella scudisciata inferta due anni fa da quella voce anonima che, mentre si trovava in vacanza in montagna, l'avvisava che la figlia era morta. "Sta arrivando l' anniversario - dice ancora - e lo sapevamo che presto o tardi sarebbe arrivato. Certo il dolore che ho nel cuore non si può misurare ma, con il tempo, impari a conviverci". Con la speranza che giustizia prima o poi arrivi.



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