sabato 26 settembre 2009

OMICIDIO GARLASCO: NOVITA' SULLA SUPERPERIZIA, CHIARA UCCISA DA UNA SOLA MANO


Milano, 25 set. (Adnkronos) - E' un'attivita' frenetica quella dei periti impegnati a risolvere il giallo di Garlasco e a consegnare, gia' dalla settimana prossima, le conclusioni finali sulle quali il gup di Vigevano, Stefano Vitelli decidera' se assolvere o condannare Alberto Stasi. E' lui, l'allora fidanzato di Chiara Poggi uccisa nella sua villetta di via Pascoli il 13 agosto 2007, l'unico indagato per l'omicidio.

Dal computer al video, il gup che riscrive Garlasco
Azzerata l’inchiesta si attende l’esito delle perizie per stabilire se Alberto è innocente o colpevole


Dal nostro inviato Giusi Fasano

VIGEVANO — Mancano pochi giorni e molte carte. Mercoledì 30 settembre metà dei periti e consulenti impegnati sul caso Garlasco consegneranno al giudice Stefano Vitelli le loro relazioni: le risposte ai quesiti che lui pose, a sorpresa, cinque mesi fa, azzerando di fatto l’inchiesta invece di decidere per l’assoluzione o la condanna di Alberto Stasi, il biondino di Garlasco accusato di aver ucciso la sua fidanzata, Chiara Poggi, la mattina del 13 agosto 2007.

«Emergono significative incompletezze d’indagine che per la loro rilevanza devono essere oggetto di approfondimento istruttorio», scrisse Vitelli. E giù sette pagine di ordi­nanza per disporre una valan­ga di accertamenti super par­tes . Esami biologici, medi­co- legali, analisi chimiche, riaudizione di testimoni, espe­rimenti «semi-virtuali» per de­finire percorsi, tracce, movi­menti sul luogo del delitto. In­somma, una rivoluzione.

Difficile, nel panorama giu­ridico italiano, imbattersi in un altro giudice Vitelli: da una parte apprezzato (da suoi colle­ghi e da un numero crescente di avvocati) perché «è la pro­va vivente che un giudice non sempre si attiene solo a quello che dice la pubblica accusa», dall’altra criticato (da altri col­leghi e altri legali) perché «questo è il processo della sua vita e lui fa la parte del pm per protagonismo». Parliamo di un processo che si svolge con rito abbreviato: niente dibatti­mento pubblico, sconto di pe­na in caso di condanna e, dice il codice, «decisione presa allo stato degli atti». Salvo che «lo stato degli atti» sia ritenuto, appunto, «incompleto». Il gup di Vigevano non si è acconten­tato praticamente di niente. E, almeno sul fronte della nuova superperizia informatica, ha già incassato un successo pro­fessionale per il solo fatto di averla ordinata: perché sono emersi dati nel computer di Al­berto che nessuna analisi ave­va focalizzato prima. Non cose di poco conto: l’utilizzo certo del pc fra le 9.36 e le 12.20, ora­rio nel quale la procura colloca­va l’omicidio di Chiara. Anche la perizia voluta per stabilire se Alberto ha potuto o meno camminare nella casa dell’omi­cidio senza sporcarsi le scarpe di sangue ha segnato passi avanti rispetto agli accerta­menti precedenti. Il giudice aveva visto giusto riproponen­do il quesito ai suoi periti: per­ché ora, con strumenti partico­lari, risulterebbe una scena del delitto con sangue più esteso di quello visibile a occhio nu­do. I risultati definitivi, in que­sto caso, arriveranno il 14 otto­bre perché proprio per consen­tire analisi più approfondite, il giudice ha concesso una proro­ga alla consegna della relazio­ne.

Slitta al 7 ottobre, invece, l’esito degli esami informatici. Anche qui: si tratta di andare a fondo di alcuni dati marginali anche se in realtà sembra non esserci nulla che Vitelli ritenga davvero marginale. Lui vuole portare in aula tutti, ma pro­prio tutti, i tasselli di questo puzzle e ricomporlo sapendo che stavolta può servirsi delle relazioni dei suoi periti per sciogliere ogni dubbio. Merco­ledì avrà sul tavolo le perizie chimica e medico-legale. Il da­to più importante riguarda l’ora della morte. Se la fascia oraria indicata sarà compresa fra le 9.36 e le 12.20 Alberto avrà un alibi difficilmente smontabile: lavorava alla testi di laurea, al computer.

Il biondino di Garlasco ha già avuto la meglio sulla pro­cura che centrava l’ora del de­litto fra le 11 e le 11.30. Avere dalla sua il perito del giudice su questo dettaglio lo autoriz­zerebbe a sperare in un’assolu­zione, anche se altri particola­ri, in realtà, non vanno nella sua direzione. Le analisi chimi­che dimostrerebbero che le sue scarpe (senza tracce di san­gue) non sono di materiale idrorepellente, come ha soste­nuto la difesa giustificando il fatto che fossero linde. E poi ci sono i tempi del delitto. Può Alberto averlo commesso fra le 9.10 (quando Chiara ha di­sattivato l’allarme) e le 9.36? La difesa dice di no. La parte civile è convinta di sì e mette agli atti un video che simula azione e tempo di fuga: 9 mi­nuti e 4 secondi. Quel video è girato sul luogo del delitto, ca­sa Poggi. Ma né la madre né il padre di Chiara, Rita e Giusep­pe, hanno voluto vederlo. «Sa­rebbe emotivamente troppo forte», valuta la signora Rita, «anche se è solo finzione». Le dispiacerebbe, dice, vederlo scorrere sullo schermo della te­levisione o su qualche sito In­ternet. «Per favore», chiede, «non mandatelo in onda».


corriere della sera 25 settembre 2009

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