martedì 14 ottobre 2008
Chiaiano, prof Ortolani: cava a rischio frane, un pericolo per esercito e cittadini
Cave Canem
Diamo spazio a due interessanti articoli sul ‘day after’ della visita al sito destinato ad accogliere la discarica a Chiaiano da parte di una delegazione istituzionale del Comune di Marano. Il primo, a firma di Simona Cipollaro, riguarda l’iniziativa del sottosegretariato ai rifiuti di permettere agli internauti di “visitare” l’ex poligono di Chiaiano, per promuoverne, almeno sulla carta, la presunta idoneità. Il secondo è un intervento di Franco Ortolani, il quale illustra ciò di cui ieri ha preso visione insieme a De Medici ed al sindaco Perrotta (ed ai vigili urbani). Attenti alle cave!!!
Un tour virtuale nell’ex poligono di Chiaiano per mostrare ai cittadini lo stato dei lavori all’interno della cava. Un’iniziativa per placare gli animi di chi ha ancora dubbi sulla realizzazione della discarica. Così, lo staff di Bertolaso ha deciso di inserire sul sito http://www.emergenzarifiuticampania.it/erc/ERC-ERC_Layout_locale-1199880667264_Home.htmle foto ed i video dell’interno della cava.
Si possono scorrere le immagini della zona prima dell’inizio lavori; della caratterizzazione dei materiali rinvenuti nel corso della bonifica; delle opere di bonifica stessa; dei lavori di consolidamento delle pareti ed infine delle planimetrie e dei progetti.
Vengono passati in rassegna, attraverso i video, tutti gli argomenti che sono stati alla base delle contestazioni contro la realizzazione della discarica: i costi; il consolidamento delle pareti di tufo; le opere di bonifica e la viabilità.
Secondo chi si sta occupando della realizzazione della discarica, dunque, le opere di bonifica e consolidamento delle pareti costano 2 euro per tonnellata di rifiuti, mentre il costo totale, una volta che la discarica andrà a regime, sarà di 100 euro a tonnellata di rifiuto. Per quanto riguarda il consolidamento delle pareti, le immagini mostrano l’inserimento al loro interno chiodi di tre metri, legati ad una rete metallica poi consolidata al terreno. La bonifica è stata prevista in tre fasi, la prima, già realizzata, è consistita nell’allontanamento dei materiali accumulati, si procederà poi con l’allontanamento dei cumuli di terreno usati come separazione delle aree di tiro ed infine, bisognerà capire se il terreno sottostante è inquinato, nel qual caso verrà portato via.
Sulla questione della mobilità, lo staff di Bertolaso ha assicurato che non ci saranno aumenti di traffico, poiché, i camion che attraverseranno le strade di Chiaiano saranno in numero uguale a quelli che oggi si occupano della raccolta nel quartiere, a Mugnano e nella terza, quinta ed ottava municipalità di Napoli.
(Simona Cipollaro, ECO delle CITTA’)
La preparazione della discarica di Chiaiano: un’offesa all’Esercito Italiano
di Franco Ortolani
Oggi 13 ottobre 2008 è stata eseguita la visita tecnica, richiesta dal sindaco di Marano al Sottosegretario Bertolaso, per verificare i lavori in corso per trasformare la Cava del Poligono di Chiaiano in discarica urbana nell’ambito di un parco regionale. Il sopralluogo è stato guidato dai militari dell’Esercito Italiano che ci hanno vietato di eseguire fotografie nella cava dove di militare non c’è assolutamente niente (tranne gli accompagnatori che ci hanno scrupolosamente scortato con le armi imbracciate, in base ai severi ordini loro impartiti.
Benché l’ambiente commissariale sapesse che la visita si sarebbe svolta questa mattina, non abbiamo trovato nessun tecnico con cui dialogare; non era presente nemmeno il responsabile civile del cantiere e alcuni operai non lavoravano in condizioni di sicurezza come previsto dalle vigenti leggi, nonostante l’autorevole richiamo fatto recentemente dal Presidente della Repubblica. Le considerazioni principali scaturite dal sopralluogo sono le seguenti:1- l’alveo-strada Cupa del Cane che scorre al di sopra della cava a fossa e che determina una situazione di rischio di inondazione del sottostante piazzale di lavoro, come evidenziato dalla competente Autorità di Bacino, non è ancora stato oggetto di messa in sicurezza idrogeologica. In caso di evento piovoso significativo la cava può essere invasa rovinosamente dalle acque e detriti con portate stimate di oltre 10.000 litri/secondo. La sistemazione idrogeologica deve essere propedeutica ai lavori nel piazzale di cava. La strada in gran parte alveo-strada è stata ricoperta di pietrisco senza adeguate sistemazioni idrauliche per cui le piogge intense provocheranno erosione e trasporto di terreno e detriti fino nell’abitato di Marano a valle.
2- Gli autoveicoli pesanti percorrono il tratto di alveo-strada ubicato alla sommità di una parete di tufo giallo, alta oltre 20 metri, molto fratturato e incombente sulla cava. Tale parete, larga 10-15 metri circa, fa da muro di contenimento a circa 20 m di terreno eterogeneo accumulato in passato per riempire la cava presente a sinistra (scendendo) dell’alveo strada. Lo scrivente ha segnalato ai militari la pericolosità della situazione e il rischio corso da civili e militari che transitano lungo l’alveo-strada instabile.
3- Il piazzale di cava non è stato ancora bonificato; è stato accumulato e ricoperto con teloni il terreno che divideva le piazzole di tiro. Il substrato del piazzale dove sono stati prelevati i campioni risultati inquinati non è ancora stato ripulito mediante l’asportazione dello strato di terreno che deve essere bonificato.
4- Alcuni lavoratori stavano sistemando le reti, rinforzate da cavi d’acciaio a maglie, chiodate nel tufo delle pareti della cava. Le reti erano state messe al di sopra del tufo delle pareti sud ed est fino a ricoprire per alcuni metri anche i sovrastanti sedimenti piroclastici sciolti. Qualche blocco di tufo pericolante è stato disgaggiato. Lo scrivente ha fatto notare ai militari che nella parte alta della parete sud si erano verificate alcune piccole colate di fango innescatesi al di sopra delle reti, vale a dire nella parte sommitale del versante. Le piccole frane si sono distaccate proprio come è stato segnalato ripetutamente dai tecnici di Marano durante gli incontri tenutisi presso il Commissariato tra giugno e luglio. Permane quindi il rischio per le persone che transitano o operano alla base delle pareti di essere investiti da masse di fango (il peso si aggira tra 2000 e 2500 kg per metro cubo) distaccatesi 70 metri più in alto. Si è colta l’occasione per illustrare ai militari il pericolo di crollo di enormi masse di tufo fratturato in relazione alla spinta fatturazione dell’ammasso roccioso. In particolare è stato evidenziato il grave errore commesso dall’ARPAC e dai progettisti nel non comprendere l’instabilità della parete sud dove il tufo è interessato da una serie di fratture che immergono verso valle con inclinazione di circa 80 gradi predisponendo il distacco improvviso e rovinoso di enormi quantità di roccia come accaduto nel 1999 in una cava vicina (circa 6000 metri cubi).
5- Le strade (alvei strada) per entrare e uscire dalla Cava del Poligono non sono state modificate per cui gli autoveicoli pesanti non sono in grado di transitare in sicurezza.Il sopralluogo ha evidenziato: a- un cantiere senza sicurezza per i lavoratori e i militari che frequentano la cava del Poligono;
b- un cantiere nel quale si stanno eseguendo lavori di “messa in sicurezza“ delle pareti di cava assolutamente inadeguati, basati su dati geostrutturali sbagliati e non protetto dal pericoli di inondazione; c- una strada di accesso al cantiere (il tratto di alveo-strada di Cupa del Cane incombente sulla cava) che è ubicata su una parete di tufo fratturato instabile.I dati emersi evidenziano che l’Esercito Italiano è stato coinvolto in una operazione non trasparente: in base agli ordini ricevuti i militari sono stati costretti a scortarci armati, pur sapendo che eravamo rappresentanti istituzionali del Comune di Marano e non malavitosi, anche mentre illustravamo loro i pericoli ambientali ai quali erano incoscientemente esposti, connessi all’instabilità delle pareti della cava. Pericoli non compresi dai progettisti. Con amarezza si evidenzia che l’Esercito Italiano è usato per “fare la guardia” affinché non venga disturbato chi opera realizzando interventi inadeguati e per di più in situazioni che non garantiscono la sicurezza a chi lavora e a chi frequenta la cava. L’Esercito non può essere usato spregiudicatamente in operazioni che non hanno niente da fare con le attività militari come la sorveglianza ad un cantiere civile dove sono in corso lavori che, per errori professionali dei progettisti, mettono a rischio la sicurezza delle persone compresi i militari.
Prof. Franco OrtolaniOrdinario di Geologia, Università di Napoli Federico II
13 ottobre 2008
Fonte: La voce dell'emergenza il blog (http://www.9online.it/blog_emergenzarifiuti/2008/10/14/cave-canem/
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