giovedì 7 aprile 2011

Delitto Avetrana: Cosima, la donna con la valigia pronta



Cosima: "Vivo con la valigia accanto hanno arrestato tutti, sono pronta"
La moglie di Michele Misseri e mamma di Sabrina, entrambi in cella per l'omicidio di Sarah Scazzi, si racconta. "Sono sicura dell'innocenza di mia figlia e non lascerò solo mio marito malgrado ciò che ha fatto"

di GIULIANO FOSCHINI

Racconta di non aver mai disfatto la valigia. Quella che aveva preparato, pronta nel caso in cui dovessero portarla in carcere. "Hanno preso tutti, non vedo perché non potrebbero prendere me". Ieri pomeriggio quando Cosima Misseri, la mantide o forse la grande vittima dell'incredibile giallo di Avetrana, ha visto di nuovo i carabinieri bussare alla sua porta quindi non si è scomposta. Non li aspettava, ma ormai le divise sono di casa nella villetta di via Deledda. Ha letto quel foglio nel quale le chiedevano di recarsi in caserma per "motivi di giustizia". Non ha disfatto la valigia. E soprattutto non ha battuto ciglio quando le hanno chiesto un campione di Dna. "Io non ho niente da nascondere" ha ripetuto al maresciallo Fabrizio Viva, ormai uno di famiglia per i Misseri.


Nelle scorse settimane, Cosima aveva rotto il suo personalissimo muro di silenzio decidendo di raccontarsi per la prima volta con alcuni giornalisti incontrandoli nello studio del suo avvocato, Francesco de Jaco. "Io non sono quella che voi descrivete: io sono una donna, una mamma che sta soffrendo" ripeteva con voce stanca e fiera. Il suo racconto su quel 26 agosto non è lucidissimo. "Di quel maledetto giorno io non ricordo tanto, l'ho sempre detto. Il problema è che molti ricordano il falso, non la verità. Quando stavo andando a riposarmi dopo pranzo Sabrina era già a letto. Ricordo solo lo squillo del messaggio e che poi Sabrina ha detto "devo avvisare Sarah che dobbiamo andare al mare" e poi lo sbattere della porta e ancora Sabrina che chiede al padre se era arrivata Sarah. In quel momento ho pensato "finalmente posso dormire". E poi mi sono svegliata quando mi ha chiamata Sabrina. Il primo pensiero è stato "forse l'hanno investita mentre veniva e l'hanno portata all'ospedale". Non ho mai pensato a un rapimento".

Cosima è certa che in carcere ci sia un'innocente. Sua figlia Sabrina. "Se fosse colpevole sarei stata la prima ad andare dai carabinieri". Perché allora Michele continua ad accusarla? "Voleva salvare me, lo ha detto lui stesso. Quando l'ho saputo mi sono detta: "Non lo abbandonerò". E poi lo vedo indifeso, ho capito che il suo è stato un gesto da folle e ho pietà per mio marito. Quando ci si sposa si dice nel bene e nel male, in ricchezza e in povertà". La signora pensa che la verità sia nella prima versione del marito: ha fatto tutto da solo, nel garage, in preda a un raptus. "Ha detto subito tutta la verità. Lui non è tipo da dire mezza verità e mezza bugia.

Se non avesse fatto ritrovare il corpo non ci avrei mai creduto, mai e poi mai. Gli ho chiesto: perché? Dice se una cosa non ti capita non ci credi, non sa spiegare perché lo ha fatto. Lui dice che non aveva il coraggio di consegnarsi, se avesse saputo che fosse stata Sabrina, invece avrebbe chiamato i carabinieri. Tra l'altro io l'ho visto subito molto diverso: nei giorni successivi alla morte di Sarah mi sono accorta che nei miei confronti era molto cambiato, si arrabbiava subito con me, mai con le figlie però. Io però non ho mai dubitato. Certo, se mi avessero detto dei soldi che gli regalava mio marito, cinque euro, lui che non dava mai un centesimo a nessuno. Mi sarei allarmata, mi sarei preoccupata e avrei fatto delle domande. Per tanti anni quando una persona non dà mai un centesimo e poi fa regali dicendo di non dire niente...".

Cosima preferisce non parlare dei suoi rapporti con la sorella Concetta. Mentre parla a fatica di Sarah. "Per me è come se non fosse morta, la vedo in casa anche io. Ho sentito che qualcuno si è permesso di dire che io sarei colpevole perché non sono mai stata a trovare quella figlia al cimitero. Non sono andata da Sarah perché per me pensarla sotto terra è un dolore troppo forte. Vado e rimango in macchina. Quando verrà Sabrina andrò da Sarah con lei. Sarah è come se fosse sempre in casa, la vedo mentre passa veloce in corridoio, in cucina, in camera di Sabrina. Io l'ho sognata due volte sempre dietro il cancello che suonava "Sono io zia, apri, apri". Ci penso sempre soprattutto quando sono sola a casa sul divano. Sono libera ma è come se fossi in galera anche io". Ma il suo cruccio è Sabrina. "Su di me se ne stanno dicendo tante, parlano tutti senza sapere nulla. Il mio dramma è invece quello di mia figlia, di Sabrina. Lei ha diritto ad avere una sua vita". Cosima si è rassegnata a essere una donna con la valigia.

LA REPUBBLICA BARI 7 APRILE 2011



Omicidio Scazzi: Tracce di Dna sul cellulare di Sarah


di MIMMO MAZZA

TARANTO - Nuovo colpo di scena nell’inchiesta sull’omicidio di Sarah Scazzi, la 15enne di Avetrana uccisa il 26 agosto scorso. Ieri pomeriggio i carabinieri della sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale hanno prelevato, tramite tampone, il dna di Cosima Serrano, madre di Sabrina Misseri e moglie di Michele, di Carmine Misseri, fratello di Michele, e di Ivano Russo, il ragazzo al centro di una contesa tra Sabrina e Sarah.

Si è invece rifiutato Cosimo Cosma, nipote di Michele Misseri, in quanto il suo avvocato Raffaele Missere ha sottolineato l’irritualità della convocazione, avvenuta per non meglio specificati motivi di giustizia. «Non siamo contrari a priori a sottoporci all’esame del Dna, anche perché non abbiamo nulla da nascondere - dice l’avvocato Missere alla Gazzetta - ma vogliamo che le regole procedurali siano rispettate e che dunque l’avviso per il prelievo sia fatto nelle modalità previste dal codice, con la notifica anche all’avvocato».

Sia Cosma che Carmine Misseri, infatti, a differenza di Cosima Serrano e Ivano Russo, sono formalmente indagati dalla Procura che contesta loro il concorso nella soppressione del cadavere di Sarah Scazzi, accusa che ha portato entrambi in carcere lo scorso 23 febbraio. Il loro arresto fu poi annullato dal tribunale del riesame che il 10 marzo li ha rimessi in libertà. Proprio perché indagati, la loro posizione è diversa rispetto alle altre due persone convocate ieri pomeriggio dai carabinieri anche se l’avvocato Lorenzo Bullo, difensore di Carmine Misseri, ha comunque acconsentito al prelievo del dna per il suo assistito.


Ma a cosa servono questi prelievi di dna? I carabinieri del Ris avrebbero isolato - stando a quanto trapela dal fitto riserbo imposto dagli inquirenti sulla vicenda - un dna completo e individuato anche tracce biologiche con frammenti di dna parziali sul cellulare di Sarah (o nel vano batteria o su un ciondolo in metallo che la ragazzina avrebbe allacciato all’apparecchio), tracce riferibili ad una donna e ad un uomo. Gli specialisti del Ris avrebbero peraltro escluso che queste tracce siano riconducibili a Michele e a Sabrina Misseri. In una inchiesta come questa priva al momento di prove scientifiche, la mossa di ieri potrebbe costituire il preludio ad un importante salto di qualità.
http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_dallapuglia_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=417684&IDCategoria=1

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