Garlasco, cambia la scena del delitto
La nuova perizia sulle tracce di sangue sconfessa Alberto Stasi: non poteva non sporcarsi le scarpe
Dal nostro inviato Giusi Fasano
VIGEVANO (Pavia) - Si parte dalla scena del delitto, o meglio: dalle immagini digitali del luogo. E si ricostruisce una mappa delle tracce di sangue più dettagliata ed estesa di quella che si può vedere a occhio nudo, grazie a sofisticati strumenti tecnologici e informatici che aiutano a disegnare il «nuovo» luogo del crimine e a rilevare dettagli finora mai messi a fuoco. Per esempio il siero sanguigno, chiaro e non evidente nelle fotografie e nei filmati del dopo-omicidio. Ecco. È questo l’ultimo colpo di scena del caso-Garlasco. Ed è questo che il professor Nello Balossino, docente e mago dell’elaborazione di immagini alla facoltà di Scienze di Torino, vorrebbe mettere agli atti del processo contro Alberto Stasi, il biondino di Garlasco accusato di aver ucciso la sua fidanzata, Chiara Poggi, la mattina del 13 agosto 2007 nella villetta di lei, a Garlasco. Balossino è uno dei superperiti nominati dal gup di Vigevano Stefano Vitelli che al professore ha chiesto di sciogliere due nodi sull’omicidio di Chiara. Poteva o no Alberto camminare in casa Poggi secondo il percorso che dice di aver fatto senza sporcarsi le scarpe consegnate poi linde ai carabinieri? E ancora: esiste, e qual è la posizione per aprire la porta di accesso alla cantina (dove Chiara fu trovata) senza calpestare il sangue?
Tutte e due le risposte, ovvio, sono legate all’estensione del sangue sul pavimento. E, stando ai primi accertamenti - che Balossino ora vorrebbe approfondire assieme ai consulenti di parte civile, difesa e accusa - la sostanza ematica comparirebbe su una superficie più ampia del 20-30% rispetto a quella visibile nelle perizie eseguite fin qui. Perché in quelle perizie non sono stati utilizzati gli strumenti tecnici di cui si dispone in questo caso. «Marchingegni », per dirla con l’espressione di chi li usa, dai quali è possibile vedere «oltre» la macchia di sangue e quindi individuare anche il siero sanguigno, di colore chiaro e non visibile nelle immagini usate fino adesso dai consulenti. Certo è che se si rivede al rialzo la mappatura ematica a casa Poggi le cose per Alberto si complicano, quantomeno sulla questione del sangue calpestato o non calpestato. Stavolta un punto a favore dell’accusa, dopo il clamoroso esito della perizia informatica con la quale è stato dimostrato che fra le 9.36 e le 12.20 di quel 13 agosto Alberto lavorava al computer, come ha sempre sostenuto, mentre il pubblico ministero ha centrato il delitto fra le 11 e le 11.30.
Vero è che le analisi informatiche sono importanti per la conferma dell’alibi nella fascia oraria 9.36-12.20, ma quel dato da solo salva Alberto in quell’orario. Non demolisce gli altri elementi sostenuti finora dall’accusa fra i quali la questione, appunto, delle scarpe. La procura sostiene che Alberto uccise Chiara, andò a casa e cambiò le scarpe prima di inscenare un finto ritrovamento del corpo. Per questo non ci sarebbero state tracce di sangue. Il perito del pm, il professor Boccardo, nella sua prima relazione aveva sostenuto che, fatte 800 mila simulazioni al computer, c’erano zero possibilità che le scarpe restassero pulite. L’obiezione del consulente di Alberto, il professor Pedotti, fu che si era considerata una falcata troppo piccola: «L’estensione del passo del ragazzo è fra 80 e 100 centimetri» si disse. E allora Boccardo fece altre prove, stavolta con falcata 70-90 centimetri. Il computer ripetè il percorso fatto dal biondino: per 10 mila volte in entrata e altre 10 mila in uscita da casa Poggi. Risultato: zero possibilità di non calpestare il sangue all’andata e 0,07 al ritorno. E la «mappa» del sangue era più piccola di quella ipotizzata ora.
(ha collaborato Erika Camasso)
corriere della sera 23 settembre 2009
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