24/09/2009 - Quello di Garlasco è un giallo anche per quanto riguarda le indagini. Ogni due per tre da investigatori, periti di ogni grado e genere, e inquirenti ne rimbalzano di tutti i colori. Quel sangue non è sangue anzi sì; Stasi al momento del delitto era al computer ma forse no; la bicicletta parcheggiata davanti alla villa era da donna, no da uomo, facciamo unisex. L’inchiesta sulla morte della povera Chiara Poggi è un guazzabuglio. E lo si capì sin dall’inizio quando si scoprì che la scena del delitto era stata inquinata dagli stessi carabinieri quando, per primi, camminarono sul piano di calpestio mischiando le loro impronte a quelle lasciate dall’assassino.
E lo si capì pure quando il fidanzato di Chiara, ovvero l’unico indiziato, fu arrestato e subito dopo liberato dal giudice che non convalidò il provvedimento. Ieri è arrivata l’ultima sterzata. Il superperito nominato dal gup ha scoperto che su quel pavimento, nella villetta di via Pascoli dove Chiara Poggi fu massacrata, non c’erano soltanto le chiazze rosse di sangue rilevate dalle macchine fotografiche e dai filmati degli investigatori, ma anche altre tracce ematiche invisibili a occhio nudo che Stasi avrebbe dovuto per forza di cose calpestare quando entrò nella villa, sporcandosi quindi le scarpe. Stando alle contorsioni che ormai connotano le indagini sul delitto di Garlasco, ci si aspetta di tutto, tranne che si arrivi a incastrare in modo inoppugnabile colui che ha ucciso con efferatezza quella povera ragazza. E anche se alla fine di questa storia tragica che a volte rasenta la comicità un colpevole sarà individuato, è possibile, visto il caos dell’inchiesta, che il dubbio permanga: sarà davvero lui? La speranza è che le risposte non siano date sulla falsariga delle indagini: sì, no, forse sì, forse no. Mah!
andrea.miola@cronacaqui.it
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