sabato 26 settembre 2009

Meredith:PC Sollecito collegato a internet la notte in cui fu arrestato


Il consulente informatico: qualcuno navigò mentre lui era in questura

PERUGIA
Il pc di Raffaele Sollecito, che si trovava nella sua abitazione, si collegò a Internet la notte in cui lui e Amanda Knox vennero arrestati, quando erano già in questura, secondo uno dei consulenti della difesa del giovane pugliese per il quale tale attività potrebbe avere portato alla cancellazione di file anche della sera dell’omicidio di Meredith. Dati che proverebbero che Sollecito era a casa sua e non sulla scena del delitto. «Nessuna traccia di cancellazione di dati e orari comunque compatibili con l’omicidio» invece secondo l’avvocato Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher. Si chiude così, con un confronto sul computer portatile di Sollecito, l’esame dei testimoni sentiti per 41 udienze davanti alla Corte d’assise di Perugia. Le parti si ritroveranno il 9 ottobre per esaminare le richieste di integrazione probatoria che si annunciano particolarmente consistenti dalle difese intenzionate a chiede nuove perizie sulle tracce di Dna e sul coltello considerato l’arma del delitto.

Oggi, intanto, Antonio D’Ambrosio, uno dei consulenti dei legali di Sollecito, ha sostenuto che sul computer portatile del giovane venne registrata «interazione» dalle 22.22 del 5 novembre del 2007 alle 9.24 del giorno successivo, collegandosi tra l’altro all’una e alle 2.47 con le notizie relative all’omicidio Kercher presenti sul sito dell’Ansa. «Nessuna ipotesi su chi possa essere stato a collegarsi, ma abbiamo fornito un dato oggettivo» ha detto l’avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Sollecito, secondo il quale «quella interazione ha provocato la perdita di alcuni dati». Come quelli - per il legale - relativi ai film «Il favoloso mondo di Amelie» e «Stardust» che il giovane ha sostenuto di avere visto insieme alla Knox il primo novembre nell’orario in cui Mez veniva uccisa. D’Ambrosio ha anche parlato di un’interazione di quattro secondi con la home page della Apple rilevata 58 minuti dopo mezzanotte del 2 novembre. In aula, oggi, anche la genetista Sara Gino, consulente della difesa Knox, che ha riproposto la questione della contaminazione delle tracce di Dna. «Il rischio esiste e va preso in considerazione» ha sottolineato.

Ora il processo si avvia alla sua fase finale e forse per questo oggi Amanda è stata notata nel gesto scaramantico di incrociare le dita in aula. «Siamo stati molto fortunati perchè sono emersi dati oggettivi che hanno escluso ogni responsabilità di mio figlio in questa terribile vicenda» è stato il commento su quanto successo finora di Francesco Sollecito, il padre di Raffaele. Ma di bilancio «assolutamente positivo» ha parlato anche l’avvocato Maresca da sempre convinto della ricostruzione accusatoria.
la stampa 26 settembre 2009

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