Il silenzio e i dubbi nelle vie di Mazara
di Accursio SoldanoMAZARA DEL VALLO - Non è silenzio. È qualcosa di più, di diverso. Via Domenico La Bruna a Mazara del Vallo è una viuzza stretta, lunga appena un centinaio di metri. Per arrivarci abbiamo chiesto informazioni a tre persone. Erano ferme davanti a un bar e chiacchieravano fra di loro dell´ultimo rigore concesso all´Inter. Il caso della piccola Denise, scomparsa chissà come e finita chissà dove, non sembra insomma essere all´ordine del giorno nello stesso paese che due anni fa si ritrovò all´improvviso su tutti i giornali e le televisioni d´Italia. Sembrano lontani i giorni delle ricerche frenetiche, delle fiaccolate, di quel moto spontaneo di pietà che portò l´intero paese in piazza insieme alla madre in lacrime a chiedere a gran voce ai rapitori la liberazione della piccola Denise. L´indicazione è frettolosa. Proseguire per un centinaio di metri, poi svoltare dopo "la grande croce" e andare ancora dritto. Abbiamo percorso la lunga via della Pace, la strada che costeggia il cimitero. Chiuso. L´illuminazione pubblica è quasi inesistente. Sulla sinistra, proprio di fronte a uno dei grandi cancelli del cimitero, ecco la via Domenico La Bruna. Quattro alberelli a destra, un vecchio marciapiede da rifare a sinistra. Grigio, senza colore, con mattonelle scolorite. Questa non è una via residenziale, non ci sono grandi abitazioni, non ci sono palazzi, non ci sono bar, non ci sono negozi. È tutta una serie di «non c´è». Piera Maggio, la mamma della piccola Denise, è andata via non appena sono cominciate ad arrivare le notizie sulle rivelazioni di Giuseppe D´Assaro. In casa è rimasta solo la nonna della bambina. È lì, dietro quelle persiane chiuse. Chiuse come i garage e i portoni delle case. Per strada, nessuno. Nel lungo balcone del civico numero 6 - la casa in cui Piera Maggio abita, in cui abitava l´ex marito che fino a pochi mesi fa era ancora ufficialmente il padre di Denise Pipitone - campeggia la grande scritta «Aiutateci a trovare Denise». Comunque anche qui, in questa casa che sembra più elegante delle altre, le luci sono spente. E in basso, a piano terra, una grande porta a vetri con la foto della bambina scomparsa.
Pochi chilometri più in là, negli uffici della Procura di Marsala, si sta forse mettendo la parola fine al giallo che per due anni - tra deposizioni di parenti, svolte nelle indagini e avvistamenti in mezza Europa - ha attanagliato non solo la parentela stretta ma l´intera comunità di Mazara. Due anni di dubbi, pettegolezzi. Eppure qui non si percepisce attesa, è come se tutti sapessero. Come se ciascuno avesse già da tempo una sua verità. E ora è come se tutti avessero deciso di non parlare. Come se un misterioso tam-tam avesse trasmesso l´ordine del silenzio. Nel giorno in cui si materializza quella che potrebbe essere l´ennesima svolta annunciata nelle indagini, restano solo quello striscione sul palazzo e la foto della piccola Denise. Segnali muti di un dolore difficile da coprire.Da qualche casa, tutte con le persiane abbassate, arriva solo una fievole luce, poi più niente. Non si sente una voce. È come se in quella via non abitasse nessuno, non si sentono bambini gridare, donne armeggiare, uomini chiacchierare, non si sente neppure il suono della televisione, solo il rumore continuo di uno dei tanti "motorini" che servono per portare l´acqua nelle case. E per la strada, nessuno. Una donna esce dal portone accanto alla casa di Denise. Ci guarda per un attimo, poi, come se avesse già a lungo parlato e sentito, con gli occhi bassi e con il passo veloce apre la grande porta a vetri e si infila dentro. All´interno riusciamo a scorgere solo alcune sedie e forse tre o quattro persone. La donna riesce subito dopo e sempre con gli occhi fissi a guardare il marciapiede e le sue scarpe, come se contasse i passi che la separano dal suo portone, riapre il portone e ritorna a casa.E dall´interno della grande porta a vetri dove campeggia la foto di Denise, subito dopo qualcuno abbassa la saracinesca. Un´ombra nelle ombre di questa strada.
di Accursio SoldanoMAZARA DEL VALLO - Non è silenzio. È qualcosa di più, di diverso. Via Domenico La Bruna a Mazara del Vallo è una viuzza stretta, lunga appena un centinaio di metri. Per arrivarci abbiamo chiesto informazioni a tre persone. Erano ferme davanti a un bar e chiacchieravano fra di loro dell´ultimo rigore concesso all´Inter. Il caso della piccola Denise, scomparsa chissà come e finita chissà dove, non sembra insomma essere all´ordine del giorno nello stesso paese che due anni fa si ritrovò all´improvviso su tutti i giornali e le televisioni d´Italia. Sembrano lontani i giorni delle ricerche frenetiche, delle fiaccolate, di quel moto spontaneo di pietà che portò l´intero paese in piazza insieme alla madre in lacrime a chiedere a gran voce ai rapitori la liberazione della piccola Denise. L´indicazione è frettolosa. Proseguire per un centinaio di metri, poi svoltare dopo "la grande croce" e andare ancora dritto. Abbiamo percorso la lunga via della Pace, la strada che costeggia il cimitero. Chiuso. L´illuminazione pubblica è quasi inesistente. Sulla sinistra, proprio di fronte a uno dei grandi cancelli del cimitero, ecco la via Domenico La Bruna. Quattro alberelli a destra, un vecchio marciapiede da rifare a sinistra. Grigio, senza colore, con mattonelle scolorite. Questa non è una via residenziale, non ci sono grandi abitazioni, non ci sono palazzi, non ci sono bar, non ci sono negozi. È tutta una serie di «non c´è». Piera Maggio, la mamma della piccola Denise, è andata via non appena sono cominciate ad arrivare le notizie sulle rivelazioni di Giuseppe D´Assaro. In casa è rimasta solo la nonna della bambina. È lì, dietro quelle persiane chiuse. Chiuse come i garage e i portoni delle case. Per strada, nessuno. Nel lungo balcone del civico numero 6 - la casa in cui Piera Maggio abita, in cui abitava l´ex marito che fino a pochi mesi fa era ancora ufficialmente il padre di Denise Pipitone - campeggia la grande scritta «Aiutateci a trovare Denise». Comunque anche qui, in questa casa che sembra più elegante delle altre, le luci sono spente. E in basso, a piano terra, una grande porta a vetri con la foto della bambina scomparsa.
Pochi chilometri più in là, negli uffici della Procura di Marsala, si sta forse mettendo la parola fine al giallo che per due anni - tra deposizioni di parenti, svolte nelle indagini e avvistamenti in mezza Europa - ha attanagliato non solo la parentela stretta ma l´intera comunità di Mazara. Due anni di dubbi, pettegolezzi. Eppure qui non si percepisce attesa, è come se tutti sapessero. Come se ciascuno avesse già da tempo una sua verità. E ora è come se tutti avessero deciso di non parlare. Come se un misterioso tam-tam avesse trasmesso l´ordine del silenzio. Nel giorno in cui si materializza quella che potrebbe essere l´ennesima svolta annunciata nelle indagini, restano solo quello striscione sul palazzo e la foto della piccola Denise. Segnali muti di un dolore difficile da coprire.Da qualche casa, tutte con le persiane abbassate, arriva solo una fievole luce, poi più niente. Non si sente una voce. È come se in quella via non abitasse nessuno, non si sentono bambini gridare, donne armeggiare, uomini chiacchierare, non si sente neppure il suono della televisione, solo il rumore continuo di uno dei tanti "motorini" che servono per portare l´acqua nelle case. E per la strada, nessuno. Una donna esce dal portone accanto alla casa di Denise. Ci guarda per un attimo, poi, come se avesse già a lungo parlato e sentito, con gli occhi bassi e con il passo veloce apre la grande porta a vetri e si infila dentro. All´interno riusciamo a scorgere solo alcune sedie e forse tre o quattro persone. La donna riesce subito dopo e sempre con gli occhi fissi a guardare il marciapiede e le sue scarpe, come se contasse i passi che la separano dal suo portone, riapre il portone e ritorna a casa.E dall´interno della grande porta a vetri dove campeggia la foto di Denise, subito dopo qualcuno abbassa la saracinesca. Un´ombra nelle ombre di questa strada.
Non passa nessuno, e la luce dei lampioni sembra che diventi sempre più fioca. Fa da contraltare alla luce che proviene dall´imbocco della via. Lì, campeggia una grande insegna di un negozio di colori e stucchi. Entriamo per chiedere informazioni, e ci accoglie una musica di sottofondo proveniente da una radio, ma la ragazza che arriva dal retrobottega, dopo aver visto il taccuino che teniamo in mano ci dice che fra poco arriverà il proprietario e corre via col suo cellulare in mano. È come se il paese che da tre anni vive le vicende della scomparsa, partecipa alle fiaccolate, si interroga, si raccoglie in un dolore ancora senza risposte, avesse improvvisamente smarrito la forza di sperare. Sulla porta d´ingresso del negozio, appiccicata sul vetro con un po´ di nastro adesivo, anche qui, una foto di Denise Pipitone e una vecchia locandina che annuncia, la data è quella del primo settembre scorso, un convegno per mantenere vivo il ricordo della piccola. E sotto la foto la serie infinita di nomi dei relatori.E poi solo silenzio. O forse qualcosa di più.
(lA Repubblica 11 dicembre 2007)
(lA Repubblica 11 dicembre 2007)
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