13 dicembre 2007
Ciccio e Tore, il papà resta in carcere
La decisione è stata assunta dal Tribunale del riesame di Bari
di Antonio Scotti
Confermato, Fillippo Papparaldi, padre di Ciccio e Tore, i due fratellini scomparsi da Gravina lo scorso 5 giugno, rimarrà in carcere. A deciderlo il Tribunale del riesame di Bari, che ha confermato l’ordinanza di custodia cautelare emessa il 27 novembre scorso dal gip Giuseppe De Benedictis per i reati di sequestro di persona, duplice omicidio volontario e occultamento di cadavere.
I giudici del Tribunale del riesame hanno depositato il dispositivo della decisione. Nei prossimi giorni, invece, sarà possibile conoscere le motivazioni alla base del verdetto. Il pubblico ministero che coordina l'inchiesta, Antonino Lupo, ha dichiarato che "non c'è da essere soddisfatti se non per il fatto che l’ipotesi di accusa portata avanti dalla procura è stata condivisa dal Tribunale del riesame". Filippo Pappalardi è nel carcere di Bari dal 27 novembre scorso. L'uomo, secondo quanto sostentuto dal pm Antonino Lupo e dal procuratore della Repubblica Emilio Marzano, avrebbe ucciso i suoi due figli mentre li picchiava. Prove schiaccianti a suo carico al momento non ce ne sono. Anche se gli investigatori hanno rilevato una serie di intecertettazioni ambientali in cui Pappalardi pare avesse più volte invitato la sua seconda moglie a non riferire a nessuno l'episodio della scomparsa dei bambini.
L'unico testimone di questa vicenda, un bambino amico dei due fratellini, ha raccontato di aver visto Pappalardi nella piazza Quattro Fontane di Gravina il giorno antecedente la scomparsa. L'uomo, dopo che i suoi due figli avevano trasgredito all'obbligo di rimanere a casa, li avrebbe raggiunti per portarli con sè. Successivamente Pappalardi avrebbe picchiato Ciccio e Tore al punto tale da perdere di mano la situazione e causare il decesso dei fratellini. Entrambi, secondo l'accusa, ora sono nascosti in qualche gravina della Murgia barese.
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