Anche il fratello di Marzouk e altre 5 persone coinvolte nella retata
LIBERTA' di domenica 2 dicembre 2007
L'inchiesta delle Fiamme gialle era partita prima della strage di Erba dove vennero uccisi moglie e figlio del tunisino
MILANO - L'hanno arrestato mentre stava tornando a casa in macchina, alle 6,30 di ieri mattina: l'accusa è concorso in spaccio e traffico di stupefacenti. Azouz Marzouk, 27 anni, il tunisino marito di Raffaella Castagna e padre del piccolo Yossef, due della quattro vittime della strage di Erba, ora si trova nel carcere di Vigevano. L'uomo è stato bloccato dai militari della Guardia di Finanza sul tratto di strada fra Erba e Merone, un paesino della Brianza, dove Azouz vive con un fratello, la cognata e altri connazionali. Azouz non ha opposto resistenza. Un anno fa era stato sospettato di essere l'autore della strage di Erba. Di aver ucciso barbaramente la moglie, il figlio e la suocera, Paola Galli, una vicina di casa, Valeria Cherubini e ferito mortalmente il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, sopravvissuto per miracolo al massacro. Un'accusa poi sfumata, poiché gli assassini si sono rivelati essere i coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano, vicini di casa e tutt'ora in carcere.Anche il fratello di Azouz, Sadok Marzouk, e altre cinque persone sono coinvolte nella retata. Si tratta di Bohren Ben Amor Hamdi, 24 anni, Bilel Ben Amor Hamdi, 19 anni, Baligh Maafi, 32 anni. Kais Houcine Abdi, 26 anni e Abdelkarim Ben Lazher Hamdi, 24 anni, hanno ricevuto i provvedimenti nelle carceri dove già si trovavano, rispettivamente a Matera e Siracusa. Agli arresti domiciliari è rimasta invece Wafa Bent Salem Hani, cognata di Azouz, e Fahmi, 27 anni, madre di due bambini, moglie di un altro fratello di Azouz Marzouk, Slem, che si trova in Tunisia. Altre due persone non sono state rintracciate dalle forze dell'ordine e sono ricercate.Complessivamente le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip sono state dieci. Secondo l'inchiesta il gruppo degli arrestati gestiva un traffico di cocaina e hascisc: la droga arriva dalla Tunisia e sarebbe stata smerciata in Brianza e nelle province di Lecco e Como per un giro d'affari di circa 250-300 mila euro l'anno con una clientela di 250 persone. Le indagini, condotte dalla Procura di Como, riguarderebbero circa settemila episodi di spaccio commessi dal 2004 al 2007, quindi anche nel periodo in cui Azouz era in carcere. Infatti il tunisimo era stato già arrestato per lo steso reato e, grazie all'indulto, era poi tornato in libertà. «Non c'entro niente», ha detto a Roberto Tropenscovino, suo avvocato, «non ha senso che io commetta questi reati perché ho la possibilità di guadagnarmi da vivere senza che debba fare certe stupidate», ha sottolineato il tunisino spiegando al legale la sua totale estraneità ai fatti contestati. L'avvocato è dunque fiducioso: «Azouz è assolutamente sereno nell'animo perché sa di essere innocente».Ma gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore Massimo Astori, avrebbero raccolto una mole di prove contro Azouz tanto da indurre il gip, Luciano Storace, a redigere un'ordinanza di ben 400 pagine per riassumere i contenuti delle decine di intercettazioni ambientali proprio a carico di Azouz, di suo fratello e delle altre persone coinvolte con lo spaccio di droga. Uno smercio che sarebbe avvenuto anche dopo la strage di Erba. «Azouz Marzouk con la droga aveva chiuso da anni», specifica l'avvocato, «il suo arresto è un errore madornale dettato dal fatto che, non avendo altro posto dove andare a vivere, visto che la sua casa di Erba è ancora sotto sequestro, ha trovato ospitalità presso alcuni parenti. I quali, se è vero quello che sostengono gli inquirenti, hanno continuato a sua insaputa l'attività illegale. Insomma, Azouz è finito dentro la rete senza aver alcuna colpa».Roberta Rizzo
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