Con una lettera l´annuncio ad Antonelli sull'intenzione di celebrare le nozze.
Il prete che guida la Comunità delle Piagge vuole celebrare il rito religioso,
ma nei documenti di battesimo e di cresima lei è sempre un maschio
di Maria Cristina Carratù
Sandra Alvino e Fortunato Talotta.
Sandra Alvino e Fortunato Talotta.
L´ha accompagnata per un lungo tratto della sua storia difficile, la conquista di una cittadinanza tuttora non piena, sebbene più che negli anni ´60 e ´70, quando lei entrava e usciva dal carcere come «persona socialmente pericolosa». E adesso, la Comunità delle Piagge guidata da don Alessandro Santoro farà per Sandra Alvino - autrice de Il Volo, storia della sua lotta contro una identità sessuale 'traditrice´, da cui, attraverso un duro percorso, si è infine liberata diventando donna - qualcosa di più: la accompagnerà al matrimonio religioso con l´uomo che le sta a fianco da venticinque anni, Fortunato Talotta, già sposato civilmente nell´83. Se tutto andrà bene, nella prossima primavera, mentre già questa mattina, con una prima benedizione della loro unione, si avvierà il cammino comunitario verso il grande appuntamento. E´ questa, almeno, l´intenzione comunicata ieri per lettera da don Santoro all´arcivescovo Ennio Antonelli, ai parroci e «alla città». E che, se andrà in porto, costituirà un caso senza precedenti. Sebbene, spiega Santoro, non si tratti affatto di una sfida, ma «della semplice prosecuzione di un gesto di accoglienza».Cominciato quindici anni fa, quando Sandra, oggi 63 anni, e Fortunato, 62, già conviventi da una decina d´anni, sono venuti a stare alle Piagge. Lei, operata a Londra, diventata finalmente donna, lui, calabrese purosangue, suo fiero compagno. Si erano incontrati nel carcere delle Murate nei primi anni ´70, ed era stato subito amore: «Quando io uscii mi disse: ti sposerò. Ma mi sembrò una battuta. Chi l´avrebbe mai detto…» racconta lei, che dice di essere oggi, «grazie a Fortunato, una donna felice». Nell´83 il matrimonio civile a Sollicciano, dove lui era tornato all´improvviso per scontare un residuo di una vecchia pena. Ma Sandra e Fortunato, cattolici, a un certo punto hanno sentito mancare qualcosa alla loro unione. «Sono stata educata in una famiglia di credenti» spiega lei «e la mia fede non è mai venuta meno, neppure nei momenti più bui». Con sofferenza, in carcere, ha subito il divieto dei cappellani di farla andare alla messa, e vive oggi l´esclusione dalla comunione, comminata dalla Chiesa a chi vive una vita sessualmente disordinata, divorziati, gay, «transgender» - come Sandra continua, a volte, a venire classificata. E però, a ferirla davvero, ormai, non è più l´ottusità della burocrazia, bensì «il divieto della Chiesa». Salvo eccezioni, come alla Comunità delle Piagge, appunto, dove la coppia è stata subito accolta «senza se e senza ma», «come ha fatto Gesù Cristo» ricorda Santoro. Insomma: chi l´ha detto che l´alternativa della Chiesa dei diktat e dei divieti sarebbe una Chiesa 'relativista´, a cui va bene tutto? E non, invece, «una Chiesa attenta ai volti delle persone, che accoglie sul serio, e fa del pane e del vino della mensa eucaristica una comunione concreta di vita?».
In Curia, però, come il cardinale ha già fatto presente alla Comunità delle Piagge dopo la sua visita pastorale, non va giù che Santoro dia la comunione ai gay nonché alla Sandra - che gay non è, ma che, per rispetto ai gay, preferisce replicare, di nuovo, col linguaggio di Gesù, «per esempio la parabola della pecorella smarrita». E adesso, di fronte al progetto di matrimonio religioso, il contrasto rischia di farsi incandescente. Nel certificato di battesimo e di cresima, infatti, necessari per il matrimonio religioso, Sandra è registrata come maschio, ciò che, a parte il giustizio sul suo «disordine sessuale», per la Chiesa le impedirebbe «alla radice» di sposare Fortunato. Ma lei non demorde: «Ho sofferto tanto per conciliarmi con me stessa. Come posso vivere di nascosto la mia vita di credente?». E «per un cristiano vero», conferma Santoro, «il matrimonio è un diritto irrinunciabile, come per una comunità cristiana, di fronte a un percorso di vita autentico, un dovere celebrarlo». Quanto al certificato di battesimo, «non averlo aggiornato è un vulnus giuridico da sanare, non una norma da imporre contro uno stato civile riconosciuto», mentre i sacramenti ricevuti «sanciscono l´essere cristiani una volta per sempre». E se è per questo, annuncia Sandra, «quando sarà il momento vorrei anche il funerale religioso». Mentre nel caso in cui l´arcivescovo negasse l´assenso al matrimonio, partirà un ricorso al Papa. E Santoro ne è convinto: «Ci fosse una reazione del genere, sarà la comunità, con me, a decidere cosa fare».
(La Repubblica 09 dicembre 2007)
In Curia, però, come il cardinale ha già fatto presente alla Comunità delle Piagge dopo la sua visita pastorale, non va giù che Santoro dia la comunione ai gay nonché alla Sandra - che gay non è, ma che, per rispetto ai gay, preferisce replicare, di nuovo, col linguaggio di Gesù, «per esempio la parabola della pecorella smarrita». E adesso, di fronte al progetto di matrimonio religioso, il contrasto rischia di farsi incandescente. Nel certificato di battesimo e di cresima, infatti, necessari per il matrimonio religioso, Sandra è registrata come maschio, ciò che, a parte il giustizio sul suo «disordine sessuale», per la Chiesa le impedirebbe «alla radice» di sposare Fortunato. Ma lei non demorde: «Ho sofferto tanto per conciliarmi con me stessa. Come posso vivere di nascosto la mia vita di credente?». E «per un cristiano vero», conferma Santoro, «il matrimonio è un diritto irrinunciabile, come per una comunità cristiana, di fronte a un percorso di vita autentico, un dovere celebrarlo». Quanto al certificato di battesimo, «non averlo aggiornato è un vulnus giuridico da sanare, non una norma da imporre contro uno stato civile riconosciuto», mentre i sacramenti ricevuti «sanciscono l´essere cristiani una volta per sempre». E se è per questo, annuncia Sandra, «quando sarà il momento vorrei anche il funerale religioso». Mentre nel caso in cui l´arcivescovo negasse l´assenso al matrimonio, partirà un ricorso al Papa. E Santoro ne è convinto: «Ci fosse una reazione del genere, sarà la comunità, con me, a decidere cosa fare».
(La Repubblica 09 dicembre 2007)
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