Dopo una prima notte in cella e aver rifiutato ieri pranzo e cena, Azouz Marzouk insieme al suo avvocato di Lecco, Roberto Tropenscovino, prepara la linea difensiva, molto semplice: essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato, scaricando ogni responsabilita' sui parenti che lo ospitavano nell'appartamento di via Cavour a Merone dove, attualmente, la cognata si trova agli arresti domiciliari. Il tunisino, marito di Raffaella e padre del piccolo Youssef entrambi trucidati nella strage di Erba, respinge fermamente le accuse di essere stato il "centralinista" dell'organizzazione di spacciatori a conduzione familiare, e di aver fatto da tramite fra i compratori di cocaina e hashish e chi materialmente la cedeva. Ora Azouz e' in una cella, da solo, in isolamento e anche agli agenti di custodia ha ribadito finora la sua estraneita'. Domani nel carcere di Vigevano incontrera' il Gip per l'interrogatorio di garanzia. Dagli atti d'inchiesta, che si avvale di centinaia d'intercettazioni ambientali e telefoniche, emergerebbe un giro, dal 2002 fino a poche settimane fa, di oltre 250 clienti identificati, con 7mila episodi di spaccio e un volume che si aggira sui 250mila euro all'anno. Dagli stessi atti emerge che tutti gli indagati disponevano di una quindicina tra auto e scooter, oltre ad un cospicuo numero di utenze di telefonia mobile intestati a nomi di fantasia cinesi o romeni. Nelle intercettazioni non si sentono mai parlare gli indagati di droga, ma di patate e cipolle. L'inchiesta, condotta dalla Guardia di Finanza di Erba, ha conosciuto una importante svolta anche se il lavoro investigativo non sembra concluso. Se non altro per il fatto che all'appello manca ancora una persona cui consegnare l'ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip di Como, Luciano Storaci su richiesta del Pm Massimo Astori, uno dei cinque magistrati che ha indagato sulla strage di Erba. In carcere insieme a Azouz e' finito il fratello Fahmi, due delle ordinanze sono state consegnate a persone gia' in carcere, altre a parenti del tunisino. L'accusa per tutti e' di associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale e spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina e hashish.
La Repubblica 2 dicembre
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