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mercoledì 24 giugno 2009

CROTONE: MASSONERIA A SCUOLA E APPALTI IRREGOLARI

Massoneria a scuola
La Procura di Crotone, nell'ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità negli appalti per la fornitura di materiale ad alcune scuole del crotonese, ha avviato accertamenti su materiale massonico trovato a casa di un indagato. Nel corso delle perquisizioni, che hanno interessato i locali di quattro società, dieci scuole e le abitazioni dei 20 indagati, i militari della guardia di finanza hanno trovato, a casa di Luigi Leone, di 67 anni, di Catanzaro, ex responsabile del Centro servizi amministrativi, oggi Ufficio scolastico provinciale, di Crotone, materiale e documentazione riconducibili ad una loggia massonica, compresa una lista di nomi. Gli investigatori intendono adesso accertare se si tratti di una loggia regolare o se fosse segreta.
IL MANIFESTO 19 GIUGNO 2009

SCUOLA/ Appalti irregolari. Dieci perquisizioni in Calabria

mercoledì 17 giugno 2009

Perquisizioni in dieci scuole di Crotone e della provincia sono in corso da parte della guardia di finanza nell'ambito di un'inchiesta della Procura crotonese su presunte irregolarità negli appalti per la fornitura di materiale.

Nell'inchiesta sono indagate una ventina di persone tra le quali un dirigente dell'Ufficio scolastico regionale; tre imprenditori, tra cui un parente del dirigente; alcuni presidi e personale delle scuole.

Le accuse ipotizzate nei decreti di perquisizione e sequestro e nei contestuali avvisi di garanzia vanno, a vario titolo, dall'associazione per delinquere alla truffa, alla turbativa d'asta e al peculato.

IL SUSSIDIARIO 17 GIUGNO 2009

mercoledì 17 giugno 2009

Pedofilia, Processo don Ruggero Conti: Comune di Roma assente, poi ci ripensa


di Marino Bisso

Una lettera del sindaco nega la costituzione di parte civile
Il Comune non si costituisce parte civile nel processo per pedofilia contro don Ruggero Conti, ex testimonial del sindaco Alemanno. Poi, ci ripensa e rimuove un dirigente comunale. Dopo il "no" del sindaco Alemanno, ieri mattina, si è costituito come parte lesa un semplice cittadino. La richiesta presentata da Mario Staderini, esponente dei Radicali, è stata accolta per la prima volta dal presidente del Tribunale in base a una norma prevista dello statuto del Comune. È cominciata con una grande bagarre la prima udienza del processo contro don Ruggero Conti, 56 anni, ex parroco della chiesa Santissima Natività, a Selva Candida. Il sacerdote è accusato di abusi e atti sessuali con minorenni.

La polemica è scoppiata dopo che il presidente della sesta sezione Luciano Pugliese ha letto una lettera del sindaco di Roma Gianni Alemanno nella quale si spiegavano le motivazione della mancata richiesta legate, tra l'altro, alla «non completa conoscenza degli atti processuali» e che «la legittimazione alla costituzione di parte civile riconosciuta al Comune di Roma per i reati di violenza sulle donne, non appare automaticamente trasferibile alla violenza sui minori». La lettera firmata il 4 giugno da Alemanno ha scatenato proteste tra i genitori delle presunte vittime del sacerdote. Ma piazzale Clodio c'è anche un centinaio di parrocchiani, ragazzi e i loro genitori, della chiesa di Selva Candida. Alcuni indossavano t-shirt su cui era stampata la scritta «Don Ruggero ti vogliamo bene». In aula, seduto tra due agenti di polizia penitenziaria, c'era anche don Ruggero. Per il pm Francesco Scavo il sacerdote è responsabile di abusi su una decina di ragazzi.

Don Ruggero invece nega: ha sempre sostenuto di essere vittima di un complotto. Ma la vicenda giudiziaria di don Conti, ex testimonial per la famiglia durante la campagna elettorale del 2008 del sindaco Alemanno, diventa un caso politico che mette sotto accusa il Campidoglio. Dopo la mancata costituzione di parte civile, il Comune è costretto a fare dietro front e in un comunicato annuncia di voler essere presente al processo al fianco delle presunte vittime. Ma è troppo tardi. Nel pomeriggio una nuova nota del Campidoglio annuncia la rimozione di una dirigente comunale dalla quale sarebbe dipesa la mancata decisione di costituirsi parte civile. Alemanno annuncia anche l'apertura di un'indagine amministrativa. Resta il giallo. Francesco Storace, capogruppo de La Destra accusa: «È vergognoso. Il Comune ha fatto una figura barbina per proteggere un grande elettore accusato di un reato infamante. Alemanno non esponga la città a questa pessima figura»
L'Espresso 17 giugno 2009

Patrizia D’Addario, Intervista Corriere della Sera:"Sono stata usata"

Il racconto

«Incontri e candidatura. Ecco la mia verità»

Patrizia D’Addario in lista alle Comunali

Patrizia D’Addario
Patrizia D’Addario

DAL NOSTRO INVIATO
BARI — Patrizia D’Addario è candidata nelle li­ste di «La Puglia prima di tutto», schieramento inse­rito nel Popolo della Libertà alle ultime elezioni co­munali a Bari. Ha partecipato alle prime settimane di campagna elettorale al fianco del ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto e degli altri politici in corsa per il Pdl. Ma adesso ha deciso di rinunciare perché vuole raccontare un’altra verità. La D’Addario ha cercato il Corriere e registriamo, con la massima cautela e il beneficio d’inventario, la sua versione, trattandosi di una candidata alle am­ministrative.

«Mi hanno messo in lista — afferma — perché ho partecipato a due feste a palazzo Grazioli. Ho le prove di quello che dico e voglio raccontare che co­sa è successo prima che decidessi di tirarmi indie­tro. Il mio nome è ancora lì, ma io non ci sono più».

Cominciamo dall’inizio. Quando sarebbe anda­ta a palazzo Grazioli?
«La prima volta è stato a metà dello scorso otto­bre ».

Chi l’ha invitata?
«Un mio amico di Bari mi ha detto che voleva far­mi parlare con una persona che conosceva, per par­tecipare a una cena che si sarebbe svolta a Roma. Io gli ho spiegato che per muovermi avrebbero dovu­to pagarmi e ci siamo accordati per 2.000 euro. Allo­ra mi ha presentato un certo Giampaolo».

Qual era la proposta?
«Avrei dovuto prendere un aereo per Roma e lì mi avrebbe aspettato un autista. Mi dissero subito che si trattava di una festa organizzata da Silvio Ber­lusconi ».

E lei non ha pensato a uno scherzo?
«Il mio amico è una persona di cui mi fido cieca­mente. Ho capito che era vero quando mi hanno consegnato il biglietto dell’aereo».

Quindi è partita?
«Sì. Sono arrivata a Roma e sono andata in taxi in un albergo di via Margutta, come concordato. Un au­tista è venuto a prendermi e mi ha portato all’Hotel de Russie da Giampaolo. Con lui e altre due ragazze siamo entrati a palazzo Grazioli in una macchina con i vetri oscurati. Mi avevano detto che il mio no­me era Alessia».

E poi?
«Siamo state portate in un grande salone e lì ab­biamo trovato altre ragazze. Saranno state una venti­na. Come antipasto c’erano pezzi di pizza e champa­gne. Dopo poco è arrivato Silvio Berlusconi».

Lei lo aveva mai incontrato prima?
«No, mai. Ha salutato tutte e poi si è fermato a parlare con me. Ho capito di averlo colpito perché mi ha chiesto che lavoro facessi e io gli ho parlato subito di un residence che voglio costruire su un terreno della mia famiglia. Ci ha mostrato i video del suo incontro con Bush, le foto delle sue ville, ha cantato e raccontato barzellette.

Lei è tornata subito a Bari?
«Era notte, quindi sono andata in albergo e Giam­paolo mi ha detto che mi avrebbe dato soltanto mil­le euro perché non ero rimasta».

C’è qualcuno che può confermare questa sto­ria?
«Io ho le prove».

Che vuole dire?
«Che quella non è stata l’unica volta. Sono torna­ta a palazzo Grazioli dopo un paio di settimane, esat­tamente la sera dell’elezione di Barack Obama».

Vuol dire che la notte delle presidenziali degli Stati Uniti lei era con Berlusconi?
«Sì. Nessuno potrà smentirmi. Ci sono i biglietti aerei. Anche quella volta sono stata in un albergo, il Valadier. Con me c’erano altre due ragazze. Una la conoscevo bene. È stato sempre Giampaolo a orga­nizzare tutto».

E che cosa è accaduto?
«Con l’autista ci ha portato nella residenza del presidente, ma quella sera non c’erano altre ospiti. Abbiamo trovato un buffet di dolci e il solito piani­sta. Quando mi ha visto, Berlusconi si è ricordato subito del progetto edilizio che volevo realizzare. Poi mi ha chiesto di rimanere».

Si rende conto che lei sostiene di aver trascor­so una notte a palazzo Grazioli?
«Ho le registrazioni dei due incontri».

E come fa a dimostrare che siano reali?
«Si sente la sua voce e poi c’erano molti testimo­ni, persone che non potranno negare di avermi vi­sta ».

Scusi, ma lei va agli incontri con il registrato­re?
«In passato ho avuto problemi seri con un uomo e da allora quando vado a incontri importanti lo por­to sempre con me».

E lei vuol far credere che non è stata controlla­ta prima di entrare nella residenza romana del premier?
«È così, forse sono stata abile. Ma posso assicura­re che è così».

E può anche provarlo?
«Berlusconi mi ha telefonato la sera stessa, appe­na sono arrivata a Bari. E qualche giorno dopo Giam­paolo mi ha invitata a tornare. Ma io ho rifiutato».

A noi la sua versione sembra poco credibile...
«Lo dicono i fatti. Berlusconi mi aveva promesso che avrebbe mandato due persone di sua fiducia a Bari per sbloccare la mia pratica. Non ha mantenuto i patti ed è da quel momento che non sono più volu­ta andare a Roma, nonostante i ripetuti inviti da par­te di Giampaolo. Loro sapevano che avevo le prove dei miei due precedenti viaggi».

E non si rende conto che questo è un ricatto?
«Lei dice? Io posso dire che qualche giorno dopo Giampaolo ha voluto il mio curriculum perché mi disse che volevano candidarmi alle Europee».

Però lei non era in quella lista?
«Quando sono cominciate le polemiche sulle veli­ne, il segretario di Giampaolo mi ha chiamata per dirmi che non era più possibile».

Quindi la candidatura alle Comunali è stata un ripiego?
«A fine marzo mi ha cercato Tato Greco, il nipote di Matarrese che conosco da tanto tempo. Mi ha chiesto un incontro e mi ha proposto la lista 'La Pu­glia prima di tutto' di cui era capolista lo zio. Io ho accettato subito, ma pochi giorni dopo ho capito che forse avevo commesso un errore».

Perché?
«La mia casa è stata completamente svaligiata. Mi hanno portato via cd, computer, vestiti, bianche­ria intima. È stato un furto molto strano».

Addirittura? Ma ha presentato denuncia?
«Certamente. Ma ho continuato la campagna elet­torale. È andato tutto bene fino al giorno in cui Ber­lusconi è arrivato a Bari per la presentazione dei can­didati del Pdl. Io lo aspettavo all’ingresso dell’Hotel Palace. Lui mi ha guardata, mi ha stretto la mano ed è entrato nella sala piena. Io ero in lista, quindi l’ho seguito. Ma all’ingresso della sala sono stata blocca­ta dagli uomini della sicurezza e del partito che mi hanno impedito di partecipare all’evento».

È il motivo che adesso la spinge a raccontare questa storia?
«No, avrei potuto continuare a fare campagna elettorale e trattare con loro nell’ombra. La racconto perché ho capito che mi hanno ingannata. Avevo chiesto soltanto un aiuto per un progetto al quale tengo molto e invece mi hanno usata».

Fiorenza Sarzanini
Corriere della Sera 17 giugno 2009

CANDIDATA RIVELA:«Le mie notti dal premier»


17 giugno 2009

| E.Cap.

Patrizia D’Addario dietro alla mano di Silvio Berlusconi

Da Bari, un’inchiesta sugli appalti nel settore della sanità fa tremare l’entourage del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.

Secondo quanto riporta questa mattina il Corriere della Sera, in due pagine a firma di Fiorenza Sarzanini, nel corso dell’indagine sarebbero state intercettate conversazioni che riguardano «alcune feste organizzate a Palazzo Grazioli (residenza romana di Berlusconi, ndr) e a Villa Certosa». Secondo la collega del Corriere, i personaggi coinvolti avrebbero fatto cenno al «versamento di soldi alle ragazze invitate a partecipare a queste occasioni mondane».

In mattinata, fonti “ufficiose” della Procura di Bari hanno confermato che è in corso un’indagine per induzione alla prostituzione in «luoghi esclusivi» di Roma e della Sardegna: come anticipato dal Corriere, l’inchiesta, che coinvolge Gianpaolo Tarantini, responsabile con il fratello Claudio della Tecnohospital, società barese che si occupa della fornitura di tecnologie ospedaliere, sarebbe scaturita da elementi acquisiti nell’ambito di accertamenti per presunti episodi di corruzione relativi a forniture di protesi.

Nell’inchiesta si ipotizza che l’imprenditore abbia contattato e inviato in residenze private alcune ragazze. Il titolare delle indagini è il pubblico ministero Giuseppe Scelsi, che nell’inchiesta originaria ipotizza i reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione.

Queste ipotesi criminose vengono contestate ai due imprenditori in concorso con Silvia Tatò, titolare di alcuni centri di riabilitazione, e Vincenzo Patella, primario di ortopedia del Policlinico di Bari.

La candidata: «In lista perché ero alle feste a Palazzo Grazioli»
Nel dettaglio, a sostegno delle rivelazioni fatte stamattina, il Corriere della Sera pubblica un’intervista con una certa Patrizia D’Addario, candidata alle ultime Comunali di Bari nella lista “La Puglia prima di tutto”, sostenuta dal Pdl: «Mi hanno messo in lista - avrebbe detto la D’Addario alla Sarzanini - perché ho partecipato a due feste a Palazzo Grazioli».

Dopo avere anticipato di avere «registrato» la sua versione «con la massima cautela e beneficio d’inventario», il Corriere lascia parlare la D’Addario, che racconta di un compenso pattuito per una delle feste («ci siamo accordati per 2000 euro»), di avere conosciuto Berlusconi «in un grande salone» con «una ventina di ragazze», di come, a fine serata, la donna abbia deciso di andare a dormire in albergo e di avere ricevuto «soltanto 1000 euro», perché «non ero rimasta».

Non è finita: la D’Addario racconta di essere stata a Palazzo Grazioli un’altra volta, la notte delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti: «Ho le prove, nessuno potrà smentirmi». Le «prove» sono «le registrazioni dei due incontri», fatte dalla donna di nascosto: «In passato ho avuto problemi seri con un uomo e da allora lo porto (il registratore, ndr) sempre con me».

Alla fine, dopo avere detto che «“loro” sapevano che avevo le prove dei miei due viaggi», la D’Allario racconta di un «furto molto strano» avvenuto nella sua casa: «È stata completamente svaligiata. Mi hanno portato via Cd, computer, vestiti, biancheria intima».

Greco (Pdl): «La D’Addario? Ha preso sette voti»
«Patrizia D’Addario? Non la conoscevo, non l’avevo mai vista prima. Si è presentata al partito a marzo o ad aprile, ha chiamato il mio capo della segreteria dicendo che voleva candidarsi e l’abbiamo inserita come “quota rosa”, di cui c’è una percentuale da rispettare»: Salvatore Greco, deputato del Pdl, dice di avere pochi ricordi di Patrizia D’Addario, dopo essere stato tirato in ballo nell’intervista pubblicata dal Corriere della Sera. La D’Addario, invece, ha detto che fu proprio Greco a contattarla, chiedendole di essere inserita nella lista “La Puglia prima di tutto”, di cui era capolista suo zio, Antonio Matarrese. «Non è così - ha detto Greco - Nell’intervista ha affermato che allora Matarrese era capolista, mentre Matarrese è risultato capolista l’ultimo giorno della presentazione delle liste, quindi neanche noi sapevamo della candidatura di Matarrese. E questa è la prima “inesattezza”. Poi, ha detto che mi conosceva da tempo, mentre io non l’avevo mai vista prima: si è presentata, voleva candidarsi dicendo di essere anticomunista, che aveva rimostranze da fare nei confronti dell’amministrazione comunale che l’aveva osteggiata nella vicenda di un terreno su un sito di Bari sul quale avevano un vincolo paesaggistico che non c’era. Dopodiché l’abbiamo candidata, si è vista a una manifestazione pubblica a piazza San Ferdinando come gli altri candidati e poi non si è più vista. Le sue tracce le ho ritrovate oggi sulla stampa».

«Perché abbiamo deciso di candidarla? Lei ha detto di essere un’imprenditrice, che era stata diversi anni fuori dalla città, che era tornata con grinta, che le piaceva la politica, che aveva molte conoscenze. Poiché, come è noto, in tutte le liste ci sono da rispettare le “quote rosa”, abbiamo deciso di candidarla. Quanti voti ha preso? Sette».

Il Corriere: è questa la «scossa» prevista da D’Alema?
Secondo il quotidiano di via Solferino, proprio dietro a questa vicenda potrebbe celarsi la «scossa al governo della quale ha parlato domenica scorsa D’Alema» (qui sotto per rileggerla, ndr). Poi ricorda che il pugliese Fitto, ministro per i Rapporti con le Regioni, aveva paventato che il riferimento fosse a un’inchiesta dei magistrati di Bari.

il Secolo XIX 17 GIUGNO 2009

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