Recuperato il dialogo tra i due fidanzati. Un’altra prova a favore dell’indagato
CLAUDIO BERSANI
Esce il ritratto di una giovane coppia affiatata che, come scrivono i periti Roberto Porta e Daniele Occhetti, rivela «elementi di significativa complicità e disinibizione anche a fronte di tematiche a sfondo erotico». Ma dalle chat recuperate dal computer di Chiara Poggi e relative al luglio 2007, quando lei era a casa e Alberto a Londra per una vacanza studio, spunta anche un altro elemento molto importante per la difesa, finora mai emerso: la conferma che il giovane avrebbe effettivamente gettato via, prima di rientrare in Italia, un paio di scarpe rosse, «forse marca Diesel». Alberto le aveva sempre ai piedi in quelle quattro settimane, come si ricava dalle foto, e non sono mai state trovate dagli inquirenti: non c’erano tra le sei paia sequestrate a casa sua. «Erano un paio vecchissime – spiegò nell’interrogatorio subito dopo il fermo – non mi ricordo più... rosse... le ho buttate a Londra... le ho lasciate nel cestino della camera». L’accusa sospetta invece che le abbia indossate per commettere il delitto e poi se ne sia liberato. L’ipotesi è la seguente: Alberto uccide Chiara con le scarpe rosse, poi le getta e qualche ora dopo, con altre scarpe ai piedi, un paio di Lacoste color bronzo, finge di trovarne il corpo ma non entra più in casa. Questo spiegherebbe perché non c’era la più piccola traccia di sangue sulle suole delle Lacoste. Invece quella chat sta a dimostrare che Alberto, anche su questo punto, non ha mentito. Il 19 luglio, alla vigilia del weekend in cui Chiara raggiungerà Alberto a Londra, nel loro dialogo a distanza via computer con Messenger i due fidanzati parlano di bagagli. Lei gli conferma che è passata a casa di lui a recuperare alcuni oggetti che deve portargli: un balsamo, uno specchietto, l'ultimo numero di una rivista militare, «Aeronautica e difesa».
E lui le chiede di tornare dai suoi a prendere anche qualcos’altro: «Volevo un altro paio di scarpe». «Ma dove le metto, ho solo un bagaglio a mano», protesta lei. Lui spiega: «Sono quelle rosse, ti ricordi? Sono un po’ vecchie e le lasciavo qui, così le finisco di usare». «Ma non le porti a casa? Le mettevi spesso. Non mi pare il caso di lasciare ai posteri un paio di scarpe». «Sì – spiega Alberto – ma si stanno rompendo. Fra un po’ le butterei lo stesso. Così non rovino quelle della Lacoste, che praticamente le ho su tutto il giorno e si stanno già un po’ sfracellando». Nelle chat i due fidanzati, tra battute scherzose, lamentele sul tempo («Piove ancora?») e sul pessimo cibo inglese, parlano a lungo di «qualcosina di intrigante» che Alberto intende portare a Chiara. Lei avverte: «Niente di porco, la tata è una ragazza per bene. Al sexy shop non so cosa puoi trovare di fine». Sull’argomento tornano pochi giorni prima del suo ritorno, quando Alberto ha comprato i «regalini sexy». Articoli come «un completino trasparente», un perizoma-reggicalze e «due gadgettini per entrambi», che lui le svela poco a poco in un malizioso gioco di indovinelli. Lei non si mostra affatto turbata o scandalizzata, ma anzi sembra decisamente gradire. E lui non perde occasione per farle complimenti: «Non tutte possono permettersi le mise che il tato compra alla tata». Poi ci sono i programmi per i giorni in cui saranno da soli a Garlasco, con le rispettive famiglie in ferie: «Mi fisso dalla tata – promette Alberto – ma i tuoi lo sanno che poi dormo da te?». «Sì – risponde lei – e sono contenti. Non vogliono che sto a casa da sola».
In un altro dialogo, al momento di salutarsi, lui per scacciare la nostalgia della distanza scrive: «Fra meno di 15 giorni ci vediamo e facciamo i piccioni per un mese intero». E lei fa progetti anche per quando, a fine mese, andranno cinque giorni da soli in Liguria: «Al mare sperimentiamo qualche giochino». In diversi passaggi delle conversazioni emerge, tra i due, anche una certa gelosia serpeggiante. Lei gli ripete più volte di «fare il bravo» e non guardare le altre ragazze del college, lui allude a «Filippo», un collega di lavoro di Chiara che le faceva un po’ la corte. Ma il tono è scherzoso e il congedo sempre uno scambio di «kiss», «smack», «tvtb».