19enne suicida - Parla il padre della ragazza che si è impiccata lo scorso 27 novembre dopo essere stata violentata due volte
">di Paola Pierdomenico
Viterbo - 24 aprile 2010 - ore 2,15
Daniel Moreiro rompe il silenzio sulla morte della figlia di 19 anni che si è impiccata lo scorso novembre in una casa di accoglienza a Viterbo. E' amareggiato. Ha la rabbia di chi si trova un giorno ad aprire la porta a un agente di polizia che gli dice che la figlia è stata trovata morta e non può fare niente per cambiare le cose.
Nel suo racconto traspare, infatti, tanta angoscia per non aver percepito la sofferenza di quella figlia che ora non c’è più. E per l’impotenza che gli ha impedito di intervenire prima che si verificasse la tragedia in cui l’ha persa.
Moreiro ha deciso di parlare perché, anche se niente e nessuno gli restituirà la sua Evelyn, vuole giustizia per la sua morte. Vuole soprattutto che chi abusò di lei per ben due volte non resti libero.
Il volto del presunto stupratore, infatti, ha preso forma dalle pagine del diario della ragazza, misteriosamente recapitato per posta ai suoi genitori.
Che effetto vi ha fatto vedere quei fogli con la scrittura di vostra figlia?
“Devastante – afferma con voce tremante e dopo una lunga pausa, il padre della ragazza -. Un effetto più che devastante. Soprattutto perché abbiamo ricevuto il diario il 27 febbraio e cioè il giorno dopo il compleanno di Evelyn. Per noi è come se fosse stata uccisa di nuovo”.
Secondo lei chi ha in mano il diario?
“Non saprei fare un nome, ma sicuramente è qualcuno che lei frequentava. Nel diario ci sono foto del compleanno dei suoi diciotto anni e quelle della festa di Halloween. Probabilmente è una persona che lei conosceva bene”.
E che può dire invece del ragazzo che sua figlia descrive come l’autore delle violenze di cui è stata vittima?
“Posso dire che purtroppo lo conosciamo e siamo in grado di identificarlo. E' un ragazzo che aveva conosciuto negli anni in cui abbiamo vissuto a Rignano Flaminio, prima di trasferirci a Montefiascone. L'unica cosa che speriamo è che non resti libero. Non vogliamo un'altra Evelyn.
Crediamo a quello che ha detto nostra figlia in quel diario, anche perché non avrebbe avuto motivo di mentire su una cosa così intima”.
Perché, secondo voi, non ne ha mai parlato?
“Credo per paura, o forse per vergogna. Evelyn mi aveva solo raccontato di ricevere delle telefonate frequenti e continue. Io le avevo consigliato di denunciare il fatto ai carabinieri o, al limite, di cambiare il numero del cellulare”.
Come avete appreso la notizia della sua morte?
“Ricordare quel momento è come mettere il sale su una ferita che non si è mai chiusa. Comunque quel giorno alla nostra porta ha bussato un agente di polizia che ci ha comunicato ciò che era accaduto”.
Vi rimproverate qualcosa in tutta questa vicenda?
“Il fatto di non aver capito la sua sofferenza, perché lei non la lasciava mai trasparire. Anche se ci dicono che non potevamo prevedere un tale gesto, la cosa non ci fa stare meglio.
Non abbiamo capito che stava male. Ci spiegavamo il cambiamento di umore con il fatto che stava crescendo e con i trasferimenti che ci hanno portato da Rignano a Montefiascone.
Dopo i traslochi, infatti, Evelyn ha dovuto rinunciare ad alcuni dei suoi amici. Abbiamo pensato fosse triste per questo”.
Come era vostra figlia?
“Era una figlia allegra e solare. Ha sempre cercato di dare una mano agli altri. Studiava e aveva una grande passione per la lettura. Era una ragazza come tante. Stava finendo l’istituto chimico biologico e voleva iscriversi a medicina. Le sarebbe piaciuto diventare una ricercatrice”.
Perché avete deciso di rendere pubblica la vicenda a distanza di tempo? Il fatto che ora se ne parli tanto, non riporta a galla pensieri tristi e dolorosi…
“Tanto qualsiasi cosa ce la ricorda. Noi vogliamo solo fare chiarezza e soprattutto fermare questa persona. Non vogliamo certo farci pubblicità con un fatto di cronaca, ma se con la nostra storia riusciremo ad aiutare qualcuno, allora ben venga.
Tutta questa situazione potrebbe servire a chiarire i diversi punti della vicenda che sono ancora oscuri. Non c'è al momento una versione ufficiale dei fatti.
Inoltre vogliamo spronare chiunque si trovi nella stessa situazione di nostra figlia a non avere paura di parlarne.Ripeto non può esserci un'altra Evelyn”.
fonte: tuscia web