giovedì 21 gennaio 2010

Prima udienza Cogne bis



di G.R.
Niente folla, né numerini artigianali. Non c'è il pubblico dei curiosi a contendersi un posto nella tribunetta quando in una delle maxiaule del palazzo di giustizia di Torino comincia la coda del processo per l'assassinio di Samuele Lorenzi. Questa volta non ci sono le telecamere e giornalisti da tutta Italia. Si svolge tutto nel classico rito "sabaudo" il processo che vede sul banco degli imputati Annamaria Franzoni ed Eric Durst, uno dei tecnici svizzeri che, nel 2004, prese parte al sopralluogo all'interno della casa, in frazione Montroz, dove viveva la famiglia Lorenzi e dove fu ucciso Samuele.

Però questa è un'altra storia: Annamaria Franzoni è accusata di calunnia, mentre il tecnico svizzero deve rispondere dell'accusa frode processuale. Annamaria Franzoni aveva indicato come possibile responsabile dell'omicidio un vicino di casa, Ulisse Guichardaz, poi risultato assolutamente estraneo alla vicenda, mentre Durst è accusato di aver lasciato un'impronta digitale sullo stipite della porta di una delle stanze di casa Lorenzi. Secondo il tecnico si trattò di un fatti accidentale, non di un tentativo di inquinamento delle prove e della scena del crimine.

Certo che è difficile allontanare la suggestione del processo per l'assassinio di Samuele, ma questa è un'altra storia e il pm del processo, Giuseppe Ferrando che, con la collega Anna Maria Loreto, rappresenta la pubblica accusa, ci tiene a chiarirlo fin da subito: «Questo processo non è l'occasione per ripercorrere le indagini sull'omicidio di Samuele Lorenzi». Su quello c'è una sentenza definitiva. Lo ricorda Ferrando che sottolinea: «non è neanche l'occasione per una revisione mascherata del processo che l'ha prodotta».

Ad ascoltarlo non c'è Annamaria Franzoni, che potrebbe essere presente ed essere sentita in una delle prossime udienze. Non c'è nemmeno l'avvocato Carlo Taormina, che a suo tempo aveva lasciato il processo per essere sostituito dalla collega Paola Savio. Semmai tornerà in aula, Taormina lo farà come testimone, insieme agli altri 56 testi chiesti della difesa e 27 chiesti dall'accusa, di cui 11 in comune fra le parti.

Al timone, a difendere Annamaria Franzoni c'è ancora Paola Savio, affiancata dal collega Lorenzo Imperato. È lui a rispondere subito alle parole di Ferrando: «Sappiamo bene che questa non è la sede per introdurre surrettiziamente elementi di prova, ma verificare quali avvenimenti hanno portato alla presentazione della denuncia del 2004». Una frase che spiega quella che sarà la linea della difesa: ossia «entrare nella mente» di Annamaria Franzoni e capire che cosa è successo. «Nella perizia psichiatrica del processo d'appello – spiega Paola Savio – si parla di amnesia, di rimozione e anche di separazione fra la coscienza dell'Io e il fatto rimosso. È per questo che vogliamo introdurre i discorsi su quello che è successo nella mente della signora».

Ecco quello che potrebbe essere la chiave di volta del processo: perché Annamaria Franzoni ha accusato un'altra persona? Ed ecco un'altra frase rivelatrice: «è necessario distinguere – ha detto ancora Paola Savio ai giudici – fra chi firma un atto processuale preparato da altri e chi invece partecipa personalmente alla stesura del documento». Di questo e altro si parlerà dalla prossima udienza fissata per il 1 febbraio.
20 gennaio 2010

lunedì 18 gennaio 2010

Omicidio Federica Squarise:"El Gordo" potrebbe tornare libero

Italiana uccisa in Spagna, 'El Gordo' potrebbe tornare libero
L'allarme arriva dal legale e dai familiari della giovane padovana Federica Squarise, uccisa nel 2008 a Lloret de Mar. L'assassino reoconfesso potrebbe essere liberato per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva


Padova, 17 gennaio 2010 - Victor Diaz Silva, l’uruguaiano reoconfesso del delitto della giovane padovana Federica Squarise, uccisa nel 2008 a Lloret de Mar, potrebbe essere liberato per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva: l’allarme dei familiari e del loro legale Agnese Usai arriva a un anno e mezzo dall’omicidio della 23enne originaria di San Giorgio Delle Pertiche.


È il 27 giugno quando la ragazza, insieme a all’amica Stefania Perin, anche lei padovana, parte per una vacanza a Lloret de Mar, ‘capitale' della movida della Costa Brava. Il 30 giugno Federica e Stefania partecipano a una festa in un locale insieme a una quindicina di ragazzi sudamericani. Stefania a un certo punto si allontana. Federica continua la serata con Victor, un 30enne uruguayano, noto con il soprannome di ‘El Gordo', ‘il Grasso' in castigliano. Prima al pub n’Beach and friends’, poi alla discoteca Yates, dove i due sarebbero stati visti per l’ultima volta insieme.


Secondo il racconto dell’uruguayano, sottoposto all’esame del Dna, lui e Federica si sarebbero separati alle cinque del mattino e lei si sarebbe avviata da sola verso l’albergo ‘Flamingò, distante circa 150 metri dalla discoteca.


L’1 luglio, alle sei del mattino, Stefania torna in albergo e trova le chiavi ancora in portineria: Federica non è rientrata. A quel punto si preoccupa e dà l’allarme. Partono le indagini dei Mossos d’Esquadra ma della giovane italiana non c’è traccia. Le telecamere fuori dal locale non aiutano gli investigatori, perchè non hanno nastro e non registrano. Ma, in mano alla locale Squadra Mobile, ci sarebbero altri nastri: quelli delle telecamere all’angolo della Avenida Just Marles, dove si trova anche l’hotel ‘Flamingo'.


Intanto, il direttore centrale della Polizia Criminale italiana, il prefetto Nicola Cavaliere, dà disposizioni affinchè l’ufficiale italiano di collegamento Interpol raggiunga la zona delle ricerche al fine di collaborare con la polizia catalana e faccia da collegamento con le forze di polizia italiane, e in particolare con la Questura di Padova.


La polizia interroga Victor, che il 5 luglio viene letteralmente messo sotto torchio. Intanto, Stefania Perin rientra in Italia, mentre Victor si sottopone volontariamente all’esame del Dna e la polizia catalana si mette sulle tracce di un ragazzo tedesco di cui si sa poco o nulla: a destare sospetto negli investigatori, che comunque non iscrivono nessuno nel registro degli indagati, è la circostanza che il giovane tedesco sarebbe tornato in patria proprio il giorno dopo la scomparsa di Federica.


Ma intanto arriva la svolta. Gli investigatori spagnoli concentrano le ricerche in un parco pubblico, da tempo in completo stato di abbandono, di Lloret del Mar: è lì che alcuni testimoni dicono di aver avvistato un corpo di donna, nudo e in avanzato stato di decomposizione.


Il parco sorge davanti alla facciata di un vecchio edificio conosciuto a Lloret de Mar col nome di ‘Can Zaragozà. Si tratta di un ex albergo che oggi ospita gli uffici comunali del Servizio per il patrimonio culturale. Il vecchio albergo si trova a soli 10 minuti a piedi dalla Riera, la zona della ‘movidà notturna della località balneare, dove Federica è stata vista per l’ultima volta. Il vecchio giardino del ‘Can Zaragoza' è inoltre abbastanza vicino all’hotel Flamingo. A far ritenere plausibile che il corpo trovato nel parco sia quello di Federica sono alcuni particolari.


Sul cadavere sono presenti dei tatuaggi. Anche Federica ne ha alcuni. In particolare, a richiamare l’attenzione della polizia è un tatuaggio, che genericamente gli investigatori spiegano sia presente "su una gamba". Federica porta tatuate tre stelle dietro l’orecchio e un fiore sul piede. Il cadavere, inoltre, apparterrebbe ad una donna dall’apparente età di 20-25 anni.
Bisogna attendere la conferma degli esami ufficiali ma poi arriva la tragica conferma: la giovane trovata morta è proprio la ragazza italiana.


Mentre in Italia familiari e amici della giovane si stringono intorno ai genitori di Federica, in Spagna proseguono le indagini. E il cerchio si stringe intorno a Victor, sospettato del delitto. Il ragazzo si rende irreperibile ma, anche grazie alla segnalazione di alcuni amici de ‘El gordo', l’uruguaiano viene fermato a Tarragona, 200 km da Lloret del Mar. Non oppone resistenza e poi confessa il delitto.


L’11 luglio il giudice del tribunale spagnolo di Blanes, Maria Teresa Ferrer, dispone il provvedimento di reclusione senza il beneficio della condizionale per Victor. Il 28enne barman deve rispondere a due pesantissimi capi di imputazione: omicidio volontario e aggressione a sfondo sessuale. Intanto il 17 luglio la salma di Federica rientra in Italia, per la celebrazione dei funerali nel duomo di San Giorgio delle Pertiche.




L’on Antonio De Poli (Udc) chiede al governo italiano di intervenire presso le autorita’ spagnole per evitare che l’uruguaiano Victor Diaz Silva Santiago, reo confesso dell’omicidio della giovane Federica Squarise, venga rimesso in liberta’ per decorrenza dei termini di carcerazione preventiva. La giovane padovana, 21 anni, venne uccisa il 30 giugno 2008 a Loret de Mar, in Spagna.
‘’Non si puo’ lasciare impunito un crimine cosi efferato. Giustizia deve essere fatta’’ afferma De Poli, commentando la notizia del rischio di scarcerazione per ‘El Gordo’ - com’e’ soprannominato l’imputato - diffusa ieri dall’avvocato della famiglia Squarise, Agnese Usai.


‘’Il nostro Governo - aggiunge De Poli in un’interrogazione al ministro degli esteri, Frattini - deve intervenire affinche’ il ‘Gordo’ non sia lasciato in liberta’ rischiando cosi’ di non vedere risolto il processo dell’omicidio di Federica’’. ‘’Speriamo che la giustizia faccia al piu’ presto il suo corso. Alla famiglia Squarise - conclude l’esponente dell’Udc - invio tutto il mio sostegno e la mia disponibilita’’’.



‘’Rischiamo che la tragedia di Federica venga dimenticata perche’ i ‘pesci piccoli’ non li guarda nessuno’’. Cosi’ parla ‘’sconfortato’’ il papa’ di Federica Squarise, la ragazza padovana uccisa quasi due anni fa in Spagna, il cui assassino reo confesso rischia tra poco di uscire dal carcere per decorrenza dei termini. ‘’Se fosse stata la figlia di qualche politico importante - aggiunge Ruggero Squarise - penso che il nostro governo si sarebbe mosso di piu’ nei confronti di quello spagnolo’’.


Il processo contro l’unico imputato, l’uruguaiano Victor Diaz Silva Santiago, detto ‘El Gordo’, non e’ ancora iniziato perche’ il Tribunale Supremo in Spagna deve stabilire se tale tipologia di reati debba essere giudicata da un un collegio di giudici togati, quindi professionisti, o da uno di giudici onorari. Se non interverra’ un provvedimento di proroga dei termini cautelari ‘El Gordo’, che ha confessato di aver violentato e ucciso la ragazza, a luglio potrebbe tornare libero. ‘’A questo punto - prosegue il papa’ di Federica - spero soprattutto che lo tengano dentro in carcere’’.
quotidiano.net 17 gennaio 2010

venerdì 15 gennaio 2010

Don Luciano Massaferro, Facebook:solo 300 fan sugli 11.000 abitanti di Alassio

Don Luciano Facebook

di Wildgreta

Alcuni giornali, alcuni siti internet, alcuni prelati e alcuni politici, si danno da fare per far apparire don Luciano Massaferro, accusato di abusi su di una chierichetta di 11 anni, innocente prima ancora che sia celebrato un processo.Così abbiamo letto articoli in cui si dipingeva l'intera città di Alassio dalla parte del sacerdote.Guardando il gruppo sorto su Facebook che invoca la sua scarcerazione, però, ci accorgiamo, che conta solo 300 iscritti: un po' pochi per un parroco che si vorrebbe far apparire difeso da tutti.Inoltre è di oggi la notizia che ci sarebbe un'altra bambina rimasta vittima delle molestie del parroco e che la baracca descritta come luogo di abusi avrebbe ospitato anche lei.Pare che don Luciano si sia difeso dicendo che quella baracca era frequentata da tanti ragazzi, ma i "tanti ragazzi" avrebbero detto che non è vero.Insomma, consiglierei a tutti di attendere con fiducia la conclusione dell'inchiesta e, nel frattempo, eviterei di fare quella famosa interrogazione parlamentare annunciata dall'onorevole Buttiglione sui motivi dell'arresto di don Luciano "senza prove". Anche per don Ruggero Conti l'UDC ha presentato un'interrogazione, ma dopo diversi mesi di detenzione,non pochi giorni dopo l'arresto. Forse don Luciano è più importante di don Ruggero, infatti ha meritato anche una discesa in campo del vescovo, scagliatosi anche lui contro la povera bambina. Era da tempo che non si vedeva un tale dispiego di forze a difesa di un sacerdote,presunto innocente per la legge, ma già assolto dalla Curia, da qualche giornale e da qualche parrocchiano.

giovedì 14 gennaio 2010

LE IENE, 13 GENNAIO 2010: IL PRETE A LUCI ROSSE (VIDEO)

YLENIA CARRISI: UN LIBRO INCHIESTA SULLA SUA SCOMPARSA

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Gabriella Pasquali Carlizzi annuncia la pubblicazione di un libro-inchiesta scritto da un investigatore italo-americano, che raccolse le confidenze di un amico di infanzia di Ylenia Carrisi .Il libro si preannuncia di grande importanza, vista l'interesse suscitato in tutto il mondo dalla misteriosa scomparsa della figlia maggiore di Al Bano e Romina Power nel 1994 a soli 23 anni.
Il padre è convinto che sia annegata nel Mississippi, a causa della droga.Molti investigatori internazionali, invece, sono convinti che sia ancora viva.Nel 2000, il fotografo Roberto Fiasconaro fotografò una donna molto somigliante ad Ylenia, anche se più grassa e con i capelli bruni, ma non si è mai saputo se fosse davvero lei.

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lunedì 11 gennaio 2010

Don Luciano Massaferro, la diocesi:"Credono alle fantasie di una ragazzina"

Il sacerdote in cella per pedofilia.
Prete arrestato, la Diocesi contro i pm: credono alle fantasie di una ragazzina
Il sindaco: hanno fatto di don Luciano un mostro. Stasera veglia di preghiera


SAVONA — Alassio non parla d’altro. Il 29 dicembre il parroco don Luciano Massaferro, 44 anni, è stato arrestato con la grave accusa di pedofilia e la comunità lo ha difeso con toni moderati ma ieri, dopo che il gip ha rifiutato la scarcerazione del sacerdote, sulle pagine diocesane dell’«Avvenire» è stato pubblicato un duro atto di accusa contro l’azione dei magistrati.

Curia contro Procura. Non sono stati ascoltati i testi in difesa di don Luciano, è scritto in sintesi, una condanna è già stata emessa senza processo e tutto si basa sulla parola di una ragazzina che potrebbe essersi inventata ogni cosa. La vittima delle molestie, secondo la Procura, è una undicenne, chierichetta di don Luciano, che in un colloquio con gli psicologi dell’ospedale pediatrico Gaslini avrebbe raccontato delle molestie subite dal sacerdote.

I medici hanno segnalato il caso all’autorità. Dopo un mese emezzo di indagini don Luciano è stato arrestato. Ora il foglio della diocesi si scaglia contro la Procura «che ha predisposto il fascicolo delle indagini senza aver ascoltato ad oggi neppure una volta chi del sacerdote potesse conoscere, giorno dopo giorno, non solo la sua crescita spirituale ma anche le ragioni della sua vocazione». «Siamo stati bombardati da più parti — continua l’articolo — come un carosello pubblicitario con la testimonianza di una minore che sembrerebbe provenire da un contesto familiare noto e difficile nel quale spesso, a detta di parecchi esperti della psichiatria infantile, ci si potrebbe convincere che sia vera una pura fantasia. La comunità, infine, stando agli elementi emersi non solo non può condannare il sacerdote ma prega con carità cristiana per lui e per il disagio della minore». La presa di posizione arriva dopo diverse iniziative a sostegno di don Luciano alle quali ha preso parte con un messaggio letto in chiesa anche il vescovo di Imperia e Albenga, monsignor Mario Olivari. E altre manifestazioni di solidarietà sono annunciate, questa sera a Borghetto Santo Spirito si terrà una veglia di preghiera cui hanno aderito anche parroci di Loano e Pietra Ligure.

«Le diocesi — dice don Pompili, direttore dell’ufficio comunicazione della Cei — hanno la loro autonomia ecclesiale e la magistratura ha le competenze giuridiche quindi non interferiamo. La condanna del Vaticano sulla violenza nei confronti di bambini è netta e nota, nello specifico posso solo dire che accuse così gravi vanno provate. Bisogna attendere i tre gradi di giudizio con fiducia nella magistratura, ricordando la presunzione di innocenza».
Ma ad alzare la voce, ad Alassio, non è solo la comunità cristiana. «Hanno fatto di don Luciano un mostro — dice il sindaco (Pdl) Marco Melgrati —, ma un mostro non nasce da un giorno all’altro. Tutto si fonda solo sulle parole di una bambina facilmente suggestionabile. Per sbattere un sacerdote in carcere con un marchio di infamia ci vorrebbe qualcosa di più». Il sindaco concorda con le critiche alla Procura e annuncia: «Abbiamo appena deciso di intitolare una strada a Enzo Tortora e a Edgardo Sogno, vittime di malagiustizia. E chi vuole intendere intenda». Questa settimana l’arresto di don Massaferro sarà sottoposto al Tribunale del riesame.

Erika Dellacasa
corriere della sera 11 gennaio 2010

sabato 9 gennaio 2010

Inghilterra, Stupra un asino e un cavallo: caccia al maniaco

Stupra un asino e un cavallo, in Inghilterra è caccia al maniaco













VIOLENZA BRUTA 07/01/2010 - Ricercato per aver fatto sesso con un asino e con un cavallo. L'incredibile vicenda ha come protagonista un 66enne di Leicester, in Inghilterra. L'uomo, Joseph S., è stato chiamato in tribunale per rispondere dei maltrattamenti che avrebbero subito i due animali, ma non essendosi presentato è ora destinatario di un mandato di cattura. Il 66enne - la storia è riportata anche sul sito della BBC -è accusato di aver violentato l'asino pertre mesi, dal febbraio 1999 all'aprile dellostesso anno.Al cavallo, invece, è andata meglio. Le violenze, in questo caso, sarebbero state compiute tra il 5 e il 12 marzo 2004.

Gli animali avrebbero, oltre ai rapporti sessuali, sarebbero stati costretti a subire abusi di ogni genere. E stando a quanto sostenuto dall'accusa, avrebbero riportato seri danni. Per questo, dato che il 66enne non si è presentato alla prima udienza del processo e ha fatto perdere ogni traccia non contattando neppure più il suo avvocato, il giudice Michael Pert ha emesso un mandato di cattura a suo carico.
cronaca qui 7 gennaio 2010

VIAGGI

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