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“La salute non ha partito: contro l'inceneritore dobbiamo essere tutti uniti”. Stefano Vallerga, uno dei candidati sindaci di Varazze a capo della lista “Gente Comune” plaude uno degli avversari, Giovanni Baglietto (IdV), contrario all’inceneritore che, viceversa, è nel programma provinciale del Popolo della Libertà. “Siamo ‘gente comune’, quindi capaci a riconoscere agli ‘avversari’ i giusti meriti. C'è piaciuta l’iniziativa di Baglietto che critica e boccia la scelta del gruppo di Giovanni Delfino (candidato sindaco a Varazze del PdL ) a proposito di costruire un bell’inceneritore ad Albenga . Non c’è interesse politico o finanziario che giustifichi una decisione tanto grave. Gli inceneritori creano morte, ormai è ampliamente appurato. Ci meraviglia non poco che un cattolico, convinto e osservante come il nostro professore in pensione (Delfino, ndr.), riesca a far tacere la propria coscienza di fronte ad una sicura condanna a malattie mortali di centinaia di persone. Mi permetto un’altra riflessione: siamo sicuri che le polveri non arrivino anche da noi ? Ci risulta che il vento, che è senza partito, distribuisca la “dose di morte” in un raggio di novanta chilometri. Quindi Varazze non certo è al sicuro”, ha spiegato Vallerga la cui lista “Gente Comune” ha in appoggio gli Amici di Beppe Grillo, il comico genovese che la scorsa settimana è stato ospite proprio a Varazze. | ||
m. pi. | ||
sabato 30 maggio 2009
Varazze: Vallerga, "no all'inceneritore targato PdL"
Parla Elio Letizia: “Ho sempre detto la verità”
Elio Letizia, padre di Noemi, è stanco. Stanco del tritacarne in cui lui, sua moglie Anna e soprattutto sua figlia sono finiti. Non ne può più dell’assedio sotto casa, delle telefonate, delle richieste di parlare, correggere, smentire, rettificare.
“Da tutta questa storia esco con due certezze. La prima è il senso del mio onore, la seconda il senso dell’amicizia”.
Che vuol dire?
Vuol dire che l’onore non te lo danno le interviste, le smentite ufficiali alle schifezze che scrivono e soprattutto alle insinuazioni infami che non scrivono ma lasciano intendere. Lo sa? La gente si dà di gomito, hanno fatto pensare che mia figlia fosse la figlia di Silvio Berlusconi oppure che io e mia moglie avessimo offerto come un trofeo la nostra ragazza ai capricci di un potente. Tutto questo è infame e sarà oggetto del lavoro degli avvocati Giulio Costanzo e Giovanni Giordano. Ma non è questo il punto. Il punto è che io mi sento bene con me stesso perché non ho nulla da nascondere. Ho detto la verità e quindi anche qui non devo né rettificare né correggere né aggiustare nulla. Le cose sono andate come ho detto. L’onore mio e della mia famiglia è un valore che ci portiamo dentro e che ci rende forti nonostante tutto.
E il senso dell’amicizia?
Berlusconi è stato e continua a essere un amico. Anche in questa vicenda sì è comportato molto bene rispettando sempre l’amico e il cittadino. Dopo tutto questo caos poteva dire della lettera che mi scrisse quando morì tragicamente in un incidente stradale nostro figlio Yuri; poteva dirlo e stroncare sul nascere un sacco di cattiverie ma non l’ha fatto. E sa perché? Ha voluto tutelare la nosta privacy, un nostro fatto intimo. Ecco, uno degli uomini più potenti che non pensa come prima cosa a se stesso ma ci difende. Questo è un amico e per me questo basta.
Noemi che cosa dice?
Noemi mi ha telefonato poco fa da scuola. Piangeva, diceva che non ne può più, che si sente prigioniera di un gioco più grande di lei, che non può uscire senza essere braccata, inseguita in motorino, con telecamere, registratori, taccuini. Foto private rubate e pubblicate sui giornali. E battute, battutacce, allusioni. Una ragazza pura e spontanea che vede traditi i suoi sogni. Le pare normale questo? Le pare degno di un paese civile? Ma cosa c’entra la libertà di stampa? Qui viene calpestata la libertà di una ragazzina che ha diritto ad avere i suoi amici, la sua vita, i suoi sogni.
Come è cambiata la vostra vita dopo la festa di Casoria?
Io se vuole ci scherzo su e le dico che non esco più e mi riposo, ma non è vero. Mia moglie Anna è di là e sta male, colta da coliche e mal di stomaco, mia figlia tenta di essere normale, oggi ha preso 8 in storia dell’arte, ma soffre immensamente anche se paradossalmente cerca lei di tirare su noi. E io che faccio i conti con tutta la mia vita e se mi chiedo: c’è qualcosa dove ho sbagliato?, mi rispondo che non ho fatto niente di male, ho solo cercato di vivere una normalità. Ma qui la normalità non è ammessa, non viene perdonata.
Avrebbe mai pensato che sarebbe successo tutto questo?
No, mai. Ma quando ci entri ti trasformi da spettatore ad attore. Tutta la scena è cambiata. Se lo ricorda il film The Truman show? Ecco, mi sembra di essere lì dentro. Non si riesce più a stare appresso a tutti gli aggiornamenti. Non di giorno in giorno ma di ora in ora, se non di minuto in minuto, c’è una valanga di notizie che sta seppellendo tutti. Ognuno dice una cosa e la verità si è persa in mezzo a una montagna di bugie. Ed è dura per persone semplici e modeste come noi gestire, soprattutto per Noemi, questa esposizione mediatica.
Risponda alle due domande che tutti pensano e nessuno ha il coraggio di farle: Noemi è figlia di Berlusconi?
Noemi ha avuto rapporti sessuali con il presidente del Consiglio?
Non vale nemmeno troppo la pena perdere tempo ma se domani viene con un genetista e un ginecologo le darò la risposta scientifica. Fate il prelievo del dna e stabilite se è illibata. In quel caso tutta questa spazzatura avrà fine.
Hanno detto che non c’è congruenza su quella famosa cena a Villa Madama: la accompagnò lei o sua moglie?
E poi il mistero di quella foto datata 20 novembre 2008 mentre la serata di gala era del 19… Non devo precisare nulla, ho già detto la verità. Io accompagnai Noemi in macchina a quella festa e mentre lei andava lì rimasi a Palazzo Grazioli a vedere la partita dell’Italia. La foto ricordo è datata 20 perché era passata la mezzanotte e mentre Berlusconi la autografava fu proprio Noemi a dire: “Oggi è il 20 novembre”. Mi ricordo che scherzando Noemi disse rivolta a me e al presidente del Consiglio: “Ecco i miei vecchiazzi, nemmeno sapete che giorno è oggi”. Tutto qui. Poi abbiamo ripreso la macchina e siamo tornati a casa. Vorrei poterle dire che a quel punto sono arrivati i servizi segreti e con una serie di cavi d’acciaio ci hanno fatto salire su un elicottero spaziale come se fossimo in Mission: impossible, e che poi siamo tornati su un’astronave, ma non è vero. Abbiamo preso la nostra automobile da comuni mortali e siamo tornati nella nostra casa semplice e modesta di sempre.
Noemi vede ridimensionati ora i suoi sogni?
Noemi è forte e positiva, come ho detto è una ragazza con i piedi per terra. Ora si sta concentrando sulla scuola, sul diploma che deve prendere, e con buoni voti. Poi spero che farà l’università o che comunque studi per una delle sue passioni. Che sia la grafica pubblicitaria o qualcosa che ha a che fare col mondo dello spettacolo o della moda non so, ma è giusto che scelga lei la sua strada. Certo, ora dire che non si fida più tanto degli altri è un eufemismo.
Nel periodo in cui Noemi e Gino Flaminio sono stati insieme, lei che opinione aveva del giovane?
Come vedeva questa relazione? Per quello che ho saputo io e ho visto, nelle volte in cui ho incontrato il ragazzo, non mi sembrava né peggio né meglio di tanti altri. Un ragazzo normale, forse più sveglio di altri, ma certo nessuno di noi ha mai saputo delle sue disavventure con la giustizia. Però, mi scusi, siccome questa persona è oggetto di una querela per diffamazione che riguarda lui e i giornalisti della Repubblica che hanno scritto l’intervista, preferirei non dire altro.
Come ne uscirete?
Il tempo è medico, poi tutto prenderà la piega giusta, piano piano tutti i tasselli prenderanno il posto giusto e si capirà la realtà che è incontrovertibile. Sono ottimista, nonostante tutto. Come diceva Bettino Craxi, ho l’ottimismo della volontà.
sabato 2 maggio 2009
Garlasco, Sentenza rinviata. Alberto, "Voglio solo la verità"
Alberto: «Voglio solo la verità»
L’indagato: avrei desiderato essere già fuori, l’importante è chiarire tutto
VIGEVANO (Pavia) — «Sono interessato solo a che si giunga alla verità». Arriva così, al termine di una giornata convulsa, la reazione di Alberto Stasi. Lui, che dall’inizio del processo che lo vede come unico imputato per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi ha già perso notti di sonno e diversi chili, ha ascoltato l’ordinanza del giudice Stefano Vitelli impassibile, come sempre. Mentre si allontanava dal tribunale di Vigevano dopo la decisione del gup di disporre nuovi supplementi di indagini, il giovane si è lasciato andare a un solo commento: «Avrei voluto essere già fuori, ma l’importante è che tutto sia chiarito». E ad un certo punto ieri è sembrato davvero che la verità sul delitto avvenuto il 13 agosto 2007 a Garlasco sarebbe stata chiarita entro sera.
Al termine delle controrepliche della difesa (che ha parlato per quasi cinque ore), infatti, qualcuno aveva interpretato il saluto del giudice alle parti come una possibile anticamera della sentenza. Di innocenza o colpevolezza. «Ci vediamo per la sentenza sull’omicidio, poi deciderò per il secondo processo sulla pedopornografia », erano state le parole del gup. Alla fine il pronunciamento non è arrivato né per l’una né per l’altra accusa. E quando, al termine di una camera di consiglio durata quattro ore, il giudice si è espresso tracciando la terza via, quella di nuove perizie, gli avvocati della difesa e della parte civile hanno rotto un silenzio lungo nove udienze. I genitori di Chiara, Rita e Giuseppe Poggi, fuori dall’aula non hanno evitato i giornalisti e, per la prima volta dall’inizio del processo, hanno accompagnato il loro legale, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, davanti a fotografi e telecamere: «Siamo soddisfatti perché, anche se ci vorrà ancora del tempo, le perizie disposte dal gup andranno a chiarire tutti i punti più controversi di questo procedimento », è stato il commento di Tizzoni.
Che rilancia, sicuro: «Siamo così convinti che un perito super- partes non possa far altro che confermare le nostre tesi che andiamo incontro a questi approfondimenti con assoluta serenità». Le tesi della parte civile hanno da tempo sposato quasi del tutto le ipotesi della procura, da sempre convinta della colpevolezza di Alberto.Più che mai certa dell’innocenza del ragazzo resta invece la difesa del ragazzo. «Le nostre osservazioni hanno inculcato il dubbio nella testa del giudice, tanto da giungere alla disposizione di nuove perizie — ha spiegato uno degli avvocati di Stasi, Giuseppe Colli — Studieremo le carte del giudice e aspetteremo».
Un’attesa che sarà ancora lunga. Per Alberto. E per i genitori di Chiara.
Erika Camasso
corriere della Sera 01 maggio 2009
Garlasco: L’imputato perfetto e il verdetto per forza ingiusto
Niente sentenza al processo per il delitto di Garlasco. A sorpresa il giudice Stefano Vitelli, che ha definito «incomplete» le indagini dei carabinieri, ha disposto una superperizia per avere nuovi elementi sull’omicidio di Chiara Poggi commesso il 13 agosto 2007. La perizia riguarderà accertamenti sul pc dell'imputato Alberto Stasi, sul percorso da lui compiuto quando ritrovò il cadavere della fidanzata e sull’orario della morte della vittima. Per Stasi il pm ha chiesto la condanna a 30 anni di reclusione. Quale sentimento ha suscitato in lui la per altro comprensibile indecisione di chi lo stava giudicando. Gratitudine o rancore?
In fondo lui è il solo per cui questa sentenza alla fine avrà un senso. Per lui, e per i signori Poggi naturalmente, i genitori della ragazza di cui Alberto Stasi è stato per molti anno il fidanzato, e del cui omicidio oggi è accusato. E forse anche per un’astratta idea di Giustizia che in fondo non ha tutta questa importanza.
È assurdo ritenere che una sentenza metta le cose apposto. Non è così che funziona. Che senso ha credere ciecamente nelle sentenze? Citarle come il vangelo a ogni piè sospinto? Come quei risentiti individui che stanno sempre lì a menarcela con le sentenze. E che si agitano e si eccitano quando esse sanciscono colpevolezze o assoluzioni. Non c’è qualcosa di mortuario e di indecente in tutto questo? Come leggere con divertimento la pagina dei necrologi o infilare deliberatamente il naso nell’immondizia.
L’idea che tutti più o meno ci siamo fatti del processo Stasi è che di qualsiasi natura sarà il verdetto esso non risulterà in alcun modo un progresso significativo nell’acquisizione della verità. D’altro canto avevamo capito sin dal principio che questo era uno di quei processi in cui la verità non avrebbe trovato asilo. E difatti l’intero procedimento — come molti altri in questi anni — non ha fatto che regalarci caterve di indizi, supposizioni, indiscrezioni, analisi psicologiche, dettagli macabri come pedali di bicicletta insanguinati o suole di scarpe da ginnastica non abbastanza insanguinate, ecc... La sintesi di tutto questa odiosa e ambigua paccottiglia promette una colpevolezza non meno di quanto prometta una assoluzione. Si può condannare qualcuno che potrebbe essere innocente?
Si può assolvere qualcuno che potrebbe essere colpevole?
Perché la sola verità è che, salvo qualche incredibile e inimmaginabile rivelazione, non sapremo mai la verità: non sapremo mai se è stato Alberto Stasi ad ammazzare Chiara Poggi, oppure no. Né sapremo mai, nel caso fosse lui il colpevole, perché lo ha fatto. Né, se non lo fosse, perché non ha protestato la sua innocenza con la disperazione che ci si aspetta da chi viene così odiosamente infamato. Come interpretare tutta questa discrezione?
Tutta questa pudicizia? Come inoppugnabile attestato di colpa, o come l’ennesima prova della sua innocenza? Il guaio è che il comportamento di un colpevole che briga per essere assolto non deve essere poi così dissimile da quello di un innocente che è sicuro di essere condannato.
C’è da credere che se Alberto Stasi verrà condannato ciò potrebbe avvenire per tre ragioni che qualcuno potrebbe ritenere fuorvianti o ininfluenti, ma che altri, invece, potrebbero considerare decisive.
1) Perché se non è stato Alberto Stasi allora chi è stato?
2) Perché ci sono un sacco di cose nella ricostruzione delle ore successive all’omicidio che non tornano, e che Stasi non ha saputo spiegare.
3) Perché Alberto Stasi è l’incarnazione dell’assassino perfetto: c’è qualcosa di emblematico nell’esangue pulizia del faccino, nella sobria montatura degli occhiali o nel modo garbato di vestire, che ti fa pensare ai satanici eroi di Bret Easton Ellis; per non parlare del suo contegno di una freddezza perturbante; del suo essere un bocconiano (che, come è noto, ti aliena ogni umana simpatia); e naturalmente della varietà imbarazzante di perversioni sessuali testimoniate dai suoi hard disk ingolfati di immagini pornografiche (alcune di carattere pedofilo). C’è addirittura chi ha enfatizzato il contegno eccessivamente calmo di Stasi: per esempio il tono della voce per nulla sconvolto con cui ha chiamato i carabinieri per denunciare la morte di Chiara. Così come c’è da pensare che se verrà assolto sarà proprio perché qualcuno avrà valutato la contraddittorietà e la pretestuosità di tutti questi elementi con estrema cautela. Chiedendosi, per esempio, quale tono dovrebbe avere la voce con cui un colpevole comunica ai Carabinieri di aver ammazzato qualcuno. Oppure, che colpa ha un ragazzo ad avere certe fattezze e non altre? Esiste un solo hard disk di un maschio del Ventunesimo Secolo che non abbia mai ospitato anche solo per qualche secondo una foto pornografica (non pedofila certo)?
E in ogni modo, qualora Alberto Stasi venisse assolto, è presumibile che il fantasma del sospetto continuerà a perseguitarlo per il resto della sua vita. Insomma il dato terribile della faccenda è che ci troviamo di fronte a uno di quei casi — su cui avrebbe potuto scrivere Albert Camus —, in cui il verdetto finale — di condanna? di assoluzione? — non potrà che essere ingiusto.
Alessandro Piperno
Corriere della Sera 01 maggio 2009