ROMA (9 novembre) - Raniero Busco, ex fidanzato di Simonetta Cesaroni, è stato rinviato a giudizio dal gup Maddalena Cipriani per il delitto di via Poma. Il gup ha accolto le richieste del pubblico ministero Ilaria Calò, dopo averne ascoltato l'intervento, che è stato seguito da quelli dell'avvocato di parte civile Lucio Molinaro e del difensore Paolo Loria. Il processo comincerà il 3 febbraio prossimo davanti ai giudici della Terza corte d'Assise. Busco, che oggi è sposato e ha due figlie, lavora come meccanico presso l'aeroporto di Fiumicino.
Simonetta Cesaroni venne uccisa con 29 colpi di tagliacarte il 7 agosto del 1990, nella sede dell'Associazione italiana alberghi della gioventù in via Carlo Poma. Per anni le indagini non avevano portato ad alcun esito. Ma nel 2007 il pubblico ministero Roberto Cavallone soffermò la sua attenzione su Raniero Busco esaminando una sua intervista alla Rai mai trasmessa. Nel corso delle indagini del pubblico ministero vennero svolte indagini genetiche affidate al maggiore Marco Pizzamiglio, al tenente colonnello Luciano Garofano e al professor Vincenzo Pascali. Gli accertamenti sulla macchia di sangue rilevata su una porta dell'ufficio di via Poma non permisero di confermare o escludere la presenza di materiale genetico di Busco in questa traccia di sangue. Ulteriori elementi d'accusa sono sorti dall'esame del reggiseno che la Cesaroni indossava al momento del fatto, reggiseno sul quale sono state trovate tracce di saliva corrispondente al dna di Busco. Ma un elemento decisivo per convincere che Busco poteva essere l'assassino della Cesaroni è venuto dalla comparazione di un morso rilevato sul seno sinistro della vittima con la fotografia dell'arco dentale superiore dell'ex fidanzato.
«Busco è stato incastrato», afferma l'avvocato Paolo Loria, esprimendo «estrema delusione. Il rinvio a giudizio di oggi - aggiunge il penalista - è dovuto a quella traccia di saliva che è stata trovata sul corpetto della Cesaroni. In aula dimostreremo che non ci sono prove a carico di Busco, ma solo quella traccia che potrebbe essere frutto di una contaminazione fra reperti. Faremo emergere le contraddizioni di cui è piena questa vicenda. Il pm ha sostenuto la sua tesi accusatoria, ma ha presentato solo delle mezze prove. Pensavamo non ci fossero elementi evidenti per arrivare al rinvio a giudizio. Le argomentazioni del pm non sono convincenti: c'è stata una interpretazione possibilista sul sangue commisto e sul morso».
L'avvocato Lucio Molinaro, legale di parte civile della famiglia Cesaroni ha mostrato soddisfazione, sottolineando che «la parte civile non può non essere appagata da questa conclusione. Il rapporto dei due era ormai esasperato dalle troppe liti e uno dei due alla fine ha ceduto. È un fatto noto che i rapporti tra i due non fossero idilliaci. Da parte di Simonetta c'erano lamentele e risentimento per essere trascurata, da parte di lui una indifferenza giovanile». Secondo il penalista «risulta anche dai diari della Cesaroni». La morte è stata una conclusione inaspettata dopo un tentativo di chiarimento, avvenuto il giorno della morte.
Busco non era presente in aula. Hanno invece presenziato all'udienza, stando però fuori dall'aula, un gruppo di abitanti di Morena, dove abita l'imputato, sostenitori dell'innocenza di Busco, che hanno espresso in maniera composta il loro malcontento per la decisione del gup.
Il Messaggero 9 novembre 2009
Via Poma, i 19 anni di caccia al colpevole
7 agosto 1990
In via Poma, nell'ufficio dell'Associazione alberghi della gioventù, viene uccisa Simonetta Cesaroni. Il cadavere viene trovato grazie all'insistenza della sorella Paola, preoccupata per il suo ritardo. Simonetta è nuda, ma non ha subito violenza carnale. Il cadavere è stato trafitto con 29 colpi di tagliacarte, vibrati su quasi tutte le parti del corpo.
10 agosto 1990
Fermato Pietrino Vanacore, uno dei portieri dello stabile di via Poma, che sarà scarcerato il 30 agosto.
8 ottobre 1990
Consegnati i risultati dell'autopsia. Il corpo ha una lesione ad un'arcata sopracciliare e diverse ecchimosi. La morte, avvenuta tra le 18 e le 18,30, è dovuta alle coltellate, vibrate sul corpo senza vestiti.
16 novembre 1990
Il pm Catalani chiede l'archiviazione della posizione di Salvatore Volponi, datore di lavoro di Simonetta.
26 aprile 1991
Il gip Giuseppe Pizzuti accoglie la richiesta di Catalani e archivia gli atti riguardanti Pietrino Vanacore e altre cinque persone. Il fascicolo resta aperto contro ignoti.
3 aprile 1992
Avviso di garanzia a Federico Valle, nipote dell'architetto Cesare Valle, che abita nel palazzo di via Poma e che la notte del delitto ha ospitato Vanacore. Valle è coinvolto dalle dichiarazioni dell'austriaco Roland Voller.
16 giugno 1993
Il gip Antonio Cappiello proscioglie Valle per non aver commesso il fatto e Vanacore perchè il fatto non sussiste.
30 gennaio 1995
Escono di scena definitivamente Valle e Vanacore: la Cassazione conferma la decisione della Corte d'appello di non rinviare a giudizio i due indiziati.
12 gennaio 2007
La trasmissione Matrix rivela che dalle analisi del Ris di Parma sarebbe emerso che il dna trovato sugli indumenti di Simonetta è dell'ex fidanzato Raniero Busco. Simonetta inoltre non sarebbe morta alle 18, ma alle 16. Il pm Cavallone decide di querelare Mentana per le rivelazioni.
6 settembre 2007
Busco è iscritto dalla procura di Roma sul registro degli indagati per omicidio volontario.
28 maggio 2009
La procura di Roma chiede il rinvio a giudizio di Raniero Busco.
Il Messaggero 9 novembre 2009
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