La supertestimone: Emanuela Orlandi è morta. Per i pm è credibile
19 NOVEMBRE 2009
Emanuela Orlandi è morta. Lo afferma, a 26 anni dalla scomparsa della ragazza, la supertestimone Sabrina Minardi in una dichiarazione resa al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al pm Simona Maisto. Secondo il pm la supertestimone «è credibile». Emanuela Orlandi, cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, scomparve in circostanze misteriose il 22 giugno 1983 all'età di 15 anni. Quella che all'inizio poteva sembrare la sparizione di un'adolescente, si è trasformata in uno dei casi più oscuri della storia italiana che coinvolse Vaticano, Istituto per le Opere di Religione (Ior), banda della Magliana, Banco Ambrosiano e servizi segreti di diversi Stati, in un intreccio che non è ancora stato completamente districato.
Secondo la Minardi, Emanuela Orlandi sarebbe stata uccisa qualche mese dopo il sequestro e il cadavere, messo in un sacco, fu gettato assieme a un altro in una betoniera. La Minardi non vide il corpo della Orlandi, ma seppe che si trattava della ragazza 15enne da Enrico De Pedis, detto Renatino, che accompagnò l'amante appositamente in un cantiere a Torvajanica. Con De Pedis c'era un altro uomo che - è stato specificato in procura - non è il telefonista Mario.
Aggiustando il tiro rispetto a precedenti dichiarazioni, la Minardi ha spiegato che non era di Domenico Nicitra il cadavere gettato nella betoniera assieme a quello della Orlandi. «Di Nicitra l'ho saputo anni dopo da altre persone in circostanze simili», ha ammesso la teste. Domenico Nicitra, il bambino di 11 anni, figlio di Salvatore, imputato al processo per i delitti commessi dalla banda della Magliana, scomparve in effetti dieci anni dopo il rapimento di Emanuela, e cioè il 21 giugno 1993 assieme allo zio Francesco, fratello del padre. E De Pedis in quell'epoca era già morto: venne ammazzato il 2 febbraio del '90.
Già il 20 febbraio 2006, in una puntata della trasmissione «Chi l'ha visto ?», Antonio Mancini,
un pentito della banda della Magliana, disse di aver riconosciuto in uno dei killer di fiducia di Enrico De Pedis quel «Mario» che telefonò alla famiglia di Emanuela Orlandi per depistare le indagini. Mancini fece i nomi di Mario e di un'altra persona a conoscenza della circostanza. Dalle dichiarazioni di Mancini nacque un'inchiesta nel corso della quale una consulenza fonetica escluse che il killer della Banda della Magliana indicato dal pentito Mancini potesse essere stato il «telefonista».
Gli inquirenti ritengono che quanto raccontato da Sabrina Minardi, specialmente alla
luce della deposizione, corrisponda al vero. Il fascicolo, gestito dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pm Simona Maisto, contempla i reati di sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio volontario aggravato dalle sevizie e dalla minore età della vittima.
19 NOVEMBRE 2009 IL SOLE 24 ORE
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