lunedì 23 giugno 2008

Decreto rifiuti, per la Ue è incostituzionale. E viene approvata la nuova direttiva in materia




Mentre oggi pomeriggio alle 18,00 è stato convocato a Marano il Consiglio Comunale straordinario dove i comitati di Chiaiano si incontreranno per rivedere le strategie alla luce dell’apertura della discarica annunciata ieri, è stata pubblicata la risposta all’interrogazione alla Commissione europea, fatta dalla parlamentare verde Monica Frassoni che chiedeva appunto se il decreto rispettasse appieno le norme comunitarie in materia di smaltimento dei rifiuti. Ecco la risposta ricevuta dalla Ue con la chiusura in cui viene ribadito che se l’Italia non si adeguerà alle norme europee la stessa sarà costretta a prendere provvedimenti:

H-0391/08Risposta della Commissione17.6.2008


La crisi dei rifiuti in Campania esiste da oltre un decennio. Finora a fronte di 7 000 tonnellate di rifiuti prodotte ogni giorno in Campania, la capacità di gestione dei rifiuti della regione è prossima allo zero.
Il 6 maggio 2008 il Collegio ha pertanto deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia per la mancata creazione di una rete sufficiente di impianti di trattamento dei rifiuti conformi alle norme comunitarie accompagnata da una strategia coerente a lungo termine per la gestione dei rifiuti allo scopo di incentivare il riciclaggio e la raccolta differenziata dei rifiuti.
La Commissione sa che l’Italia sta tentando seriamente di risolvere la crisi dei rifiuti a Napoli e l’Italia è consapevole che si è ora raggiunto il punto di non ritorno. Il nuovo decreto legge n. 90 del 23 maggio 2008 presentato alla Commissione in una riunione tecnica il 30 maggio 2008 pare un passo rigoroso nella giusta direzione, in quanto formula piani e obiettivi obbligatori per la raccolta differenziata dei rifiuti e prevede nuove infrastrutture per i rifiuti quali ulteriori discariche e inceneritori.Tuttavia la Commissione ha già espresso a livello tecnico la sua viva preoccupazione per le disposizioni contenute nel nuovo decreto che consentono ampie deroghe alle norme comunitarie, in particolare alcune disposizioni chiave della direttiva sulle discariche 1999/31/CE[1] e di altre direttive.Anche laddove la situazione appare difficile, le autorità italiane devono rispettare la legislazione comunitaria in materia ambientale. Il rispetto dell’acquis non è un esercizio burocratico. La normativa comunitaria in materia ambientale stabilisce un quadro per la tutela della salute umana e dell’ambiente. Sarebbe paradossale se, per affrontare rischi di carattere sanitario abreve termine, fossero nuovamente messi in pericolo la salute umana e l’ambiente ad esempio per la mancata applicazione di disposizioni chiave della direttiva sulle discariche che prevedono obblighi sanitari di lungo periodo che dipendono dalla natura, pericolosa o non pericolosa, dei rifiuti destinati a discarica. La Commissione è disposta ad aiutare l’Italia nell’individuare taluni meccanismi di flessibilità previsti da altri atti della legislazione comunitaria, compresa la direttiva sulla valutazione d’impatto ambientale[2], per aiutare l’Italia ad affrontare l’attuale crisi senza violare la normativa comunitaria. Tuttavia la Commissione, in quanto custode dei trattati, manterrà fermamente la sua posizione secondo cui non sarà permessa alcuna deroga a qualsiasi elemento vincolante dell’acquis. Il decreto legge del 23 maggio 2008 è ora all’esame del Parlamento italiano per essere convertito in legge e la Commssione esaminerà attentamente il testo approvato in via definitiva. Qualora l’Italia varasse un atto legislativo che consenta indebite deroghe all’acquis, la Commissione non avrà altra scelta che l’adozione di un procedimento a norma dell’articolo 226 del trattato.[1] GU L 182 del 16.7.1999, pag. 1.[2] Direttiva 85/337/CEE del Consiglio del 27 giugno 1985 concernente la valutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati, GU L 175 del 5.7.1985 quale modificata dalla direttiva del Consiglio 97/11/CE del 3 marzo 1997, GU L 73 del 14.3.1997 e dalla direttiva 2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003, che prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale e modifica le direttive del Consiglio 85/337/CEE e 96/61/CE relativamente alla partecipazione del pubblico e all’accesso alla giustizia, GU L 156.


E’ da sottolineare che nei medesimi giorni in cui veniva redatta la risposta era approvato in seno al Consiglio veniva approvata la direttiva di gestione dei rifiuti che prevede in sintesi:
nuovi obiettivi in materia di riciclaggio che gli Stati membri dovranno conseguire entro il 2020, con tassi di riciclaggio del 50% per i rifiuti domestici e simili e del 70% per i rifiuti di costruzione e demolizione;
rafforza le disposizioni in materia di prevenzione dei rifiuti imponendo agli Stati membri l’obbligo di elaborare programmi nazionali di prevenzione dei rifiuti e impegnando la Commissione a riferire sulle politiche di prevenzione e a fissare obiettivi in questo ambito;
stabilisce una chiara “gerarchia” in cinque fasi delle opzioni di gestione dei rifiuti, in base alla quale la prevenzione è la soluzione privilegiata, seguita dal riutilizzo, dal riciclaggio, da altre forme di recupero e dallo smaltimento sicuro come ultima ratio;
chiarisce un numero di definizioni importanti, quali il riciclaggio, il recupero e lo stesso concetto di “rifiuto”. In particolare la direttiva distingue tra rifiuti e sottoprodotti e stabilisce quando un rifiuto – sottoposto a riciclaggio o ad altro trattamento – cessi di essere tale
La nuova direttiva consentirà inoltre di semplificare la legislazione UE sui rifiuti, sostituendo tre direttive in vigore: l’attuale direttiva quadro sui rifiuti, la direttiva sui rifiuti pericolosi e la direttiva sugli oli usati.

Fonte ecoblog.it 23 giugno 2008

Nessun commento:

VIAGGI

Partenza:
Camere:
Adulti:
Ritorno: