I vicini: clima di terrore in quel cortile
Como, 6 feb,08. (Apcom) - Sono bastate quattro udienze perché nel processo per la strage di Erba emergesse la strategia della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi: nell'appartamento di Raffaella Castagna c'era qualcuno prima che tre delle vittime, la quarta è la vicina Valeria Cherubini, tornassero a casa intorno alle 20 dell'11 dicembre 2006. E' quanto hanno cercato di dimostrare Enzo Pacia, Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, difensori dei coniugi Romano, dalla testimonianza di Abdulkarim Khalouf, un siriano che viveva con la famiglia sotto la casa di Raffaella.
Tra le 18.30 e le 19.30 "ho sentito dei rumori", ha detto il testimone davanti alla Corte d'Assise di Como, senza essere in grado di precisare se provenissero dal piano di sopra o dall'appartamento a fianco, abitato dall'anziano Pietro Ramon, che era in casa. Per il Pm, Massimo Astori, un esperimento giudiziale già agli atti dimostra che i rumori erano compatibili con la seconda ipotesi, ma per la difesa serve un nuovo teste. Una richiesta sulla quale il presidente Alessandro Bianchi, si è riservato di decidere.
Ciò che invece è stato già depositato dalla Procura è un 'pizzino' sequestrato in carcere a Olindo Romano nel quale l'imputato scrive di aver parcheggiato l'auto fuori dal cortile. L'obiettivo è probabilmente quello di dimostrare che la ritrattazione, dopo una prima confessione, non era sincera.
I sette testimoni comparsi oggi davanti alla Corte, tra i quali un carabiniere, hanno soprattutto ricostruito il clima di "terrore" che i Romano avevano imposto nel cortile di via Diaz a causa delle continue liti con Raffaella, ma anche con altri vicini. Persone come Luigi Lazzarini, al quale per un vaso di fiori fuori posto venne tolto il saluto: "Loro potevano fare quello che volevamo, gli altri dovevano sottostare alle loro prepotenze", ha detto in aula riferendosi ai Romano. Segni diun rapporto tra vicini compromesso da tempo, tanto che, ha continuato, "per Raffaella era un continuo riprendere il piccolo Youssef perché non facesse rumore, anche lei era terrorizzata". "Se non sposti la macchina te la brucio", gli disse un giorno Olindo. Rosa, in gabbia, fa gesti di dissenso, ma Lazzarini, ripreso dal presidente, si rivolge direttamente all'imputata che definisce "quella signora lì": "E' tutto vero". Fatto sta che al testimone non sembrò vero, tornando a casa la sera della strage, di non trovare l'auto dei Romano parcheggiata: "Che bello, non ci sono quei rompic...".
In effetti la loro auto non c'era, almeno fino alle 22.30, quando un altro testimone, Nicola Mariani, vide arrivare i Romano e li avvisò della strage. Alla notizia, ha detto, "Olindo si è mostrato a sua volta stupito e incredulo", mentre sulla faccia di Rosa "si leggeva il suo stato di preoccupazione". La prossima udienza si terrà lunedì 11.
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