ERBA / PARLANO I VICINI
"Olindo e Rosa, arroganti e prepotenti Raffaella era terrorizzata da loro"
Sfilano i vicini di casa, mentre la difesa si aggrappa alla testimonianza di Abdul Karim Jhalouf detto 'il siriano' per insinuare un dubbio: "In casa qualcuno aspettava Raffaella Castagna"
Como, 6 febbraio 2008 - E' iniziata poco prima delle 9.30 la quarta udienza del processo per la strage di Erba a carico di Olindo Romano e Rosa Bazzi, anche oggi presenti nella gabbia del tribunale di Como. La giornata è iniziata con la testimonianza del vicino di casa quarantottenne Lidio Ramon e proseguirà, secondo la lista del pm, con quelle dei due siriani che abitavano al pian terreno della casa delle strage. In giornata è prevista anche la testimonianza di alcuni agenti dei carabinieri di Erba e Como.
"RAFFAELA ERA TERRORIZZATA DAI ROMANO"
Luigi Lazzarini, uno degli abitanti del cortile di via Diaz ha detto di fronte alla Corte d'assise di Como che Raffaella Castagna, una delle quattro vittime, era "terrorizzata" dai coniugi Romano, i presunti responsabili. "Loro potevano fare quello che volevano, gli altri dovevano sottostare alle loro prepotenze" ha detto riferendosi agli imputati. Tanto che, dopo il primo e unico litigio con i Romano, a Lazzarini fu tolto il saluto. "Capii subito che era meglio evitare discussioni", ha aggiunto.
Secondo il testimone Olindo Romano era solito sostare nel cortile dell'abitazione a fianco della propria auto a fumare o leggere fumetti. "Si metteva in posizione strategica per poter osservare tutti i portoni" e in un'occasione lo intimò di spostare la propria macchina: "Se non lo fai te la brucio" gli avrebbe detto. Una testimonianza che ha fatto reagire Rosa Bazzi alla quale il testimone si è poi rivolto direttamente dicendo "è vero", e per questo è stato richiamato dal presidente della Corte, Alessandro Bianchi.
"Tranne qualche lite tra Raffaella e Azouz Marzouk - ha aggiunto Lazzarini che ha testimoniato dopo la moglie Maria Rosa Fiorini - non sentivo rumori fastidiosi dalla casa di Raffaella Castagna. Addirittura era per Raffaella un continuo riprendere il piccolo Youssef, anche lei era terrorizzata".
Lazzarini ricorda l'assenza dell'auto e la discussione tra sua moglie e i Romano per un vaso di fiori. "In fondo, dopo quella volta preferii allentare i rapporti. Erano prepotenti. Facevano nella corte i c.... loro senza che nessuno potesse mai protestare. Soprattutto quella signora lì dentro la gabbia. Lei mi insultò una volta dicendomi che non potevo permettermi di esprimere alcuna opinione sul loro conto. Lui in un'occasione minacciò anche di dar fuoco alla mia vettura".
Lazzarini non ricorda, invece, particolari situazioni animate tra Raffaella e Azouz "a parte qualche rara volta, come capita a tutte le coppie".
LA DIFESA: C'ERA QUALCUNO
La difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, sembra intenzionata a voler dimostrare che all'interno dell'abitazione di Raffaella Castagna, una delle quattro vittime, c'era un estraneo prima del suo arrivo. "Pare che ci sia un testimone - ha detto il difensore Enzo Pacia riferendosi al siriano vicino di casa della vittima Abdul Karim Khaloudf - che dice che c'era rumore dall'appartamento di Raffaella Castagna quando lei non c'era. Traete voi le conclusioni. Forse si comincia a capire che qualcosa da chiarire c'è, io non giudico".
"Contraddizioni oggi ce ne sono" ha continuato l'avvocato. In particolare se il siriano ha detto di non avere prestato il proprio cellulare come riferito da un altro testimone potrebbe, secondo la difesa, aprirsi la possibilità di un terzo uomo, ma "le conclusioni - ha concluso Pacia - le lascio a voi". Così Enzo Pacia, difensore dei coniugi Romano, insinua il dubbio che nell'appartamento di Raffaella Castagna, una delle quattro vittime della strage di Erba, ci fosse una persona pronta ad aspettarla e forse a colpirla a morte.
IL SIRIANO
"Quella sera sentii dei forti rumori, come se al piano di sopra stessero spostando di mobili. Sentii dei passi pesanti. Parecchio trambusto. Sentii una porta sbattere. Infine una sorta di debole lamento". Terzo testimone della mattinata Abdul Karim Jhalouf, da tutti indicato come il 'sirianò che con moglie e due figli abitava in un monolocale del piano terra, esattamente sotto una parte dell'appartamento di Raffaella Castagna. Aiutato da un interprete per meglio comprendere le domande, a suo tempo dichiarò di aver inizialmente pensato che fosse Youssuf che stesse giocando.
"Poi però, mi resi conto che non erano rumori normali di non aver udito la voce del bambino. Solo alla fine di tutto udii un debole 'mhhh'... un lamento di donna". Versione che oggi ha riconfermato in toto. Abdul Karim Jhalouf lavora come muratore in un paese della Brianza al confine tra comasco e milanese dove si è trasferito con i familiari.
"Volevo andare a vedere cosa stesse accadendo, mia moglie mi disse di lasciar perdere. Pensammo che potesse essere una discussione tra Raffa e Azouz più animata del solito. Capitava di sentirli litigare, ma quella volta non era una cosa normale. Ho solo dato una occhiata fuori tramite lo spioncino ma non vidi nulla di particolare se non la luce delle scale che si accendeva e spegneva. Due o tre volte. Gli ultimi rumori che sentii, ebbi l'impressione che fossero pugni picchiati pesantemente sul pavimento".
Quei colpi, però, potrebbero essere stati i passi di Pietro Ramon, l'inquilino mezzo sordo del piano di sopra, ma attiguo, così come fu evidenziato da un esperimento fonico compiuto dai carabinieri il 20 dicembre 2006, 9 giorni dopo il quadruplice omicidio.
Quando Abdul Karim sentì quei rumori, era proprio in quei momenti che al piano di sopra si consumava l'orrore: spietati assassini massacravano a spargate e coltellate, Raffaella Castagna, la mamma Paola Galli, il piccolo Youssuf.
Quotidiano.net 6 febbraio 2008
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