giovedì 31 gennaio 2008

Strage di Erba: "Gli assassini sono altri"

Il nuovo legale dei coniugi Romano, che si aggiunge al loro collegio di difesa

L'avv. Pacia: «Gli inquirenti hanno imboccato la strada sbagliata. Olindo e Rosa sono innocenti»


Il nuovo legale dei coniugi Romano, che si aggiunge al loro collegio di difesa
Strage di Erba: «Gli assassini sono altri»
L'avv. Pacia: «Gli inquirenti hanno imboccato la strada sbagliata. Olindo e Rosa sono innocenti»
(Ansa)COMO - L'avvocato Enzo Pacia, per la prima volta da quando ha assunto la difesa, incontrerà in carcere i Olindo Romano e Rosa Bazzi, accusati della strage dei Erba. «Sarà il mio primo vero colloquio con i coniugi Romano», ha detto il legale. «Finora, avendo assunto l'incarico solo un paio di giorni prima dell'inizio del processo, non ho potuto farlo. Non ho chiesto i termini a difesa per studiare il fascicolo, perché l'hanno fatto molto bene i colleghi Luisa Bordeaux e Fabio Schembri».

IRRISPETTOSO - «Poi sarebbe stato irrispettoso per due persone che si proclamano innocenti e attendono che sia dimostrato», ha aggiunto l'avvocato. «Irrispettoso anche verso le parti civili, le vittime che attendono giustizia. Non l'avranno, tuttavia, con la condanna di Olindo e Rosetta. Gli inquirenti hanno imboccato la strada sbagliata. Gli assassini sono altri».
Corriere della Sera 31 gennaio 2008

STRAGE ERBA: DA SUNDAS 100MILA EURO PER MEMORIE OLLY E ROSETTA

(AGI) - Centomila euro. A tanto ammonta la nuova spregiudicatezza dell’imprenditore toscano Alessio Sundas, balzato all’attenzione delle cronache prima per aver proposto di fare da testimonial in una pubblicita’ il romeno che, ubriaco investi’ e uccise quattro ragazzini, per poi puntare la sua attenzione sulle cugine di Chiara Poggi. Ora, mentre si attende il suo lancio della nuova linea di occhiali firmati Azouz Marzouk, eccolo ritornare proprio nelle primissime ore del processo apertosi ieri in Corte d’Assise con un’altra sconcertante proposta: centomila euro per poter scrivere un libro con le memorie di Olindo e Rosetta Romano che di quella strage sono accusati. Una consistente somma per avere i diritti d’autore su quel libro che vorrebbe pubblicare. La sua proposta l’ha formalizzata nei giorni scorsi agli avvocati Luisa Bordeaux di Lecco e Fabio Schembri di Milano che, insieme al collega penalista di Como Enzo Pacia, hanno assunto la difesa dei due coniugi. Un libro che dovrebbe contenere i ‘punti di vista’ sull’assurdo massacro dei due imputati che rischiano piu’ d’un ergastolo. Schembri conferma di aver “ricevuto dal Sig. Sundas un fax con tale proposta” ma aggiunge che ‘al momento non l’abbiamo nemmeno presa in considerazione’. Lo stesso legale dubita che ‘ci siano margini per un accordo anche in futuro’. Intanto sono ancora in corso le trattative tra Sundas e l’avvocato lecchese Roberto Tropenscovino che assiste come parte civile Azouz Marzouk cosi’ come lo assiste nell’ambito dell’inchiesta condotta dal Sostituto Massimo Astori, pm al processo per la strage di Erba, che lo ha portato in carcere a Vigevano.(AGI)
Como 30 gennaio 2008

L'orrore di Erba rivive a processo:i racconti dei testimoni

Mercoledì 30 Gennaio 2008 alle 21:06

L’orrore dell’11 dicembre del 2006 nella corte di via Diaz a Erba entra nell’aula della Corte d’assise di Como, dove si sta celebrando il processo ai coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi.
Mentre scorrono su due schermi al plasma le immagini dell’appartamento di Raffaella Castagna devastato da un incendio che ha salvato i giocattoli di piccolo Youssef, i vigili del fuoco e i vicini di casa, che intervennero per domare le fiamme, raccontano come scoprirono, passo per passo, l’entità di quella strage.Vittorio Ballabio fu il primo a vedere il fumo uscire dalla casa della famiglia di Azouz Marzouk e a dare l’allarme. ‘’Trovai Mario Frigerio con la testa nell’appartamento e il corpo sul pianerottolo della casa di Raffaella, ridotto a una maschera di sangue, con i capelli che fumavano. Frigerio mi disse due volte: ‘mia moglie è di sopra”’. Quando riuscì a entrare in casa vide che il golfino di Raffaella stava bruciando. Poi una similitudine della cui brutalità si pente subito, scusandosi: ‘’Aveva le gambe nere, come quando si fa la trota al cartoccio'’.Aveva sentito una voce di donna gridare ‘’Aiuto, aiuto'’.Era, con tutta probabilità, Valeria Cherubini, moglie di Frigerio, che rimase uccisa nella strage. La Cherubini fu trovata per ultima da Ferruccio Miotto, responsabile dei Vigili del fuoco di Erba: era ‘’genuflessa'’ davanti a una finestra del pianerottolo superiore, dove aveva cercato scampo. Raffaella era nell’ingresso di casa, nel corridoio sua madre, Paola Galli e infine, nel salotto, il piccolo Youssef sul divano.Miotto, nella sua deposizione, si è avvalso di alcune fotografie che inquadravano, appunto, i corpi al momento del ritrovamento. Fotografie che solo le parti hanno potuto vedere e che sono state tolte dagli schermi.Glauco Bartesaghi, vigile del fuoco volontario, che abita lì, soccorse Mario Frigerio: ‘’Era con il capo nell’appartamento e con il corpo fuori - ha raccontato - era tutto imbrattato di sangue, l’ho afferrato per le caviglie e trascinato sul pianerottolo dove c’era meno fumo. Così facendo mi sono ritrovato con le mani sporche di sangue'’. Raffaella aveva ‘’una spaccatura in testa'’. Anche il vigile sentì le urla della moglie di Frigerio, ma ormai non poteva fare più nulla, perché la palazzina era invasa dal fumo.La moglie di Bartesaghi, Claudia Canali, avvocato, ricorda quando, alle 22,30 Olindo e Rosa tornarono nella corte. ‘’Ne hanno uccisi quattro'’ disse la donna ai due e Rosa Bazzi replicò: ‘’Vedete che non si può più stare qui!'’. E ricorda il dolore di Carlo Castagna, il padre di Raffaella, che, saputo quanto era successo, si appoggiò alla loro auto.Anche oggi Olindo e Rosa erano in aula. Per due persone così legate ‘’stare insieme anche in gabbia - dice uno dei difensori, l’avv. Pacia - è già una grande conquista affettiva'’. A tratti hanno seguito l’udienza abbracciati. ‘’Hai fatto colazione?'’ ha chiesto affettuosamente Olindo alla moglie stamani. Per Rosa pare sia stato un sollievo il fatto che il vedovo di Raffaella Castagna e padre di Youssef, Azouz Marzouk, da oggi non sarà presente al processo. Deve essere stata notevole la tensione al pensiero che il tunisino, in carcere a Vigevano per droga, attendesse l’inizio delle udienze nella camera di sicurezza vicina. Per il momento e fino alla sua deposizione, essendo parte civile e teste d’accusa, non potrà presenziare. Così come Castagna.Olindo, pur lasciandosi fotografare e riprendere anche oggi, con i suoi avvocati si è lamentato per quanto è accaduto ieri, quando fotografi e cineoperatori hanno imperversato per alcuni minuti.
Panorama 30 gennaio 2008

Erba, il giudice critica scelte della difesa

Pupia di Angela Oliva del 30/01/2008

COMO. Nel secondo giorno del processo per la strage di Erba è stata la volta delle testimonianze dei vicini di casa, uno dei Vigili del Fuoco e il medico del 118.


Il primo a parlare è Vittorio Ballabio che abita nel palazzo di via Diaz, il quale ha raccontato: “Erano le 20,20 quando, scuotendo la tovaglia, ho notato il fumo uscire dal palazzo di Raffaella”. La coltre di fumo diventava sempre più spessa, tanto che l'uomo indossava le scarpe e citofonava al vicino Glauco Bartesaghi, volontario dei Vigili del Fuoco. Immediatamente sopraggiungevano sul pianerottolo dell’appartamento dei Castagna e si ritrovavano davanti una macabra scena: il corpo di Raffaella in parte bruciato con i capelli ancora fumanti, nel corridoio il cadavere di Paola Galli, il piccolo Youssef sgozzato con le gambe reclinate sul divano di casa e poi giornali sparsi dappertutto serviti per appiccare l’incendio. Bartesaghi e Ballabio, resisi conto della situazione, soccorrevano Mario Frigerio, unico sopravvissuto alla strage, descrivendolo come “una maschera di sangue con i capelli fumanti”. Rosa Bazzi e Olindo Romano non c’erano sul luogo del delitto ma venivano notati da alcuni testimoni, verso le 22.30, quando rientravano a piedi in via Diaz. E proprio i presunti firmatari dell’eccidio non si scompongono durante il racconto agghiacciante dei testimoni e continuano a scambiarsi sguardi intensi di complicità senza preoccuparsi delle occhiate di rabbia o delle riprese televisive. L’accusa ha, inoltre, parlato del memoriale dei coniugi accusati, in cui inveiscono contro la povera Raffaella, denominata “Ciottolona”, che organizzava feste disturbando la loro quiete. Parole di disprezzo anche per Azouz: “Verso la fine del 2002 è arrivato il futuro marito di Ciottolona. Cominciò la processione di tunisini, lui passava i giorni a casa. Per seguire la guerra contro Saddam piazzò la parabola sulla nostra antenna”. Il giudice ha parlato di una “palese sovrabbondanza” per quanto riguarda le testimonianze portate dalla difesa. Delle critiche anche per il numero di consulenti chiesti dai legali dei coniugi Romano, cosa definita “non rispettosa” dal presidente della Corte d'Assise. Su questo punto il giudice si è riservato di ridurre le prove ammesse entro i limiti ad egli riconosciuti e ha aggiornato l'udienza al prossimo 4 febbraio.
30 gennaio 2008 Pupia

Strage Erba, orrore fa ingresso in aula

2008-01-30 19:57
(dell'inviato Stefano Rottigni)
L'orrore dell'11 dicembre del 2006 nella corte di via Diaz a Erba entra nell'aula della Corte d'assise di Como, dove si sta celebrando il processo ai coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi. Mentre scorrono su due schermi al plasma le immagini dell'appartamento di Raffaella Castagna devastato da un incendio che ha salvato i giocattoli di piccolo Youssef, i vigili del fuoco e i vicini di casa, che intervennero per domare le fiamme, raccontano come scoprirono, passo per passo, l'entità di quella strage. Vittorio Ballabio fu il primo a vedere il fumo uscire dalla casa della famiglia di Azouz Marzouk e a dare l'allarme. "Trovai Mario Frigerio con la testa nell'appartamento e il corpo sul pianerottolo della casa di Raffaella, ridotto a una maschera di sangue, con i capelli che fumavano. Frigerio mi disse due volte: 'mia moglie e' di soprà". Quando riuscì a entrare in casa vide che il golfino di Raffaella stava bruciando. Poi una similitudine della cui brutalità si pente subito, scusandosi: "Aveva le gambe nere, come quando si fa la trota al cartoccio". Aveva sentito una voce di donna gridare "Aiuto, aiuto". Era, con tutta probabilità, Valeria Cherubini, moglie di Frigerio, che rimase uccisa nella strage. La Cherubini fu trovata per ultima da Ferruccio Miotto, responsabile dei Vigili del fuoco di Erba: era "genuflessa" davanti a una finestra del pianerottolo superiore, dove aveva cercato scampo. Raffaella era nell'ingresso di casa, nel corridoio sua madre, Paola Galli e infine, nel salotto, il piccolo Youssef sul divano. Miotto, nella sua deposizione, si è avvalso di alcune fotografie che inquadravano, appunto, i corpi al momento del ritrovamento. Fotografie che solo le parti hanno potuto vedere e che sono state tolte dagli schermi. Glauco Bartesaghi, vigile del fuoco volontario, che abita lì, soccorse Mario Frigerio: "Era con il capo nell'appartamento e con il corpo fuori - ha raccontato - era tutto imbrattato di sangue, l'ho afferrato per le caviglie e trascinato sul pianerottolo dove c'era meno fumo. Così facendo mi sono ritrovato con le mani sporche di sangue". Raffaella aveva "una spaccatura in testa". Anche il vigile sentì le urla della moglie di Frigerio, ma ormai non poteva fare più nulla, perché la palazzina era invasa dal fumo. La moglie di Bartesaghi, Claudia Canali, avvocato, ricorda quando, alle 22,30 Olindo e Rosa tornarono nella corte. "Ne hanno uccisi quattro" disse la donna ai due e Rosa Bazzi replicò: "vedete che non si può più stare qui!". E ricorda il dolore di Carlo Castagna, il padre di Raffaella, che, saputo quanto era successo, si appoggiò alla loro auto. Anche oggi Olindo e Rosa erano in aula. Per due persone così legate "stare insieme anche in gabbia - dice uno dei difensori, l'avv. Pacia - è già una grande conquista affettiva". A tratti hanno seguito l'udienza abbracciati. "Hai fatto colazione?" ha chiesto affettuosamente Olindo alla moglie stamani. Per Rosa pare sia stato un sollievo il fatto che il vedovo di Raffaella Castagna e padre di Youssef, Azouz Marzouk, da oggi non sarà presente al processo. Deve essere stata notevole la tensione al pensiero che il tunisino, in carcere a Vigevano per droga, attendesse l'inizio delle udienze nella camera di sicurezza vicina. Per il momento e fino alla sua deposizione, essendo parte civile e teste d'accusa, non potrà presenziare. Così come Castagna. Olindo, pur lasciandosi fotografare e riprendere anche oggi, con i suoi avvocati si è lamentato per quanto è accaduto ieri, quando fotografi e cineoperatori hanno imperversato per alcuni minuti. "Ci hanno trattato come animali in gabbia, con tutti quei fotografi...". "Parlano di noi come dei mostri, ma non lo siamo", ha aggiunto Rosa.
Ansa 30 gennaio 2008

Strage Erba,i primi testimoni:"Frigerio era una maschera di sangue"

Non ammessa la testimonianza dell'avvocato di Mario Frigerio
Ascoltati i vicini di casa di vittime e presunti assassini delll'efferato omicidio. Ammesse tutte le prove testimoniali e documentali delle parti civili, del pm Massimo Astori e della difesa

Como, 30 gen. (Adnkronos) - Secondo giorno del processo per la strage di Erba. Il presidente della Corte d'Assise Alessandro Bianchi del Tribunale di Como, dopo un'ora di Camera di Consiglio, questa matttina ha ammesso tutte le prove testimoniali e documentali delle parti civili, del pm Massimo Astori e della difesa di Olindo Romano e Rosa Bazzi, imputati della strage. Tutte le prove sono già contenute nel fax inviato alla Procura e approvato dalle parti.Non è stata invece ammessa la testimonianza - definita superflua dal presidente Bianchi - dell'avvocato Manuel Gabrielli, legale di Mario Frigerio, unico sopravvissuto della strage dell'11 dicembre 2006 in cui morirono Raffaella Castagna, il figlio Yussef di 2 anni, la nonna del piccolo Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini.Dopo le ammissioni sulle fonti di prova, è la volta dei primi testimoni dell'accusa. A raccontare la sera della strage prima i quattro vicini di casa di vittime e presunti assassini, poi interverrà uno dei Vigili del Fuoco, tra i primi soccorritori, e un medico del 118 che trovò i quattro corpi delle vittime e soccorse l'unico sopravvissuto e testimone oculare del quadruplice omicidio.Secondo quanto ricostruito da Vittorio Ballabio, che vive in uno degli appartamenti della corte in cui avvenne la strage, erano ''le 20,20 quando, scuotendo la tovaglia, ho notato il fumo uscire dal palazzo di Raffaella'', ricorda davanti ai giudici del tribunale di Como. Un fumo sempre più 'consistente', così l'uomo indossa le scarpe e citofona al vicino Glauco Bartesaghi, volontario dei Vigili del Fuoco. In meno di un minuto raggiungono l'ingresso di casa Castagna dove vedono il corpo di Raffaella e quello di Frigerio, sdraiato e con il volto rivolto verso le scale. ''Raffaella Castagna indossava un golfino - ricorda Ballabio - e quel capo fumava. Dalla gonna si vedeva che aveva le gambe bruciate e anche i suoi capelli fumavano''.Il testimone parla di ''carne nera'' per rendere l'immagine della giovane donna. Mario Frigerio era invece ''una maschera di sangue e aveva i capelli che fumavano''. Di Valeria Cherubini, nessuna immagine. ''Ho sentito due volte una voce dall'alto che diceva 'aiuto, aiuto'. Una voce più sottile, femminile, ho capito che era lei, ma il fumo mi ha tolto il respiro''. E poi ''vedrai, adesso finisce tutto'': con queste parole Ballabio ha cercato di tranquillizzare Frigerio prima di scendere le scale e ritornare nel cortile, lasciando spazio ai Vigili del Fuoco. L'uomo ha anche tentato di avvisare gli altri inquilini della palazzina, ma alla porta di Olindo e Rosa non ha avuto risposta: ''La loro auto - assicura - non c'era''. Erano le ''22,30 quando, secondo un calcolo approssimativo - conclude Ballabio - li ho visti rientrare. Arrivavano a piedi da via Diaz''.Secondo la vicina di casa Monica Mengacci, tra i coniugi Romano e le vittime c'erano ''contrasti, soprattutto nel periodo estivo, quando il vociare e il discutere aumentava e nella corte di via Diaz sono intervenuti i carabinieri''. La donna è stata la prima a vedere le fiamme che uscivano dalla casa di Raffaella, a parlare di ''odore fastidioso di bruciato'' di cui si è accorta poco dopo le 20.20. Ed è ancora lei a ricordare quando ''Rosa e Olindo si lamentavano dei rumori, della musica e delle feste che avvenivano con una certa frequenza e anche a notte inoltrata nella casa di Raffaella Castagna''. Musica che anche lei qualche volta ha sentito. La sera della strage, l'11 dicembre 2006, ''mi sono sorpresa - racconta in Aula - quando non ho visto Olindo e Rosa uscire''.''L'ho afferrato per le caviglie che erano insanguinate e allontanato dall'interno dell'abitazione in cui le fiamme si stavano propagando''. Così Glauco Bartesaghi, Vigile del Fuoco volontario del distaccamento di Erba, ha ricostruito il salvataggio di Mario Frigerio. L'uomo è entrato nell'abitazione e, sul pianerottolo, ha visto Frigerio con la testa all'interno dell'abitazione e il resto del corpo supino sul pianerottolo. ''Non l'ho subito riconosciuto - racconta - era sporco di sangue, anche le caviglie erano sporche e nell'afferrarlo le mie mani si sono sporcate''. Bartesaghi è riuscito a fare ''uno o due passi al massimo'' all'interno dell'appartamento dove c'era Raffaella con ''i vestiti che bruciavano e che io - spiega - ho spento, mentre dalla stanza da letto arrivavano alcuni bagliori del fuoco che bruciava l'interno''. ''Due o tre grida di aiuto - ricorda ancora - poi c'era Mario Frigerio che alzava un braccio e con un dito indicava il piano superiore''. Troppo fumo, però, per procedere. L'impiegato, classe 1965, è riuscito solo ad aprire una finestra sulle scale per consentire al fumo di uscire. La sua testimonianza è stata preceduta da quella della moglie Claudia Canali, che chiama due volte i Vigili del Fuoco e una volta il 118 per dare l'allarme dell'incendio. Entrambi ricordano che i coniugi Romano non sono rientrati a casa prima delle 22,30 quando ormai le fiamme erano state spente, i carabinieri erano arrivati e la zona di intervento dei soccorritori era già stata delimitata.Quanto ai testimoni chiesti dalla difesa, il giudice parla di una ''palese sovrabbondanza'' per quanto riguarda persone che riferirebbero degli stessi episodi. Critiche anche per il numero di consulenti chiesti dalla difesa dei coniugi Romano, richiesta definita ''non rispettosa'' dal presidente della Corte d'Assise. Su questo punto il giudice si riserva di ridurre le prove ammesse entro i limiti a lui riconosciuti. Alla richiesta del presidente Bianchi di far entrare in Aula fotografi e telecamere per riprendere i due presunti assassini, il loro legale Enzo Pacia gli ha lasciato la parola: ''Sì, va bene'', hanno risposto Olindo Romano e Rosa Bazzi.

Strage di Erba, seconda udienza: sfilano i 150 testimoni della difesa. "I VESTITI DI RAFFAELLA BRUCIAVANO"

Strage di Erba, seconda udienza: sfilano i 150 testimoni della difesa

ERBA (30/01/2008) - Seconda udienza nel processo per la strage di Erba. I giudici della Corte d'Assise di Como hanno ammesso quasi tutte le richieste di prova illustrate ieri dal pm Massimo Astori, dai difensori dei coniugi Romano e dalle parti civili. Il presidente ha escluso la testimonianza, chiesta dalla difesa, dell'avvocato di parte civile di Mario Frigerio, l'unico sopravvissuto alla strage, Manuel Gabrielli. I difensori chiedevano che il legale fosse sentito in relazione ad un documento inviato alla Procura relativo alle dichiarazioni di Frigerio. La Corte, ammettendo gli oltre 150 testi della difesa, una cinquantina dell'accusa (buona parte di questi però coincidono) ha parlato di "palese sovrabbondanza" dei testi, riservandosi di decidere, nel corso del processo, quali sono effettivamente utili, dal momento che molti sono chiamati a deporre sulle stesse circostanze. Da questo momento in poi, le parti civili che sono anche testimoni non potranno assistere al processo fino al loro interrogatorio. Tra questi vi è anche Azouz Marzouk, vedovo e padre di due delle vittime, che è appunto parte civile e testimone dell'accusa. Marzouk rientrerà quindi nel carcere di Vigevano dove è detenuto. In aula sono presenti, come ieri, Olindo Romano e Rosa Bazzi. Anche oggi, come è accaduto ieri, fotografi e telecamere sono stati ammessi per alcuni minuti, e a turno, nell'aula dove si tiene il processo di Erba, in una pausa dell'udienza. Il presidente Alessandro Bianchi, nell'ammettere la presenza, si è raccomandato che avvenisse in modo "più civile" rispetto a ieri. Olindo Romano e Rosa Bazzi, annuendo a una domanda del loro avvocato Enzo Pacia, hanno permesso di essere fotografati. Pacia ha detto di essere "contrariato" da questa loro decisione. Rispetto a ieri, a fotografi e cameramen non è stato consentito di avvicinarsi alla gabbia e hanno dovuto effettuare fotografie e riprese a distanza di alcuni metri. Olindo Romano e Rosa Bazzi, mentre venivano ripresi, chiacchieravano tra di loro.
" I VESTITI DI RAFFAELLA BRUCIAVANO" Vittorio Ballabio, che abita nella corte di via Diaz 25 teatro della strage di Erba dell'11 dicembre 2006, ha ripercorso in aula come testimone le fasi iniziali dei soccorsi dopo che si era accorto del fumo che usciva dalla casa della famiglia Marzouk-Castagna. "Trovai Mario Frigerio ridotto a una maschera di sangue, con i capelli che fumavano - ha detto Ballabio - teste dell'accusa - Mi disse due volte: 'mia moglie e' di soprà, facendo un gesto con un dito".Quando riuscì a entrare nell'appartamento di Raffaella Castagna, vide che il golfino della donna stava bruciando e che aveva le gambe ormai rese nere dalle fiamme, poi scese al piano terra e, mentre lo faceva, sentì una voce di donna gridare "aiuto, aiuto". Era, con tutta probabilità, la voce di Valeria Cherubini, moglie di Frigerio, che rimase uccisa nella strage con Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, la madre di Raffaella, Paola Galli. In precedenza aveva deposto la moglie di Ballabio la quale ha confermato i contrasti tra i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi e la famiglia Marzouk-Castagna

mercoledì 30 gennaio 2008

Strage di Erba, "Ciao, Rosetta, oggi siamo due uccellini in una gabbia che ci soffoca"

La TESI DELL'ACCUSA: ACCECATI DALL'ODIO

«Ciao Rosetta, noi per tanti anni liberi come il vento, oggi siamo due uccellini in una gabbia che ci soffoca. Ti voglio bene, mia dolce sposa» il pizzino ritrovato nella Bibbia-diario [...]

[...] del netturbino 45enne Olindo Romano era quasi una prefigurazione di quello che s'è visto ieri mattina nell'aula di giustizia del tribunale di Como.Nella gabbia degli imputati l'omone Olindo stringeva la mano della sua Rosetta Bazzi sotto i flash implacabili dei fotografi. I presunti macellai della strage di Erba in pasto al famelico circo mediatico. Lui in maglione marrone, camicia blu scuro, e un paio di jeans, a testa alta sorriso beffardo e sguardo nel vuoto. Lei maglietta bianca e jeans, testa bassa incassata nel collo, sguardo girato al muro. Pochi metri più in là, Azouz Marzouk che non ha mai incrociato i loro sguardi. Seduto in quarta fila, vicino al suo avvocato e contornato da poliziotti, il tunisino marito e padre di due vittime non ha potuto parlare con nessuno dal momento che è in stato di arresto, dal primo dicembre, con l'accusa di spaccio di droga. «Su quei cadaveri c'è la firma degli imputati»: ha detto il pm Massimo Astori che nel pomeriggio ha cominciato ad illustrare le richieste di prova della Procura. Astori ha parlato di «perimetro agghiacciante» a proposito del quadruplice omicidio e del tentato omicidio. Si è trattato di «pochi minuti in cui sono state abbattute cinque persone, una delle quali si è salvata». Il magistrato dovrà dimostrare che «Romano Olindo e Bazzi Rosa sono gli autori di tutto ciò». «Una vera e propria ossessione che si è trasformata in aggressione verbale e fisica contro Raffaella Castagna». È questo il movente che l'accusa individua nella strage di Erba in cui morirono 4 persone (tra cui un bambino di 2 anni e mezzo) straziati a colpi di spranga e coltelli. Ad armare i coniugi Romano, secondo l'accusa, furono le drammatiche liti con la donna. Il pm Astori proverà a ricostruire nelle prossime udienze, questi contrasti e quello che accadde i giorni prima della strage fino alla sera dell'11 dicembre 2006, quando furono trovate le vittime e fu soccorso Mario Frigerio, sopravvissuto alla strage e ora superteste. Nat. Pog.
IL TEMPO 30/01/2008

STRAGE ERBA/ CORTE AMMETTE PROVE E TESTIMONI TRANNE AVVOCATO DI FRIGERIO

Deposizione avvocato dei Frigerio "assolutamente superflua"

Como, 30 gen. (Apcom) - La Corte d'Assise del Tribunale di Como, presieduta da Alessandro Bianchi, dopo oltre due ore di camera di consiglio ha deciso l'ammissione di tutte le prove richieste dalle parti nell'ambito del processo per la strage di Erba. L'eccezione più rilevante è quella che riguarda la citazione di Manuel Gabrielli, avvocato che assiste la famiglia dell'unico scampato all'eccidio Mario Frigerio, che non sarà chiamato a testimoniare. La sua inclusione nella lista dei testimoni da parte dei difensori di Rosa Bazzi e Olindo Romano è stata ritenuta dalla Corte "assolutamente superflua" in quanto avrebbe avuto senso solo dopo la testimonianza dello stesso Frigerio e nel caso di dichiarazioni contrastanti con quelle dell'assistito. In ogni caso l'avvocato sarebbe potuto essere sentito solo sulle circostanze contenute in un fax da lui inviato, documento già inserito tra gli atti e pienamente utilizzabile.
La Corte ha dunque ammesso la lista delle prove richieste sottolineando però "la loro palese sovrabbondanza", soprattutto per quanto riguarda la difesa e, in particolare, in relazione al numero di consulenti tecnici. Per questo motivo la Corte si è riservata il diritto di ridurre il numero delle prove ammesse per riportarle "nei limiti ritenuti congrui".
Alla lettura di questa decisione hanno partecipato anche Azouz Morzouk e i rappresentanti della famiglia Castagna che però dovranno uscire dall'aula quando inizieranno a sfilare i primi testimoni.

Processo Erba, Marzouk teste: lascia l'aula

25ore, data 30.01.2008, orario 12:26.

Como – Va di scena la ‘seconda puntata’ del processo per la strage di Erba. Il presidente della Corte d'Assise Alessandro Bianchi del Tribunale di Como, chiamato a decidere sugli imputati della strage di Erba, ha ammesso tutte le prove testimoniali e documentali delle parti civili, del pm Massimo Astori e della difesa.

Non è stata invece ammessa la testimonianza dell'avvocato Manuel Gabrielli, legale di Mario Frigerio, unico sopravvissuto della strage dell'11 dicembre 2006 in cui morirono 4 persone. Una testimonianza definita superflua dal presidente Bianchi. Tutte le prove sono già contenute nel fax inviato alla Procura e approvato dalle parti. Azouz Marzouk ha dovuto abbandonare l'aula e non potrà più seguire il processo in quanto è stata accolta la richiesta del pm Astori di farlo testimoniare.
Davanti al giudice compariranno sei testimoni dell’accusa. Verranno ascoltati quattro vicini di casa dei coniugi Romano, un vigile del Fuoco ed un medico del 118 che trovò i quattro corpi delle vittime e soccorse l'unico sopravvissuto e testimone oculare del quadruplice omicidio.

Presenti anche oggi (mercoledì) i due imputati, che come martedì, hanno preso posto in una delle due celle dell'aula al piano terra del Tribunale di Como. I coniugi Romano si sono concessi ai flash dei fotografi.

Rosa e Olindo :sì a telecamere e flash


Rosa e Olindo ancora sotto i flash
I giudici hanno ammesso quasi tutte le richieste di prova illustrate dal pm, dai difensori e dalle parti civili
Rosa e Olindo (Lapresse)COMO - Olindo Romano e Rosa Bazzi per il secondo giorno consecutivo accettano di essere fotografati. «Sì, va bene», è con queste parole, sussurrate nella gabbia dell'aula del tribunale di Como al piano terra, che i due imputati della strage di Erba hanno accettato di essere di nuovo sotto i riflettori dei media. Alla richiesta del presidente della Corte d'Assise Alessandro Bianchi di far entrare in Aula fotografi e telecamere per riprendere i due presunti assassini il loro legale Enzo Pacia gli ha lasciato la parola. Una sola frase e poi è stato concesso per pochi minuti di riprendere Olindo e Rosa all'interno della cella. Come lunedì i due sono uno accanto all'altro mano nella mano. Stessi abiti per lui: maglione marrone e jeans scuri. È in jeans e maglioncino azzurro invece Rosa. Davanti alle telecamere e i flash dei fotografi questa volta tenuti a tre metri dalla cella, Olindo e Rosa non hanno abbassato lo sguardo. Ancora una volta Azouz Marzouk, il tunisino a cui hanno sterminato la famiglia, ha girato lo sguardo.
AMMESSE LE RICHIESTE DI PROVA DEL PM - I giudici della Corte d'Assise di Como hanno ammesso quasi tutte le richieste di prova illustrate lunedì dal pm Massimo Astori, dai difensori dei coniugi Romano e dalle parti civili. Il presidente ha escluso la testimonianza, chiesta dalla difesa, dell'avvocato di parte civile di Mario Frigerio, l'unico sopravvissuto alla strage, Manuel Gabrielli. I difensori chiedevano che il legale fosse sentito in relazione ad un documento inviato alla Procura relativo alle dichiarazioni di Frigerio. La Corte, ammettendo gli oltre 150 testi della difesa, una cinquantina dell'accusa (buona parte di questi però coincidono) ha parlato di «palese sovrabbondanza» dei testi, riservandosi di decidere, nel corso del processo, quali sono effettivamente utili, dal momento che molti sono chiamati a deporre sulle stesse circostanze.

AZOUZ DEVE LASCIARE L'AULA - Da questo momento in poi, le parti civili che sono anche testimoni non potranno assistere al processo fino al loro interrogatorio. Tra questi vi è anche Azouz Marzouk, vedovo e padre di due delle vittime, che è appunto parte civile e testimone dell'accusa. Marzouk rientrerà quindi nel carcere di Vigevano dove è detenuto.
Corriere della Sera 30 gennaio 2008

STRAGE ERBA: DON MAZZI, SQUALLIDA LA FILA AL PROCESSO

(AGI) - CdV, 29 gen. - “La giustizia ritorni soltanto giustizia, senza piu’ biglietti di prenotazione”. Lo chiede don Antonio Mazzi che su Famiglia Cristiana definisce “squallida” la fila “per il processo spettacolo”. “Non so se cresca la febbre, se trionfi la banalita’, oppure se gli italiani siano sempre piu’ un popolo di guardoni insanabili”, si chiede il fondatore della comunita’ Exodus, per il quale “la squallida vicenda che ha penalizzato la cittadina di Erba aggiunge un altro prevedibile brandello”.“Erba intanto - conclude don Mazzi - si sente ancora una volta tradita”. Mentre la famiglia Castagna “ora ha diritto di chiudere in modo dignitoso tutta questa penosa storiaccia”. (AGI)

Che scintille in aula: accusa e difesa sono subito ai ferri corti

martedì 29 gennaio 2008
Subito scontro. Subito scintille in aula di Corte di assise a Como tra il Pm Astori e la difesa nella prima giornata del processo per la strage di Erba. Udienza puramente tecnica, certo, ma che ha riservato qualche colpo di scena in particolare nel pomeriggio. Come quando il Pm Astori ha preso la parola per spiegare cosa intende dimostrare nel processo:"La piena colpevolezza dei due coniugi - ha spiegato - con uguale equiparazione dei ruoli in tutte le fase: dalla premeditazione all'esecuzione alla distruzione di tutto". Astori ha anche spiegato che per lui questo non è un processo indiziario, ma con prove che verrannop portate da testimoni e riscontri scientifici.Enzo Pacia, uno dei tre legali di Olindo e Rosa, è stato ugualmente duro e deciso:"Le confessioni in mano alla Procura le contestiamo. Anxi, cercheremo di frantumare la validità delle stesse e dimostreremo che non rispecchaino la volontà dei soggetti. Ci sono - ha aggiunto -tante incongruenze in queste confessioni perchè contengono il virus dell'incongruenza". Poi l'ultima stocacta:"Questa strage - e lo vadrete nel corso del processo - è incompatibile con l'azione di due sole persone".
Ciao Como, 29 gennaio 2008

STRAGE ERBA: OSAPP SU PROCESSO, MEGLIO USARE AULA BUNKER

(AGI) - Roma, 29 gen. - Un “tipico esempio di mancato coordinamento giudiziario-penitenziario”, per cui “la citta’ di Como e’ stata blindata e bloccata inutilmente” in occasione del processo ai coniugi Olindo Romano e Rosa Bassi, imputati per la strage di Erba. A rilevarlo e’ il segretario generale dell’Osapp (Organizzazione sindacale autonoma di polizia penitenziaria), Leo Beneduci, che punta il dito contro la decisione di utilizzare l’aula della Corte di Assise, “troppo piccola e nel pieno centro della citta’”, anziche’ l’aula bunker adiacente al carcere, “moderna e attrezzata, che in passato ha ospitato processi anche con 150 imputati”.Il carcere infatti, spiega Beneduci, “dista 5-6 chilometri dal centro di Como. Il prefetto ha dato ordine di non usare le sirene durante i trasferimenti dei coniugi Romano, per evitare di disturbare la cittadinanza di prima mattina. Visto il fitto calendario di udienze, la citta’ sara’ bloccata per tre volte alla settimana. Se si fosse deciso di utilizzare l’aula bunker - conclude Beneduci - non ci sarebbe stato un cosi’ grande disagio per i cittadini e per la polizia penitenziaria”. (AGI)

STRAGE ERBA: DA CAPI IMPUTAZIONE UNO SCENARIO DA BRIVIDI

(AGI) - Como, 29 gen. - Ha poi preso la parola il pubblico ministero Astori per l’esposizione dei fatti e per motivare la richiesta di ammissione delle prove d’accusa. Ha ricostruito le fasi di indagine, ha definito “squallida e deplorevole” la scelta difensiva di chiedere l’ammissione come teste dell’avvocato di parte civile Manuel Gabrielli che assiste il superstite Mario Frigerio. Su questo punto ha sollecitato che la richiesta dei difensori sia rigettata. Tra le prove che la giuria dovra’ decidere se ammettere anche un video-colloquio avuto tra Olindo e il criminologo Massimo Picozzi; il libro del giornalista Pino Corrias intitolato ‘Vicini da morire’ e che, a detta del pm, contiene frasi e dialoghi che l’autore ebbe con i due imputati e che rappresenterebbero una ulteriore prova di colpevolezza. Secondo il pm si e’ trattato di una azione “premeditata e pianificata” perche’ i due coniugi non solo avrebbero lungamente pedinato Raffaella Castagna quando in treno da Erba raggiungeva Asso per la sua attivita’ di volontariato, ma avrebbero anche tentato due volte nelle settimane precedenti l’eccidio di penetrare nell’appartamento della famiglia Marzouk. Tra le prove che ha chiesto di ammettere, anche una lettera che i due coniugi avevano fatto redigere al computer da una ex vicina per riassumere il clima di litigiosita’ che avevano con Raffaella e Azouz, litigiosita’ spalmate nell’arco di sei anni e che sfociarono in cinque procedimenti penali, di cui l’ultimo avrebbe dovuto essere trattato dal giudice di pace due giorni dopo la strage. Le parti civili si sono associate alle richieste del pm. (AGI)Cli/Chi
STRAGE ERBA: DIFESA ROMANO, TESTIMONIANZA SOPRAVVISSUTO INATTENDIBILE
Como, 29 gen. - (Adnkronos) - ''Il supertestimone Mario Frigerio e' inattendibile. Questo dimostreremo''. E' questa la promessa che il legale Fabio Schembri, che difende Olindo Romano, accusato della strage di Erba insieme alla moglie, fa davanti ai giudici della Corte d'Assise del tribunale di Como, dove e' in corso la prima udienza. Schembri, che assiste la coppia insieme ad altri due legali, ha sottolineato come Frigerio sopravissuto alla strage dell'11 dicembre 2006, ''abbia parlato nei primi ricordi al pm, di una persona che non conosceva''. Dichiarazioni in contrasto con quelle rese sucecssivamente in cui Frigerio ricorda il volto del suo vicino di casa Oindo Romano. Un ricordo che avviene in una stanza di ospedale dopo alcuni giorni di coma e che viene raccolto dal suo avvocato Manuel Grabrielli. Sara' proprio l'avvocato ad inviare un fax alla procura con le dichiarazioni del suo assistito. Per questo Schembri chiede che Gabrielli sia ascoltato come testimone.
(Afe/Lr/Adnkronos)

STRAGE ERBA: IL PROCESSO RIPRENDE DOMANI CON PRIMI TESTIMONI

Como, 29 gen. (Adnkronos) - E' finita la prima udienza del processo di Erba, iniziato stamane in un'aula al piano terra del tribunale di Como. I giudici, guidati dal presidente della Corte d'assise Alessandro Bianchi, hanno valutato le diverse eccezioni delle parti, poi nel pomeriggio hanno ascoltato le ammissioni delle fonti di prova e le testimonianze su cui decideranno domani mattina alle 9. Domani pomeriggio, intanto, potrebbero sfilare i primi testimoni: i vicini di casa della famiglia Castagna e dei coniugi Romano, rispettivamente vittima e presunti autori della strage dell'11 dicembre 2006, in cui oltre alla donna, morirono altre 3 persone. Domani mattina i giudici decideranno se l'avvocato Manuel Gabrielli, difensore del sopravissuto Mario Frigerio, dovra' essere sentito come testimone. Assicurata anche per domani la presenza di Azouz Marzouk, il tunisino che nella strage ha perso la moglie e il figlio.
(Afe/Lr/Adnkronos)
29-GEN-08 18:16

Strage Erba, in aula i Romano. Pm: sui cadaveri la loro firma

Reuters - da 57 minuti
COMO (Reuters) - di Ilaria Polleschi

Il processo iniziato oggi a Como contro Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due coniugi accusati della strage di Erba in cui, nel dicembre 2006, morirono quattro persone, proverà la loro colpevolezza perché "sui cadaveri c'è la vera e propria firma dei due imputati".
Lo ha detto oggi in aula il pubblico ministero Massimo Astori, precisando che l'accusa fornirà la scansione cronologica dei fatti, in cui "nulla è rimasto oscuro e non c'è nulla di non costruito".
Astori ha detto oggi che l'accusa proverà la premeditazione e "la responsabilità dell'esecuzione materiale degli omicidi e la piena equiparazione dei ruoli" di Olindo e Rosa, il loro "movente, che si annidava nell'ossessione per i vicini".
"Vi fu una piena e consapevole confessione", ha detto in aula il magistrato. "La tardiva e inverosimile ritrattazione", avvenuta in fase di udienza preliminare, "fu dettata in parte da condizionamenti, con abbagli di promesse di campagne stampa innocentiste".
In aula, i due imputati -- che ora si dichiarano innocenti dopo aver più volte confessato la strage durante le indagini -- hanno ascoltato quasi impassibili, talvolta con un sorriso di sufficienza sulle labbra, i capi di imputazione a loro carico: quattro omicidi di cui tre premeditati, un tentato omicidio, incendio e tentata distruzione di cadavere tramite incendio.
Olindo e Rosa, arrivati sullo stesso cellulare stamani poco prima delle nove, sono rimasti seduti per tutta la giornata uno accanto all'altra nella stessa gabbia, osservati da vicino da 60 persone del pubblico e 33 giornalisti, per quello che si annuncia come un nuovo processo ad alto tasso mediatico.
Il giudice ha autorizzato le telecamere della trasmissione di Rai3 "Un giorno in pretura" a riprendere tutto il procedimento, considerato "particolarmente rilevante socialmente", a patto che i filmati vadano in onda dopo il pronunciamento della sentenza.
Rosa, capelli scuri corti e maglioncino bianco, ha tentato più volte di nascondere il volto alle telecamere e ai fotografi. Si è scambiata parole e tenerezze con il marito Olindo, in camicia jeans sotto una maglia beige, tenendolo per mano.
Nella strage di Erba, la sera dell'11 dicembre 2006, morirono -- colpiti da coltellate e sprangate -- la 30enne Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, di due anni, sua madre Paola Galli, di 57, e una vicina di casa, Valeria Cherubini.
Il marito di quest'ultima, Mario Frigerio, rimase invece gravemente ferito ed è ora il testimone chiave contro Olindo e Rosa, i vicini di casa di Raffaella accusati degli omicidi e di aver appiccato il fuoco all'appartamento della giovane, contro la quale da anni covavano rancori a causa di beghe di vicinato.
Oggi la difesa ha detto di voler provare che la "testimonianza di Frigerio è inattendibile, perché offrì ai magistrati il riconoscimento di una persona che lui non conosceva".
La difesa ha chiamato a testimoniare anche l'avvocato di Frigerio, Manuel Gabrielli, che segnalò alla Procura le prime dichiarazioni del suo assistito. La richiesta ha però incontrato la ferma opposizione sia del pm che delle altre parti civili.
I DIFENSORI: NESSUNO COLPEVOLE FINO A PROVA CONTRARIA
"Vogliamo dimostrare che nessuno è colpevole fino a prova contraria", ha detto ai giornalisti Enzo Pacia, uno dei difensori dei coniugi Romano, che hanno presentato eccezioni di nullità -- respinte dalla corte -- relativamente ad alcuni interrogatori e ad una presunta violazione dei diritti della difesa.
La corte ha invece autorizzato l'acquisizione di alcune prove non ripetibili effettuate nel corso dell'indagine dai carabinieri del Ris.
Frigerio -- che oggi non si è presentato in aula, al contrario dei figli Andrea ed Elena -- si è costituito insieme alla famiglia parte civile, così come la famiglia Castagna e il tunisino Azouz Marzuk, marito di Raffaella e padre di Youssef.
Marzuk, in carcere da dicembre per spaccio di droga, ha chiesto oggi di sedersi accanto al suo legale, Roberto Tropenscovino, e non nella gabbia che avrebbe dovuto ospitarlo, vicino a quella dei due imputati.
Castagna e Marzouk si sono scambiati una stretta di mano arrivando in tribunale. "Questo smentisce chi dice che tra i due i rapporti non siano buoni", spiega Tropenscovino, precisando poi che il suo assistito ha preferito non guardare in faccia "quelli che ritiene gli assassini della sua famiglia".
In qualità di teste, Marzouk non potrà partecipare alla fase dibattimentale del processo, fino a che non sarà ascoltato.
Nelle prime ore dopo la strage, i sospetti ricaddero proprio sul tunisino -- da poco uscito dal carcere grazie all'indulto -- in quel momento però nel suo paese d'origine. Le indagini si diressero poi su Olindo e Rosa Romano, fermati l'8 gennaio 2007.

STRAGE ERBA/ DIFESA ROMANO: CONFESSIONE HA VIRUS INATTENDIBILITA'

Gabrielli teste per fax su riconoscimento Frigerio contro Olindo

1 ora fa da APCOM
Como, 29 gen. (Apcom) - Per Enzo Pacia, uno dei tre difensori dei presunti responsabili della strage di Erba, la confessione di Olindo Romano e Rosa Bazzi durante l'interrogatorio del 10 gennaio 2007 contiene "il virus dell'inattendibilità". Segno, a suo parere, di "un'indagine a senso unico" confermata dalla scorretta acquisizione delle tracce di sangue sull'auto di Olindo e dalla "incompatibilità del crimine con l'azione di due persone sole".
Quanto alla citazione come testimone di Manuel Gabrielli, legale della famiglia Frigerio, gli altri due avvocati dei coniugi Romano hanno ribadito la loro richiesta facendo riferimento ad un fax dello stesso Gabrielli nel quale si accenna al riconoscimento di Olindo come aggressore da parte di Frigerio, unico sopravvissuto alla strage.
Il presidente della Corte d'assise, Alessandro Bianchi, ha detto che la riserva sulle richieste della difesa e del pubblico ministero verrà sciolta domani mattina alle 9 quando si riunirà di nuovo in camera di consiglio. Successivamente il presidente ha detto di contare sulla possibilità di iniziare ad ascoltare alcuni testimoni nel pomeriggio o in tarda mattinata. Fino a quel momento sarà ammessa la presenza in aula, come avvenuto oggi, della parte civile Azouz Marzouk. Sempre domani sarà confermato il calendario delle udienze che dovrebbe concludersi entro la fine di marzo con la sentenza.

STRAGE ERBA:DIFESE CHIEDONO NULLITA’ INTERROGATORI CONFESSIONI

(AGI) - Como, 29 gen. - Gli avvocati della difesa Romano chiedono la nullita’ dei verbali degli interrogatori cui furono sottoposti Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi il 10 gennaio 2006, due giorni dopo il loro fermo. Questo perche’, secondo l’avvocato Schembri, sarebbe stato violato palesemente ogni diritto alla difesa: “I nostri assistiti sono stati tenuti in regime di isolamento anche quando il provvedimento era gia’ decaduto. Ed e’ stato impedito loro di potersi consultare con il proprio avvocato”.Se quella dell’avvocato Schembri sembra una questione “tecnica”, di maggior spessore l’eccezione sollevata dalla collega Bordeaux che, non solo ha chiesto la nullita’ di quei verbali, ma anche degli accertamenti scientifici che furono svolti sulla Fiat di Olindo dove, a detta dell’accusa, sarebbe stata trovata la traccia ematica riconducile al sangue di Valeria Cherubini. “I nostri assistiti - ha detto l’avvocatessa - erano formalmente gia’ indagati sin dalle ore immediatamente successive quanto accadde la sera dell’11 dicembre 2006: furono trattenuti a lungo in caserma, la loro abitazione fu perquisita, furono sequestrati oggetti (alcuni indumenti prelevati dalla lavatrice, ndr) nella loro lavanderia, furono piazzate cimici. Il tutto senza che fosse informato quantomeno un avvocato di ufficio”. Luisa Bordeaux ha svelato che i due coniugi furono invitati a compiere con la loro auto il tragitto Erba-Como per verificare la tempistica e, quindi, la veridicita’ del loro alibi. “Quando lasciarono l’auto al comando provinciale dei carabinieri, furono portati in giro per il centro sempre per verificare la tempistica mentre un brigadiere provvedeva a compiere accertamenti sull’auto piazzando anche una cimice. Anche in questo caso senza che ne fosse informata la difesa”.Immediata la replica del pm Massimo Asturi: “Queste eccezioni sembrano pretestuose in una gia’ debole linea difensiva. Si cerca di instillare il dubbio che sia successo chissa’ che cosa. Noi in quegli interrogatori non abbiamo costretto nessuno a dire quello che volevamo, i due indagati hanno solo raccontato quello che gia’ sapevamo”. Il pm ha chiesto di respingere le eccezioni e a lui si sono associate tutte le parti civili. La giuria e’ in camera di consiglio. (AGI)Cli/Mot/Sgv

Omicidio della piccola Maria Geusa: chiesta conferma ergastolo per l'imputato

PERUGIA (29 dicembre) - Il sostituto procuratore generale della Cassazione, Giovanni Palombarini, dopo una dolorosa requisitoria, ha chiesto ai giudici della Prima sezione penale di confermare la condanna all'ergastolo nei confronti dell'imprenditore edile Giorgio Giorni accusato di aver violentato e ucciso, a Città di Castello (Perugia) la piccola Maria Geusa, la bimba di due anni e mezzo che la madre Tiziana Deserto affidava all'imputato consentendogli di soddisfare sulla piccola i suoi desideri sessuali.Per il Pg l'uomo era pienamente consapevole che le violenze perpetrate su Maria avrebbero potuto condurre alla morte della piccola vittima e per questo è interamente da confermare la condanna al carcere a vita emessa il 20 settembre 2006, dalla Corte di assise di appello di Perugia. Il delitto avvenne il 6 aprile del 2004: fu lo stesso Giorni ad accompagnare Maria all'ospedale per le gravi condizioni in cui l'aveva ridotta. Il Pg Palombarini, mostrando durante la requisitoria una grande sofferenza emotiva nel ripercorrere la drammatica vicenda di Maria e le indicibili violenze alle quali è stata sottoposta da Giorni, ha sostenuto che non c'è «alcun dubbio sulla consapevolezza degli esiti fatali che le sue azioni fisiche potevano avere su una creatura così fragile e indifesa, dal momento che parliamo di un uomo alto due metri e pesante 130 chili». Per il rappresentante della Procura del Palazzaccio «la sanzione della condanna all'ergastolo non merita alcuna censura, così come la motivazione che la sorregge: e l'imputato non merita alcuna concessione di attenuanti, nemmeno quelle per il preteso soccorso prestato alla piccola accompagnandola all'ospedale, perché era costretto a fare questo». Giorni era il datore di lavoro di Massimo Geusa, padre della bimba. La madre della piccola, Tiziana Deserto, è stata condannata per concorso in omicidio e abusi dai giudici di merito a 15 anni di reclusione, tre dei quali condonati. In serata la Cassazione dovrebbe pronunciare la sentenza.
IL Messaggero 29 gennaio 2008

martedì 29 gennaio 2008

Strage Erba, processo in Tv solo dopo sentenza

29 gennaio 2008
La Corte d'Assise del Tribunale di Como, presieduta dal presidente Alessandro Bianchi, ha stabilito che solo le telecamere di RaiTre della trasmissione "Un giorno in pretura" potranno riprendere il processo di Erba.
Il processo è iniziato oggi e vede imputati i coniugi Romano (Rosa e Olindo) per quadruplice omicidio.
Una decisione, quella dei giudici, per "salvaguardare il sereno dibattimento e la genuinità delle prove", ha spiegato Bianchi. Nessuno diffusione delle immagini in tempo reale, ma solo la possibilità di mettere in onda il processo integrale dopo la sentenza ed evitare "una pressione emotiva sulle parti" e "conciliare le esigenze del diritto di cronaca".
Intanto, il difensore dei coniugi ha detto: "Li hanno trasformati in mostri e potrebbero anche non esserlo". Il legale assiste Olindo e Rosa Romano accusati del quadruplice omicidio di Erba dell'11 dicembre 2006. Quanto alle continue effusioni che i due coniugi si scambiano nelle cella dell'aula in cui si è aperto oggi il processo il legale ha replicato "si vogliono molto bene. Hanno anche loro sentimenti umani".
L'Occidentale 29 gennaio 2008

Processo strage di Erba: Olindo e Rosa insieme nella stessa gabbia

Molti pensionati e studenti di legge seduti tra il pubblico
Olindo e Rosa insieme nella stessa gabbia
Al via a Como il processo per la strage di Erba. Azouz ha chiesto di non sedere vicino ai due imputati
Azouz Marzouck con il suocero Carlo Castagna in una foto del dicembre 2006 (Ansa)COMO - È cominciato, in un clima di silenzio, il processo per la strage di Erba. Olindo Romano e Rosa Bazzi, rei confessi dell'eccidio, con successiva ritrattazione, sono rinchiusi nella stessa gabbia. Olindo indossa un giaccone verde, un paio di jeans e calzini bianchi. Rosa indossa un giubbotto nero e ha i capelli di colore quasi corvino, molto più scuri di quelli che aveva nei giorni precedenti al fermo, l'anno scorso. La donna ha avuto nei suoi confronti un gesto d'affetto, accarezzandogli i capelli.
AZOUZ IN PRIMA FILA - Anche Azouz Marzouk, il tunisino che nella strage ha perso la moglie e il figlio, è nell'aula del Tribunale di Como. Per lui, in carcere dal 1 dicembre con l'accusa di spaccio di droga, il suo legale Roberto Tropenscovino ha chiesto la possibilitá di farlo accomodare nelle prime file e non nella cella accanto a quella in cui si trovano i coniugi Romano. Una richiesta che è stata accolta dal presidente della Corte d'Assise Alessandro Bianchi.
LA CORTE - Alle 9,20 nell'aula al piano terra del Tribunale di Como è entrata la Corte: due giudici togati e 6 popolari. Due i giudici popolari supplenti che hanno prestato giuramento, poi il giudice ha autorizzato l'ingresso degli imputati e ha dato il via alla prima udienza del processo.

IL PUBBLICO - In aula sono sedute, compostamente, fino ad ora, una sessantina di persone. Tra queste, in particolare, pensionati, ma anche qualche studente di giurisprudenza che ha atteso pazientemente che gli addetti alla sicurezza consegnassero il tagliando d'accesso.
Corriere della Sera 29 gennaio 2008

Como. Processo Erba, arrivato Azouz Marzouk

martedì 29 gennaio 2008 09.59

09.10: C'è fila davanti al tribunale di Como per la prima udienza del processo ai coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi accusati della strage di Erba dove l'11 dicembre 2006 furono uccise quattro persone. Già arrivato il tunisino Azouz Marzouk, marito e padre di due vittime. In carcere a Vigevano, nel pavese, per spaccio di droga, è scortato dalla polizia penitenziaria.
Audio News

Erba, parte il processoI . Curiosi fin dall'alba. I Romano sono in aula.

Como - Curiosi in fila dall'alba. La famiglia Castagna in tribunale per costituirsi parte civile. Azouz in aula anche lui. Gli elementi del "processo dell'anno" ci sono tutti. Si può cominciare. Inizia oggi a Como il processo a Olindo Romano e Rosa Bazzi, i due coniugi accusati della strage di Erba in cui, nel dicembre 2006, morirono quattro persone. In tribunale, dove sono arrivati entrambi gli imputati, sono presenti pubblico e giornalisti, per un processo che rischia di trasformarsi in uno spettacolo, anche se i curiosi all’esterno della procura si sono dimostrati meno numerosi del previsto.
Gli accusati Olindo e Rosa che, con una mossa a sorpresa, dopo aver più volte confessato la strage durante le indagini, ora si dichiarano non colpevoli, si sono presentati al tribunale a bordo dello stesso cellulare della polizia penitenziaria. La sera dell’11 dicembre 2006, morirono a causa di diverse coltellate la giovane Raffaella Castagna, suo figlio Youssef, di tre anni, sua madre Paola Galli, e una vicina di casa, Valeria Cherubini. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, rimase invece gravemente ferito e è ora il testimone chiave contro Olindo e Rosa, accusati di quattro omicidi di cui tre premeditati, un tentato omicidio, incendio e tentata distruzione di cadavere tramite incendio.
Le famiglie Al processo è presente anche Azouz Marzuk, marito di Raffaella e padre di Youssef, finito in carcere a dicembre per spaccio di droga. In aula anche Carlo Castagna, padre, nonno e marito di tre delle vittime, la cui famiglia si è costituita parte civile. Nelle prime ore dopo la strage, i sospetti ricaddero proprio sul tunisino Azouz, pregiudicato per droga, in quel momento però nel suo paese d’orgine. Le indagini si diressero poi su Olindo e Rosa Romano, fermati l’8 gennaio 2007, che da anni covavano rancori contro Raffaella e la sua famiglia a causa di beghe di vicinato.
Il Giornale 29 gennaio 2008

Strage di Erba. in coda per il processo. Rosa Bazzi e Olindo Romano in aula.

Comincia oggi il giudizio per l'omicidio di Raffaella Castagnadel figlio Yousef, di Paola Galli (nonna del bimbo) e Valeria Cherubini
Strage di Erba, in coda per il processoRosa Bazzi e Olindo Romano in aula
Secondo indiscrezioni la difesa chiederà per la donna la perizia psichiatrica


Comincia oggi il giudizio per l'omicidio di Raffaella Castagnadel figlio Yousef, di Paola Galli (nonna del bimbo) e Valeria Cherubini

Secondo indiscrezioni la difesa chiederà per la donna la perizia psichiatrica
- Ci sono tutti in aula stamane per la prima udienza del processo per la strage di Erba. Gli imputati, i coniugi Olindo Romano e Rosa Bazzi, la cui presenza era in forse, e i parenti delle vittime, a cominciare da Azouz Marzouk, marito di Raffaella Castagna e padre di Yousef, due delle quattro vittime (le altre due vittime sono la nonna del piccolo Paola Galli e una vicina di casa, Valeria Cherubini). In aula anche Carlo e Pietro Castagna, rispettivamente padre e fratello di Raffaella. Già dalle 6 davanti al tribunale di Como c'erano parecchie persone, soprattutto anziani e studenti: erano in coda nella speranza di conquistare uno dei 60 tagliandi che consentono di accedere all'aula della Corte d'assise. I coniugi Romano, accusati della strage avvenuta a Erba l'11 dicembre del 2006, rischiano l'ergastolo. Nella tesi dell'accusa, fu Rosa a convincere il marito a uccidere i vicini che odiava. Secondo indiscrezioni, gli avvocati della difesa chiederanno una perizia psichiatrica per la loro cliente, nel tentativo di evitare la condanna alla pena massima. Azouz Marzouk, giunto in tribunale a Como a bordo di un furgone cellulare dal carcere di Vigevano (Pavia), dove è detenuto per droga dal primo dicembre scorso, si è costituito parte civile ed è anche testimone dell'accusa. Pertanto non potrà assistere a tutte le fasi del processo. Potrà partecipare alle fasi preliminari e a quelle successive alla sua audizione come testimone. (29 gennaio 2008)
La Repubblica 29 gennaio 2008

STRAGE ERBA: DIFESA ROMANO, SGRETOLEREMO SUPERTESTIMONIANZA

(AGI) - Como, 28 gen. - "Smonteremo le accuse, soprattutto sgretoleremo la supertestimonianza dimostrando che Frigerio e' un teste inattendibile". Dopo l'ultimo colloquio con i loro assistiti in programma oggi al Bassone di Como, i difensori di Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi sono pronti alla battaglia processuale che iniziera' domani con le prime eccezioni. Luisa Bordeaux di Lecco e Fabio Schembri di Milano sono convinti di avere "largo margine per ottenere quantomeno una assoluzione per insufficienza di prove". "Sono convintissimo che a commettere la strage non sono stati loro", disse Schembri in occasione della preliminare di ottobre. Concetto che ribadisce anche in queste ore. "Lo dimostreremo durante il processo con dati incontrovertibili. Lo faremo demolendo la 'supertestimonianza' di chi, prima ha detto di essere stato aggredito da un uomo grande e grosso dalla pelle olivastra e solo in un secondo tempo ha fatto il nome del suo vicino". Per quanto riguarda l'identikit fornito da Frigerio, appena riavutosi dal coma e ancora imbottito dai farmaci, i due difensori puntano anche sul colore degli occhi di Olindo: "Lui li ha chiari, verdi. Frigerio ha parlato di una persona con gli occhi scuri". A quest'apparente discrepanza risponde l'avvocato di parte civile Manuel Gabrielli: "Il mio assistito e' stato tra la vita e la morte. Quando ha fatto le prime dichiarazioni era ancora sotto effetto dei sedativi e puo' aver fatto un racconto confuso, ma poi e' sempre stato preciso in tutti i dettagli senza mai contraddirsi una sola volta. In aula guardera' in faccia chi gli ha ucciso la moglie e non esitera' a puntare il dito accusatore. Capisco la strategia difensiva - conclude Gabrielli - ma la verita' storica non puo' essere cancellata". (AGI) Cli/Car (Segue)

(AGI) - Milano, 28 gen. - Tuttavia i difensori di Olly e Rosetta puntano anche su altri elementi: i due imputati avevano sostenuto di aver usato guanti in tela ma nell'appartamento di Raffaella Castagna, su un tavolino davanti al divano dove era stato buttato il piccolo Youssuf, ne hanno trovato uno verde in lattice. "I Ris non hanno trovato, dice Schembri - tracce del dna di Angela Rosa". "Piccoli dettagli, inezie a fronte delle incontrovertibili prove" sottolineano in Procura. Sempre in Procura fanno presente che non bisogna dimenticare come la scena del delitto sia stata fortemente compromessa dall'intervento dei pompieri che credevano di dover spegnere un normale incendio. Nonostante questo la difesa Romano insiste: "La perizia del Ris di Parma, compiuta su richiesta della Procura di Como, sconfessa la linea accusatoria perche' esclude la presenza dei due coniugi sui luoghi della strage. Resta la macchia di sangue di Valeria sulla Seat Arosa di Olindo. Sempre in tema di tracce ematiche, la difesa Romano fa presente che "nella lavanderia dei nostri assistiti non e' stata trovata una sola goccia di sangue". Eppure Olly e Rosetta nelle prime confessioni, poi ritrattate, dissero di essersi cambiati in quel locale e di aver arrotolato i vestiti imbrattati di sangue in un tappeto. Se si chiede all'avvocato perche' in tre diversi interrogatori i due coniugi si appropriarono la paternita' della strage di Erba, rispende: "Capirete tutto seguendo il processo". (AGI)

STRAGE ERBA: PER ACCUSA, CINQUE LE PROVE DELLA PREMEDITAZIONE

(AGI) - Como, 28 gen. - Triplice omicidio premeditato, omicidio, incendio doloso, tentata distruzione di cadavere mediante incendio doloso, porto abusivo di arma. Sono le accuse dalle quali devono difendersi da domani i coniugi Olindo e Angela Rosa Bazzi per la strage di Erba. Accuse pesantissime, da ergastolo. Senza contare che, qualora attraverso i loro difensori, Luisa Bordeaux di Lecco e Fabio Schembri di Milano, dovessero fare "i nomi dei veri colpevoli" come annunciatono in sede di udienza preliminare nel ritrattare le ampie confessioni rese nei mesi precedenti, potrebbero aggiungere alla lista anche quello di calunnia. Un reato che, pero', scatta solo con denuncia di parte come avrebbe potuto scattare gia' quando Rosetta andava in giro a dire di aver preso "una sberla da Raffaella Castagna che mi ha fatto cadere a terra come una pera cotta". L'episodio si riferisce alla lite avvenuta la sera del 31 dicembre 2005 quando nell'appartamento di Raffa si viveva l'aria festosa di fine anno. Olly e, soprattutto, Rosetta, mal sopportavano i rumori. Cosi' nacque una delle solite liti con quelli del piano di sopra. Dalle parole ai fatti. Come riporta il documento con cui il Sostituto Giulia Pantano della Procura di Como chiese poi di processare i due coniugi per lesioni, a prendere la famosa sberla non fu Rosetta ma Raffaella. A finire in ospedale non fu lei, ma la moglie di Azouz. Per questo la mamma del piccolo Youssuf chiese 3.500 euro di danni. Due giorni dopo l'eccidio, il netturbino erbese e la moglie avrebbero dovuto comparire davanti al Giudice di Erba. E' proprio quando viene loro notificata la data dell'udienza e, soprattutto, la richiesta risarcitoria, che scatta in loro, almeno secondo la Procura, l'idea di fargliela pagare molto cara. Olly e Rosetta nei 'vecchi' interrogatori, ammettono di aver trasformato in mattatoio quell'appartamento nella cascina ristrutturata di via Diaz, "ma solo per dare una sonora lezione". Purtroppo la situazione degenero' "quando Raffaella mi diede un morso", si giustifico' Rosetta. Per smontare questa versione, gli investigatori metteranno sul piatto dei giudici popolari e togati della Corte d'Assise di Como cinque prove: l'interruttore della corrente; la posizione della Seat di Olindo la sera della strage; l'utilizzo di guanti, vestiti e arnesi vari; un mazzo di chiavi. Gli stessi imputati spiegarono di aver tolto la luce dell'appartamento di Raffaella perche' sapevano che se avessero suonato al campanello lei non avrebbe aperto. La difesa puo' obiettare che non prova la premeditazione. Nel fascicolo processuale vi e' una relazione Enel che dimostra come Olly e Rosetta potessero avere libero accesso ai contatori, posizionati all'esterno. Un secondo riscontro riguarda il distacco alle 17.30 di quell'11 dicembre, due ore e mezza prima del massacro, quando marito e moglie tornarono da una gita al lago del Segrino, zona dove avevano abitato prima di trasferirsi a Erba, dove non sono mancati dissapori con i vicini e dove sono andati a lavarsi in un lavatoio pubblico dopo gli omicidi. (AGI) Cli/Car (Segue)
Como, 28 gen. - L'auto di Olindo: lui abitudinario com'era, stranamente l'aveva parcheggiata non nel solito punto interno del cortile, ma all'esterno, non lontano ma in posizione da non essere notata. Comunque, nei pressi di un cassonetto per l'immondizia. Secondo la Procura era stata appositamente lasciata fuori per far credere nella loro assenza e potersi allontanare senza farsi sentire dopo la strage. Vi sono poi altri indizi, o prove, che supportano la tesi della premeditazione: l'aver indossato i guanti (lui quelli da lavoro con sotto in paio in lattice, lei di quelli per le pulizie domestiche) per non lasciare impronte. Una volta compiuta la vendetta, sono scesi nella loro lavanderia, si sono cambiati, hanno arrotolato i vestiti sporchi di sangue in un tappeto. Dice Rosetta nei verbali d'interrogatorio: "Olindo sapeva che nel forno inceneritore di Como si potevano fondere anche i metalli". Da qui la giustificazione della scomparsa dei coltelli (due) e della spranga usati. Rosetta durante gli interrogatori non solo descrive i coltelli ma li disegna e ne emerge un 'identikit' del tutto compatibile con quello tracciato dall'anatomopatologo e dalle radiografie sul martoriato corpicino di Youssuf. Infine un mazzo di chiavi. Olly e Rosetta erano in possesso delle chiavi dalla porta d'ingresso per salire dove abitava Raffaella. Le avevano avute, per loro ammissione, confermata dalla diretta interessata, da una vicina di casa qualche mese prima, come dalla stessa vicina ricevettero pure una copia delle chiavi dell'appartamento di Raffaella. Le usarono per chiudere la serratura dopo aver compiuto l'eccidio, aver appiccato il fuoco con dei libri in due punti, aver cosparso 'diavolina' sul ventre e le gambe di Raffaella. (AGI)
28 gennaio 2008

STRAGE ERBA: TRIS DI AVVOCATI PER I CONIUGI ROMANO

(AGI) - Como, 28 gen.2008 - La pattuglia difensiva dei coniugi Romano, da domani a processo per la strage di Erba, s'ingrossa: agli avvocati Luisa Bordeaux di Lecco e Fabio Schembri di Milano, infatti, si e' aggiunto il collega Enzo Pacia di Como, lo stesso che contattato da Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi quando nell'estate scorsa rinuncio' al mandato Pietro Troiano, declino' l'incarico. In queste ore Pacia sta studiando approfonditamente il fascicolo d'inchiesta. Per i due imputati la 'grande minaccia' e' sicuramente rappresentata dall'unico scampato all'eccidio di via Diaz il collegio difensivo e' sicuro di poter sgretolare la 'supertestimonianza'. Tutto ruota attorno alle dichiarazioni che Mario Frigerio fece ai sostituti Antonio Nalesso e Massimo Astori non appena riavutosi dal coma. Un racconto dapprima confuso, poi dettagliato: "Quando lentamente si e' aperta quella porta e ho guardato dentro, mi sono trovato a un metro e mezzo dalla persona che l'apriva, una persona di sesso maschile - si legge in quei verbali -. La persona che ho visto in faccia era a me nota. Si tratta del mio vicino di casa, Olindo. L'ho riconosciuto subito, ma poi ho rimosso la cosa perche' non volevo crederci e volevo cancellare tutto. La persona che ho visto mi ha guardato in faccia e mi sono rimasti impressi gli occhi con cui mi guardava. Se non avessi riconosciuto l'Olindo non mi sarei avvicinato alla porta. Ricordo - si legge ancora nei verbali - di essermi chiesto cosa ci faceva l'Olindo in quel casino. Poi la porta si e' richiusa lentamente per riaprirsi all'improvviso. Sono stato afferrato, non so dire con precisione come e da quale parte. Mi sono ritrovato a terra ripetutamente colpito. Ho tentato di divincolarmi ma la persona che mi ha buttato a terra aveva una forza tremenda". Un racconto che i difensori intendono smontare anche attraverso la testimonianza dei due figli Frigerio e quella del suo avvocato di parte civile Manuel Gabrielli, tutti chiamati a raccontare quello che il padre disse loro mentre era in ospedale. Se ascoltarli come testimoni lo decidera' domani il Presidente della Corte d'Assise di Como Alessandro Bianchi. (AGI)

lunedì 28 gennaio 2008

Bagarre e maxischermi. E' il processo di Erba

Bagarre e maxischermi. E' il processo di Erba
Con l’allestimento di 3 maxischermi, 100 accrediti per i media (agenzie, tv e giornali) e innumerevoli richieste per un “biglietto”, parte il processo ai Romano Da martedì parte quello che è stato definito il processo-show di Erba. Con l’allestimento in- fatti di tre maxischermi, un centinaio di accre- diti per i media nazionali (agenzie, tv e giorna- li) e innumerevoli richieste per un “biglietto” da parte del pubblico che vuole assistere alle udienze, parte il processo ai coniugi Romano, accusati dell’eccidio dell’11 dicembre 2006.
Sono 16 le udienze previste da martedì 29 gennaio al 31 marzo prossimo. Poco più di due mesi in una Corte d’Assise, quella di Como, su cui sta convergendo la curiosità di tutti gli organi di stampa nazionali e non solo. Nonostante non si è ancora sicuri della presenza in aula di Olindo Romano e Rosa Bazzi, accusati dell’incredibile massacro dove hanno perso la vita Raffaella Castagna, la madre, Paola Galli, il figlioletto Youssef di due anni e una vicina di casa, Valeria Cherubini, monta via via l’attenzione, ai limiti della morbosità, per un processo che si annuncia carico di sorprese. Qualche avvisaglia la si può già dedurre dal numero dei testimoni accreditati alla vigilia della prima udienza: 240. Tra questi anche i Ris, chiamati a testimoniare dai legali della difesa dei Romano.
Il processo ai coniugi Romano si apre con la nota vicenda della confessione e successiva ritrattazione che ha scompigliato le carte agli inquirenti. Il test principale resta l’unico sopravvissuto al massacro: Mario Frigerio, marito di Valeria Cherubini, accoltellato alla gola nella sera dell’11 dicembre e lasciato a morire nelle scale della palazzina dove bruciava l’appartamento di Raffaella Castagna. Ma Frigerio è riuscito a sopravvivere e seppur sotto choc non ha mai fatto marcia indietro: l’uomo è certo di essere stato colpito alla gola con un coltello da Olindo Romano.
Momento Sera 28-01-2008

Processo, la difesa di Olindo Romano smonta i ricordi del teste sopravvissuto

Secondo Mario Frigerio il killer della mattanza aveva gli occhi neri o nocciola, ma l'imputato li ha verdi. Il teste parla poi di un assassino alto, mentre Romano arriva all'uno e 70. Parte da qui il processo mediatico

COMO, 28 gennaio 2008 - DI CHE COLORE sono gli occhi di Olindo Romano? Verdi. La difesa del netturbino di Erba e della moglie Angela Rosa Bazzi prepara l’attacco, la scalata alla montagna delle accuse. Già si prefigura quello che sarà uno dei leitmotiv del processone epocale, spettacolare, mediatico che si aprirà domani mattina davanti alla Corte d'Assise di Como: Olindo Romano contro Mario Frigerio.

La testimonianza di Frigerio, il vicino del piano di sopra, l’unico sopravvissuto alla mattanza, è uno dei cardini dell'accusa nel processo per la strage di Erba. Occhi verdi ha dunque Olindo. In un primo tempo Frigerio attribuisce al suo feritore occhi nerissimi, poi il colore diventa nocciola. In aula si parlerà molto degli occhi di Olindo Romano. E non solo. L’uomo che Frigerio vede affacciarsi sulla soglia dell'appartamento di Raffaella Castagna ha carnagione olivastra, inconciliabile con quella del quasi terreo Olindo.
L’aggressore è più alto di Frigerio, lo sovrasta di una spanna che varia dai sei ai dieci centimetri. Olindo si alza dal suolo con una statura napoleonica che non arriva al metro e 70, inferiore a quella di Frigerio. Ma il 26 dicembre del 2006 Mario Frigerio, la gola trapassata dalle coltellate, miracolosamente salvo per una malformazione congenita della carotide, la voce ridotta a un sussurro, è nitidamente preciso.
LA SERA dell'11 dicembre lui e la moglie Valeria Cherubini hanno sentito urla innaturali dall’alloggio di sotto. Tornato il silenzio, Valeria è uscita col suo vecchio cagnolino. E' rientrata, allarmata, quasi subito. Le scale erano invase dal fumo. Ecco i due coniugi davanti alla porta dell’appartamento dove vivevano Raffaella Castagna, il marito tunisino Azouz Marzouk e il loro piccolo Youssef.
«QUANDO — dice Frigerio ai pm Astori e Nalesso— la porta si è aperta molto lentamente e io ho guardato dentro mi sono trovato a circa un metro, un metro e mezzo, dalla persona che apriva, una persona di sesso maschile. La persona che ho visto in faccia era una persona a me nota. Si tratta del mio vicino di casa di nome Olindo. Io l’ho riconosciuto subito, ma poi ho rimosso la cosa perché non volevo crederci e volevo cancellare tutto. La persona che ho visto mi ha guardato in faccia e mi sono rimasti impressi gli occhi con cui mi guardava. Se non avessi riconosciuto l’Olindo non mi sarei avvicinato alla porta. Ricordo di essermi chiesto cosa ci faceva l’Olindo in quel casino. Poi la porta si è richiusa lentamente per riaprirsi all'improvviso. Sono stato afferrato, non so dire con precisione come e da quale parte. Mi sono ritrovato a terra ripetutamente colpito. Ho tentato di divincolarmi, ma la persona che mi ha buttato a terra aveva una forza tremenda». Mario Frigerio, ospite della figlia, trascorre le sue giornate nella sofferenza di chi ha perduto la moglie, ha sentito le sue invocazioni, quel terribile «Mario aiutami».
Lo sostengono l’affetto dei figli Elena e Andrea e dell’avvocato Manuel Gabrielli.
«SONO tranquillo — assicura Frigerio — Non odio nessuno, ma voglio giustizia». Suonano come una risposta a distanza le parole che Olindo Romano rivolge ai suoi avvocati: «Ho fiducia perché so di essere innocente». Domani sarà in aula. Rosa, probabilmente, non comparirà. «Vorrei esserci— dice— Non so. Mi rappresenterà mio marito». Teme la curiosità, l’assalto dei media. Si amplia il collegio difensivo. A Fabio Schembri e Luisa Bordeaux si affianca l'avvocato comasco Enzo Pacia.
«VENDO biglietti per il processo per la strage di Erba a 85 euro l'uno». L’offerta, apparsa su un portale, ha resistito per un paio d’ore prima di essere ritirata quando è stata fiutata la bufala. Folklore. Altri numeri nel processo dei numeri, per la felicità dei cabalisti. Per il pubblico saranno a disposizione 60 tagliandi distribuiti ogni mattina a esaurimento. La difesa chiede 157 testimonianze, l’accusa 53, le parti civili ne indicano 30. Per ora sono in calendario 16 udienze. Dei 130 giornalisti che hanno richiesto l'accredito 40 saranno ammessi in aula, altri 60 andranno in una sala stampa attrezzata per l'occasione.
Quotidiano Nazionale 28 gennaio 2008 dall'inviato GABRIELE MORONI

Strage di Erba, Olindo e Rosa:"Abbiamo la coscienza a posto"

28/1/2008 (7:40) - LA STORIA

Olindo e Rosa Romano da domani in tribunale: non siamo noi gli assassini di Erba. Ma ci sono oltre 400 pagine di verbale in cui descrivono con precisione la strage
FABIO POLETTI
COMOOlindo Romano ha la barba incolta, molti chili di meno, la solita sigaretta tra le dita e una sfrontatezza mai vista quando si presenta con un mezzo sorriso a tutti quelli che passano davanti alla sua cella, carcere del Bassone di Como, primo piano, gli agenti di custodia sulla porta che non si sa mai: «Piacere, sono il mostro di Erba». Nel reparto femminile poco più in là, sua moglie Rosa Bazzi passa lo straccio sul pavimento, la televisione è accesa ma quando si parla della strage di Erba cambia canale, la cella in ordine come mai, anche le riviste sono impilate con cura sullo scaffale: «Qui mi fanno vedere il mio Olindo solo una volta la settimana, solo per un’ora ogni giovedì. Noi comunque abbiamo la coscienza a posto». Chi li vede dice che sono due detenuti modello. Forse inconsapevoli di quello che li aspetta. Tranquilli di quella folle tranquillità che li porterà ad essere in un’aula davanti agli sguardi di Azouz Marzouk che si è salvato solo perché era in Tunisia, di Mario Frigerio che si è salvato per caso e di Carlo Castagna che li ha perdonati perché non sapevano quello che facevano. Il silenzio Gli echi delle proteste contro di loro in questo carcere che sembra una fortezza si sono spenti da tempo. Adesso regna il silenzio. Quel silenzio che secondo l’accusa hanno inseguito ad ogni costo, col coltello e con una spranga, sterminando i vicini del piano di sopra così rumorosi, vivaci. Vivi. Di quello che li aspetta domani nella Corte d’Assise di Como, cento giornalisti, cinquanta telecamere, una folla di curiosi, borbottano tra loro e con i loro avvocati: «Speriamo che ci credano». Sul piatto della bilancia dell’accusa ci sono oltre 400 pagine di confessioni dettagliate. Quelle dove Olindo Romano, netturbino sovrappeso, si sfoga come un fiume in piena: «Siamo entrati, prima io e mia moglie, ho colpito la Raffaella subito, ho colpito la madre subito e mia moglie è corsa dal bambino...». E dove Rosa Bazzi, casalinga apparentemente tranquilla, spiega come ha ammazzato il piccolo Youssef che faceva più rumore di tutti e perché sia ben chiaro a tutti quello che ha fatto, muove le mani nell’aria a tirare fendenti: «Il bambino l’ho fatto io. La mamma l’ho fatta io e gliene ho date tantissime e idem anche alla Raffaella. Tantissime coltellate». Roba da ergastolo, si capisce. Se non di più, come vorrebbe il tunisino Azouz Marzouk, la famiglia sterminata e anche lui dentro la gabbia per vecchi affari di droga (ma domani sarà in aula, come parte civile): «Per quello che hanno fatto non basterebbe la pena di morte». E invece come se niente fosse, ai primi di ottobre, il giorno del rinvio a giudizio Olindo Romano si alza in piedi davanti al giudice e si rimangia tutto: «Vorrei dire che sono innocente e che sono preoccupato per Rosa». Rosa Bazzi in aula non c’era ma manda un bigliettino: «Non corrisponde a verità quanto ho detto nelle precedenti dichiarazioni». Fabio Schembri, che insieme a Luisa Bordeaux difende Olindo e Rosa, ammette che non sarà un processo facile: «Speriamo che il troppo clamore non nuocia al dibattimento. Altrimenti il codice prevede anche la possibilità di cambiare sede». I centocinquanta testimoni che ha chiesto dovrebbero servire a smontare la ricostruzione dell’accusa. Tra loro anche un docente torinese esperto di Sindone, che sulla base delle primissime confuse dichiarazioni dell’unico sopravvissuto ha ricostruito un identikit alternativo del possibile assassino. Uno alto, con la pelle olivastra, forse uno straniero. Uno che non c’entra niente con Olindo Romano. Difesa senza speranze Ma ora più che mai saranno Olindo e Rosa a dover convincere i giudici. Olindo Romano che vorrebbe cancellare duecento pagine di dettagliatissimi verbali sostenendo di avere ricevuto pressioni dagli investigatori: «Mi dicevano che se non confessavo non avrei più rivisto mia moglie. Ma non siamo stati noi. Se no saremmo scappati in Svizzera. Tanto si capiva che eravamo noi i sospettati». Rosa Bazzi che in cella fischietta quando tira la coperta grigia sulla branda: «Sul mio conto hanno detto solo balle». Il pm Massimo Astori in aula porterà anche i bigliettini indirizzati a sua moglie trovati nella cella di Olindo. E le annotazioni a margine di una Bibbia, l’unico libro in cella insieme a una pila di Diabolik. Annotazioni che per il magistrato sono l’ennesima prova che sono stati loro: «Accogli nel tuo Regno il piccolo M. Youssef, sua mamma C. Raffaella, sua nonna G. Paola e C. Valeria a cui noi abbiamo tolto il tuo Dono, la Vita». «La nostra città vuole solo giustizia, non un processo trasformato in spettacolo a uso e consumo delle televisioni». Lo dice il sindaco di Erba, Marcella Tili (Forza Italia). La prima cittadina erbese misura e soppesa ogni parola prima di pronunciarla: «Qui, in città, nessuno vive con quell’ansia maniacale che sembra aver contagiato tutti in questi giorni, pronti anche a metter mano al portafogli per pagare pur di entrare in aula, dimenticando che è un processo per un fatto che ha sconvolto l’opinione pubblica e che, soprattutto, sono morte tre donne e un bambino di soli due anni».
La Stampa 28 gennaio 2008

Strage Erba: Olindo, la mia Rosa agnello fra lupi

Como, 22:47

Angela Rosa Bazzi potrebbe non essere presente martedi' e in nessun'altra udienza del processo che la vede imputata con il marito per la strage di Erba perche' "sarebbe come mettere un agnello in mezzo ad un branco di lupi". Cosi' Olindo Romano scrive in uno dei suoi "pizzini" scritto tre mesi or sono e che custodiva nella Bibbia-diario nella sua cella del carcere di Como. In quello stesso pezzetto di carta aggiunge: "Andro' solo io anche se la Rosa ci voleva venire". I due difensori hanno lasciato libero arbitrio sulla decisione finale tenendo conto anche del fatto che la prima udienza sara' puramente 'tecnica', dedicata alla ricostruzione dei fatti, all'ammissione di prove e testimoni, alle eccezioni delle parti. Udienza che sara' verosimilmente interrotta numerose volte per altrettante camere di consiglio. Non ci sara' sicuramente il superstite, Mario Frigerio che "si presentera' solo quando dovra' testimoniare", come spiega il suo avvocato Manuel Gabrielli. Domani Luisa Bordeaux di Lecco e Fabio Schembri di Milano avranno l'ultimo colloquio con i loro assistiti per mettere a punto gli ultimi dettagli di una strategia difensiva che punta all'assoluzione, quantomeno con il 530 Secondo Comma, la 'vecchia' insufficienza di prove.
La Repubblica ore 22.47

domenica 27 gennaio 2008

Il palazzo di giustizia si rifà il trucco

(m.pv.) Sarà anche vero che una simile attenzione mediatica possa creare fastidi a chi non è abituato a tante luci della ribalta, fatto sta che il Tribunale di Como, per non fare brutta figura davanti agli occhi di tutta Italia, ha comunque pensato bene di rifarsi il trucco. Nella mattinata di ieri, infatti, un'impresa ha lavorato per cancellare le scritte anonime che da settimane deturpavano la facciata del palazzo di giustizia del capoluogo lariano. Ma i lavori sono proseguiti anche all'interno del Tribunale, e proprio nell'aula che ospiterà la Corte d'Assise. I tecnici hanno infatti allestito quattro schermi da 50 pollici ciascuno per permettere di meglio seguire il processo. Il primo è stato installato sopra la testa del presidente della Corte, Alessandro Bianchi. Il secondo, a disposizione dei giudici togati e non, il terzo appeso alla gabbia che ospiterà gli imputati e a tutto vantaggio dei giornalisti che entreranno in aula. L'ultimo è stato infine piazzato su un pilastro alla destra per consentire al pubblico di poter meglio seguire tutte le fasi del processo per la strage di Erba. Lunedì mattina, sarà poi la volta della cosiddetta sala stampa, ovvero il locale che ospiterà i giornalisti non ammessi all'aula della Corte d'Assise. Anche in questo caso verrà allestito uno schermo dove verranno proiettate le immagini filmate dalla Rai.

Processo Erba: Como in stato d'assedio

Giornalisti e cittadini assedieranno, a centinaia, la manciata di metri quadrati davanti alle porte del Tribunale di Como.Per il processo-evento di dopodomani però si attende anche un altro assalto: ogni troupe, ogni cronista, ogni fotografo che dovrà documentare gli sviluppi giudiziari della strage di Erba si porterà al seguito un'auto, un furgoncino, una moto. Se a questo esercito si aggiungono i camion delle tv che imbastiranno le dirette via satellite e i veicoli dei comaschi, il risultato è un incredibile assembramento di uomini e mezzi in tre vie e poche centinaia di metri. Perciò Palazzo Cernezzi ha preparato un piano viabilistico d'emergenza, per lasciare spazio alle troupe ed evitare la paralisi del quartiere. Dalle 7 di domani alle 20 di mercoledì viene istituito il doppio senso di circolazione in via Giulini, nel tratto da via Mentana a via Auguadri. Anche in via Auguadri - solo fino all'ingresso dell'autosilo - si circolerà in doppio senso di marcia: il tratto dall'autosilo a viale Battisti sarà invece chiuso al transito. Queste modifiche sono necessarie per far posteggiare nell'area davanti al Tribunale i mezzi di servizio delle televisioni. Chi vorrà accedere all'autosilo, quindi, dovrà svoltare da viale Battisti in via Mentana, poi ancora in via Giulini, proseguire in via Auguadri e imboccare la rampa. In via Giulini (da via Mentana a via Auguadri) e in via Auguadri (da via Giulini all'ingresso dell'autosilo) vigerà - sempre dalle 7 di domani alle 20 di mercoledì - il divieto di sosta con la rimozione forzata per tutte le categorie di veicoli compresi quelli per i portatori di handicap. In piazza Vittoria (lato giardini), da via Milano a via Auguadri, è istituito temporaneamente il divieto di sosta con la rimozione forzata su entrambi i lati; sono autorizzati solamente i mezzi di Rai, Mediaset, Sky, La7. In via Auguadri, da piazza Vittoria all'ingresso carraio del Tribunale, verrà predisposto il divieto di circolazione e di sosta con la rimozione forzata per ogni categoria di veicoli eccetto gli autorizzati. In via Mentana nel tratto da via Battisti a via Giulini viene istituito temporaneamente il divieto di sosta con la rimozione forzata dalle 7 alle 20 di martedì e mercoledì. Questo è il dispositivo di massima preparato dal Comune, ma l'ultimo punto (divieto di sosta in via Mentana) potrebbe saltare per la sola giornata di mercoledì. «Mercoledì non ci sarà il mercato - spiega l'assessore alla Viabilità Fulvio Caradonna - perciò, potremo pensare di spostare i mezzi delle televisioni lungo il marciapiede di viale Battisti, sotto le mura». La piazzetta dell'Hotel Due Corti verrà occupata dai camion delle tv che potrebbero essere posteggiati anche in via Carducci. «I rallentamenti - spiega Vincenzo Graziani, comandante della polizia locale di Como - saranno dovuti al riconoscimento di tutti coloro che avranno il permesso per entrare nella zona chiusa al traffico e riservata ai mezzi di servizio. I nostri agenti saranno impegnati nel presidio continuo di tutti gli incroci del circondario. Il consiglio - conclude Graziani - è evitare la zona, oppure raggiungerla con i mezzi pubblici». Ci saranno 60 posti disponibili nell'aula del Tribunale di Como, che verranno consegnati - gratuitamente - ai primi 60 cittadini che si presenteranno: prevedibile la calca che si formerà davanti all'ingresso del Palazzo di Giustizia. Sono arrivate poi al Tribunale 100 richieste d'accredito, delle quali solo una quarantina è stata accolta all'interno dell'aula della Corte.
Il Corriere di Como 27 gennaio 2008 Andrea Bambace

Strage di Erba: Olindo e Rosa ci saranno?

L'aula è pronta. I protagonisti del processo dell'anno pure. Ma non si sa ancora se i due imputati, Rosa e Olindo, saranno in aula. A tener banco è proprio la questione su chi, martedì mattina, alle ore 9, sarà effettivamente presente al piano terra del Tribunale di Como, di fronte alla Corte d'Assise composta da sei giudici popolari - tutte donne - e due togati, il presidente Alessandro Bianchi e il magistrato a latere Luisa Lo Gatto.L'avvocato dei coniugi Romano, imputati per la strage di via Diaz dell'11 dicembre del 2006, non cancella gli ultimi dubbi nemmeno quando al via del processo mancano appena due giorni.«Ancora non so dire con certezza se Olindo Romano e Rosa Bazzi saranno in aula - dice il legale, Fabio Schembri, che con la collega Luisa Bordeaux difenderà i due imputati dalle accuse portate dal pubblico ministero Massimo Astori - Dipenderà solo da loro. Hanno il diritto di assistere al dibattimento, ma non abbiamo ancora affrontato l'argomento. Lo faremo solo nelle prossime ore. Se poi dovessi dire io quello che mi auguro, spero che vengano in aula sia Olindo sia Rosa».Al momento non sembra però esclusa l'ipotesi di una loro assenza, soprattutto per quanto riguarda la donna. Il dubbio verrà sciolto solo oggi, forse addirittura domani mattina, a meno di 24 ore dal suono della campanella. Fanno discutere intanto le dichiarazioni proprio dell'avvocato Schembri riportate da La Stampa, in cui il legale lasciava intendere di valutare l'ipotesi di chiedere il trasferimento del processo. Netta, al riguardo, la replica. «Noi intendiamo fare il processo a Como - dice l'avvocato - Mi riferivo solo ad una possibilità che ci viene offerta dal Codice, che tuttavia non posso valutare ora, prima ancora dell'inizio. Ribadisco, vogliamo il giudice naturale, se poi dovessero verificarsi condizioni ambientali particolari valuteremo altre strade». Chi senza dubbio sarà in aula è invece il marito di Raffaella Castagna, Azouz Marzouk, in carcere a Vigevano con l'accusa di spaccio di droga. Il tunisino dovrebbe stare in una delle due celle dell'aula, ma il suo legale Roberto Tropenscovino rifiuta categoricamente questa ipotesi. «Decideranno il presidente Bianchi e il pm, ma questa decisione dipende dalla pericolosità e dalla tipologia del reato, e credo dunque che il mio assistito debba sedere al mio fianco». Tropenscovino elogia poi il pm Astori. «Voglio fargli i complimenti - dice - In una simile situazione mediatica, con un processo di una tale rilevanza nazionale, ha lavorato duro senza mai apparire e senza rilasciare dichiarazioni. Non è una situazione scontata. Avrebbe potuto fare ciò che voleva, invece ha mantenuto un profilo basso e di questo bisogna dargliene atto».Presente in aula Carlo Castagna, che nella mattanza ha perso moglie (Paola Galli), figlia (Raffaella) e nipotino (Youssef). Indecisi invece i due figli, Pietro e Giuseppe. «Sono spaventati dall'assedio mediatico - dice il legale della famiglia, Francesco Tagliabue - Dipenderà solo da questo. Il papà ci sarà sicuramente, mentre i figli se non saranno in aula sarà solo per evitare gli assalti dei giornalisti».Non da ultimo, l'uomo chiave del processo: il testimone e principale accusatore di Olindo Romano, Mario Frigerio. Il primo giorno non dovrebbe esserci, sempre per evitare televisioni e taccuini. «Io so com'è andata», si limita a dire al suo avvocato, Manuel Gabrielli. Aggiungendo poi una drammatica domanda: «Vero che gli daranno l'ergastolo'».
Corriere di Como 27 gennaio 2008 Mauro Peverelli

Erba aspetta in silenzio:"Niente show, ma solamente giustizia"

domenica 27 gennaio 2008
"Non deve essere un processo show. Quello che la città chiede è solamente giustizia per le vittime". Misurata, pacata, non una parola fuori posto. Il sindaco di Erba, Marcella Tili, sceglie il silenzio e la sobrietà alla vigilia del processo per la strage di Erba che scatta martedì al Tribunale di Como. Città di nuovo sotto i riflettori anche se lei respinge questa cosa. "Nessuno vive con questa ansia da processo. Semmai l'hanno creata altri, non noi...". Erba che aspetta in silenzio il processo e la sentenza. Il sindaco non entra nel merito, nè si lancia in previsioni. "Aspettiamo e vediamo. Lasciamo che la giustizia faccia il suo corso".Il silenzio del sindaco è anche quello dei suoi concittadini, molti dei quali stanchi di questa forte pressione mediatica. E silenzio anche della famiglia Castagna: papà Carlo ed i figli, che saranno parte civile contro i coniugo Romano, si sono chiusi in sè stessi. Non una dichiarazione fuori posto. Un dolore che ritorna. Aspetta il trasferimento al Tribunale di Como - verrà portato martedì all'alba da Vigevano - Azouz Marzouk, il vedovo di Raffaella Castagna. Chiede l'ergastolo per Olindo e Rosa, vuole sentire pronunciare in aula questa parola come ha più volte ripetuto. Stessa richiesta per il superstite Mario Frigerio che sarà in aula solo quando dovrà testimoniare. In questi giorni, intanto, si sforza - anche grazie all'aiuto dei suoi meravigliosi figli - di restare tranquillo in attesa che il processo si metta in moto...
Ciao Como 27 gennaio 2008

Erba, il circo dell'odio

27/1/2008 (8:7) - LA STRAGE

I coniugi Romano hanno confessato di essere gli autori della strage. Mesi dopo hanno ritrattato

Martedì comincia il processo a Rosa e Olindo, gli assassini della porta accanto
ANTONIO SCURATI
Lo straniero ci fa paura, ci terrorizza perfino, talora ci seduce, ma il vicino sembra sia oramai l’unico che siamo veramente capaci di odiare. Da queste parti, mentre la vita si fa stretta, l’odio ha la gittata corta. Martedì a Como si aprirà il processo per l’omicidio di Raffaella Castagna, 31 anni, una laurea in psicologia, un figlio piccolo e un matrimonio sbagliato, di Paola Galli, madre di Raffaella, Dama di San Vincenzo e nonna affettuosa, di Valeria Cherubini, vicina di casa solidale e premurosa, entrambe in visita alla casa sbagliata nel momento sbagliato, e del piccolo Yousseff, soltanto due anni e soltanto la sventura di essere venuto al mondo nel mondo sbagliato. Quello di Como sarà il processo per fare giustizia su uno dei delitti più atroci degli ultimi anni, il massacro dei proprio vicini di casa compiuto da Rosa Bazzi e da Olindo Romano, che tutti abbiamo imparato a conoscere con il nome sinistramente bucolico di «strage di Erba». Il processo si celebrerà in una piccola aula di tribunale - solo sessanta i posti riservati al pubblico, assegnati in base a numeri distribuiti per regolare l'ingresso - ma si celebrerà soprattutto sui mass media di ogni genere e sorta. Sono, infatti, più di cento le testate giornalistiche accreditate, alcune perfino straniere. Nessun mezzo, sia nel senso di veicolo informativo sia nel senso di espediente, sarà risparmiato dalla fascinazione per l'evento. Basti pensare che dei truffatori col fiuto dei tempi hanno messo in vendita su Internet, al costo di 85 euro, dei falsi biglietti d'ingresso in aula. Violenza devastante Abbiamo scritto che il processo «si celebrerà» ma, forse, si è già celebrato. L'opinione pubblica ha già guardato a fondo nell'abisso di orrore spalancatosi nella tranquilla cittadina pedemontana, è già inorridita, ha già pronunciato la sua sentenza: fine pena mai. Come sempre, l'attenzione sarà smodata, il circo mediatico eccessivo, ma inutile negare che il caso, sebbene sia un caso risolto, presenta molti elementi di grande interesse, tanto da farne uno di quegli specchi aberranti in cui il Paese riflette il proprio volto guardandosi nelle sue deformazioni. C’è l’efferatezza inaudita di quattro innocenti sgozzati a coltellate - e l'efferatezza ipnotizza gli uomini miti come la fiamma attrae l'ala fin troppo combustibile della falena notturna. C’è lo sbocco di violenza devastante e imprevedibile di due esistenze fino ad allora esemplari di una normalità feroce perché prigioniera della propria grettezza - e la banalità del male suggestiona gli uomini miti perché ricorda loro come il destino apparentemente invariabile sia in verità la posta di un getto di dadi, di una mano del caso. C'è la stupefacente testimonianza cristiana di Carlo Castagna, il padre di Raffaella e nonno del piccolo Yousseff, che ha trovato nella sua fede la forza per perdonare, a cadaveri ancora caldi, gli assassini delle persone amate - e la vera fede abbaglia gli uomini miti di questo nostro Paese che, avendo smarrito ogni altra fede, si riscopre all'improvviso Cristiano come lo sbadato che, battendosi la fronte con la mano, si ricordi di aver lasciato i guanti sul banco del barbiere. Inoltre, a rinfocolare l’interesse, sulla strage di Erba soffia il fiato acido dell’odio tra stranieri, che portò nei primi giorni a sospettare assurdamente Azouz Marzouk, il padre e marito tunisino delle vittime, sebbene si trovasse all'estero - e l'alito marcio dell’odio tra stranieri riguarda molti degli uomini miti che vivono nell’Italia di inizio millennio perché se lo sentono sul collo ma, soprattutto, quel fiato maleodorante se lo sentono salire in gola sempre più spesso; ci soffia, infine, sulla strage di Erba, il fiato ancora più pestilenziale dell’odio tra vicini, la ferocia da pianerottolo, quell’assenza di autentici motivi per vivere e per morire che sempre più spesso ci spinge a uccidere senza moventi, per un lieve ma persistente fastidio, per un sacchetto della spazzatura ancora una volta chiuso male, per un tamponamento al semaforo dopo l’ennesima coda nell'ennesimo ingorgo in calce all’ennesima sciocca giornata di lavoro, ci soffia l'alito mefitico della rabbia verso gli uomini e le donne della porta accanto, verso i parenti, i congiunti, le ex fidanzate, i compagni di banco e di partito, i colleghi d'ufficio e di mestiere, l'odio verso il prossimo tuo, quell'onda omicida che sempre più spesso monta in noi verso i personaggi della nostra vita quotidiana da quando, tramontata all'orizzonte la Storia, smarrita la memoria del passato e l'aspettativa del futuro, l'unica vita che ci rimane è proprio la vita quotidiana. Si fa un gran parlare delle deliziose ristrettezze della vita quotidiana, una retorica oggi smodatamente di moda si ostina a magnificarcene le virtù, a presentarcela come la patria di ogni valore, la dimora di ogni affetto, la nicchia di ogni conforto, e già questa parola, perdendo la sua ultima vocale, perde anche ogni risonanza metafisica, ogni vibrazione profondamente umana: ora si scrive comfort e significa niente più che un tinello pulito, un divano in finta alcantara e un televisore acceso. L’orrore del quotidiano Da tutte le parti, eserciti di propagandisti del dio (si scrive minuscolo) delle piccole cose - pubblicitari, politici e imbonitori televisivi in testa - ci vogliono convincere che la vita quotidiana è una vita meravigliosa, che basta saperla prendere per il verso giusto e ci ritroveremo contenti di dedicarci per 60 anni a lustrare i ninnoli sul comodino, a spettegolare del vicino, ad aspettare le prossime elezioni, il prossimo derby, i prossimi saldi di fine stagione per fare ancora una volta la parte del cretino. Ci vogliamo persuadere che non c'è nessuna necessità di guardare oltre, di uscire dal cono d'ombra in cui la vita quotidiana inghiotte le cose vicine, che in fondo va bene così, comunque vada, che bastano le nostre cazzatine di tutti i giorni a riempire la vita. Poi un giorno l'anonimo spazzino e la sua gentile consorte maniaca dell’ordine ti sgozzano i vicini perché tenevano troppo alto il volume del loro televisore e allora ti ricordi che la vita quotidiana è la tomba di ogni passione ma sa essere anche la culla della passione omicida. Scopri che esiste una maledizione della vita quotidiana. La maledizione di non avere che quella.
La Stampa 27 gennaio 2008

sabato 26 gennaio 2008

STRAGE ERBA: UN PROCESSO DAI GRANDI NUMERI E MULTIMEDIALE

(AGI) - Como, 26 gen. - Quello che si aprira' martedi' prossimo in Corte d'Assise a Como per la Strage di Erba non sara' solo un processo dai grandi numeri, ma anche all'insegna della piu' sofisticata tecnologia, tra fantascientifico e ultramoderno. Oggi, sotto l'attento sguardo del Presidente della Corte, Alessandro Bianchi, e del Sostituto Massimo Astori che rappresentera' la pubblica accusa, tecnici di RaiTre ed esperti informatici stanno lavorando per trasformare l'aula del dibattimento in una 'sala multimediale'. I vecchi faldoni saranno 'accompagnati' da file di computer. Tutti i presenti in aula potranno vedere e sentire le registrazioni degli interrogatori di Olindo e Rosetta. Le immagini saranno accompagnate dalla parole dei verbali che scorreranno sul video, con il cosiddetto 'croll' o 'scritte in sovraimpressione'. Solo per le autopsie due schermi, quelli destinati a giornalisti e pubblico, saranno oscurati cosi' come sara' oscurato il maxi schermo della sala stampa. Si potra' sentire Rosa Bazzi mentre davanti al Gip Nicoletta Cremona, pochi giorni dopo l'arresto, non solo racconta come ha fatto a uccidere il bambino di poco piu' di due anni, ma la si potra' anche vedere mentre mima le sue gesta contro il piccino. Durante tutto il processo (16 udienze gia' fissate da martedi' a fine marzo, quando dovrebbe arrivare la sentenza) due esperti in informatica siederanno in un angolo appositamente allestito per gestire la parte multimediale del processo. Saranno loro a ricostruire al computer tutte le fasi dell'inchiesta. Oggi i tecnici, che probabilmente lavoreranno anche domani e lunedi', stanno effettuando collegamenti a due potenti computer, a tre maxi schermi Icd, allacciamenti Isdn. Tecnologie avanzate per sezionare attimo dopo attimo indizi, prove, testimonianze confessioni e ritrattazioni. Una vera e propria piattaforma informatica, altamente innovativa nella quale ogni documento e' informatizzato. (AGI) Cli/Car (Segue)
(AGI) - Como, 26 gen. - La testimonianza di Mario Frigerio, l'unico scampato al massacro, resa dal letto dell'ospedale Sant'Anna appena uscito dal coma, sara' proiettata sugli schermi. E' quella in cui confusamente dice di aver visto un "omaccione che mi ricorda qualcuno". Si vedra' e sentira' anche quella successiva, quando con maggior chiarezza, disse senza esitazioni al Sostituto Astori: "Improvvisamente si e' spalancata la porta, una forza indescrivibile mi ha gettato a terra, davanti a me un uomo grande e grosso: Era Olindo, il mio vicino di casa". Nei giorni scorsi un elicottero dei carabinieri ha lungamente sorvolato la zona di Erba per realizzare immagini sulla corte di via Diaz. Sono state scattate centinaia di foto poi digitalizzate e che ora costituiscono una mappa multimediale dei luoghi ove la sera dell'11 dicembre 2006 avvenne l'eccidio. Una mappa che rappresenta un viaggio interattivo nel cortile, lungo le possibili vie di fuga, della citta'. Del percorso che Olindo e Rosetta dissero di aver compiuto dopo la strage per andare prima in un lavatoio di Longone al Segrino per lavarsi dal sangue, poi al Mc Donald' di Como per procurarsi un alibi crollato sotto il 'peso' dello scontrino. Nell'aula delle Assise i tecnici di RaiTre hanno pensato di piazzare tre telecamere: una puntata sulla Giuria composta dal Presidente Bianchi, dal giudice a latere Luisa Lo Gatto e da sei giudici popolari, tutte donne; una sul pubblico, l'ultima sui banchi dei testimoni, avvocati, pubblica accusa. RaiTre, salvo impedimenti dell'ultimo minuto (qualcuna delle parti interessate al processo potrebbe dare il veto) riprendera' ogni istante per poi riproporlo durante il programma 'Un giorno in Pretura'. (AGI)

VIAGGI

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